In effetti pensavo di dedicare questo post ad alcune segnalazioni, ma ho cambiato idea. Quasi. Le segnalazioni le trovate comunque in fondo, ma potrebbe essere di qualche interesse un aggiornamento sulla Linea B. Stavolta niente maldicenze, ma una vera e propria aggressione fisica. Otto del mattino, fermata Termini, solito assembramento tra chi deve scendere e chi è davanti alle porte e non può/vuole/si accorge che costituisce un tappo. La vostra eccetera è nel flusso di chi scende e sta per guadagnare la porta, quando si sente afferrare per la collottola. Dopo un paio di pugni nella schiena e uno spintone che la catapulta fuori, la vostra eccetera si volta a guardare con occhio sgranato (della serie: sta capitando a me?). L’aggressore è un’aggressora: una bella signora, benissimo vestita, benissimo truccata, benissimo pettinata che urla “Voi! Voi pensate di essere superiori!”. Il tempo di chiedersi chi siano i “voi” (passeggeri? resto del mondo? comunisti?) e il treno riparte. La vostra eccetera ci pensa un po’ su e decide che questa volta segnalerà la faccenda alla vigilanza, tanto per evitare che la signora combini guai più seri. Il vigilante in questione fa un largo sorriso e dice: “Ah, certo. La conosciamo. Ieri ne ha picchiato un altro, sa?”.
Bene, può darsi che la signora non fosse proprio in pace con il mondo. Ma posso assicurare che il clima che si respira in questa città, ultimamente, è in linea con l’episodio. E’ un brutto, bruttissimo clima. Tutto qui.
Ps. A proposito di brutto clima: molte cose da leggere sul nuovo numero di zeroviolenzadonne.it. Inclusa la terribile pubblicità bancaria che trovate qui.
E a proposito di pubblicità: indispensabile la lettura dell’intervento di Annamaria Testa su NuovoeUtile.
E di conseguenza si arriva ad un libro appena uscito per Elliot, su cui riflettere.
Tutt’altra storia, tutt’altra segnalazione: si chiude oggi la prima edizione di Roma Europa Web Factory. Informazioni e altro qui.
State bene.
the world from the windows that laugh
La pubblicità è tremenda, ma Ing non è nuova a queste prodezze. Nel 2006 ha fatto un banner in cui si vedeva un tipo che stava per slacciare il reggiseno di una tipa, e la frase: prima lo apri (il conto, ah-ha) più ci guadagni.
Vedo che non fanno che aumentare la grevezza…
Ho appena finito di guardare il filmato della Zanardo e… sono rimasto allibito. La chiusa finale con la donna appesa in mezzo ai prosciutti e timbrata è quanto di più degradante mi sia mai capitato di vedere. Al confronto un film porno è un giochino per bambini dell’asilo.
Blackjack.
Lippa, un consiglio spassionato: dovresti smettere di andare in giro con il basco nero + stella rossa in testa e fumando sigari cubani. Per non parlare degli anfibi da rissa… . Specie sulla Linea B, sei identificabilissima.
Loredana, sul brutto clima romano mi arrivano di continuo notizie simili da amici che lì vivono, temo che non sia soltanto una pessimistica impressione se in molti dicono la medesima cosa da qualche tempo. Catastrofismo? Bah.
Io so soltanto che la gente che frequento è più disillusa e più inquieta per fatti reali (lavoro e budget famigliare).
Io noto che le persone sono pronte a scattare per un niente, e questo è decisamente inquietante… Comunque, Anna Luisa, hai ragione. E smetterò di cantare l’Internazionale, promesso.
Blackjack. E c’è ancora di peggio, posso garantire…
Tre cose che temo, ma che paiono appartenere alla realtà:
1) le persone che dicono “voi pensate di essere superiori”.
2) il fatto che noi (noi chi?) effettivamente pensiamo di essere superiori.
3) il fatto, micidiale, che noi (noi chi?) lo siamo davvero, in qualche modo, superiori.
Lippa, al di là delle battute, aggiungo che anche qui, nella *rossa Forlì*, il clima è cambiato. Per esempio, mi capita sempre più spesso di ascoltare discorsi contro gli stranieri che, fino a qualche tempo fa, erano inimmaginabili.
