BIBLIOGRAFIA DISARMATA: PETER BENENSON

Peter Benenson (1921-2005). Continuo? Sì, anche se, tragicamente e prevedibilmente, i media fanno scivolare sempre più in basso le notizie sulla guerra, perché bisogna pur dare ai lettori quel che si presume vogliano: un infanticidio, le ultime nuove su un influencer, il caldo. Continuo perché la realtà e la sua rappresentazione quotidiana divergono ormai da anni, e vale la pena insistere, e ricordare ancora e ancora.
Peter Benenson, dunque. Inglese, nipote del banchiere ebreo russo Grigori, figlio di Flora e di Harold, che morì presto. Peter studiò privatamente con W.H.Auden. Dicono di lui che, giovanissimo, aiutò come poteva i bambini ebrei tedeschi in fuga dalla Germania nazista. Di lui sappiamo che divenne avvocato e attivista. E che, soprattutto, nel 1961 fondò Amnesty International. Scelse come simbolo una candela nel filo spinato:

“Aprite i vostri quotidiani in qualsiasi giorno della settimana e troverete un articolo proveniente da qualche parte del mondo che parla di qualcuno che è stato imprigionato, torturato o messo a morte poiché le sue opinioni o la sua fede religiosa sono inaccettabili per il suo governo. Ci sono milioni di queste persone in prigione – non tutti dietro la cortina di ferro o di bambù – e il loro numero è in crescita.  Il lettore del quotidiano avverte un nauseante senso d’impotenza. Tuttavia, se queste sensazioni di disgusto in tutto il mondo potessero essere unite in un’azione comune, ne potrebbe nascere qualcosa di efficace.”

Per lui cominciò proprio con la lettura di un articolo. Era il 28 maggio 1961. Lanciò un Appello per l’amnistia per liberare i cosiddetti “prigionieri di coscienza”, persone incarcerate solo per aver espresso le loro opinioni, esercitato il loro credo religioso, aver promosso i propri diritti. Si trattava di un gruppo di studenti arrestati in Portogallo, sotto la dittatura di Salazar, per aver brindato alla libertà.

” Sono diventato consapevole che gli stessi avvocati non erano in grado di influenzare sufficientemente il corso della giustizia nei paese non democratici. Era necessario un gruppo più ampio che incanalasse l’entusiasmo delle persone in tutto il mondo che erano ansiose di vedere riconosciuto un maggior rispetto per i diritti umani. Quando ho acceso la prima candela di Amnesty avevo in mente un vecchio proverbio cinese: “Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità.””

Ps. Non serve ed è personale: ma il mio 5×1000 è sempre andato ad Amnesty International.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto