AVVENGONO COSE ATTORNO A SERGIO ENDRIGO

E mica da oggi. Per dire, Wu Ming 1, su Carmilla, scrive questo:
"In America i Dick Contino trovano i loro Ellroy, i Dean Martin trovano i loro Tosches. Qui da noi, chi prenderà Endrigo, chi si ispirerà a lui per scrivere pagine memorabili, chi ne sbalzerà la figura sulle lastre d’oro del mito? Lo farei io, se avessi il tempo. Ma non ce l’ho. Questo è un appello ai colleghi narratori che mi leggono: occupatevi di Sergio Endrigo".
Poi, il Miserabile Scrittore sostiene che Sergio Endrigo è la letteratura.
Per farla breve, sembra proprio che Quanto mi dai se mi sparo? sia un gran libro.

49 pensieri su “AVVENGONO COSE ATTORNO A SERGIO ENDRIGO

  1. Ci penso io! La mia mamma mi cantava sempre quella canzone del soldato Vincenzo Colussi andato con Napoleone. E anche “L’arca di Noè”. E a caas abbiamo un live in vinile, originale.
    Non credo che Endrigo gradirà, però 😀

  2. Spezzo una lancia in favore di Vincenzo Mollica che vent’anni fa si ricordò di Sergio con il libro “Sergio Endrigo”. Signori/e, vent’anni fa! Ma in realtà, in favore di Mollica andrebbero spese molte altre parole e quasi tutte a suo favore: ha dato un po’ di rinnovata notorietà ad Alda Merini (tartassata dal Miserabile Scrittore), e sta curando, molto bene, i canzonieri dei cantautori italiani.
    Cari saluti.

  3. Cotesto scrittore, veramente miserabile, usufruendo di sue ultrapsichiche forze riesce ad inventare un’altra nuova sua fesseria scopo imbalsamazione dei mortali ed accalappiamento dei gonzi,
    o mia Lipperins
    suo Anodino.blog
    come non mai

  4. Scherzo, scherzo, ma io te menerei (e non gramamente) Zetavu, per quella tua (insopprimibile, a quanto pare) “esternazione”.
    [Mi scuso in anticipo con Loredana e con Zetavu, ma questa mio scherzoso rimbrotto -del quale forse me ne pentirò- era esso sì, per me insopprimibile, dopo aver letto certe “affermazioni”.]

  5. Ah Loredana, perché tu non sai ancora niente dell’operazione Lando Buzzanca. Perché vedi, in realtà è lui la vera letteratura…

  6. Non ho mai ascoltato Sergio Endrigo, ma so che ha scritto una canzoncina che resta tra i ricordi indelebili della mia prima infanzia, insieme a lei “Aquarello” di Toquinho.
    Si chiama “La pulce”, faceva così:
    “Un due tre, quattro cinque sei / un saltino e sono sulla gamba di costei. / Un due tre, quattro cinque sei / permette un morsettino scusi non ce l’ho con lei. / Un due tre, quattro cinque sei, il pancino adesso è pieno ciao good bye aufidersen.
    Ciao.
    Jaco

  7. Ho già avuto modo di dire che della Letteratura e di cosa essa sia e di cosa possa essere qualificato come Letteratura non me ne frega nulla. Endrigo lo ascolto da ben prima che Battiato (meritoriamente) ne avviasse il recupero. Sbaglia, e di grosso, chi tira in ballo revival, trashismo e trashologie, Buzzanca e altre cose. Endrigo è un grande cantore di questo Paese, autore di alcune tra le canzoni italiane più importanti del XX° secolo. E, certo, anche di alcune bellissime canzoni per bambini, non ruffiane, non dolciastre, non ipocrite, niente stronzate bigotte alla Mariele Ventre e mago Zurlì. Un grande cantautore, raffinato e popolare al tempo stesso, facile e complesso, elegante e accessibile, miracolo che è riuscito a ben poca gente dopo di lui. Lo si è discriminato, escluso, spinto a forza nel dimenticatoio, perché dagli anni Settanta inoltrati non era disposto a seguire l’industria della “canzonetta” nella sua ricerca forzosa delle soluzioni più terra-terra. Un grandissimo, condannato per vent’anni al circuito delle serate di “vecchie glorie” (racconta proprio questo, nel suo romanzo). Un grande che negli ultimi quindici anni ha inciso almeno tre album di canzoni nuove senza che nessun discografico abbia accettato di pubblicarli. Uno che nella sua carriera ha fatto uscire venti album che non sono MAI stati ripubblicati in cd. Finalmente, dopo tanta amarezza, il suo lavoro torna a essere preso in considerazione. I facili sarcasmi lasciamogli agli imbecilli che non sanno niente, noi ascoltiamocelo (o riascoltiamocelo), e perdiamoci in gioielli di sensibilità come “La voce dell’uomo”, “La rosa bianca”, “La brava gente” etc. etc.

