BLACK MIRROR E L’IMMAGINARIO CONTEMPORANEO.

Ieri ho terminato la nuova stagione di Black Mirror: lo so, è ininfluente, o forse no. E’ un’ottima stagione, a mio parere, perché si permette molte libertà. Non solo rappresentare il presente avanzato, come nella prima puntata, Joan è terribile (dove Netflix fa il verso a se stessa), ma appropriandosi di molta parte dell’immaginario, dal thriller all’horror alla fantascienza fino alla distopia.
So che le opinioni sono divise in proposito, ma la strada scelta, più letteraria del solito, mi ha convinta, perché indaga molto  sulle relazioni fra i personaggi, si tratti di donne in carriera prese di mira dall’affermarsi ineluttabile della coincidenza fra persona e rappresentazione pubblica della medesima, o di timide commesse che provano a salvare il mondo, o di astronauti che scivolano nell’orrore, o di attrici che commettono un grave (molto grave) errore.
Però, quel che è interessante è che la serie continua a porci la stessa domanda: chi siamo davvero? Non è tanto la questione del discostarsi o avvicinarsi tra identità reale e identità virtuale,  e di chiederci quanto la seconda coincida del tutto con la prima. Non c’è una risposta netta, evidentemente. E la questione non è neanche completamente contemporanea. A pensarci molto bene, Icaro volò molto prima del Neo di Matrix, già nel Medioevo il Golem dava inizio alla ribellione delle creature artificiali e nel Quattrocento esisteva una realtà virtuale che simulava le tre dimensioni. Qualche anno fa, uno studioso accorto come Tomas Maldonado aveva dimostrato che l’ immersione nel quadro San Girolamo nello studio di Antonello da Messina poteva costituire un’ esperienza molto simile alla navigazione in rete, e che l’ illusione del reale e l’ aspirazione a riprodurlo e superarlo facevano parte della storia degli uomini da Omero in poi.
Ma negli ultimi tempi è diventato più difficile separare rigorosamente gli obiettivi campi di azione della realtà digitale da quelle che sempre Maldonado chiamava gaddianamente le “virtuovaglie”: complici, certo, l’ accelerazione tecnologica, l’ enorme diffusione dei media dell’ immateriale e la nostra presenza più che quotidiana sui social. Insomma, quel che gli esperti più avveduti ripetono a proposito della capacità dei bambini di distinguere il mondo dalla finzione dei cartoni, diventa sempre meno vero per gli adulti: gli eroi di Matrix cadevano dalla cima del grattacielo esattamente come Wyle Coyote, e come lui si rialzavano fra il tripudio generale. Lo facciamo anche noi, ovviamente: Black mirror racconta quel che siamo già, con appena un avanzamento nel possibile. Veniamo bannati e non possiamo comunicare con gli altri, cerchiamo di crescere in popolarità con cortesia o ammirazione manifesta spesso ipocrite, auguriamo la morte sui social in nome del nostro diritto di parola e via così. E allora?
E allora uscire dai social, faccenda di cui si discute parecchio negli ultimi tempi, serve pochissimo. Qualche anno fa Fabio Chiusi scrisse questo articolo, di cui vale la pena citare un passo:
“…il monito di Malka Older, studiosa e scrittrice di sci-fi a sfondo politico che, citando Yuval Noah Harari, riporta: “per cambiare un ordine immaginario esistente, dobbiamo prima credere in un ordine immaginario alternativo”. A dire: dovremmo usare di più l’immaginazione, specie fantapolitica e fantascientifica, se vogliamo provare a realizzare un mondo, e un’ideologia, in cui i monopolisti dei dati non sono immutabili, irregolabili, inamovibili. Older la chiama “resistenza speculativa”: “Abbiamo bisogno di futuri speculativi”, dice, “ci ricordano che il mondo in cui viviamo non è inevitabile”. Se l’ideologia dominante è tale proprio in quanto capace di rendersi invisibile, di entrare tra le norme e i comportamenti quotidiani come il respiro nel torace, il grido immaginativo della scrittrice è la forma più pura, e forse più forte, di critica ideologica a Silicon Valley”.
Come detto e ripetutto negli ultimi anni, occorre agire su questo territorio, invece di stringersi nel proprio. Magari prima o poi accade.

Nota bene per il commentarium. Nei prossimi giorni sarò in giro: la sera del 30 presento la cinquina dello Strega a Paestum. Poi parto per Udine, dove proverò con l’Orchestra dei Filarmonici Friulani Una vita da Adelaide, una lettura-concerto dedicata ad Adelaide Ristori (che vita, a proposito!). Saremo il 3 luglio a Cividale del Friuli e il 4 nella Chiesetta di Santa Maria del Mare a Lignano Sabbiadoro. Se ci siete, vi vedo con gioia. Ci si ritrova qui il 6 luglio.

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