A conferma dell’abitudine di Ing Direct a questo tipo di volgarità, un altro spot della campagna segnalata da Zeroviolenza, che risale all’anno scorso:
http://www.youtube.com/watch?v=cznfHrXJPmM
Ciao a tutte/i
Giovanna
Questa cosa, l’accusa di ‘pensare di essere di essere superiori’, c’è per strada, sui giornali, in televisione, gridata, allusa, insinuata, taciuta come luogo comune ormai talmente diffuso che può anche non essere detto tanto si sa “Loro si sentono superiori”.
Se poco poco uno s’azzarda a fare una critica ecco qua che è uno che si crede superiore, che ha perso i contatti col ‘popolo’ e, se si azzarda a qualificare certi comportamenti come razzisti, omofobi, sessisti ecc. ecco là che il razzista è lui.
Io devo dire che questa cosa m’ha proprio stufato anche perché ha tutta l’aria di essere diventata una intimidazione e un ricatto di fronte al quale noi (?) arretriamo preventivamente e ce ne stiamo zitti.
E’ questo che è veramente micidiale, secondo me.
Proprio oggi pomeriggio (proprio oggi pomeriggio) prenderò la metro B.
Se qualcuno poco poco s’azzarda a venirmi vicini e a urlarmi “Voi vi sentite superiori” gli urlerei di rimando “Emmbé?!!!” E che cavoli.
Ma “voi” chi?
Spero che la tizia in metro non ti abbia fatto male.
Certo, non fosse stato per la violenza e per il metro che è ripartito subito, sarebbe stato divertente rispondere all’accusa “Voi credete di essere superiori!”: “Grazie per averne dato la dimostrazione”.
oppure:c’è poca soddisfazione.non ci piace vincere facile.
“La vostra eccetera è nel flusso di chi scende e sta per guadagnare la porta, quando si sente afferrare per la collottola. Dopo un paio di pugni nella schiena e uno spintone che la catapulta fuori”.
Notare il dettaglio:colpiscono alla schiena ;-)))
Ripeto, ma “voi” chi? Qual è la misteriosa tassonomia che riunirebbe in un’unica categoria Loredana, Anghelos, Valeria, Anna, per non parlare di me? Il voto politico? Non mi sorprenderebbe che votassimo, se votiamo, per cinque partiti di opposizione diversi, che si odiano farneticantemente tra di loro…
E poi, che discorsi sono questi? Che cosa vuol dire “brutto clima”? Sono stupefatto. Ma scusate, che differenza c’è tra arguire dal gesto di una povera pazzoide la deriva bruttoclimista e fascisteggiante di una città, e arguirne, invece, dal gesto di un taccheggiatore straniero, la sopraggiunta invivibilità per eccessivo multiculturalismo?
Sono due modi per dar corpo a paure (speranze?) inconsce, l’idolatrizzazione di un singolo evento a prova quasi decisiva della nostra molto probabilmente distorta concezione del mondo.
Non è quello che condanniamo sempre, il conferimento ai singoli eventi violenti dello statuto di significativa rappresentazione del mondo?
Se invece di essere stata una “una bella signora, benissimo vestita, benissimo truccata, benissimo pettinata” fosse stato un Sinti un po’ alticcio, avresti scritto un pezzo denunciando il clima malsano della città? Può darsi benissimo che Roma stia diventando una via di mezzo tra la Norimberga del 1935 e la Dodge City del 1868, non dico di no, ma bisognerebbe argomentarne partendo da basi un po’ più solide che dall’aggressione di un’esponente dei Nuclei Pettinati Rivoluzionari.
Senza contare il fatto che il sottotesto implicito di quasi tutte le risposte è “wow, ma com’è vero che noi siamo superiori!”. Ma superiori a chi? Oh, Dio mio.