  8. wuming, figurati se mi sogno di fare ironia e trashologia nel blog della Lipperini, sai mai cosa ho da guadagnarci. Ciò che volevo dire è che letterariamente (e non musicalmente) Lando Buzzanca sarà una nuova frontiera. Mi è venuto in mente proprio pensando alla vita di Sergio Endrigo e alle sue memorie di recente ristampate da Baraghini. In quanto a amarezze, dimenticanze e censure, poi, ti assicuro di per certo che Buzzanca non ne ha avute meno di Endrigo. E la sua grandezza (base x altezza editoriale) ti assicuro che non è da meno!

  9. … a proposito il titolo corretto del libro di Endrigo è “Quanto mi dai se mi sparo”… sparare di per sé non è titolo così interessante se non si dice cosa e a chi

  10. Endrigo è uno dei pochi grandi cantautori italiani. Visionario. Come Rino Gaetano. Non appartiene al giro giusto e non ama i compromessi. Un grandissimo

  11. Endrigo è stato una sorta di icona (anche se all’epoca questo termine aveva altro significato) di una certa fascia di intellettuali degli anni più 60 che 70.
    E penso ad un’elite di cineasti e cinefili before Nanni Moretti.
    In quelle enclavi in notevole movimento, si ascoltava Endrigo apprezzandone più lo stile che non la posizione “oltre il sistema”.
    Anche perchè all’epoca il sistema discografico era molto meno invasivo; Endrigo andava alla tv e Noschese ne faceva l’imitazione sottolineandone soprattutto il carattere triste e sfigato.
    Fra le sue canzoni ne ricorderei una per tutte. Quella che, a mio parere, è il concentrato di un modo di vedere la vita ed al contempo una sferzata musciale: “Viva Maddalena”.

  12. Quando parlo della letteratura intendo evidentemente quanto WM1 intende parlando di mitopoiesi. Sergio Endrigo è stato ingiustamente relegato in un’iconcina depressivo/prognatistica: “Via col mento”. Si tratta invece di un personaggio notissimo e apprezzato in tutto il mondo, araldo di una vocalità esorbitante, al di là di ogni facile sentimentalismo. La presentazione dello speciale in morte di Gaber ne fece uno dei protagonisti di apici della semivita tv. L’intercettazione della saudade italica è peraltro ammirevole e andrebbe approfondita. Di Sergio Endrigo parlo con Igino Domanin da circa 18 anni. Il mio invito è soprattutto mirato a fare firmare la petizione per la pubblicazione dei suoi cd che, più che inediti, sono censurati. Si firma a http://gopetition.com/online/4254.html .

  13. Mi sono imbattuto in quello che probabilmente è stato l’ultimo live di Endrigo, l’estate del 2003 a Castel Sant’Angelo, Roma.
    Dopo un’ora di attesa ha raggiunto il palco con fatica, centellinando le canzoni ma dimostrando che il morbo non l’ha preso al cervello.
    Che peccato che -solo?- in Italia non si goda della considerazione meritata mentre si è in vita, salvo apologizzare (nel doppio significato di ‘celebrare’ e, anglofonicamente, ‘scusarsi’) dopo la morte.
    In vita il massimo che certi artisti riscuotono è una compilazione raffazzonata, a 5 euro, negli scaffali dei supermercati.

