ARTICOLO 41

Dalla fine di dicembre, ho fortemente tematizzato il blog. Più volte ne ho spiegato i motivi, ma oggi vorrei aggiungere qualche parola. Il mio timore, altre volte espresso, era che nei giorni bui della crisi economica tutte le questioni che riguardano la parità di genere passassero in secondo piano. Timore che, come ognun vede, aveva e ha la sua ragion d’essere. Il “non disturbate il manovratore” cui stiamo assistendo sta realizzando proprio quella politica dei due tempi (prima il bilancio, poi, se capita, i diritti) temuta da Stefano Rodotà. E delle parole di Rodotà vorrei avvalermi, grazie a un articolo esemplare scritto per Repubblica. Dove ci ricorda che in alcun modo l’impresa può recar danno alla dignità. Eccolo:
Nella frenetica ricerca di nuovi “prodotti finanziari”, con i quali continuare ad intossicare il mercato, la riverita Deutsche Bank ha superato ogni limite, facendo diventare la vita stessa delle persone oggetto di speculazione. Il caso si può così riassumere. Si individua negli Stati Uniti un gruppo di cinquecento persone tra i 72 e gli 85 anni, si raccolgono con il loro consenso le informazioni sulle condizioni di salute, e si propone di investire sulla durata delle loro vite. Più rapidi sono i decessi, maggiore è il guadagno dell´investitore, mentre il profitto della banca cresce con la sopravvivenza delle persone appartenenti al campione. Sono così nati quelli che qualcuno ha definito i “bond morte”.
Non più produttiva, la vita degli anziani diventa “vita di scarto”, la loro dotazione di diritti si impoverisce, appare incompatibile con la logica dell´economia. Si scivola verso un “grado zero” dell´esistenza, con il trascorrere degli anni si entra in un´area nella quale si è sempre meno “persone”, disponibili come di uno dei tanti oggetti con i quali si costruiscono i prodotti finanziari. Tra il mondo delle persone e quello delle cose non vi sono più confini, si stabilisce un perverso continuum.
Non voglio evocare con colpevole superficialità tragedie del passato. Ma la decisa reazione dell´Associazione delle banche tedesche non si comprende se si ignora che proprio lì, negli anni del nazismo, la formalizzazione giuridica delle “non persone”, gli ebrei in primo luogo, portò a considerare vita e corpi come oggetti disponibili per il potere politico e medico. Oggi il potere sommo della finanza pensa di avere titolo per impadronirsene, in un modo immediatamente meno distruttivo, ma che porta con sé l´insidia della vita come merce.
Non a caso i banchieri tedeschi evocano la dignità, la barriera che si volle levare contro la perversione giuridica del nazismo, scrivendo in apertura della costituzione tedesca che “la dignità umana è inviolabile”. È ragionevole ritenere, allora, che i giudici tedeschi sapranno intervenire in maniera adeguata se quel prodotto finanziario continuerà a circolare. La questione è della massima rilevanza, perché tocca il tema attualissimo del rapporto tra libertà economica e diritti fondamentali. Nel 2004, la Corte di giustizia europea pronunciò una importante sentenza, indicando proprio nel rispetto della dignità umana un limite insuperabile nell´esercizio dell´iniziativa economia privata. Sentenza giustamente citata, ma che non può far dimenticare che la Costituzione italiana quel limite lo ha già esplicitamente segnato.
Nell´articolo 41, infatti, si afferma che l´iniziativa privata è libera, ma non può svolgersi “in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Questa non è la rivendicazione di una primogenitura, dell´abituale lungimiranza dei nostri colti costituenti. È la sottolineatura di un rischio che stiamo correndo, visto che decreti di ieri e di oggi si aprono proprio con forzature interpretative che vogliono imporre letture dell´articolo 41 tutte centrate sulla preminenza della libertà economica. Queste letture riduzioniste e “revisioniste” sono costituzionalmente inammissibili, e sarebbe bene che ne avessero memoria tutti coloro i quali invocano un ritorno della politica, che non è possibile se vengono recise le radici dell´ordinamento repubblicano.
La dignità umana non è violata solo in casi limite come quello dei “bond morte”. È violata quando si capovolge il rapporto tra principio di dignità e iniziativa economica, attribuendo a quest´ultima un valore prevalente, come si cerca di fare oggi in Italia. L´esistenza “libera e dignitosa”, di cui parla l´articolo 36 della Costituzione, viene negata quando una considerazione tutta efficientistica del lavoro affida la vita delle persone al potere dell´economia, consegnandola alla logica della merce. Indigniamoci per le cose tedesche, ma diamo uno sguardo anche in casa nostra.
Molte sono state le reazioni: la stessa Associazione delle banche tedesche ha detto che «il modello finanziario di questo fondo è contrario alla nostra morale e alla dignità umana». Ma il fatto rimane, segno inquietante di che cosa stiano diventando i nostri tempi. La vita entra senza riserve a far parte del mercato, è puro oggetto di calcolo probabilistico, è consegnata a uno dei tanti algoritmi che ormai regolano la nostra esistenza. E tutto diventa ancor più inquietante se si guarda alla composizione del campione. Si scommette sugli anziani, un gruppo che già conosce forme crescenti di discriminazione, con l´esclusione della gratuità di taluni farmaci e con il divieto di accesso ad una serie di trattamenti sanitari.

