Letture e riposo: sull’onda pigra del Natale, e dopo aver terminato, con qualche interrogativo, un libro che altri farebbero rientrare nella molto dibattuta categoria del monnezzone, trovo un articolo sul burlesque. E fin qui, siamo quasi nella norma: sono anni che attorno al burlesque si ronza, con mal dissimulato entusiasmo (visto? girl just want to have fun).
Però mi chiedo. Come si fa a non rispondere con un gentile “sa di cosa sta parlando?” quando la signora Glitter Painkiller, che suppongo debba il suo nome d’arte a Quentin Tarantino, dichiara: “il femminismo ci ha costretto a dimenticare la nostra sensualità. Il nostro successo è dovuto a questo”?
Posso segnalare un saggio interessante? Grazie
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=375851
“E’ il contrario della donna oggetto”, sintetizza ancora Casella che comunque, presentando i suoi spettacoli, incita gli spettatori: “Più urlate, più si spogliano”.
Qualcosa mi sfugge: perché sarebbe il contrario della donna oggetto?
@Anita. Casella afferma che questi spettacoli sono il contrario della donna oggetto. Non è detto che la sua affermazione corrisponda a verità.
Sembra vero invece che c’è il ritorno alla donna oggetto ma nessuno ha il coraggio di chiamarlo con questo nome.
Beh, veramente io, sul forum di fahre, qualche tempo fa, in altro modo, ma lo avevo sostenuto e lo sostengo tuttora. E se c’è qualcuno che sostiene il contratio, o è cieco oppure pensa che l’esposizione delle femmine in modo così vorace, sia un modo per affermare le proprie sensibilità d’animo e i miliardi di cellule grigie che si agitano nei cervelli delle femmine. E’ questa la differenza: ci sono le donne e ci sono le femmine. Gli uomini – forse – preferiscono le seconde.
@valeria: sì, grazie, questo lo avevo capito. La mia domanda, ironica, vorrebbe sapere dal signor Casella in che modo e perché questi spettacoli sarebbero il contrario della donna oggetto, perché in essi pare invece di vedere sempre e comunque donne oggetto, anche se possono personalizzare i copricapezzoli ed essere grasse-magre-alte-basse ecc. Sarebbe interessante sentire la motivazione dell’affermazione insomma.
@Anita. Sì, certo, avevo capito. Epperò valle a chiedere le motivazioni! Io mi sono accontata del fatto che affermare ad alta voce che c’è il ritorno della donna oggetto pare brutto. In fondo pure questa ritrosia è una sorta di pudore, un copricapezzolo ideologico, no? 😉
@Rosemarie. Io non credo affatto che esistano femmine e donne. Questa santa e tranquillizzante dicotomia l’hanno inventata gli uomini.
Non mi pare, peraltro, che nella nostra cultura si faccia differenza tra maschi e uomini. Perché?
Mi distraggo un attimo e si torna ai fondamentali?
@Loredana. ahi… era un rimprovero? 🙂
Epperò, mica è colpa nostra se da lì non si schioda. O forse sono io che mi sono disistratta nel frattempo?
No, non era un rimprovero. Ma se si torna a fare la distinzione tra femmine e donne, che devo fare? Riscrivere da capo tutti i post degli ultimi due anni? 🙂
No, semmai ce li andiamo a rileggere da sole. Non ti scoraggiare, secondo me qualche punto fermo c’è. Su terreno franoso, ma c’è. Ne sono convinta.
And remember, you gotta have a gimnick…
http://www.youtube.com/watch?v=gFRSawe33sA
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=375851
Salve Lipperini,
di questa accademia del burlesque ho trovato traccia in televisione: esiste quello che forse dovrebbe essere un nuovo format, “ciccia è bella”, dove a una donna non velina si insegna come valorizzarsi, tra il resto proprio apprendendo tecniche col boa – ma non so dirle di più perché l’ho visto en passant in una visita ai genitori… Lei ne ha avuto notizia?
ora a me questa storia che il femminismo sia contro la sensualitá e il piacere m’ha veramente sfracassato le ovaie. c’é bisogno di dirlo chiaro e forte, riappropriarsi del corpo non significa solo farci crescere liberamente i peli o smettere di portare il reggiseno.
il femminismo ci ha aiutato a uscire dalle logiche dell’immaginario dominante, dalla mercificazione, dell’incubo a senso unico eteropatriarcale.
