NON C'E' MONDO FUORI DI QUESTA CITTA'

Quanti anni fa erano? Circa dieci, quando i discorsi sulla non-appartenenza si intrecciavano negli articoli, nei libri, nelle mail. Nei miei, almeno, e in quelli di altri affini.  Ci ripensavo questa mattina, leggendo il bellissimo articolo di Giuseppe D’Avanzo sulle “anime nere” di Verona. Questo passo, in particolare:

“In uno stato di smarrimento sociale, si radunano per difendersi le persone spaventate – la paura è coltivata con sapienza a Verona che molto ha faticato per raggiungere il benessere di oggi. Passano all’azione in nome di “un’identità minacciata”. Identità, insegna Zygmunt Bauman, è un concetto agonistico. È come un grido di battaglia.  Fragile e perversamente “coraggioso”, Raffaele sente quel grido, lasciata l’aula del “Maffei” e le fatiche democratiche di “maffeiano”. Lo sente allo stadio dove impiccano il fantoccio di un calciatore “negro”. Lo ascolta forte nella propaganda dei “nazistoni” del “Blocco studentesco”. Lo intende nello stile di vita dei suoi compagni di bevute e di scorribande notturne tra le stradine della città. Afferra quel sentimento nella pianificazione del prossimo pestaggio, nelle risate, nella soddisfazione che segue. Raffaele avverte soprattutto che quel che fa, quel che pensa è condiviso perché in città c’è un sentimento che non lo biasima e non lo biasimerà. Hanno ragione Giulia e Simone. È “politico” tutto questo? Quale ipocrita può negarlo: certo che lo è. E non vuol dire che ci sia un partito politico, una fazione di un partito politico, un gruppuscolo che organizza o programma quelle violenze. Vuol dire che c’è a Verona una “cultura” dell’esclusione che irrigidisce e sorveglia il confine tra “noi” e “loro” e “loro” diventano anche quei veronesi – moltissimi, e tra i moltissimi Nicola – che rifiutano o non avvertono il “potere seduttivo” di quell'”appartenenza”.”

L’ovvio è che non accade solo a Verona.
Ripenso al fatidico ” Una volta i confini della Patria erano sacri, i politici li hanno sconsacrati” di Beppe Grillo. Ripenso al “noi e loro” delle centinaia di polemiche che riguardano bandiere, simboli religiosi, narrazioni storiche, linguaggi (ah, la forza con cui decine di dialetti italiani e non si mescolano, come infine il sangue dei soldati, ne L’ottava vibrazione di Lucarelli). Penso ai distinguo continui in ogni settore, bassoaltomedio, della nostra esistenza. E penso che forse quei discorsi, quelli che raccontavano il non-appartenere come unica libertà possibile, stanno veramente assumendo il sapore dell’utopia.
Ps. Da domani sarò al Lingotto, comunque. Per i resoconti, pazienterete fino a lunedì.
Pps. Grazie a Information Guerrilla, American Nightmare di Sbancor in pdf, per voi.

4 pensieri su “NON C'E' MONDO FUORI DI QUESTA CITTA'

