APPUNTO

Le cose sono più complicate di quel che sembra. Due esempi.
– Questa mattina leggo su Repubblica una pubblicità elettorale di Rifondazione-comunisti italiani. Pagina dodici, taglio basso. Titolo: “I diritti delle donne rimangono sempre sulla carta. VELINA”.
La parola “velina” è a caratteri cubitali ed è quella che resta impressa. Subito dopo, in corpo molto più piccolo, una serie di argomentazioni molto serie che riguardano la violenza sulle donne, la disparità di trattamento economico e professionale, l’uso del corpo femminile in televisione. Cose note, appunto.
Ma quel che resta impressa è la parola VELINA. Che suona, pur non volendolo, come una condanna delle medesime, più che del sistema culturale.
E va a confermare quanto accennato ieri. L’attenzione a queste tematiche è più che mai alta. Ma il sospetto che venga utilizzata a scopo elettorale è ancora più alto.
– E qui veniamo all’antologia, Anteprima nazionale. Cosa c’entra? Nulla, e molto. Giorgio Vasta ha chiarito in un commento su questo blog che era previsto l’inserimento di alcune autrici, poi reso impossibile da vari motivi. Eppure quella mancanza si sente, e pesantemente. E, ripeto, non per una questione di quote rosa. Per una questione di sguardo. Se l’idea dell’antologia era quella di immaginare il futuro prossimo del nostro paese, in quel futuro le donne non esistono, o quasi. Il punto di vista femminile  viene assunto da un uomo, Wu Ming 1, in quello che per me è il racconto migliore della raccolta, Arzèstula (cinciallegra, in ferrarese). Per molti motivi.

29 pensieri su “APPUNTO

  1. La questione è davvero un ginepraio complicatissimo.
    Ho partecipato ad alcune discussioni sul blog di Lerner su questo tema e riporto una risposta sicuramente provocatoria, molto probilmente di un troll, ma nella sua rozzezza, autentica o meno che sia, molto illuminante:
    “Cara Valeria,
    complichi tropo qualcosache è invece asolutamente semplice.
    Le femmine dovrebbero semplicemente tornare all’idea naturale, istintiva, semplice ed ovvia che la loro funzione fondamentale è quella di fare figli, di fare le madri e le mogli.
    Il loro corpo tornerebbe ad esser rispetttato e tutelato come “tempio della riproduzione”, come luogo in cui avviene la riproduzine della specie, e quindi di importanza fondamentale.
    Questo ricondurre la femmina ed il so corpo alla sua funzione fondamentale tornrebbe a far considerare la femmina ed il suo copro come una realtà da rispettare e tutelare ed ELIMINEREBB OGNI IDEA DELLA FEMMINA E DEL SUO CORPO COME OGGETTO DI CONSUMO.”
    Messaggio espresso in modo elementare, ma che in sostanza dice: care donne la mercificazione del vostro corpo non è altro che l’altra faccia delle vostre rivendicazioni e delle vostre conquiste.
    Non state a lamentarvi e tornate a casa a fare figli. Questo è l’unico modo per essere rispettate.
    Anche articolo della Valenzise postato ieri da Nautilus, sicuramento più raffinato, è molto scivoloso, non riesco a capire nemmeno pienamente dove voglia andare a parare, a parte la difesa dell’anziano premier.
    Insomma perché scandalizzarsi quando la ragazzina emancipata accetta di diventare il giocattolo di un uomo ricco? Non è questo forse l’inevitabile approdo delle rivendicazioni libertarie?
    Per l’antologia curata di Vasta, certo è questione di sguardo. Aggiungerei anche di uno sguardo nell’emergenza.
    Ma ora devo chiudere qui.

  2. Sullo sguardo concordo, su Vasta mi sono comunque già espressa.
    Sulla questione velinitas a scopo elettorale, è anche vero – ma mi sta bene: implica il fatto che il tema riesce a essere un cavallo di battaglia e questo Loredana mi pare una novità. E’ una premessa, una premessa necessaria perchè se questo è un paese sessista e marcio culturalmente per buona parte, non puoi sperare che germogli l’etica tutto un botto. E’ più facile sperare che la logica socioeconomica produca delle necessità ai fini della medesima logica socioeconomica. Molto antipatico ma spesso funzionale.
    Per capisse: l’unica volta che riesco ad azzittire un razzista è quando gli dico. Senti ciccino – visto che gli italici non vonno fa i figli e spesso manco l’infermieri: chi pensi che te po’ paga la pensione?

  3. Qui una breve intervista a Giorgio Vasta sull’antologia in questione:
    http://www.youtube.com/watch?v=Ug3KhfyvDa8
    OT per Loredana: Lippa scusa, è da giorni che voglio chiedertelo… ma nella foto centrale qui a destra (notare il tubo metallico), per caso stai improvvisando una lap dance?! No perché se è così il blog va in cortocircuito…
    Posso essere rassicurata?

