ANCORA?

Qualcuno, gentilmente, potrebbe spiegare per l’ennesima volta ai commentatori sempre pronti ad esternare sul bullismo che il medesimo non nasce dall’eccessiva frequentazione di Sephiroth, ma dalla filosofia di vita degli adulti che lo hanno cresciuto (e mena, apapà tuo: se te danno un pugno aridajene due)?
Qualcun altro potrebbe suggerire a certe associazioni pro-infanzia molto amanti della pubblicità giornalistica che è inutile denunciare i siti Emo? A richiesta, comunque, posso fornire la pagina esatta de Il secondo sesso (1949) dove si parla di autolesionismo adolescenziale  e uso compulsivo di lamette.
E che caspita.
Due segnalazioni, in cambio. Saverio Simonelli su Stella del mattino. Il blog di Agenzia X da tenere d’occhio in questi giorni.

14 pensieri su “ANCORA?

  1. Hm – glie è che invecchio.
    Sono andata diligentemente sui siti da te indicati oggetto delle rabbie rabbione genitoriali, ma eh non ho capito bene er conquibus. L’ho intuito. Ma perchè codeste persone denunciano questi siti di cui parli?
    Sono violenti? Dicono cose tremende?
    Certo che sulla conclusione penso di essere d’accordo con te. Ma eh ancora nun ci ho la certezza:)

  2. Il salto tecnologico dal SdB ai siti emo o ana, ovviamente, sta nella viralità delle informazioni tramesse, più che nei contenuti “distruttivi”, di certo non nuovi. A una società che si “organizza per” fa sempre paura chi le si “organizza contro”. Peccato che manchi del tutto la riflessione sulle ragioni nascoste e palesi del per… più facile scandalizzarsi, vietare, censurare: rafforzando così i motivi del contro.

  3. Filosofia di vita degli adulti che lo hanno cresciuto? Non diciamo scemate. Se penso ai genitori di Maso – tanto per fare un esempio – dubito che avessero inculcato al figlio come filosofia di vita lo sterminio dei genitori.

  4. Io ho dovuto attendere anni per convincere i miei che giocando ai giochi di ruolo non sarei diventato un assassino né un internato da manicomio. Che i giochi di ruolo non avrebbero aumentato la mia violenza, né avrei deciso di lanciare palle di fuoco ai vicini di casa, o di allevare draghi.
    Poi alla fine credo di averli convinti. I punti di sanità mentale che mi separano dalla normalità derivano da altri fattori…
    Ma bisogna ammettere che c’è una valanga di signori commentatori ancora rimasti a concetti del tipo “Il signore degli anelli è un romanzo pericoloso, perché istiga alla fuga dalla realtà”. E sta cultura mi pare indelebile. Bisogna aspetta’ che muoiano.
    Ammetto comunque che questo tipo di atteggiamento “conservatore” è come una zecca che si attacca e non ti molla più, oltre ad essere fortemente epidemico. Quando sono tornato a Lucca Games, un paio di anni fa, vidi schere di bambinelli giocare alle carte dei pokemon e tra me riflettevo: “Ecco, vedi? Ai miei tempi si giocava solo con la fantasia e un paio di dadi, e adesso siamo tornati alle carte, è come giocare a briscola solo che c’hai i draghi al posto dei bastoni”.
    Pregiudizio, paraocchi, tutto quello che volete. Ma avrei preferito moltissimo sentire dire a quei bambini: “Buon uomo, siamo quattro vagabondi in cerca di un posto per passare la nottata”, piuttosto che “Mo’ te distruggo co’ l’idea delle rocce”.

  5. @ nuvola nera
    Se ricordo bene la filosofia di vita di Maso era, in sintesi, il denaro come fine ultimo di ogni azione: è uno stile di vita e da qualche parte deve averlo appreso.

  6. @ Anna Luisa. Ah, be’, quanto a modelli di comportamento adulto improntati all’accumulo di potere (politico, economico, sessuale e via discorrendo) la scelta è ampia e millenaria. Per fortuna le scelte e le responsabilità individuali non sono così inesorabilmente determinate, altrimenti staremmo freschi. Colpa della società. Colpa della caduta dei valori. Colpa di questo. Colpa di quello… Quindi nessuno avrebbe mai di colpa di nulla? Mi spiace. Non ci sto.

  7. @ Nuvola nera
    E chi ha detto che le responsabilità individuali non contano? Contano, contano, ma conta anche l’ambiente ( famiglia, scuola, società, etc…) in cui si vive e che contribuisce alla formazione del singolo individuo (è banale dirlo però è così); se ricordo bene l’episodio di cronaca a cui fai riferimento è avvenuto in quel “mitico nord-est” descritto nei romanzi di Massimo Carlotto, il nord-est culla, non a caso, della Lega Nord e i “valori” propugnati dalla Lega sono, a parer mio, alquanto discutibili. Io un certo collegamento tra queste cose lo vedo…

  8. Anche nel delitto di Caino contro Abele, in effetti, si può ravvisare la conseguenza di un cattivo comportamento della madre (offre la mela al marito eccetera eccetera). (Le tue ovvietà vanno senza dire)

  9. mi stupisce che gli adulti tendano ancora a questo tipo di stupide generalizzazioni.
    chi è emo si taglia.
    chi gioca con i videogames è un disadattato e un bullo.
    mi pare che sia la stessa identica cosa che diceva una certa personcina simpatica anni fa: “chi è ebreo fa schifo”
    non è la stessa identica cosa?
    puah.

  10. Lotta, purtroppo molti adulti proteggono un mondo che hanno creato e che li sta distruggendo. Ogni “singolarità” sembra minacciarli. Che tristezza.
    Ah, cmq: quando dici “gli” adulti, stai generalizzando anche tu!

  11. “Chi è emo si taglia” è una generalizzazione fatta molto più dai giovani che dagli adulti – anzi, direi che la maggior parte degli adulti conosce gli emo solo per due articoletti scritti dal Corsera, il che equivale a dire che non li conosce.
    A parte questo, più ci faccio caso e più mi rendo conto che se il problema fosse solo l’eccessiva generalizzazione staremmo ancora messi bene, ma c’è anche il problema inverso degli eccessivi distinguo: ultimo caso incontrato, proprio ieri, un mio conoscente che si dichiara fascista e che sul caso del massacro di Verona ha detto che quei cinque non erano “veri fascisti” perché “le regole fasciste in realtà dicono questo e questo ecc”…
    Insomma, i gruppi che tendono a generalizzare gli altri sono quelli più pronti a spaccare il capello in quattro per chi si avvicina ad essi…

  12. @ Nuvola nera
    Beh… se i toni della tua conversazione devono essere questi, direi che possiamo pure finirla qui: tu rimani con le tue certezze e io con le mie ovvietà.

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