Vittorio, non so a chi si riferisse il “voi” e se leggi bene l’ho scritto nel post. Quando parlo di brutto clima intendo dire che vedo moltiplicarsi reazioni di aggressività estrema nei confronti di chiunque (che poi la maggior parte di queste reazioni venga dai Nuclei Pettinati Rivoluzionari è un tassello che può o non può essere degno di considerazione: di fatto, è quel che io noto e quel che riporto). Non era così. Non sto parlando degli anni Settanta, sto parlando di tempi recenti: un anno, due, tre al massimo. Non c’era tutta questa rabbia, non capitava di sentir dire da una perfetta sconosciuta al bar che ad Auschwitz non avevano “finito il lavoro” nei confronti degli zingari – ne ho parlato qualche tempo fa -, non capitava di vedere persone dall’aspetto compunto azzannarsi in autobus o in metropolitana, non capitava di andare a prendere un gelato e vedere il gelataio dire, senza sorridere, a un cliente “a giugno ne facciamo fuori un altro, via anche il vostro Dario”. Io vivo in periferia, com’è noto: e la periferia di Roma non è mai stata così.
Se si trattasse di un singolo evento, potresti avere ragione. Sono, invece, una serie di eventi: certo, registrati da una singola persona. Certissimo, senza nessun valore statistico. Non sono Vera Slepoj, non trasformo una chiacchierata fra pochi in un’indagine della Società di Psicologia. Racconto quel che vedo. E vedo questo.
Ps. I Sinti alticci, qualora avessero compiuto lo stesso gesto, sarebbero stati aggrediti, lo sai vero?
Riguardo al concetto di “brutto clima”, a me invece sono capitate di recente situazioni come queste:
1) Entro in pizzeria, è stracolma di gente, mi siedo e ordino. Il pizzaiolo prepara la pizza cantando a voce altissima “faccetta nera”.
2) In treno (tratta Forlì Bologna). Passa una ragazza Rom: il suo abbigliamento NON è sciatto e NON chiede l’elemosina. Semplicemente passa nel corridoio e scende alla fermata. Un universitario fuoricorso inizia una tirata fino a Bologna (pavoneggiandosi anche un po’ con tre ragazze lì presenti come se fosse un vero duro) in puro stile Himmler: “io li prenderei a sprangate nei denti etc, etc…”
TUTTO il viaggio così, fino a Bologna.
3) Esterno supermercato: parcheggio il motorino e lo chiudo con 2 lucchetti. Un signore mi osserva e mi chiede il perché di 2 chiusure. Rispondo che il ciclomotore in passato mi è stato rubato e avendolo ritrovato, per scaramanzia, da quella volta ho adottato la doppia chiusura. Domanda del mio interlocutore: “Sono stati degli stranieri a rubartelo, vero?”.
Mia risposta secca: “No” (ed è la verità).
Se volete posso continuare e non scherzo, posso davvero continuare, ma credo sia sufficiente…
Credo che in molti possiamo continuare a citare episodi del genere. Non mi pare si tratti di generalizzazioni astratte ma di tante osservazioni messe insieme. ‘Il clima’ non è una teoria ma qualcosa che si respira per strada, sulla metro, in ufficio.
Io resisto al ‘voi’ e al ‘noi’ , ma di fatto molto spesso mi sento respinta in un ‘voi’ denigratorio su cui devo iniziare a riflettere, visto che non ho mai amato nessun tipo di appartenenza o chiesa.
Me lo chiedo anch’io e vorrei che qualcuno mi desse una risposta: voi, chi?
Anna Luisa mi ha aperto la porta, mi accomodo per qualche secondo prima di ritornare al lavoro.
Vivo in Veneto da qualche tempo, dopo alcuni anni a Roma. Terre diverse ovviamente. Non voglio mettermi a fare critiche verso la destra (che non voto), sarebbe facile per uno come me che si sente più affine, se così posso dire, all’altra parte. Ma parlo di gente che vota PD, o UDC, o Verdi, insomma a sinistra del Governo attuale.
Ecco il linguaggio da “ce l’ho duro” ha canalizzato anche le menti delle fazioni opposte.
Anni fa sentivo da gente di sinistra (non dimentichiamo che sto parlando di Veneti…): “Questi immigrati, cominciano ad essere troppi!”, ora gli stessi dicono di non votare a destra, ma che Maroni ha fatto bene cacciarli a casa a calci nel culo.
