Fate un piccolo sforzo di memoria e ricordate il premio Strega di dieci anni fa: quello a cui partecipò Q, con queste modalità. Dieci anni dopo, le polemiche sono note. Contribuisco alle medesime con l’intervista a Scurati che appare oggi su Repubblica. Eccola:
Non c’è tregua per il premio Strega 2009: a un mese dalla vittoria con Stabat Mater, Tiziano Scarpa ha sferrato, su Vanity Fair, un duro attacco ad Antonio Scurati, arrivato secondo per un voto con Il bambino che sognava la fine del mondo (alla quinta edizione, con cinquantamila copie vendute). Scurati risponde definendo Scarpa “il sintomo della degenerazione della società intellettuale italiana”.
Ovvero?
“Prima vorrei precisare che dopo il 2 luglio non ho detto una sola parola, nonostante fossi stato sollecitato da vari giornali: ho accettato gli esiti da leale combattente. Purtroppo sono stato trascinato nel fango di una polemica postuma, e a questo punto non posso che ribadire i fatti. Scarpa ha vinto con il sostegno del più potente gruppo editoriale e mediatico italiano. E mi stupisce che nonostante la medaglietta appuntata al petto da Papi Mondadori, continui a sprizzare veleno sugli altri concorrenti”.
Intende riaprire la vecchia polemica contro gli autori che pubblicano con Mondadori o Einaudi?
“No, mi riferisco solo al caso specifico. Tiziano Scarpa: ovvero, il simbolo della categoria del marginale fotti e chiagni, di chi ha parlato per anni in nome degli esclusi e ha poi sfruttato l’emarginazione per trarne un forte beneficio personale, dimostrandosi così un oppositore funzionale al potere. Per un decennio, Scarpa ha usato Internet per spalare fango su quel che rimaneva delle istituzioni letterarie italiane. Salvo poi ricevere volentieri il beneficio di una vittoria decretata grazie al peso del più forte sistema editoriale e mediatico italiano”.
Non è singolare che due scrittori che sembravano intenzionati a scardinare la vecchia società letteraria siano finiti invece a scontrarsi per ottenere uno dei simboli di quella società?
“La mia posizione è diversa da quella di Scarpa. Ho sempre criticato, anche nei miei libri, un certo sistema editoriale, mediatico e culturale: ma non ho mai finto di non farne parte. Nell’intervista a Vanity Fair, Scarpa elenca i miei successi nel campo giornalistico, accademico, editoriale e dell’organizzazione culturale, insinuando l’infame sospetto che li abbia conseguiti grazie a favori da parte dei potenti. Questa è una tipica mentalità da spirito del risentimento, una delle sintomatologie più chiare della degenerazione sociale. Io sono arrivato ovunque da outsider: ma una volta entrato nel sistema non ho finto di essere ancora un outsider. Semmai, ho cercato e cerco di destabilizzare dall’interno: anche se so che la macchina mi schiaccerà, cerco di mandarla fuori giri, come ho fatto scontrandomi con Bruno Vespa durante la premiazione del Campiello. L’unica possibilità per chi prova un disagio è stare dentro la macchina, consapevolmente, e fare attrito con la propria persona: a differenza di Scarpa, che per anni ha sbeffeggiato il potere come i giullari delle corti medievali, in maniera irrilevante e innocua, salvo poi accorrere al tavolo di quello stesso potere. Un vero e proprio buffone di corte 2.0”.
Scarpa ha sottolineato la sua doppia veste di candidato e giurato. Come risponde?
“Che faccio parte degli Amici della Domenica da quest’anno e al pari di altre centinaia di scrittori italiani. Muovere questa critica nei confronti di un giurato fra quattrocento equivale a dire che un cittadino italiano non può candidarsi alle elezioni politiche solo perché vota. Moltissimi giurati hanno partecipato alle passate edizioni, proprio perché il voto individuale è irrilevante”.
Per chi ha votato?
“La domanda è oziosa”.
Mettiamola così: un voto dato a un esordiente avrebbe contribuito a scardinare la macchina?
“Sì e no: c’erano libri di esordienti, come Giorgio Vasta e Filippo Bologna, che avevo apprezzato. Ma lo scorso anno ha vinto proprio un esordiente, Paolo Giordano, e non mi sembra che abbia danneggiato la macchina in alcun modo. Proprio perché la sua vittoria è avvenuta sotto l’egida di Mondadori”.
Parteciperà di nuovo allo Strega?