  14. Cari amici, ho tutti i dischi di Sergio Endrigo e da anni litigo con chi non lo considera il più grande poeta in musica italiano. Ho scritto su di lui un paio di articoli, l’ultimo su Repubblica un anno fa. L’immenso Sergio purtroppo non se la passa bene. E patisce anche perché il mondo pare averlo dimenticato. Ma ora vedo che tanta gente lo ama e lo canta ancora: e lui sarà felice come un bambino.

  15. Io ho cantato con amici e tra me e me tante canzoni di Endrigo, mi piaceva, lo trovavo discreto non straordinario.
    Trovo eccessivo tutto ‘sto clamore e quel che mi fa rabbia è che sarà passeggerissimo: un piccolo debole polverone.
    In fin dei conti Endrigo ha venduto bene diverse canzoni, ha fatto pure un film o due, partecipato a festivals, e parecchio di televisione.
    Preferivo e preferisco Enzo Jannacci che mi faceva volte ridere e piangere e morire, quasi.
    Lui sì.

  16. Accade che quando Umberto Bindi si trova in cattivissime acque si mobilitano in 3.500 (tutti intellettuali), e naturalmente all’ultimissimo momento. Accade che, se Endrigo è la letteratura, Luigi Tenco FU la letteratura. Non si scappa. La differenza sta nel fatto che Tenco non chiese nemmeno “quanto”, si sparò e basta. Colpa di Orietta Berti, pare, che fin che la barca va, lei, la fa andare. Accade che in questo nostro bellissimo ma strano paese si faccia sempre un po’ di confusione. Da una parte siamo pieni fino all’orlo dei calzoni di cinismo, dall’altra – lasciatemelo dire – di un sentimentalismo che Paolo Limiti ci farebbe uno special da dividersi in 36 puntate a reti unificate. Endrigo ha fatto quello che hanno fatto molti cantautori: cose molto belle e marchette terrificanti. Di musica cosiddetta “leggera” (che poi, appunto, leggera non lo è affatto) un po’ me ne intendo. Come qualcuno ha detto qui, il fenomeno sarà passeggero, come al solito. Io vorrei tanto che si ri-parlasse di Endrigo nel momento in cui sfornasse un secondo romanzo. Ma siamo ancora all’esordio, cioè alla ristampa di questo libro, pubblicato in Svizzera 10 anni fa perché nessun editore italico, allora, lo voleva.
    Auguro a Sergio tutto il bene del mondo, parafrasando una vecchia, splendida canzone. Sua, se non vado errato.

  17. Io ad, esempio, oltre al già citato Tenco (anche da me), aggiungerei almeno un altro nome: Ivan Graziani. A 10 anni 10 dalla sua scomparsa, ancora “pochissimo” si è detto: eppure raffinatissimo cantautore e tra i più superbi chitarristi italiani. Eppure poco si trova di suo: cd nascosti. Vai un negozio, chiedi di Ivan Graziani, e quelli manco sanno chi è. Ma com’è possibile? tutta questa ignoranza? Come ha fatto notare giustamente Franz, il libro apparve dieci anni fa, e oggi è una “ristampa”, anche se viene spacciata per nuova. A me, sinceramente, questo modo di far le cose fa un po’ orrore, diciamo orrore lovecraftiano. E se non ricordo male, non è che Endrigo tutti i testi li abbia scritti lui e neanche le musiche, che, sinceramente, sono così così. Insomma, tanto rumore per nulla. Comunque, diamogli le possibilità che hanno gli altri cantautori, al di là delle marchette possibili ed impossibili, ma cerchiamo d’essere un po’ criticamente seri e di non farne un “martire” o peggio un “idolo” ritrovato. Poi, come già detto e parafrasato, gli auguro tutta la fortuna che merita.
    Cari saluti,
    Iannox

  18. Scusate il ritardo, anzitutto (e una cordiale rassicurazione a blogdiscount: non sono in ferie, ho avuto un po’ di cose da fare in giro). Poi, una piccola precisazione: non ho ancora, colpevolmente, letto il libro. Mi riprometto di farlo in questi giorni, ed è di questo che vorrei parlare soprattutto.
    Poi, a me l’Endrigo cantautore piace ed è sempre piaciuto. Ho raccolto la segnalazione con curiosità, perchè non lo conosco come scrittore.
    E, se devo dirlo, mi fa un poco più orrore l’operazione di recupero post mortem fatta su Rino Gaetano, per dire…