Anni fa sentivo: “Devo tutelare il mio posto di lavoro”, ora sento dire: “Non sopporto i leghisti o berlusconi, non li voto, ma Brunetta deve sbattere fuori tutti gli sfaticati”.
Non sono i contenuti il problema (ognuno ha le sue idee), il linguaggio di tanta gente di sinistra è cambiato: più duro, più sommario, più gretto.
Non è un bene per il paese, di questo sono sicuro.
Loredana, io vivo nella periferia di Milano, come non è noto, e ti assicuro che, mutatis mutandis, i discorsi che ora sento contro i Rom o i Magrebini li ho sempre sentiti, sin da quando ero piccolo, contro i Calabresi e i Siciliani. Quello che è cambiato (che sta cambiando) in maniera epocale, non da ora, ma dal ’92 leghista e poi, sempre di più, dal ’94 berlusconista, è la possibilità di enunciare pubblicamente l’altrimenti invariante marciume silente in cui galleggia questo Paese.
Negli anni ’70 a Milano non si potevano dire in pubblico certe cose, perché non c’era un modello di comunicazione politica e istituzionale che legittimasse l’espressione di questi concetti; nemmeno Almirante da sbronzo sarebbe andato in televisione a dire cose del tipo che ci vorrebbero i vagoni per i bianchi nel Metro. Ora questo modello c’è: sono d’accordo con te, è un fenomeno linguistico gravissimo, che non ha pari nel mondo occidentale (tra l’altro, mi sembra davvero la peggiore conseguenza del Berlusconismo, che, per il resto, non rappresenta altro che un ulteriore epifenomeno dello stato del Paese, al pari della signora cotonata).
Però, quanto ai fatti, sono sicuro che, negli anni 70, nel vagone sbagliato, qualche cazzotto in faccia per avere in tasca il giornale sbagliato, quale che fosse, lo si poteva prendere tranquillamente. C’era un “brutto clima”, dicevano quelli che a me parevano bempensanti.
Io potrei dire di non aver notato, nei miei quarant’anni di vita cosciente, alcun mutamento. Sono stato rapinato per la prima volta in metropolitana con un coltello nel 1979, da un tipo molto più spaventato di me; la seconda nel 1986 o 1987, e poi più; per cui, anzi, direi che le cose non vanno poi così male.
Io certo non ti contesto il diritto di raccontare quanto ti succede, fuori e dentro; anzi, direi che nessuno al mondo può fare altro: quello che contesto al tuo post (come al solito, nulla ci dispiace più negli altri di quello che ci dispiace sopratutto in noi stessi) è, soprattutto, la connotazione emergenziale del “clima” che stiamo vivendo, il pensare che quanto viviamo stia succedendo all’improvviso, per misteriose ragioni: un pensiero che ci toglie ogni responsabilità, permette di non pensare al fallimento epocale, tutto nostro, tutto italiano, dell’idea di mondo, e di educazione della quale “noi” comunicatori pubblici, educatori, scrittori, persone di cultura (dico “noi” non perché io faccia parte in alcun modo di queste categorie, ma perché è un’idea di mondo che penso di condividere) siamo stati portatori. Io gli avrei detto così, alla signora: “Gentile signora, guardi che lei ha proprio torto. Se si rifersice, come credo alla “sinistra italiana” (perdoni l’ossimoro), non siamo mai stati superiori; siamo sempre stati, anzi, anche prima di adesso, che la cosa è palese, affatto flebili e impotenti. Tutta la nostra idea educativa e la nostra cinquantennale ‘egemonia culturale’ sul Paese sono cadute come un castello di carte marce dopo che un buffone ha messo su quattro giochetti idioti e quattro telenovele in televisione. Pensavamo di essere dei fighi, finché chi detiene il potere vero non aveva alcun interesse a proporre modelli culturali davvero alternativi ai nostri; dal momento in cui ciò è successo, ci siamo resi conto di quanto siamo imbelli. Il mondo è vostro, signora: tanti auguri”.