“Non credo. Lo strascico di questa edizione, con le polemiche basse e volgari di Scarpa dopo e di Elido Fazi prima, è per me una sorta di automortificazione rituale e costituisce un congedo definitivo, anche luttuoso, dal cadavere della società letteraria. Il mio grande rammarico è che questa poteva essere l’occasione di un confronto tra due libri diversi e due diverse idee di intendere la letteratura. Non è stato possibile e non lo sarà a causa della volgarità di Scarpa”.
Ho letto sia lo Stabat Mater di Tiziano Scarpa che il pessimo romanzo di Scurati. Altro che un solo punto di differenza tra i due! Viva Tiziano.
Scurati dice: “Nell’intervista a Vanity Fair, Scarpa elenca i miei successi nel campo giornalistico, accademico, editoriale e dell’organizzazione culturale, insinuando l’infame sospetto che li abbia conseguiti grazie a favori da parte dei potenti”.
Letta l’intervista, a me pare che sia vera solo la prima parte di questa frase.
Scurati dice: “Per un decennio, Scarpa ha usato Internet per spalare fango su quel che rimaneva delle istituzioni letterarie italiane”.
Mi piacerebbe che qualcuno linkasse qui nei commenti un articolo nel quale Scarpa “spala fango” sulle “istituzioni letterarie italiane”. Perché a me non ne viene in mente nessuno.
(Vabbè, è una pedanteria. Mi pare che Scarpa abbia cominciato a “usare internet” dal marzo 2003, quando nacque Nazione indiana. Quindi sono sei anni e non dieci).
Grazie per l’ospitalità.
Scurati ma chi credi di essere? Non sei certo un grande scrittore. Giochi a fare il sovvertitore, in fondo, aldilà del tuo atteggiamento tipico delle persone che rifiutano tutto e tutti, sei un lacchè del vero potere editoriale. I tuoi libri sono pubblicizzati a dosi imbarazzanti, anche quando come gli ultimi due sono insignificanti e mediocri.
Visti ambedue, Scarpa e Scurati, da Marzullo, esibirsi in “interviste” registrate prima del finale-thriller dello Strega. Ambedue talmente seri e compenetrati nel ruolo del prossimo sicuro vincitore del premio da ricordare l’uno Toto Cutugno intervistato da Gianni Ippoliti alla vigilia del Sanremo in cui fu trombato dai Pooh, l’altro i Pooh intervistati da Gianni Ippoliti (era il 1990). Spiegare ad ambedue che in questo momento nel mondo ci sono un centinaio di guerre in corso è cosa possibile?
Interessante articolo su Libero in riferimento alle polemiche tra Scurati e Scarpa. Il pezzo è di Parente, il titolo: “Gara di buffonate dopo lo Strega”
E se lo dice Parente, che se ne intende, possiamo crederci…
Nel frattempo, che non c’entra (con l’apostrofo) ma centra (senza apostrofo), Maria De Filippi attacca Morgan giurato di X Factor: «non può stare in giuria chi ha i suoi dischi da promuovere».
Parente è coerente, non un santo. Ha scritto libri che hanno familiarità con la letteratura. Scurati e Scarpa hanno scritto libri per veicolare bellissime (queste si) copertine, all’interno il nulla.
E io che mi lamentavo dell’ambiente del fantasy!
Ne abbiamo ancora della strada da fare, per arrivare ai livelli dell’alta letteratura.
Dinosauroparente, per favore, vai in vacanza. Sei l’unico che può dire di se stesso che ha familiarità con la letteratura.
Parente è coerente: ha scritto libri che hanno familiarità con le buffonate.
Ma non è vero che non abbia familiarità con la letteratura: una volta in strada l’ha incontrata, e le ha chiesto la tariffa per mezz’ora, compresa di asciugamani. Purtroppo lei non accettava di essere ricompensata con un pagherò, e da allora non si sono più reincontrati.
Non sono Parente. Sono un semplice lettore che non la pensa come voi. Dimenticavo! Non riuscite a dialogare con chi la pensa in modo diverso. Per voi letteratura è: Scurati, Scarpa, WuMing, Saviano, De Cataldo, Cammilleri, Tabucchi ecc. ecc. il resto è tanfo pestilenziale.
Scusate. Intervengo di nuovo per comunicarvi che in vacanza non vado, purtroppo è circa un anno che non lavoro.