é vero che é esistito e esiste un femminismo conservatore e censorio, ma grazie alla dea le femministe di adesso portano la minigonna, lo stivale da meretrice, il push up se gli va e si scopano qualsiasi cosa si muova – sentendosi pure, a volte, un po’ puttane (che male c’é? se é una scelta il lavoro sessuale é piú decente di tanti altri modi di prostituire la propria intelligenza).
Eh si, è proprio questo il femminismo, quello che prospetta la slavina! E’ il corpo che parla dimenticandosi di avere un cervello. E dopo questo, sentendomi già addosso gli sguardi accusatori di tutti o quasi, mi licenzio e me ne vado. Auguri a tutti
Allora. Rosemarie e Slavina, io ho un’abitudine, buona o cattiva che sia. Parlo di cose che conosco: e, qualora non le conoscessi, tento di informarmi prima di dire la mia. Non è una questione di sguardi accusatori: semplicemente, visto che su questo blog si discute da tre anni di questioni di genere, sarebbe cosa cortese informarsi prima di pubblicare la prima cosa che passa per la mente. E’, anche questo, un invito alla responsabilità. Molte grazie.
Loredana, hai ragione e un po’ mi sento in colpa per il mio commento di ieri.
Eppure la sensazione che sulla questione di genere si fa un passo avanti e tre indietro è molto forte.
Non parlo dei commenti su questi blog, tranne che del mio, ma dell’articolo in questione a firma di una giornalista donna. Non una domanda di approfondimento, non un commento, non un brivido si stupore. Solo un ‘allora ben venga’ alla fine che sa di amara ironia, forse.
La mia impressione è che anche le giornaliste brave e che in genere si occupano di ‘argomenti seri’ si scocciano a parlare di certi temi, li considerano robetta di cui sarebbe meglio non occuparsi.
E io parlo sempre come lettrice. E sì, come lettrice di quotidiani (quando li leggo, sempre meno di questi tempi) mi capita di essere spesso scontenta.
Del Burlesque ho solo nozioni indirette.
Mi è sempre sembrato uno spettacolo per chi – in fondo – non ha coraggio bastevole a dichiararsi francamente pornofilo.
Incredibile poi che nonostante durata ed estensione non paragonabile ad altri movimenti ma non certo risibili, ci siano ancora moltissimi che dicono IL femminismo, come fosse stato un fenomeno chiaro, monolitico e granitico così da poterne utilizzare cause ed effetti come fossero isolabili ed univoci.
Saluti.
a proposito di stereotipi di genere: vi segnalo un articolo di Giorgio Vasta, che stimo moltissimo come scrittore.
http://tinyurl.com/yhkcfbu
a me pare che però questo pezzo riproponga una contrapposizione maschile/femminile vecchia (che la donna sia meno violenta non sarà forse frutto di millenni di sottomissione, e di certi modelli educativi?) e che in qualche modo (proprio nel suo “femminismo”) non ci fa fare passi avanti nel nostro dibattito.
Stella, sono d’accordo: la contrapposizione fatta da Vasta è pericolosissima. Infatti, la mia paura è che, passato il clamore mediatico da Noemigate, la questione passi in secondo piano lasciando inalterato quell’immaginario su cui si doveva e si deve incidere.
Dunque, è il momento in cui l’attenzione deve essere massima: e non è casuale che una bella fetta del femminismo storico che aveva per anni relegato il discorso nei propri centri di (piccolo) potere stia ora avocando a sè la legittimazione di poter intervenire sulla questione.
Ignorando le eretiche 🙂
Sgradevole da dire, ma verissimo. E ci tornerò, a costo di essere accusata di protagonismo. Perchè la situazione è pessima.
cara lippa
sinceramente non capisco per quale motivo vengo chiamata in causa ed invitata ad “informarmi” e a pensarci due volte prima di postare “avventatamente” in questo spazio.
ribadisco che uno degli inganni piú clamorosi dell’antifemminismo é dipingere le femministe come dei mostri senza desideri, trascurate, che odiano gli uomini e che disprezzano la loro femminilitá.