Ps: lo so, eccome.
Pps: chiedo scusa, se sono apparso sgarbato. Penso di non esserlo: unica giustificazione che provo a portare, un montante, precoce e generico solipsismo brontolone da vecchietto dei giardini.
Vittorio, adesso ho capito cosa intendevi.
E, certo, hai ragione: forse sono le stesse cose che, se non fossi rimasta a bocca aperta come una sciocca mentre il treno ripartiva, avrei detto anche io alla signora. Il fallimento è il nostro (e qui uso il “noi” a ragion veduta) e su questo non ci piove.
Ciò detto, il motivo della mia preoccupazione non sta nel fatto che qualcosa avviene “improvvisamente”: mi turba che questo qualcosa si ingigantisca passo dopo passo, e non accenni a fermarsi.
Riprendo l’esempio che tu hai fatto, quello degli anni Settanta. E’ esattamente a questo che pensavo stamattina, ragionando sul “voi”: ragionavo su chi lo ha pronunciato, alla cura dei suoi capelli e del suo trucco e dei suoi abiti. E ragionavo sui miei: scarpe da ginnastica, jeans e zaino in spalla. Negli anni Settanta tanto bastava (sostituendo lo zaino con una tolfa) per dover scappare da una carica della polizia o da un gruppo fascista, anche se passeggiavi sola soletta per largo Argentina a guardare i gatti. Il primo pensiero di stamattina è stato: “di nuovo? Ma è ridicolo”.
Ora, non voglio cadere nell’errore che tu indicavi: non giudico questo episodio in particolare come significativo al cento per cento. Lo giudico come tassello, insieme ai tanti altri qui citati. E’ probabilmente vero che il loro dilagare sia dovuto a quel che tu dici: al fatto che molti si sentano finalmente “autorizzati” a comportarsi in un certo modo.
Ma questo non mi fa meno paura, sai?
@Loredana
“Ma questo non mi fa meno paura, sai?”
No, lo so. Qui hai del tutto ragione tu, e del tutto torto ho io, con il mio riduzionismo polemico. Il linguaggio è [quasi] tutto.
@Vittorio. Condivido quello che dici. C’è stato lo sdoganamento e la legittimazione di certi comportamenti. Comprensibile anche il tono revanchista con cui questi comportamenti vengono esibiti. E fin qui capisco.
E’ su quel crollo come un castello di carte che rimango sgomenta, al di là di qualsiasi possibilità di comprensione. O forse sì: i segnali c’erano e bisognava accorgersene pure allora, coglierli, non sottovalutarli.
E’ stata in questa sottovalutazione l’arroganza e il pensare di essere superiori?
forse c’è in giro molta più gente con l’esaurimento nervoso(causa folli ritmi di vita,media che lanciano inquietanti segnali randomizzati di pericoli inesistenti,istituzioni allo sbando,problemi microeconomici insormontabili)
Non so, leggo il post e i commenti e penso a cose diverse.
1. Alla signora ci dovevi chiedere se ci ha uno psichiatra bbravo. Se è nota alla polizia evidentemente ne abbisogna, in un modo tale che non so più se faccia testo. La pazzitudo c’è anche dissimulata da decorazione.
2. Trovo che ci sia una differenza tra conflittualità sociale in termini di parti politiche – quella di cui parlava Vittorio, se non erro – e razzismi sdoganati e pubblicamenti ammessi di cui parlano diversi commenti. Io non amo molto la viscerale conflittualità esacerbata in questo periodo, anche in altri ambiti – per esempio laici contro credenti – perchè alligna nelle viscere e mette da parte il cervello. Tuttavia mi pare meno grave e anzi un tantino fisiologica all’umano – pur nelle sue oscillazioni – rispetto alle aggressioni razziste legittimate. Questo poter dire impunenemente tutte le stronzate di cui nei paesi civili male che vada si sospetta ma ci si vergogna mi impressiona e mi fa paura. Anche io ci ho i miei nanetti da linea b (un giorno ci incontreremo Loredana:))) io pure sono Linea B:)) agghiaccianti.