Sono un artista visivo, e vi assicuro che, in quanto a premi, manipolazione dell’informazione, rapporto potere-artisti, nel mio settore la situazione è ancor peggiore di ciò che accade in ambito letterario. Nella carriera di un artista (all’interno dei circuito del sistema dell’arte) il “pubblico” conta zero: noi siamo in balia totale dei critici e del potere culturale. Ad un artista che come me osa esprimere opinioni, discutere, è riservata una censura pressoché totale. E se il “pubblico”, nel sistema dell’arte, è quasi ininfluente, conta ancor meno l”opinione pubblica”. Vi faccio un esempio. Qualche tempo fa ho inviato una lettera al Giornale di Bergamo esprimendo delle perplessità sulle metodologie adottate dalla GAMeC (la Galleria d’Arte Modena e Contemporanea) nella scelta degli artisti da esporre (leggetela nel blog http://tranqui2.blogspot.com/). La redazione del quotidiano ha deciso di dar spazio al mio intervento formulando una scaletta di domande da sottoporre alla direzione della galleria bergamasca. La GAMeC, adducendo motivazioni del tutto risibili, si è rifiutata di rispondere.
Vi siete mai domandati perché oggi gli artisti (parlo di coloro che hanno già raggiunto una certa affermazione) tacciono? Perché (scandali a parte) hanno una scarsissima visibilità mediatica? La prima richiesta che le lobby dell’arte ti fanno per sostenerti nel circuito è di abbassare la testa, obbedire agli ordini e non “rompere le palle”.
Daniele Scarpa Kos
Come siamo caduti in basso! Scrittori italiani ridicoli, se il livello espresso è quello di Scarpa e Scurati con i libri presentati allo Strega
Siamo alla vecchia questione del faccia da cipolla faccia da zucchina, senza che almeno io riesca a vedere tra i due contendenti sto Proust redivivo ecco. Sarà che per i sovvertitori der sistema de professione ci ho scarsa simpatia. Ma nun dovevate scrive?
Scrivete. E punto.
Be’, no, Zaub, la fai facile tu: ‘scrivete. e punto’. Si tratta pure di essere letti – e, magari, prima, comprati. I libri dico, ovviamente 😉
La mia notazione così terra terra, in realtà, è stata un’illuminazione dello stesso Scarpa che, a quarantacinque anni, ha scoperto che i premi fanno vendere (ma va?) oltre al fatto che sono una questione di potere: “Ho capito che lo Strega non è solo una questione di copie che vendi in più. E’ una questione di potere”.
Ma allora di che parlava, o denunciava, prima?
Proust oltre al genio, Zaub, c’aveva la memoria. Che poi, se uno non ce l’ha, la può pure esercitare. Ce ne stanno a bizzeffe di corsi a prezzi stracciati che eviterebbero di fare certe figure. Magari potrebbero affiancare le scuole di scrittura. Tornerebbero utili in certi casi più di cento corsi su Carver e su Lish!
Sarebbe ganzo per l’anno prossimo che Dama Lipper e qualche altro critico letterario d’una certa rilevanza iniziassero a parlare di un libro mai scritto da un autore che non esiste. Parlandone strabene. “Un capolavoro come da anni non si vedeva in Italia, edito da una casa editrice appena nata, che meriterebbe assolutamente di entrare nella cinquina per avere un po’ di risonanza mediatica, etc…etc…”.
Magari in qualche blog pubblicare ogni tanto degli stralci del romanzo scritti ad hoc. E mettere su dei giornali delle interviste all’autore (o autrice, visto che è una Strega).
Mi garberebbe capire quanto potrebbe gonfiarsi il caso…
La polemica tra Scarpa e Scurati è utile solo perchè mette a nudo un sistema che non valorizza la qualità. Inoltre fa emergere la vera questione e cioè l’ipocrisia. Non si può a distanza di qualche anno, prima fustigare Enzo Siciliano (vincitore dello Strega) in quanto uomo di potere e inserito nel sistema editoriale, poi partecipare e vincere lo Strega valorizzando (con innumerevoli interviste) la manifestazione. Non passa, come chiaro e coerente neppure il ragionamento di Scurati che sostiene di combattere da dentro il potere. Come lo scardina? Udite, udite! Snobbando Vespa e Di Mare.
Ho letto un libro di Scarpa e uno di Scurati. Nessuna voglia di leggerne altri e di nuovi. La polemica tra loro, pertanto, mi lascia del tutto indifferente. Gli scrittori italiani confermano spesso che non vale la pena leggerli e aspettarsi da loro un libro che rimanga nel tempo.