é arrivata anche l’ultima sgallettata burlesque a riempirsi la bocca con il concetto (perdipiú utilizzando le prostitute come stereotipo negativo – giá, oltre ad aver letto Dalla parte delle bambine 1 e 2 e Il secondo sesso mi sono pure disturbata e letta l’articolo che citi – mi devo informare di piú? se sí per favore illuminami)
finché non troveremo noi stesse il modo di affermare con decisione che il femminismo non ci priva del piacere, né della gioia di piacere e piacerci, milioni di adolescenti continueranno a pensare che il femminismo é una cosa per vecchie carampane che hanno solo il cervello ma non sono dotate di corpo.
ps:
http://escritorasfantastikas.blogspot.com/
é una scrittrice spagnola, femminista, appassionata dei monnezzoni che piacciono a te.
cordialmente,
Dunque, fatemi capire: una appassionata di burlesque dice una cazzata, quindi la conclusione che ne ricavate è che tutte le appassionate di burlesque dicano cazzate. Complimenti!
Mi piace il burlesque, mi piace ballare, mi piacciono i lustrini e le piume di struzzo. Mi piace essere guardata e mi piace provocare. E’ uno dei tanti modi che ho di divertirmi e di vivere un aspetto (uno dei tanti!) della mia sessualità. Allo stesso modo, mi piacciono l’arte e la filosofia, la matematica e gli scacchi e talvolta perfino le gite in bicicletta.
Forse vi chiederete che differenza ci sia tra una “burlatrice” ed una più comune velina. Intanto, le “burlatrici”(splendido termine!)possono essere considerate (e si considerano) belle anche con una 48, ma questo non è il punto. Il punto è che le burlatrici scelgono come e dove ballare, se, come quanto spogliarsi; scelgono coreografia e costumi. Non sentono l’esigenza di esibirsi sempre e comunque, e hanno ben chiara la differenza tra “palco” e “vita reale”. Sono spettacoli, il più delle volte, ideati interamente da donne, per le donne
In sintesi, non pretendo che i divertimenti altrui trovino la vostra approvazione; quel che vi chiedo è semplicemente di ragionare più obiettivamente. Insomma, non fate di ogni erba una fascio, grazie.
Scusate se mi intrometto, Slavina, ho la sensazione personale che il tuo errore sia nell’uso delle parole. E ai simboli che esse richiamano, ovvero simboli machisti.
MissVi, le Burlatrici (bel termine, concordo) non hanno niente a che fare con la supposta verve di liberazione femminile che si sente nominare spesso quando se ne parla.
Per quanto mi riguarda ‘sto burlesque ha appunto una estetica pornografica (come si diceva sopra), a tratti più rassicurante per me uomo, ma sempre là siamo, di machismo si tratta, di erezione mia. Mi sembra solo una variante un po’ più autoironica di una donna oggettificata da una prospettiva maschile becera assai, come anche la velina lo è, come anche lo è la geisha. Niente di propriamente nuovo.
In questa oggettificazione la Burlatrice se ne riconoscerà o no? Non penso che lo status di Burlatrice giovi molto alle prospettive femminili e maschili oggi, semmai il contrario.
E io starei attento mille volte a confondere uno spettacolo machista un pelino più autoironico (e retrò) con altre questioni.
Scusami Andrea, è evidente che tu non hai mai visto uno spettacolo di burlesque. Credo che non abbia niente a che vedere con la pornografia “tradizionale”, creata ad uso e consumo degli uomini…a proposito, lo sai che esiste anche una pornografia “femminista”?
In secondo luogo, io non ho mai detto che il burlesque sia un modo per realizzare la liberazione femminile (quella, semmai, la si realizza nelle piazza, nei luoghi di lavoro e, prima ancora, nella testa). Ribadisco che il burlesque per me è un divertimento: uno stile, un ballo, un modo di vivere la sensualità. E la sensualità e il sesso in generale per me hanno molti, molti significati, compreso quello del puro divertimento; a questo punto anch’io potrei essere accusata di “oggettificare” gli uomini! E aggiungo, per concludere, che il sesso non conosce regola a parte quella del mutuo consenso delle parti, per il resto, grazie a dio, non conosce politically correct.