  19. Ma che c’è di male in un’operazione post-mortem? Allora non è giusto nemmeno ristampare i vecchi dischi, chessò di Frank Sinatra o di Dean Martin. Rino Gaetano è stato un grande cantautore, ormai è un classico. Diciamoci la verità: Natale è il periodo più commercialmente cinico dell’anno: c’è anche in giro il cofanetto delle canzoni di Battisti, (defunto) e di Mogol (vivente). Giustamente il vivo ripresenta il morto. Insomma, a Natale c’è solo l’imbarazzo della scelta. Solo quel tipo di imbarazzo, naturalmente.

  20. Franz, non c’è nulla di male nelle operazioni post mortem, altrimenti dovremmo fare a meno, per dire, di buona parte della musica (e di tutta la musica classica). E però. Personalmente, mi fa più effetto la musica di Gaetano usata da Panariello che il Tannhauser usato per gli spot dell’olio di semi. E con questo so di far infuriare un wagneriano convinto come Filippo Facci: certe volte il masochismo non ha confini.
    Andrea, però, scusa, il paragone non regge. Se ti facessi lo stesso elenco riportandolo alla narrativa tu, giustamente, me lo contesteresti. E dunque?

  21. Con tutto il rispetto per i cantautori italiani, per Endrigo in particolare, consapevole che hanno scritto belle canzoni, se si pensa a cosa accadeva fuori dall’Italia viene da dimenticare facilmente i loro dischi.
    Cosa accadeva?
    Qui si trova la risposta (la lista è integrata nei commenti al post di razgul):
    http://tunga.splinder.com/

  22. No Loredana, lo devi fare l’elenco, devi avere il coraggio di farlo. Se lo facessi io l’elenco verrebbe fuori che fuori e dentro l’Italia la narrativa si equivale, ma naturalmente preferisco quella scritta nella mia lingua. Che cosa sarebbe questa storia che non si possono fare paragoni. Tutti gli scrittori fanno paragoni tra il loro lavoro e quello degli altri. I lettori tra le cose che comprano.

  23. Confermo. La stesura di “Quanto mi dai se mi sparo” è di fine anni Ottanta. La via crucis degli irretiti editori italiani è immediatamente successiva. All’epoca Guccini non aveva ancora pubblicato libri. La prima edizione del libro di Endrigo (presso un editore elvetico) è del 1995.

  24. Cito da Carmillaonline, intervista ripresa da RaiLibro, a Sergio Endrigo: “L’ho proposto alla Feltrinelli e alla Garzanti e non c’è stato niente da fare. Forse perché non erano ancora usciti i libri di Guccini, Vecchioni, eccetera. Poi è diventata quasi una moda. ”
    Ma come? Al tempo, già Guccini aveva pubblicato, e persino Tondelli se n’era interessato recensendolo e parlandone molto bene. Nick Cave veniva pubblicato nei primi anni novanta con il suo romanzo, Cohen era già stato pubblicato… ecc. ecc. E Vecchioni, nel 96, pubblicava “Viaggi nel tempo immobile”… Poi, nel 97 è il turno di Ligabue… Insomma, questa asserzione è un po’ priva di senso.
    Cari saluti,
    Iannox

  25. Caro Andrea,
    possibile che si riferisse a 12 anni fa, anche a 12 anni fa, mi sta bene: ma Guccini aveva già pubblicato e così tanti altri. Come a dire: mica perché si è Endrigo non si puo’ ricevere rifiuto dalla Feltrinelli. Guccini, che pubblicò con Feltrinelli, il rifiuto non l’ha ricevuto. Ma cavolo! Guccini sa scrivere e mica bla-bla-bla. Ecco perché trovo l’asserzione un po’ troppo poco ponderata, un po’ da vittima del mercato editoriale. E che dovrebbero dire i tanti che, indarno, cercano di pubblicare e non hanno un nome da cantautore? E che magari sanno anche scrivere bene? Comunque questo è un altro discorso.
    Fatto sta che l’asserzione è molto ma molto “volante”, per così dire.
    Ciao
    Iannox

  26. Ma Iannox, credo che Endrigo si riferisse al primo calvario editoriale che è di undici – dodici anni fa.
    Loredana bisogna fare anche la playlist 2004.

  27. Un’altra cosa: Wu Ming 1 conferma che trattasi di ristampa, parlo di Quanto mi dai… C’è stata, per Sergio Endrigo, una via crucis editoriale alla fine degli anni 80. Gli editori l’avrebbero pubblicato di corsa se fosse ancora stato uno da 650.000 copie a singolo, o no? E allora niente di strano: gli altri (a parte Guccini e pochissimi altri) soprattutto quelli da classifica, scrivono i pensierini della sera e qualcuni glieli sistema e li mette in stampa. Niente di male. Siamo in democrazia…

  28. Cara Loredana, a me invece Panariello non scandalizza. Dico sul serio.I gusti sono gusti. Wagner sta benissimo su tutto: olio di semi, risaie del Vietnam durante l’Apocalisse, ecc;-)
    Adesso però, vorrei che gli Scrittori della Nazione Tutta si mobilitassero tutti insieme: anche loro devono cantare. Un bel Band Aid per il prossimo Natale, magari. Non è giusto che i cantanti possano scrivere capolavori e gli scrittori, ‘sti pirla, debbano sempre pubblicare i loro capolavori senza poter esprimere tutto il loro talento musicale. Gli scrittori sempre zitti e mosca. Chiedo parità di trattamento.

  29. Negli anni Ottanta, vero, Guccini non aveva pubblicato ancora libri. Solo romanzi di qualche ben noto – ma meritevole poeta/cantautore – straniero sul mercato italiano, anche in maniera scarsa. Non dico di no. Ma non esageriamo: via crucis! Feltrinelli rifiutò il libro di Endrigo: e allora? Mica da farne un dramma o una via crucis! E chissà quanti altri cantautori avranno scritto i loro romanzi negli anni Ottanta e poi li hanno pubblicati dopo, molto dopo… Ma se non altro li hanno pubblicati. Ed Endrigo nel 95 con l’editore elvetico, 76 copie in Italia (dato che così viene fornito), ma pubblicato se non altro. Ed ora, ripubblicato, in Italia. Quanti altri scrittori hanno avuto queste opportunità in Italia o all’Estero negli anni Ottanta? Pure io c’ho un romanzetto scritto negli anni Ottanta, e che cerco di piazzare, sempre sperando d’esser omerico o perlomeno mito&qualcosa: ma mica ne faccio una via crucis!
    E qui mi fermo: basta con Endrigo e cantautori bravi o no che siano. Torno alla Letteratura… No, adesso proprio mi squaglio in qualche località elvetica a passarmi le vacanze e a trovar un po’ di pace. ;-D
    Saludos.
    Iannox

  30. Franz, buona idea, però se non sbaglio tra i colleghi di Nazione Indiana vi è già chi “canta”. Mi hanno parlato molto bene del reading/concerto di Tiziano Scarpa con Enrico Rava, e dell’happening messo su in terzetto da Scarpa, Nove e Montanari. Del resto, la divisione di ruoli fra scrittori, poeti e cantori è relativamente recente, risale a un pugno di migliaia d’anni fa 🙂
    Iannox, certo, “via crucis” era un modo di dire. Di certo, però, non è colpa di Endrigo se molti scrittori non riescono a passare le forche caudine (altra immagine truce, eh! eh!) dei “lettori” delle case editrici. Né penso che pubblicare un romanzo per un semi-invisibile editore d’Oltregottardo e poi per Stampa Alternativa sia chissà quale ingiusto privilegio. Soprattutto se pensiamo a quanto ha dato Endrigo alla cultura pop/olare italiana in oltre quarant’anni di musica.
    Sul fatto che a volte scrivesse testi insieme ad altri, non credo che questo ne ridimensioni il contributo. Pure Battiato da una decina d’anni scrive i testi con Sgalambro, anzi, spesso non aggiunge una virgola a quanto scritto da quest’ultimo. Pure Battisti si faceva scrivere i testi, da Mogol o da Panella. Cole Porter, e Irving Berlin, e Burt Bacharach, e Verdi, e Mozart, tutti costoro si facevano scrivere i testi da altri.