Da qui, da dove sto scrivendo in questo momento, qui dove l’acqua scorre nello scarico in senso antiorario, e’ cosi’ piccina e deprimente tutta questa vuota polemica…
ma questi 400 giurati sono elencati da qualche parte? come votano?
ma poi dai chissenefrega dello Strega e del Campiello, non sono i premi italiani certo che sanciscono la Letteratura e mai lo saranno.
Gianni, l’unica differenza tra te (dove tu sei) e noi (dove noi siamo) è che questa memorabile polemica che resterà indelebile negli Annali della Repubblica delle Lettere scorre in senso orario.
Valeria gli è che – Scurati lo conosco poco. Scarpa invece rientra in un tipo di scribacch – di scrittore volevo dire, nostrano che proprio non tollero. E gggiovane Dio Crusco. Era ggiovane ad anni due, continuerà a fare er govane ad anni novantadue, e questa roba dell’essere contestatario è relativo a questo giovanilistico modo di usare con leggerezza le categorie pesanti dell’etica. Mi irrita.
Ma davvero pensate che ai lettori italiani, che non immagino troppo sofisticati, interessi tanto se un libro ha vinto un premio? Avete visto le vetrine delle librerie? Plotoni di copie dello stesso libro che campeggiano, in tutto cinque o sei libri in vetrina, a volte. La pubblicità al libro non la fanno più tanto i critici, quanto l’editore, a volte a mezzo di occupazione manu militari degli scaffali. E’ come la pubblicità: te lo trovi sempre davanti agli occhi e indipendentemente dalla valutazione finirai per comprarlo. Poi contano molto le iniziative collaterali (il libro è legato ad un personaggio o ad un film? E’ parte di una trilogia? Si basa su una moda al massimo nata l’altra mattina?) e il passaparola. Chi si lamenta dei critici letterari non comprende che sono tramontati. Semmai preoccupiamoci di chi valuta le opere presso gli editori. I critici credo scrivano sui giornali o vadano in Tv ad orari marzulliani e sono importanti per chi sui libri ragiona: grandi lettori, universitari, studenti del liceo e professori che devono scegliere quali scrittori includere nei canoni di studi. Per il lettore “della strada” (cioè non di grandi classici ma di libri nuovi, quello di cui stiamo parlando) non credo che abbiano molto impatto
@Ekerot: A parte i risvolti penali (possibile truffa) sarebbe una Guerra dei Mondi letteraria! Idea forte, purchè si limiti ad una breve provocazione. Tutto quello di cui si parla, esiste.
@ Marco B.
un annetto fa, qualcuno ha fatto esattamente quello che Ekerot suggerisce: nel campo enologico. Col risultato che un vino mai esistito è stato inserito nella classifica dalla più autorevole rivista enologica americana.
(mi scuso se non sono in grado di dare riferimenti precisi, ma fidatevi della mia memoria)
E’ vuota la polemica tra i due, però sollecita una riflessione sulla narrativa, sulla scrittura letteraria. O meglio, presenta un mondo falso, finto, cortigiano, privo di spessore culturale e si, antiorario. Perchè solo con il camuffamento, il relativismo sui punti fermi comparativi che può svilupparsi la caricatura della letteratura che si presenta sotto mentite spoglie. I lettori dovrebbero essere più consapevoli, avveduti, e, finalmente, azionare lo sciacquone.
beh alla fine due scrittoruncoli mediocri e strombazzati come scurati e scarpa sono degni dell’inutile premio che si contendono. perchè non si sfidano a duello ma un duello vero con pistola o sciabola?
Francamente io non l’ho trovato molto bello il libro di Scarpa. un po’ cagone, un po’ artefatto – non son neanche riuscita a finirlo. Sembra il libro di uno che decide di diventare grande – smettere di scrivere cose “strane” come “Occhi sulla graticola” o “Kamikaze” e scrivere un “bel romanzo”.
Inoltre il libro è incorso nella sfortuna di avere la stessa immagine di copertina (orribile) di una pubblicità (mi sembra per un festival) che in questi mesi stava sulla rivista Internazionale.
Sono solo scrittori, per quanto di fama, non sopravvalutiamoli. Fra mezzo secolo probabilmente in pochi ricorderanno il loro nome, e i loro libri , se la carta (rilegatura, inchiostro) di questa nostra editoria stracciona sopravviverà al tempo, figureranno come degli oggetti di quasi antiquariato. Scrittori solo scrittori, con tutti i difetti ( debolezze) di attricette, politicanti, cantanti, uomini e donne comuni (ordinari). Non a caso, l’editoria di cui sopra, spesso sa fare a meno degli stessi scrittori, come noi l’intendiamo o li vorremmo intendere e si rivolge ad attricette, politicanti, cantanti, personaggi televisivi per far cassa. Marketing ma anche idiozia suicida.