16 pensieri su “ARTICOLO 41

  1. Scommettere sulla vita e sulla salute del prossimo puo’ anche intaccarne la dignità ma per molti, me compreso, l’ esistenza di un consenso appiana il problema.
    Quel che non capisco bene è perché cio’ recherebbe danno a chi è oggetto della scommessa. E’ invece piuttosto evidente il beneficio di avere una fonte informativa più efficiente del solito “esperto” che giudica le ripercussioni del mio stile di vita sulla salute. Tanto è vero che in molti altri ambiti soluzioni del genere sono state prescritte avendo come unica preoccupazione l’ oggetto delle scommesse.

  2. come spesso accade la limpida prosa di Rodotà mette il dito nella piaga della nostra vulnerabilità
    è una persona straordinaria e grazie a te Loredana per la tua attenzione vigile
    un abbraccio dalla fredda Bologna
    Nicoletta

  3. da quando lo spread ha marciato su Roma questa mi sembra una delle più autorevoli prese di posizione sugli scarti peggiori dello Zeitgeist.Scagliata peraltro da un pulpito che non si contraddistingue più per il solito gagliardo e lucido senso critico(facendomi crollare un mito),vale doppio.Con i migliori auguri di pronta guarigione per i colleghi sicuramente colpiti da disguidi oftalmici di stagione
    http://www.youtube.com/watch?v=hR95nyFMwVY

  4. Totalmente d’accordo. Il mercimonio della dignità umana si ha anche nella recente, ennesima riforma delle pensioni, salutata come “epocale” dai commentatori sul libro paga della confindustria (un esempio tra tanti Cipolletta sull’Espresso, che la prende addirittura come esempio per il “risanamento”), che costringe molte persone a lavorare fino a oltre settant’anni, e poi parlano dei giovani. Tutto è sacrificato sull’altare del denaro e del profitto. Almeno avesse ragione S. Matteo nel suo vangelo, che i ricconi si godranno i denari all’inferno (a meno che un cammello non passi dalla cruna di un ago ecc).

  5. “L´iniziativa privata è libera, ma non può svolgersi “in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana .”
    Mi sembra una frase davvero da condividere questa riportata da Rodotà. come d’altronde tutto il resto dell’articolo, che non credo possa trovare voci critiche anche tra i radicali libertari più estremisti.
    Anche a fronte di questa lettura, trovo strano che Rodotà e altri pensatori del suo livello non riescano ad indignarsi per alcune iniziative già in atto a mio avviso anche peggiori di questa, come l’utero in affitto, in cui il corpo delle ragazze povere del terzo mondo viene mercificato e offerto come un oggetto al potere medico ed economico dei ricchi occidentali
    Davvero non me lo spiego, o forse si, perché questo commercio dimostra dove porta la dittatura del desiderio , la rinuncia alla responsabilità personale in cambio dei falsi diritti , o di come le cosiddette “parità “ nascondano la peggiore oppressione.

  6. K. tocca un punto interessante segnalando che in materia di vita e di morte il mercimonio è già in atto, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Perché per quanto io possa gioire per quei conoscenti omosessuali che oltre ad avere un matrimonio felice hanno anche una genitorialità felice, trovo sempre che ci sia una profonda differenza tra una donna che concepisce e partorisce in proprio grazie a un donatore dei figli per se e la propria compagna, rispetto a una coppia di uomini che comunque un utero lo deve trovare, e a parte le amiche e sorelle che per amore e affetto potrebbero farlo, ci risiamo sul punto che un desiderio del genere, reso socialmente accettabile, mette su un mercato con molti punti in ombra, equiparabile a quello delle adozioni nn regolamentate. E ulle ombre ho parecchie difficoltà.