  1. Verona libera!
    Appello per la costruzione di un grande meeting sabato 17 maggio a Verona
    Per aderire a questo appello scrivi a: veronalibera@globalproject.info
    Dobbiamo ridisegnare il centro di Verona, aprirlo, renderlo il cuore pulsante della città che viene. Dobbiamo illuminare di mille colori lo spazio minaccioso ed oscuro, questo sì pericoloso, abbandonato alla follia omicida di chi si sente legittimato ad odiare chiunque, immigrato o no.
    Quella che è accaduta è una tragedia che ci lascia senza parole.
    Siamo padri e madri di famiglia e il dolore immenso che proviamo è il dolore per un figlio morto che niente e nessuno potrà ridare ai suoi genitori. È assurdo che qualcuno possa essere ucciso senza motivo.
    Noi abbiano paura per i nostri figli come tutti hanno paura per i loro.
    Questa morte assurda riguarda tutti i cittadini di Verona. Chi ci è nato e chi ci è venuto ad abitare. Riguarda anche noi, i nuovi cittadini. Perché anche noi abbiamo bambini, figli che vanno a scuola, vicini di casa che sono, come noi, straziati da quello che è accaduto.
    Crediamo che l’unico modo per onorare la morte di Nicola sia quella di pensare alla vita. Di interrogarci sul tipo di convivenza che vogliamo costruire. Sulla città che vogliamo abitare e attraversare, liberi, assieme.
    Dobbiamo ridisegnare il centro di Verona, aprirlo, renderlo il cuore pulsante della città che viene. Dobbiamo illuminare di mille colori lo spazio minaccioso ed oscuro, questo sì pericoloso, abbandonato alla follia omicida di chi si sente legittimato ad odiare chiunque, immigrato o no.
    Non le periferie sono il luogo del degrado, ma il nulla desertificato dalla paura del centro cittadino, quello che il sindaco Tosi definisce una “bomboniera” e che è invece il luogo delle aggressioni e del pericolo.
    Noi vogliamo parlare con tutti i veronesi, con tutta la città. Vogliamo impegnarci per costruire un’altra Verona, proprio perché è ormai troppo quello che è accaduto. Non vogliamo strumentalizzare un fatto terribile trasformando tutto in una disputa ideologica.
    La sicurezza, quella di poter vivere senza essere aggraditi e massacrati, è un problema vero, concreto da risolvere insieme. Per questo, per riempire i vuoti di cultura lasciati da gestioni politiche inacettabili, indiciamo per Sabato 17 maggio una grande giornata di partecipazione popolare proprio in Piazza Brà alle ore 15.00.
    Non sarà un corteo, ma un grande meeting, un luogo da far vivere con l’intervento di esponenti del mondo della cultura, della musica, delle arti.
    Una piazza nuova, per una città diversa. Invitiamo tutti ad aiutarci, ad aderire e contribuire a questa che sentiamo come una grande e difficile sfida verso chi vorrebbe che tutto finisse nel solito rituale.
    Lo facciamo noi, che siamo stati il primo bersaglio di chi governa oggi questa città, ma lo proponiamo soprattutto a tutti i cittadini.
    Abbiamo un sogno, e lo vogliamo condividere.
    Coordinamento migranti di Verona
    Coordinamento migranti dell’est veronese

  2. Io non credo che il problema sia quello dell’identità o dell’appartenenza, i picchiatori (gli assassini) che si aggirano oggi per le strade, non solo di Verona, ormai sconfinati dai ghetti-stadi dove sembravano aver trovato un’arena sufficiente per la loro violenza, sono degli sradicati e il fenomeno è moderno.
    Io sono ortodosso, quindi puoi immaginare quanto ami l’impero ottomano, ma sotto i turchi, fino alla metà dell’800 circa, a Salonicco c’era la più grande comunità ebraica d’europa, armeni, curdi e greci condividevano il territorio dell’Anatolia e del Caucaso fino alla Siria, dominati, ma in pace.
    E’ con l’avvento dell’ideologia nazionale ottocentesca che le appartenenze naturali vengono messe in discussione (o cancellate insieme ai loro portatori, come avverrà a pochi decenni di distanza in nome della libertà e autodeterminazione dei popoli) e il nazionalismo si presenta come forza xenofoba, che si, ha liberato il territorio dell’attuale Grecia dal dominio ottomano, ma è anche la stessa ideologia che ha prodotto il kemalismo con le conseguenze che conosciamo per gli abitanti non turchi di tutta l’Anatolia conseguenze presenti ancora oggi.
    La xenofobia e l’odio per il diverso credo siano il frutto dello sradicamento e della conseguente ricerca di identità fittizzie, come lo sono quasi sempre le identità etniche.
    Che identità può rappresentare il fascismo o il benessere materiale di un paese o una regione industrializzata, o i frequenti richiami ad una cristianità vuota e spogliata di ogni valore concreto che non sia quello della spartizione del potere.
    Insomma, se ricordiamo con nostalgia la libertà e la ricerca di una fuga dai modelli oppressivi di alcuni ;-( decenni fa, dobbiamo ricordare che quei modelli non rappresentavano alcuna identità, ma erano alienazione delle coscienze e della nostra identità naturale.

  3. Mi scuso se non trovando una mail uso questo commento per contattarla. Scrivo per la nuova rivista “Resistenza Culturale”, sito internet http://www.assosefira.eu. Vorrei segnalarvi la pubblicazioni di una lunga intervista alla poetessa Alda Merini da parte di un nostro giovane giornalista di Milano, Antonio Prudenzano, che l’ha incontrata poche settimane fa nella sua casa di Milano. Ci farebbe piacere se pubblicaste l’intervista (citando il link), o che ne parlaste, o che almeno la leggeste. Ecco il link:
    http://www.assosefira.eu/alda_marini.html
    Nell’attesa, cordiali saluti e buon lavoro,
    Resistenza Culturale

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