  31. Caro Wu Ming1, sì, infatti ci ho un po’ scherzato sul “via crucis”. Chiaro è che Endrigo non ha alcuna colpa se molti scrittori (o che si dicono tali) non riescono a farsi strada né a passare indenni il Lete (altra immagine truce). Però occorre essere bravi, veramente, e avere anche un po’ d’agganci, altrimenti puoi essere il più grande talento di questo mondo e non ti si fila nessuno. Comunque questa mia ultima considerazione “considerala” pure pienamente OT, pur essendo un problema da non sottovalutare. Il fatto che Endrigo abbia pubblicato un libro semi-invisibile, be’, non so: magari nel ‘95 era proprio invisibile, questo è verissimo. Io sono uno che le edizioni Stampa Alternativa le compra quasi sempre: hanno un buon giro, e prezzi quasi politici e in alcuni casi totalmente politici: e un catalogo interessante davvero. E sono libri che trovi anche sulle bancarelle e nei remainders, oltre ai grandi circuiti di distribuzione tipo La Feltrinelli o La Mondadori (giusto per fare due nomi grossi di circuiti di distribuzione, non per polemica o che altro). Poi, con la pubblicizzazione che, in bene e in male, gli è stata fatta – e gli verrà fatta – non credo che il suo libro passerà del tutto inosservato, non questa volta. A dimostrazione di ciò, anche i tanti commenti qui, ma un po’ sparsi sui blog etc. Quindi non un privilegiato, ma neanche un disgraziato che abbia motivo di piangersi addosso o che venga immolato come icona: se ciò dovesse accadere, mi dispiacerebbe sinceramente.
    Molti cantautori hanno scritto in collaborazione con altri poeti: Battisti, almeno il primo Battisti, quello con Mogol, non era cantautore, ma solo interprete delle parole (o poesia) di Mogol, adesso svenduta in cofanetto di 3 cd con qualche inedito. Bah! Non è la prima mossa commerciale in tal senso che si fa con la musica di Battisti. Battiato scrive con Sgalambro (da dieci anni a questa parte), e Gaber, buona parte della sua produzione, l’ha fatta con Luporini. Se guardiamo bene, i cantautori, quelli a trecentosessanta gradi, sono ben pochi: Guccini, De Gregori, Vecchioni… (ma anche loro, in qualche caso, hanno collaborato con altri artisti per scrivere musiche e testi, però hanno un repertorio, che per la maggior parte, è proprio loro e non di altri). Le collaborazioni artistiche nessuno vuole svalutarle. Diventano un po’ difficili da gestire – e comprendere almeno per me -, quando sono vizio. Ora, come ho già detto, Endrigo ha scritto delle belle canzoni, alcune sue totalmente, però – parere mio del tutto personale – non raggiungono l’omerico Guccio o il più incazzoso poetico anarchico Faber (anche lui, tantissime le collaborazioni per le parti musicali, e anche per i testi). L’avevo già citato: Ivan Graziani, chitarrista superbo (almeno tra i cantautori), è praticamente dimenticato. Circolano due o tre antologie (a prezzo politico), ma se chiedi un disco di Graziani, e quando lo trovi! O meglio, trovare i suoi dischi è possibile: ma che faticaccia tra mercatini e negozietti di periferia che abbiano a disposizione qualche fondo di magazzino. Eppure i suoi testi come le musiche erano di tutto rispetto. Fa strano che non se ne parli, neanche una rivalutazione post mortem merita Ivan Graziani?
    Discorso a parte, a mio avviso, merita la musica classica e lirica, quindi non starò qui ad affrontarlo.
    Allora, caro Wu Ming1, come ho già detto, non ho proprio nulla contro Endrigo: ha i suoi pregi e i suoi difetti, e gli auguro tutto il bene che merita. Però mi piacerebbe che si parlasse anche di altri artisti che sono stati ben più sfortunati di Endrigo (e per sfortunati, intendo ignorati o quasi, o sottovalutati). E oltre al già citato Graziani, quanti sono ancora nel dimenticatoio? Tutto questo per dire: sarebbe interessante che chi ha un nome e può far qualcosa (o almeno tentare di far qualcosa), dica anche di chi meriterebbe un po’ di visibilità e di riconoscenza, anche se arriverà post mortem. Così spero che Chi ha un Nome sprechi qualche buona parola anche per altri “caduti” ingiustamente nel dimenticatoio.
    Cari saluti,
    Iannox

