C PER CASAPOUND: BREVE STORIA DEL NOSTRO BISOGNO DI VENDICATORI

Nell’immaginario abbiamo sempre avuto bisogno di un vendicatore: si chiamasse Zorro, Guy Fawkes, Batman, John (Sean) Mallory, che fosse un personaggio storico o di finzione, che fosse un eroe o un supereroe, almeno fino a quando Tolkien e Alan Moore ci hanno dimostrato che eroi e supereroi possono e devono essere imperfetti.
Quando leggo della “rivolta delle periferie”, che andrebbe tradotta con “CasaPound si precipita nelle periferie per sostenere la campagna anti-rom”, penso che una lunga serie del dolore e dell’orrore contemporanei si debba a parecchi fattori.
In primo luogo, ma certo, l’indifferenza e l’assenza della politica vera, non il giochetto da talk show e da social, ma la politica che è presente nei luoghi e che ascolta, che fa propria la sofferenza, che denuncia l’abbandono.
In secondo luogo, quella che negli anni è diventata una consuetudine: qualcosa non va? Dillo al Gabibbo, che manderà gli inviati di Striscia la notizia a fare giustizia. Oppure dillo alle Iene, che trasformeranno in spettacolo il tuo dolore e la tua solitudine, e diventerai, guarda, anche un po’ famoso.
Che non funzioni così dovrebbe essere chiaro, ma chiaro non è. Se penso al lungo e non terminato abbandono delle zone terremotate, e se penso alla sordità, se non all’ostentata arroganza, di chi avrebbe dovuto averne cura a livello istituzionale e, sì, politico (“gentaccia”, “sabotatori”, eccetera), diventa ovvio che oggi lo slogan aizzato da CasaPound sia “date le case ai terremotati e agli italiani e non agli zingari”.
Ma fa rabbia. Perché è evidente che non andrà ai terremotati la casa assegnata alla famiglia rom di Casal Bruciato, respinta da un’occupante che non ha mai neanche fatto domanda “perché tanto non serve”, con corredo di megafoni e bandiere. con l’onnipresente Fabrizio Montanini (sì, lui, quello che gioiva per l’incendio del campo rom di Monti Tiburtini: è ubiquo, quest’uomo) che si fa fotografare con la ventenne aspirante occupante e dichiara “”Siamo pronti a dare supporto, a trasformare le strade in trincea come abbiamo già fatto a Torre Maura con le vittoriose proteste dei giorni scorsi”, e nessuno dice “bah”, nessuno lo smonta.
E’ accaduto e accadrà ancora. In questi quasi tre anni dal terremoto del Centro Italia altri personaggi si sono appropriati del terremoto, e qualcuno è stato pure eletto in virtù di quell’appropriazione, e qualcuno prima o poi lo sarà, basta aspettare e farsi i conti. Ma quando questo avviene non si può invocare il populismo per fornire una spiegazione. Bisogna anche riflettere, e non poco, su cosa ha portato tante persone, che vivono in abbandono reale, a rivolgersi ai Vendicatori de noantri, pettorali scolpiti e muso duro. Bisognerebbe ricordare che le trasmissioni televisive (spettacolo, eh! Spettacolo!) che hanno proposto e rilanciato quell’immagine, con un po’ di risate finte in sottofondo, sono state quelle più seguite, e magari lo sono. Bisognerebbe ricordare che il pugno duro della Regione Marche, Pd, sui terremotati ha responsabilità gigantesche in quello che è accaduto. Bisognerebbe reagire, per la miseria. Bisognerebbe esserci, e non lasciare campo libero a CasaPound, che razzola e minaccia e incendia (gli animi, sì, certo). Bisognerebbe prendere esempio dal Dottor Manhattan di Watchmen, e non fare come lui quando intraprende la via della divinità lontana dagli uomini, ma tant’è.
Preferisco il silenzio ora: sono stanco di questo mondo, di questa gente, di essere invischiato nel groviglio delle loro vite… Dicono di aver lavorato tanto per costruire il paradiso, per poi scoprire che è popolato di orrori! Forse il mondo non viene creato. Forse niente viene creato! Un orologio senza orologiaio. È troppo tardi. È sempre stato… E sarà sempre… Troppo tardi. (Dottor Manhattan)

3 pensieri su “C PER CASAPOUND: BREVE STORIA DEL NOSTRO BISOGNO DI VENDICATORI

  1. Carissima Loredana, la leggo sempre con piacere che, purtroppo, è anche sofferenza per gli argomenti da leu trattati. Condivido quasi tutto delle sue argomentazioni tranne una affermazione: ” la politica che è presente nei luoghi e che ascolta, che fa propria la sofferenza, che denuncia l’abbandono”.
    Questo tipo di politica non mi piace perché non é politica: é amministrazione dell’esistente, non é politica. Questo é “populismo”. Che sia di destra o di sinistra, poco importa. La politica deve essere un’altra cosa: deve essere guida, indirizzo, previsione, per quanto all’uomo sia concesso di prevedere. La politica deve capire se il sistema sociale va bene oppure no. E, se no, lo deve modificare anche se ciò non le da il consenso elettorale. Grazie per l’ascolto.

  2. La giovane Noemi, se ho capito bene, è la compagna di un ragazzo, Simone appartenente al gruppo di Forza Nuova.
    Le istituzioni rinunciano ad assegnare la casa alla famiglia italiana di etnia rom che ne avrebbe avuto diritto. Sicuramente anche le cinque persone che avrebbero avuto diritto alla casa, non si saranno sentite sicure di restare a Casal Bruciato, dopo le manifestazioni di ostilità che le sono state riservate da una parte del quartiere.
    Parlo di quest’altra storia in cui di nuovo Casapound e Forza Nuova si fanno protagoniste, perché questa è proprio lampante anche alle cattive coscienze.
    Intanto ci deve essere, nelle istituzioni, chi li avverte di queste assegnazioni.
    Sinceramente non so come funziona il meccanismo, ma posso immaginare che a Noemi e Simone con il loro bambino di sei mesi, sarà parso quasi uno scherzo potersi sostituire ai legittimi assegnatari, con l’assistenza di Casapound e Forza Nuova.
    I cittadini poi, che della legalità non si interessano davvero, non trovano ingiusto che una persona occupi una casa a scapito di un’altra, pur non avendo tra l’altro, ancora mai fatto richiesta di casa popolare.
    E la parte dolente del discorso: i miei referenti politici, ed io, non c’eravamo a parlare con le persone.
    Non volere una famiglia di cinque persone in un quartiere. Decidere che neri, rom e non so chi altro, non sono persone grate.
    Le periferie si vendicano dell’abbandono, reagendo contro gli ultimi, ma sono sobillate dalle forze di “estrema destra”.
    E non sono presidiate da persone credibili. Sempre pensando al 3° municipio, io credo che lì sarebbe più difficile fare propaganda per i fascisti, perché Giovanni Caudo è un presidente che ha credibilità.
    Cari saluti.

  3. Ho letto adesso su “La Repubblica” che la famiglia rom non è italiana, bensì bosniaca e che era in testa ad una lista di assegnazione delle case popolari, anche per superare la sistemazione nei campi rom.
    Otto persone e non cinque; la famiglia Omerovic è dovuta tornare nel campo di La Barbuta.

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