  4. Grazie della segnalazione Anna Luisa.
    Rispondo all’OT: è la mia adorata primogenita che prende spunto dalle ambientazioni inconsuete. Il tubo fa parte del ponteggio piazzato nel mio balcone per rifacimento facciata palazzo. E lei si è ispirata 🙂
    Valeria, condivido: il terreno è terribilmente scivoloso, ma tocca calpestarlo. E, Zaub, è vero quel che dici: è una novità, e infatti non bisogna sottrarsi all’attenzione. Ma bisogna essere MOLTO attenti a creare un proprio frame, e a non entrare in quello partitico, ora come ora.

  5. O.T. visto che Loredana sta promettendo di parlarne da qualche giorno, segnalo che tra un po’ a Fahrenheit parleranno di ‘mamma non mamma’, con intervista alle due autrici: Elena Stancanelli e Carola Susani.
    Ma forse non è nemmeno tanto O.T.

  6. Non ditemi come ho fatto, ma sono riuscita a postare lo stesso messaggio in due post diversi. Scusatemi due volte. Però buffo che uno sia andato a finire su ‘Fratelli d’Italia’.

  7. …è una strana cosa, questa delle autrici antologgizzate / non antologgizzate…
    Ma – seguendo il filo del discorso – è dunque anche un problema di sessismo (volontario o meno) il fatto che i Wu Ming, per esempio, siano tutti maschi?
    E anche i CCCP, per esempio, che erano un gruppo bellissimo…
    Vorrei un’opinione della Lipperini, se ritiene…
    Io, in realtà, non me ne sono mai preoccupato né mai ci ho pensato (alle donne nelle antologie, e a quelle nei progetti ancora più lunghi dei collettivi letterari). Però la cosa non mi convince tantissimo in tutti e due i casi…

  8. Non confondiamo testi e persone, Gino. Qui stiamo parlando di un testo, e nel testo, a mio parere, quella prospettiva manca: non ho alcun dubbio che manchi per un accidente del caso, ma il fatto rimane, tutto qui.

  9. Io ora ho troppo sonno, quindi non è per volere fare la sibilla che rimando all’ascolto dell’intervista che Tommaso Giartosio ha fatto a Giancarlo Pastore per Io non so chi sei (Instar).
    Secondo me Pastore dice qualcosa di molto importante sul perché il contesto in cui si scrive è determinante per le scelte dell’autore .
    E per estensione, azzardo io, anche per la scelta degli autori che devono entrare in un’antologia di racconti sul futuro di questo Paese.
    Il contesto è l’oggi di cui stiamo parlando da giorni qui. Non è un dettaglio trascurabile.

  10. Cara Valeria, oggi c’è la seconda dose, qui:
    http://www.ilfoglio.it/soloqui/2493
    Dove la Valenzise ambiguamente suggeriva, l’estensore di questo articolo, tale Alessandro Giuli, la mette giù chiara: l’avete voluta la modernità?(cioè la liberazione sessuale della donna) e allora beccatevi il “puttaniere potente”. Che magari sarà meglio accolto dalla famiglia di un “anonimo degenerato catodico”.
    A me però questi sofisticati (perchè lo sono) articoli non sembrano molto dissimili dal classico e popolano:”Vuoi portare la minigonna? Vai col culo di fuori? Poi non ti lamentare se ti violentano.”
    Certo, tutti e due i giornalisti sottendono che in fin dei conti realismo vuole che tutto si possa comprare in un epoca in cui virtù e onore non esistono più e, se il prezzo pagato è equo, chi può obiettare? Giusto solo:
    ” quella stessa cultura nullista che oggi si riscopre bacchettona pur di cacciare la preda berlusconiana altrimenti irraggiungibile.”
    Ed eccoci al punto: i “progressisti”, i “liberatori della donna” fan tanto scandalo solo perchè han trovato (finalmente) un modo per colpire Berlusconi.
    A guardar bene, è lo stesso tipo di difesa adottato contro i processi al “nano malefico” (mi piace rispolverare nell’occasione questo termine desueto): ai giudici e alla sx non interessano i suoi reati (che vuoi che sia un po’ di corruzione, lo fanno tutti) ma colpirlo per eliminarlo dalla politica.
    Alla fin fine però, domanderei agli articolisti, la legge che ce stà a fa’? Perchè si ostina a colpire la corruzione di minorenne, l’abuso su minore, lo stupro (se il minorenne consenziente è sotto i 14)…visto che “i minorenni non esistono più”?
    O deve difendere i minorenni dall'”anonimo degenerato” ma non dal “potente puttaniere” benedetto dalla famiglia?
    Ti dirò, ecco cosa c’è secondo me di scivoloso in questi articoli, ed è uno scivoloso che puzza un po’.