  32. Caro Wu Ming1, ne sai una più del diavolo. Però che c’entrano le perfomances di Scarpa (ne cito solo uno) con le operazioni commerciali di cui parlavo io? Non mi risulta che Scarpa o Montanari vadano al Festival di Sanremo. Io, guarda, sono per le soluzioni estreme, e ribadisco il mio invito: un Band Aid For Writers Only per il prossimo Natale, perché ormai è troppo tardi. La si faccia, questa cosa. Cantano anche i calciatori, perché gli scrittori no? E’ ingiusto, penso che ci sia qualcosa, nel sistema, che non funziona.

  33. Ma Caro Franz,
    allora anche gli scrittori “in erba”, o in suo odore, dovrebbero poter partecipare, almeno in veste di riserve. ;-D E che Dio ci liberi da Totti, dalla sua strana parlata.
    Abbracci a Franz, a Wu Ming1, a Loredana, a Tutti/e
    Buone Feste
    Iannox

  34. Tu sei proprio “in erba”, Iannox. 😉 Ma pure a Natale?… Auguri vividi e lividi a tutti, ma soprattutto un abbraccio

  35. Franz: “Caro Wu Ming1, ne sai una più del diavolo”
    Beh, mi sono occupato a lungo di satanisti 🙂
    Iannox: se dicevi “Endrigo” fino a cinque anni fa, era dimenticato tanto quanto Ivan Graziani. Il quale, peraltro, mi è sempre piaciuto, fin da quando lo vidi a Discoring a cantare “Monna Lisa”.
    La scuola è una gran cosa
    soprattutto se t’insegnano ad amare
    i capolavori del passato
    però è un peccato che tu non li puoi vedere
    né toccare
    Di sotto stanno urlando
    certamente mi dicono di uscire
    il francese non lo afferro
    per questo me ne sto ancora un poco qui a pensare
    a pensare
    il custode si lamenta
    probabilmente vuole un’altra botta in testa ORA!
    Monna Lisa…
    Monna Lisa, Lisa…

  36. Caro Wu Ming1,
    Non lo metto in dubbio: purtroppo è vero quanto dici, sino a cinque anni fa era così. Ora speriamo che almeno un po’ le cose cambino, in meglio, per chi ci ha regalato indimenticabili canzoni, parole, poesia.
    Ivan Graziani l’ho scoperto quattordici anni fa, ma era già tardi, perché sarebbe stato meglio scoprirlo prima, incontrarlo prima. Pochi anni, e non ci fu più.
    A gennaio, il libro a cura di Mario Bonanno, edito da Bastogi, “Il Chitarrista”. Che qualcosa si stia muovendo? L’ho appena saputo.
    E te la ricordi, questa:

  37. Wu Ming 1: e io che ti avevo detto?;-))
    Loredana, ci conto, per il concerto. Te l’avrei proposto direttamente io a breve, comunque. Io al massimo mi occupo dei cori, sono un po’ afono, tipo Califano. Wu Ming 1 e Iannox li “sento” invece più preparati;-)
    Un caro saluto a tutti

  38. Il 21 gennaio “La vita, amico, è l’arte del’incontro” – l’album realizzato nel 1969 da Endrigo in collaborazione con Giuseppe Ungaretti, Vinicius de Moraes, Toquinho, Bardotti e Bacalov – verrà ristampato per la prima volta su Cd con due bonus tracks.

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