Ci ho la panza fino all’occhi e una signora dice a un signore, io sono malata e non ce la faccio ad alzarmi, dia lei il posto alla signora. (Signora, io se fa per dire:)- contentissima di speculare sulla panza e che quindi si siede volentieriPPP) il signore si alza. Io mi siedo quello mi fa “mi scusi tanto eh, non l’avevo vista”.
POi ci pensa un po’ e dice. “Però deve ammettere che se ero un filippino o un negro col cavolo che mi alzavo vero?” E io giù pippone – per altro assolutamente veritiero, che non guardi caro il mio signore, gli extra comunitari gialli verdi rossi e a palle sono tutti molti più gentili con le donne incinte.
Ma ho trovato curioso, se non patologico, e un tantino abbacinante questo voler tirar fuori un argomento falso e razzista che non ci entrava niente. Questo dover parlare male anche in un tema così secondario. Una pretestualità inquietante. Ecco, di questi nanettini ne potrei scrivere una terribile infinità e sono tutti recenti. Non che mancasse il razzismo a ROma. Ma mi pare centuplicato. E non credo che il dire significhi solo l’esplicitare. La cosa per cui ho sempre apprezzato anche se un po’ naif quei rompicojoni del politicamente corretto, è che il dire moltiplica il pensare. Il dire reifica.
Ossia, i razzisti aumentano.
@Valeria
Non lo so. Non ho gli strumenti culturali e intellettuali per sapere che cos’è che è andato o non è andato.
Che i segnali ci fossero, questo è indubbio. Che ci siano state menti lucide che si accorgevano di come il Paese crescesse del tutto indifferente (non ostile: proprio indifferente, come se non ci fosse; è diventato ostile ora, per indotto revanchismo, come dici tu) alla direzione indicata dalla nostra Orsa Minore, e del tutto succubo di altre suggestioni, è un fatto (non vorrei citare il solito Pasolini); che una maggiore condivisione della coscienza di questo avrebbe potuto fornire qualche indicazione operativa utile a evitare quello che stiamo vivendo, ho i miei dubbi.
Un po’ di arroganza c’è stata: il fastidio platonico e l’incuranza per ogni cosa riguardasse la televisione e la cultura popolare, proprio mentre la TV stava formando a nostra insaputa il neocittadino (ti ricordi che Enzo Siciliano, personaggio brillante e intelligente, ma antonomastico di questa fallimentare “egemonia” culturale, esordì chiedendo “Michele chi?” alla sua prima direzione del Cda Rai, perché non sapeva chi fosse Santoro? Il Presidente della Rai non sapeva chi fosse Santoro!), la tendenza a non sporcarsi le mani con il mondo, a dibattere solo nelle clausure conventuali di chi la pensa come noi… Ma, ripeto, non lo so.
So solo che pensavamo che la polemica tra Vittorini e Togliatti fosse il mondo, finché il Mondo non è venuto davvero a bussare alla porta, con dita possenti.
@Lipperini: mi è capitato di vedere una cosa del genere alle fermate autobus (Roma e provincia). Nel mio caso il “voi” era riferito a persone straniere. L’unica loro colpa era quella di stare alla fermata dell’autobus (per di più immobili, neanche a dire che spingevano o davano fastidio).
Non potresti essere stata scambiata per una straniera?
Anch’io sono una assidua “metrista b” e clima da iperteso in salita l’ho percepita anch’io…è molto preoccupante, anche perchè non mi si toglie dalla testa quella ragazza uccisa a Termini con l’ombrello….Terrificante.
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stamattina sulla metro A, fermata Termini una signora credo sessantenne ha cominciato ad esortare i passeggeri ad andare avanti perchè vedeva del posto vuoto. Non si era accorta che c’era un passeggino e quando glielo hanno fatto notare ha detto: “Pensa un po’, ai tempi miei mica potevano entrare i passeggini”. A me sembra incredibile, la gente non sopporta davvero più niente e nessuno.
Sono capitato per caso da queste parti e quando ho letto l’argomento del contendere sono rimasto basito.