A proposito di premi: e la vicenda del Grinzane Cavour come è andata a finire?
Solo per inciso: il libro di Scarpa non l’ho letto e quello di Scurati mi è piaciuto, anche se confesso di averlo letto più come un saggio che come un romanzo.
La questione credo non riguardi tanto la qualità dei singoli scrittori quanto, secondo me, la natura della polemica che Loredana ha messo in luce con la domanda a proposito della Mondadori e dell’Einaudi (ancora quella questione).
E’ il sistema che è in gioco, lo sappiamo, anzi il modo in cui ci si sta inevitabilmente dentro, per cui trovo terribilmente stucchevole questo ricorrente rimpallo di accuse: ‘tu dici a me di essere compromesso, e tu allora?’ in una spirale senza fine. Uno dei primi a fare cianchetta a Scarpa, dopo la vittoria, è stato Tommaso Labranca con una lettera aperta su FilmTv, ferocemente esplicita e senza mezze misure.
Tra le altre cose dice:
“Ti ho perdonato quando mi rimproveravi perché perché ero troppo frivolo e invece serviva lottare contro Berlusconi che stava diventando il padrone d’Italia (e ci hai azzecato, ahimé: pensa che è il padrone persino della tua casa editrice).
Ti ho perdonato quando su una rivistina di illusi letterari avevi attaccato tutti, dicendo di me che guadagnavo milioni e milioni lavarando in Tv (quella volta non ci avevi azzeccato: in Tv, come in letteratura, sono sempre in serie cadetta). Adesso però, vedendoti avvolto nella fascetta “vincitore del premio Strega 2009″ non riesco a perdonarti. Perche mentre… ti vedevo stingere le mani a Veltroni e ad Alemanno, mi tornava alla mente una sera lontana, forse verso il 1996. A cena, a casa mia, tu, Aldo Nove e Nanni Balestrini. Ricordo che mentre servivo il secondo parlavamo con foga di un bel progetto: l’istituzione del Premio Fata dedicato al libro più brutto dell’anno. Una presa in giro di quel sistema editoriale che creava fenomeni grazie ai premi come lo Strega. Uno dei tanti atti tra il rivoluzionario ed il situazionista che i giornalisti etichettevano sbrigativamente come ‘cannibali’ o ‘nevroromantici’. Vederti ora dall’altra parte, tra quelli che al dessert avevamo bollato come nostri nemici giurati, mi ha fatto una strana impressione. Forse il termine tradimento è eccessivo. Ma esprime bene l’idea. Per me avresti dovuto fare come Elio e le Storie Tese che vinsero San Remo con La terra dei Cachi, ma capirono che quella vittoria li avrebbe resi parte consensuale di un meccanismo che erano proprio andati a scardinare”.
Per dirla con uno dei Cesaroni: che amarezza!
O.T. (per fortuna).
Avevo aperto questo blog in realtà solo per segnalare che Loredana Lipperini è intervenuta oggi pomeriggo a Fahrenheit. Da domani verso l’ora di pranzo si può riascoltare qui.
Si parla dei giochi virtuali nei quali, passo passo, si insegna alle bambine a diventare veline.
Al netto di tutte le posizioni e di tutti i comportamenti, mi sembra che gli unici ad avere contestato in modo radicale lo Strega e a comportarsi in modo coerente con la loro idea di letteratura siano stati i wuminghi. Invece sulla questione einaudi non penso sia quello il punto visto che anche labranca ha pubblicato per einaudi (Chaltron hescon) e anche lo stesso scurati ha partecipato a un libro collettaneo einaudi.
Intendevo Einaudi+Mondadori come sineddoche di un sistema in cui inevitabilmente (?) si sta dentro.
Cosa non nuova, non originale: si sta sempre all’interno di una contraddizione.
Per chi sta fuori, come me, non dico dalla contraddizione, che è impossibile, ma da quella specifica contraddizione, è molto imbarazzante assistere a certe eternazioni che sembrano il pessimo rifacimento di un dramma alla Osborne.
Oscillo da un fastidio e una noia insostenibile a una quasi partecipazione empatica. Però soprattutto mi stufo e mi stufo tanto.
