BIBLIOGRAFIA DISARMATA: URSULA FRANKLIN

Ursula Franklin (1921-2016). Nelle pieghe della storia si mosse lei, una fisica, che nacque in Germania, a Monaco di Baviera, studiò a Berlino fino a quando fu espulsa dai nazisti perché la madre era ebrea. La sua famiglia, e lei stessa, riuscirono a sopravvivere ai campi di concentramento e ai campi di lavoro. Antimilitarista, decise di continuare la sua vita in Canada.
All’inizio degli anni ’60 Ursula Franklin fu tra gli scienziati che presero parte al Baby Tooth Survey, un progetto voluto da Eric e Louise Reiss e da Barry Commoner. L’idea era capire l’incidenza della radioattività sul corpo umano: studiarono dunque  i livelli di stronzio-90, un isotopo radioattivo diffuso dai test sulle armi nucleari,  nei denti dei bambini. I risultati convinsero Kennedy  a porre fine ai test  nell’atmosfera.
Questa gentile e ferma signora militava Voice of Women (VOW), ora Canadian Voice of Women for Peace,con cui si rivolse alla Camera sostenendo che  il Canada e gli Stati Uniti avevano stipulato accordi commerciali militari senza un adeguato dibattito pubblico. Dissero anche che in questo modo si rendeva impossibile l’adozione di una politica estera indipendente, e chiedere dunque il ritiro statunitense dal Vietnam. Inoltre. Chiese di interrompere la ricerca sulle armi chimiche e biologiche e di devolvere i fondi per la ricerca ambientale. Era il 1969. Negli anni Ottanta, diede il via a una campagna per reindirizzare le tasse degli obiettori di coscienza a scopi pacifici: in particolare, sostenne che il diritto di rifiutare il servizio militare doveva estendersi al diritto di rifiutarsi  di pagare le tasse laddove il denaro veniva impiegato per scopi militari o bellici. Era un tentativo di sostenere gli obiettori che non avevano pagato parte delle tasse per questo motivo. Il ricorso venne respinto dalla Corte Suprema del Canada.
C’è una morale? Non lo so, ma c’è una considerazione da fare: il lieto fine è faccenda da serie televisiva o da film. Esistono storie che terminano con un apparente fallimento: eppure contano ugualmente, perché ci dicono che qualcuno ha tentato, e che vale la pena tentare ancora.

 

 

Un pensiero su “BIBLIOGRAFIA DISARMATA: URSULA FRANKLIN

  1. E, tante volte, si tenta in sordina, senza che vi sia il clamore dei riflettori e senza cercarli. Forse anche così si apprende il senso di una vita che, spesso, sembrerebbe taciuta.

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