In questi giorni ho discusso con gli amici proprio di questa specie di rabbia repressa e strisciante che sembra pervadere tutti. Potrei portare mille esempi, ma evito…basta uscire di casa a fare la spesa.
Mi consola, si fa per dire, che non sono il solo a vivere questa situazione con disagio e preoccupazione.
Buona serata a tutti.
Non riusciamo a capire quello che è andato storto, però – tutti siamo d’accordo – le cose sono cambiate.
Di nuovo d’accordo con Vittorio: ” Quello che è cambiato (che sta cambiando) in maniera epocale, non da ora, ma dal ‘92 leghista e poi, sempre di più, dal ‘94 berlusconista, è la possibilità di enunciare pubblicamente l’altrimenti invariante marciume silente in cui galleggia questo Paese”.
Le stesse cose, se non ho capito male, le dice Zauberei: la visceralità è fisiologica all’umano, quello che fa paura è la sua legittimazione politica, o, per dirla in altro modo, la retorica che dà espressione alla pancia.
In fondo era questa la famosa ‘lingua del popolo’ rivendicata orgogliosamente da Rossella nella puntata di Matrix e contrapposta alla ‘langue de bois”.
Forse allora sarebbe urgente trovare un’altra lingua. Purtroppo a me non piace il politicamente corretto eppure sono assolutamente d’accordo con il fatto che le parole moltiplicano il pensiero e reificano le cose.
Mi accorgo di avere riformulato riflessioni fatte un po’ qui un po’ là nei diversi post, ma ho bisogno di chiarirmi i pensieri.
Comunque stasera sulla linea B tutto tranquillo.
La televisione ha alzato la soglia dell’udibile, la spettacolarizzazione della realtà, la necessità che tutto per essere sia urtante, deflagrante; tutto deve durare il giusto necessario, non c’è lentezza, non c’è pazienza e, nel frattempo, non ci sono nemmeno soldi e lavoro e quindi è più facile scoraggiarsi e prendersela con i presupposti deboli, cioè chi non può difendersi. Il servizio pubblico televisivo (cioè pagato da noi) è una merda. Su Domenica In si parla per quarti d’ora, mezze ore e ore intere di immigrati se dobbiamo mandarli via oppure no, di stupro se dobbiamo castrarli chimicamente oppure no. Casse di risonanza incredibili per chi non ha voglia di pensare. Cogne, Garlasco. Secondo me guardare la televisione in modo critico non basta più, anche perché chi potrebbe guardare la televisione in modo critico non guarda certi programmi perché danno la nausea; questa rabbia diffusa è eclatante.
Postilla della buonanotte da un simpaticone della linea A.
Ieri sera sono arrivato all’Anagnina verso le 22. Notte fonda insomma, e buio pesto.
Arrivato ho visto una piccola ronda di carabinieri e militare girare. E dentro di me ho detto: “Sono contento. Prima stare all’Anagnina a quest’ora era sconsigliabile per chiunque”.
E stramaledivo la sinistra che certe cose non le vuol proprio capire. Io in effetti mi sentivo molto più tranquillo ad aspettare l’autobus.
La prossima volta che risento i commenti dei romanacci sulla “sicurezza” – pensavo – sarei un ipocrita ad infamarli.
Poi stamattina alle 10 ero di nuovo all’Anagnina. E ho rivisto la stessa ronda. I militari ovunque, in mezzo alla massa di pendolari.
E allora ho capito tutto il rischio della sicurezza, quando si avvicina a te anche quando non ne hai bisogno.
E non tutti lo hanno capito, evidentemente…
A Borgo Panigale fanno una piccola festa de l’Unità (che ora ovviamente non si chiama più così, ma ci siamo capiti) che ogni tanto visito perchè servono delle crescentine davvero buone. L’anno scorso, i volontari che ci lavorano sono stati intervistati dalle pagine locali del quotidiano fondato da Antonio Gramsci, e il ritaglio era stato orgogliosamente appeso allo stand. Riporto a memoria i seguenti passaggi:
“Per voi Cofferati è stato un buon sindaco?”
“Assolutamente sì!”
“Per quale motivo in particolare?”
“Ha cacciato via gli zingari dalla riva del fiume!”