  7. Però Mammamsterdam appunto è importante che lo Stato non abbandoni questo desiderio al libero mercato, che si prenda la responsabilità di riconoscerlo e di regolamentarne i modi, di stabilirne i limiti insieme alle possibilità. Proprio come è avvenuto con le adozioni, come dici tu, che fino a pochi anni fa nel nostro Paese erano un atto tra privati, mentre ora sono un atto pubblico: questo rende quasi impossibili speculazioni ecc.che invece in altri Paesi ancora avvengono (chi più paga ha i bambini di prima scelta, sani, piccoli ecc.). Sui poveri del mondo, appunto, lo sfruttamento e mercificazione delle loro vite è in atto da parecchio, e tra le mille sciagure che massivamente si abbattono sui loro corpi per supportare i nostri usi e consumi (energetici, di risorse varie ecc.) quello degli uteri in affitto mi sembra solo una logica conseguenza. Insomma tra affittare l’utero per nove mesi dietro lauto compenso, e una vita in miniera o in un bordello, io credo di sapere cosa sceglierei.

  8. Ringrazio mammasterdam, e francesca violi per la risposta. Quest’ultima in particolare perchè il suo commento dimostra semmai ce ne fosse stato ancora bisogno, i pericoli di questa mercificazione del corpo femminile. Cosa dice Francesca al nocciolo ;“tra affittare l’utero per nove mesi dietro lauto compenso, e una vita in miniera o in un bordello, io credo di sapere cosa sceglierei.”
    La tipica argomentazione al “ribasso” che è sempre stata utilizzata per far accettare (o imporre ) le oppressioni nelle sue varie forme, ( se non hai nessun reddito meglio prendere questi 150euro al mese..)
    fino a quella ( come l’utero in affitto) che toglie infine anche la potestà sul proprio corpo, e rappresenta quindi una vera forma di schiavitù.
    Francesca dice anche che “ è importante che lo Stato non abbandoni questo desiderio al libero mercato, che si prenda la responsabilità di riconoscerlo e di regolamentarne i modi, di stabilirne i limiti insieme alle possibilità”.
    E così d’altronde è sempre stata la schiavitù. regolamentata, con diritti e doveri da rispettare per lo schiavo, ed il padrone. Ci stiamo arrivando.
    Però non scrivo per accusare francesca, che credo proprio animata da buone intenzioni, ma non posso evitare di far notare come sia pericoloso affrontare questa questione con superficialità. Come fa anche Broncobilly secondo cui “il consenso della persona appiana qualsiasi problema”. La nostra costituzione ( anche umana) riconosce la dignità di ogni persona, e anche la sua debolezza e questo articolo è appunto indispensabile per proteggere tutti coloro che per varie cause si possono trovare in uno stato di vulnerabilità.
    A me sembra il classico elefante nel corridoio. Ma molti non vogliono vederlo…Leggendo l’articolo di Rodotà , mi rendo conto che sarebbe utilizzabile così com’è per condannare una pratica disumana come quella l’utero in affitto, ma non credo che Rodotà ( e altri come lui) affronteranno mai la questione, perchè rappresenta il classico scoglio contro cui si schiantano le loro amene crocere relativiste..
    Comunque provo ad inserire di seguito le prime righe dell’articolo che lo straordinario Rodotà con la sua limpida prosa pubblicherà Sabato prossimo su Repubblica!:
    “Nella frenetica ricerca di nuovi “prodotti biologici”, con i quali provare a rinsanguare un mercato economico in crisi , le riverite aziende biotech hanno superato ogni limite, facendo diventare la vita stessa delle persone, e delle donne in particolare, oggetto di speculazione. Si individuano nei paesi poveri gruppi di donne giovani e sane, provenienti dagli strati più disagiati della popolazione , e con un offerta di denaro che si prospetta come un ricatto, le si propone di offrire il proprio corpo a delle multinazionali biotech che lo sfrutteranno per offrire figli alle coppie sterili e omosessuali dei paesi occidentali….
    __________
    ciao,k.

