Ieri ho terminato la nuova stagione di Black Mirror: lo so, è ininfluente, o forse no. E’ un’ottima stagione, a mio parere, perché si permette molte libertà. Non solo rappresentare il presente avanzato, come nella prima puntata, Joan è terribile (dove Netflix fa il verso a se stessa), ma appropriandosi di molta parte dell’immaginario, dal thriller all’horror alla fantascienza fino alla distopia.
So che le opinioni sono divise in proposito, ma la strada scelta, più letteraria del solito, mi ha convinta, perché indaga molto  sulle relazioni fra i personaggi, si tratti di donne in carriera prese di mira dall’affermarsi ineluttabile della coincidenza fra persona e rappresentazione pubblica della medesima, o di timide commesse che provano a salvare il mondo, o di astronauti che scivolano nell’orrore, o di attrici che commettono un grave (molto grave) errore.
Però, quel che è interessante è che la serie continua a porci la stessa domanda: chi siamo davvero?