  11. Grazie Zaube, unendo il tuo a un altro voto preso qualche tempo fa penso di poter insidiare a Franceschini la guida del PD (posto che un voto su “lipperatura” ne vale qualche migliaio normali).
    Piuttosto, forse t’interesserà sapere che ho scritto a proposito del pezzo della Valenzise al giornale della mia regione e la lettera è stata pubblicata oggi con qualche risalto (cornice, titolo a effetto in grassetto), insomma questi “sofisticati” articoli del “Foglio” meriterebbero un po’ d’attenzione da gente molto più qualificata del sottoscritto, secondo me.

  12. @Nautilus. ‘So riconoscere un picchiatore anche in metafora’ ha scritto Silvia Ballestra il giorno dopo la pubblicazione della lettera di Veronica Lario su Repubblica.
    E di picchiatori e picchiatrici quel giorno se ne sono visti tanti. Sofisticati come sanno essere i professionisti del linguaggio, ma picchiatori.
    Sì anche per me questi articoli meriterebbero più attenzione, un po’ perchè sono manganelli, e vanno denunciati come tali, un po’ perché temo che rivelino una ideologia molto più diffusa di quanto immaginiamo.

  13. Ah Nautilus concorderrimo.
    Io Triterei Ferrara. Ner mi piccolo l’ho già fatto un paio di volte, con zelo del drappello dei miei lettori – io pure alla guida der partito demogratico eh! 🙂 Comunque hai fatto bene e forse dovremmo daje giù di più.

  14. E intanto la saga continua, ecco qua:
    http://www.ilfoglio.it/soloqui/2505
    stavolta è il Buttafuoco a buttarsi, e finalmente lo dice:
    “Come vampiri eccitati dal sangue i moralisti braccano la ragazza che va alla festa di Berlusconi…”
    Lo facevo più originale il Butta, invece ripiega sul “moralismo” degli avversari, accusa che, come diceva non so chi, è l’ultimo rifugio delle canaglie.
    Invece Lanfranco Pace
    http://www.ilfoglio.it/soloqui/2510
    forse si ricorda d’esse stato una persona per bene (o magari lo è ancora o magari lui le figlie ce l’ha) e non ci sta:
    “Suvvia l’ha fatta, l’hanno fatta fuori dal vaso, dal vasetto, dal pannolone. Le mie due figlie sono da poco maggiorenni: se sapessi che sono o sono state nelle grinfie di un signorotto avvizzito e non per un coup de foudre reciproco sarei molto, molto arrabbiato.”
    Chissà se ai fini intellettuali che l’hanno preceduto il messaggio è arrivato.

  15. Una cosa su cui riflettere che viene da Daniele Luttazzi:
    Luttazzi sta tenendo una “palestra di satira” in questi giorni, chiede ai suoi commentatori di inviargli battute satiriche, lui pubblica quelle che valuta le migliori.
    Una lettrice gli chiede come mai ci sono pochissime battute di donne. 3 su cento ne arrivano, di battute proposte da donne. E Luttazzi si chiede il perché del perché… http://www.danieleluttazzi.it/node/406

  16. Sicuramente la telenovela continuerà. Oggi ho sentito in rassegna stampa come Feltri ha risposto ad Annalisa Terranova che da Il Secolo gli aveva dato del maschilista “Maschilista io? Maschilista sarà lei!!!”, non ho il tempo di trovare i due articoli e di godermi le sofisticate articolazioni del fine giornalista.
    Segnalo invece l’articolo di Chiara Saraceno pubblicato oggi su Repubblica che cerca di rispondere alla domanda sul perché le donne non reagiscono a questi attacchi.

  17. Caro WM1,
    ho deciso di azzannare la raccolta proprio dal tuo racconto.
    M’è venuta in mente una cosa, probabilmente ispirata da diversi tuoi commenti espressi qua in giro.
    (spoiler a gogo).
    La protagonista del tuo racconto è una scrittrice, peraltro di romanzi “storici”.
    Quando torna a casa, in famiglia, ad attenderla c’è la comunità. Una piccola corte dei miracoli, dove forse lei è davvero la Cinciallegra (che peraltro Linneo classificò come “Parus Major”…nome strambo).
    E mi sono venuti in mente alcuni discorsi su Omero, la cultura orale, il tramandarsi dei racconti di generazione in generazione (che poi è forse anche una metafora di quella sfera che si palleggia tra Polaris e Vega), e soprattutto l’aspetto profetico, sciamanico della figura del cantore. Che sembra recidere qualsiasi contatto con la scienza e la tecnologia.
    *
    Ora la domanda è questa. Di fronte allo scenario di grande desolazione che delinei a piccoli indizi, questa piccola tribù sembra essere l’unica fonte germinale di una nuova vita, di una nuova società.
    Credi che sia questo che manchi oggi alla scrittura, allo scrittore? “I narratori delle pianure” sono ancora possibili hic et nunc? Oppure credi che soltanto in un panorama di disperazione senza appello (dove il morso tecnologico si è molto allentato) possa ritornare questo contatto quasi mitico tra autore\artista e il suo “pubblico”?
    [sempre che non abbia frainteso tutto].

  18. Dunque, le tue impressioni sul racconto mi piacciono, soprattutto il collegamento (a cui non avevo pensato consciamente) tra la sfera tenuta tra le mani e il testimone passato da una generazione all’altra. Nell’ultimo capitolo descrivo un rituale che è una mia personale variazione e re-interpretazione di vari esercizi di qigong. La posizione in cui si mettono all’inizio è una di quelle basilari nel qigong, cioè il tibao. Il colore della palla da visualizzare dipende dal periodo dell’anno. L’1 dicembre la palla va immaginata nera, colore che la medicina cinese associa ai reni. Il riferimento alla stella polare nella visualizzazione è reale, l’ho preso dal qigong, ma le riflessioni sul fatto che quello di “stella polare” è un ruolo che si scambiano a turno diversi astri le ho aggiunte io, e anche il doppio futuro remoto (quello visualizzato dalla comunità del Cantagallo e quello visualizzato dodicimila anni dopo) è una mia aggiunta, come anche tutti i calcoli sulla luce, le meditazioni sul tempo, il riferimento a Galileo e al Taj Mahal etc.
    C’è solo una cosa che mi lascia un po’ perplesso nelle tue osservazioni, cioè l’accenno alla “recisione di qualsiasi contatto con la scienza e la tecnologia”. C’è sì una “rarefazione” della tecnologia, che dipende dal contesto che si è prodotto, ma la protagonista fa più volte riferimento a scienza e tecnologia: ringrazia mentalmente chi continua a far lavorare le idrovore, sul tetto dell’autogrill ha fatto costruire una specola astronomica con telescopio, conosce bene l’astronomia, dice che sull’autostrada ogni tanto qualche veicolo a motore si vede etc.
    *
    La domanda che fai è LA domanda. Tutta la nostra (di noi WM) attività, ogni nostra opera, ogni nostra riflessione, ogni nostra iniziativa fa parte di un generale tentativo di rispondere. Il ruolo sociale e nuovamente fondativo di una narrazione che abbracci tutta la vicenda umana, dall’origine a un futuro anteriore che non possiamo vedere ma su cui possiamo far lavorare l’immaginazione. Tutto questo in un contesto più vasto, di vicenda cosmica. E’ proprio necessario un “reset” radicale del mondo in cui viviamo, prima di poter ridare alla narrazione quel che le è proprio? Oppure è già in parte possibile qui e ora?

  19. Grazie WM1 per l’esauriente risposta.
    Tre cose.
    1. L’esperimento della “palla” l’ho provato anche io a yoga, ed effettivamente è un catalizzatore incredibile di concentrazione. Ad un certo punto senti davvero di avere tra le mani un oggetto sferico con cui poter giocare senza problemi.
    2. Forse ho esagerato con il discorso tecnologico. A saltare agli occhi (i miei) era l’assenza della rete. Del web, che comunque oggi rappresenta una buona parte della nostra idea di “tecnologia”. Se non altro le macchine il telescopio e l’astronomia non sono invasive rispetto alla comunità. Sono tornate degli “strumenti” di conoscenza, diciamo così.
    3. Sì in effetti la mia domanda era un po’ pindarica. Credo che il “reset” sia una soluzione troppo fatalista. Magari anche realistica, ma non lasciandoci spazio credo non ci serva. Sono assolutamente convinto che l’arte possa dare una mano alla società. E anche che questo non accada in automatico. Da lì a capire come fare, la strada è lunga!

  20. Solito discorso dei commenti che vengono tagliati e non si capisce come mai…
    E’ che il web è… labile, e immanente a un contesto tecnologico ed economico particolare, che poggia su basi a rischio d’evanescenza. Se funzionano – poniamo il caso – solo due centrali elettriche su trenta; se nessuno ripara più i tralicci, cavi dell’alta tensione e cavi telefonici che si guastano ogni giorno (o comunque li ripara di rado); se non c’è più una società che ti vende l’allaccio alla linea elettrica e ogni due mesi ti manda la bolletta da pagare (oppure la società esiste ma per i motivi detti sopra l’allaccio è precario e/o inimmaginabilmente costoso)… ecco, se accade tutto questo, allora niente server, niente connessioni a internet, niente più web. A quel punto si torna alla radio a galena.

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