  9. @Broncobilly: dal punto di vista tecnico, Brusco sa certamente di cosa parla, ed è anche vero che Rodotà probabilmente non sa che prodotti del genere esistono da una vita. Però Brusco continua a ragionare rasoterra, credendo di trovare la legittimità dell’iniziativa nella logica che l’ha ispirata (e ci mancherebbe che non ci fosse neanche una logica). Il che è come dire che tutto è lecito, magari anche il crimine, tranne ciò che è palesemente illogico. Il reale è razionale, insomma. Io non ci credo. Rodotà, pur ignorando quasi tutto dell’ingegneria finanziaria e assicurativa, porta una critica ficcante alla filosofia stessa che ispira quel prodotto, critica quindi generalizzabile anche oltre le intenzioni dell’autore. Si mette in discussione l’uso del metro economico e finanziario quale unico strumento di misura del mondo. Un metro che ci porta a parlare di “longevity risk” a proposito dei sistemi pensionistici, mettendo silenziosamente ma inesorabilmente in discussione le favole sul progressivo e continuo allungamento della vita umana e dello stato di buona salute che i media continuano ad ammannirci. E’ così: per chi misura il mondo solo in termini monetari l’allungamento della vita e la stessa buona salute sono un rischio. E’ questo che critica Rodotà, e Brusco può affannarsi quanto vuole a spiegare “come” funziona quel prodotto: non è di una lezione di finanza assicurativa che abbiamo bisogno, gli sta irrimediabilmente sfuggendo che la critica attiene al “perché”. Una eventuale contestazione dovrebbe muovere da argomentazioni molto più elevate di quelle di Brusco.

  10. Mi sembra che le cose siano più semplici: quando l’ assicuratore stipula una polizza vita scommette sulla sopravvivenza dell’ assicurato, quando stipula un vitalizio scommette sulla sua morte. Tanto è vero che questi contratti si firmano tavole della speranza di vita alla mano. Che facciamo, proibiamo ogni contratto previdenziale, pensioni comprese? Quando i riformatori ci dicono che “la vita media si è allungata” è un modo gentile per dire “questi non muoiono e noi perdiamo tutte le scommesse!”.
    Forse a Rodotà lo ha fregato il framing. Comunque vedo che fa proseliti, soprattutto a destra.

  11. Che c’entrano la destra e la sinistra in un discorso che dovrebbe essere essenzialmente umanistico? Quello che è evidente è che molte persone della nostra epoca sono talmente affondate dentro i tecnicismi che la caratterizzano da non riuscire più a sollevare il naso per guardare oltre. Non sono capaci, ad esmpio, di pensare che per tutelare la vecchiaia possono esistere strumenti diversi da un’assicurazione; che la disciplina dei conti pubblici di uno stato si potrebbe sorvegliare senza lasciarlo in balìa dei mercati finanziari; in definitiva, che gli esseri umani sono qualcosa di più delle tecniche che hanno inventato. Ma capisco che questi ragionamenti sono in odore di filosofia, un soggetto che dopo aver posto le basi per fondare l’occidente sembra aver perso ogni diritto di cittadinanza, nel mondo che crede di poter sopravvivere riducendo il sapere alla scienza applicata. Che è come dire voler fare senza mai pensare.

  12. Destra e sinistra c’ entrano giusto perché unite nell’ ignoranza, in questo caso.
    E’ dura “assicurare la vecchiaia” di Tizio e Caio rifiutandosi di capire cosa sia un’ “assicurazione”, così da non contaminarsi con un acefalo tecnicismo.
    Si finisce dritti nella buca di Talete facendo ridere la donna che passa (nonché parecchi polli).
    Rodotà a me sembra una disarmata vittima del framing: sente “bond morte” e reagisce come il bimbetto, il quale, sentendo “ba bau”, non realizza all’ istante che si tratta solo del solito vecchio e rassicurante paparino burlone.

  13. Vabbè, parliamo proprio due lingue diverse, meglio lasciar perdere. Ripeto comunque che il nocciolo non è sapere cosa sia un’assicurazione e a cosa serve. Almeno a me, come a tanti altri, queste cose le hanno insegnate all’università e sono pane quotidiano da parecchi anni. Forse non è così per Rodotà, che si scandalizza per qualcosa che non è nato ieri, ma non per questo definirei la sua critica inefficace o ignorante. Si tratta di saper immaginare un mondo che possa funzionare in un altro modo. Se non se ne è capaci, allora va bene ribadire la razionalità dell’esistente.

  14. Invito a leggere la critica del prof Brusco all’articolo di Rodotà su http://www.noisefromamerika.org e i relativi commenti. Si tratta di un’infame e feroce svomitata di insulti e sarcasmi, applaudita dai commentatori, dall’alto di una presunzione ributtante e d’una sicurezza sulla propria ideologia (economica) di tipo iper-nazista. Già il titolo è raggelante: “Li mortacci e l’ignoranza economica”, dove li mortacci sono persone anziane ancora in vita… Questi economisti di m. rivelano una cultura miserrima, poca capacità di scrittura e ragionamento, e poca informazione. Infatti il prof Brusco, non spiega affatto cosa è il DB Compass Life 3 né si informa della polemica che ha suscitato in Germania (forse è stato ritirato)… E questi mostriciattoli vogliono governare il mondo! INFAMI!

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