Virginia Woolf (1882-1941). Qualche giorno fa, alla libreria Tuba di Roma, un gruppo di scrittrici ha letto Pensare la pace durante un raid aereo, che Woolf scrisse nell’agosto 1940. “Dobbiamo aiutare i giovani inglesi a togliere dai loro cuori l’amore delle medaglie e delle decorazioni. Dobbiamo creare attività più onorevoli per coloro i quali cercano di dominare in se stessi l’istinto combattivo, l’inconscio hitlerismo. Dobbiamo compensare l’uomo per la perdita delle sue armi”, scriveva Woolf.
Non era una reazione istintiva. Due anni prima, alla vigilia della seconda guerra mondiale, aveva esplicitato il suo pensiero pacifista ne Le tre ghinee.
“Il modo migliore per aiutarvi a prevenire una guerra non è di ripetere le vostre parole e seguire i vostri metodi, ma di trovare nuove parole e inventare nuovi metodi”
Un pensiero che viene da lontano, dal momento che negli anni Trenta Woolf partecipò a non pochi incontri e conferenze sulla pace, mentre sull’Europa si addensava l’ombra. Nel primo capitolo del saggio epistolare, risponderà che la guerra è “sessuata”, che è frutto di un pensiero maschile. E che è ora di ribaltarlo.
“Combattere è sempre stato un’abitudine dell’uomo, non della donna. (…) Come possiamo comprendere un problema che è solo vostro, e, quindi, come rispondere alla domanda, in che modo prevenire la guerra? Non avrebbe senso rispondere, basandoci sulla nostra esperienza e sulla nostra psicologia: che bisogno c’è di combattere? È chiaro che dal combattimento voi traete un’esaltazione, la soddisfazione di un bisogno, che a noi sono sempre rimaste estranee”.
Per inciso, “Le tre ghinee” non venne ben accolto dagli uomini. L’economista John Maynard Keynes lo definì come un saggio portatore di “una tesi sciocca, e nemmeno ben scritta”. E visto che, come diceva lui, “nel lungo periodo siamo tutti morti”, bisognerà pur vedere quale delle due tesi infine preverrà. Per ora vince Keynes, ma non è affatto detta l’ultima parola.
Ps. La scelta di Virginia Woolf non omaggia solo l’8 marzo e non intende dire che tutte le donne sono “per natura” a favore della pace. Si pensi a Margaret Thatcher (e ancora qui non ci si rassegna che sia stata omaggiata in “Storie della buonanotte per bambine ribelli”. Pazienza.
Sul lungo periodo però il saggio di Virginia Woolf non appare così sciocco come parve a Keynes. Ad esempio, Mario Ricciardi (che dirige la rivista “Il Mulino”) ne scrive (e non solo di “Tre ghinee”) qui, e mi sembra una delel cose più sensate pubblicate in questi giorni: https://www.rivistailmulino.it/a/gli-inviti-alla-pace-e-il-bisogno-delle-armi
Gentile Loredana, che bella questa veste del suo nuovo blog!! Ci voleva proprio.
Seguo sempre le sue riflessioni e le sue parole, ammiro la sua lucidità e l’equilibrio con cui ci offre sempre un punto di vista orientato ad aprire cuore e mente e non a confermare il perimetro del proprio giardinetto. Grazie di tutto questo lavoro che condivide con noi.