Forse mi fugge qualcosa ma Einaudi e Mondadori non fanno capo alla stessa proprietà e cioé Berlusconi? non capisco che differenza ci sia a pubblicare per uno o per l’altro
Le due case editrici hanno comunque storie diverse (Einaudi è storicamente, nel bene e nel male, una casa editrice simbolo della sinistra italiana, è stata fondata e portata avanti da sappiamo chi, ha persino avuto i suoi martiri come Leone Ginzburg), cataloghi diversi, linee editoriali diverse, hanno anche la sede in due città diverse. Il fatto che siano nello stesso gruppo editoriale, e che magari ci sia stata un po’ di omologazione, non vuole comunque dire che siano uguali e non faccia differenza avere un libro in un catalogo piuttosto che nell’altro, non siamo semplicistici, non serve a niente.
Cara Lipperini,
grazie per avermi censurato, solamente per aver espresso ciò che è abbastanza evidente, ovvero la nullità di coloro che vivono in maniera economicamente agiata senza avere nulla a che fare con la letteratura, la cultura, l’onestà intellettuale e soprattutto la dignità umana (seguiva lista di scrittorucoli italiani cosi tanto bravi nell’autopromuovere la proprio nullità da Scurati a Scarpa passando per Nove, Evangelisti ecc.).
Complimenti, facci, parente e gentaglia varia vi fanno un baffo (della gioconda) per quanto siete autoreferenziali e cosi privi di dignità.
ma scusate… sinceramente: com’è possibile che pubblicare per un gruppo editoriale rappresenti oggi un marchio politico? Berlusconi ha comprato la Mondadori perché ha corrotto un gudice. Lo sanno tutti. E il pasticcio creato fu risolto da Andreotti e il Ciarra arrivando alla nota separazione Mondadori – Panorama, Espresso-Repubblica (Berlusconi – De Benedetti).
Attiene a lotte di potere vecchie di quasi 20 anni, cioè quando gli scrittori in questione sognavano di diventare scrittori.
È la realtà così come ci è presentata senza possibilità di modifica. Non c’è scelta, dunque non c’è colpa.
È ridicolo, dato che il padrone Silvio notoriamente disprezza la stampa e i libri – crede soltanto nella televisione – e per lui l’editoria è una piccola fonte nelle sue gigantesche entrate.
Chi scrive per Mondadori o Einaudi entra in un catalogo, non a Villa Certosa. E quel catalogo è importante, e sopravvivrà a tutto e tutti, compreso Berlusconi.
Una volta Aldo Busi, all’ennesima banale battuta sul suo antiberlusconismo inficiato dalla sua relazione con l’editore di Segrate, ha dato una risposta secondo me molto simpatica: «Io pubblico per Mondadori per le signore amiche segretarie della Mondadori, che conosco da 25 anni, così come editor, colleghi, e tutti i lavoratori. Berlusconi oggi c’è, domani non ci sarà più».
Mi sembra ancora la risposta migliore.
Pecuchet, che scoperta è quella che hai fatto? Il gruppo maggioritario che partecipa a queste discussioni sul blog, appartiene ad un mondo che assegna alla cultura il ruolo di aggettivo che accompagna il sostantivo sinistra. Si avviano discussioni apparentemente culturali e letterarie che al minimo intervento fuori dal coro, si trasformano in assatanate invettive, censure, intolleranze verbali, cazzate banali. Scurati, Scarpa appartengono al loro mondo. Dovrebbero, come ho già scritto, riflettere sulla vacuità dei loro rappresentanti scrittori e delo loro vivere in una arcaica tribù. Dovrebbero iniziare a capire (non è mai troppo tardi!) che la qualità di un dibattito culturale sale se si lasciano nel retropensiero sigillati a dovere i dogmi, i pregiudizi, tutto ciò che è dato a prescindere dall’argomento che si affronta. Se sostieni con onestà intellettuale una tesi diversa e contrastante rispetto alla loro, ti fanno diventare un Parente, un Vitali, una Soffici, un Berardinelli, un Buttafuoco, un Bruno Guerri, un Conte, un Doninelli, una Mancuso, una Grassi, un Brullo ecc. ecc. e cioè poltiglia indigesta, malarica, proveniente dai sobborghi della sottocultura.
Tranne me (“il libro di Scarpa non l’ho letto e quello di Scurati mi è piaciuto”), qualcuno qui ha espresso un giudizio favorevole sui libri di Scarpa o di Scurati? No, perché evidentemente deve essermi sfuggito.
Mi sembra che in questa discussione gli unici a buttarla in politica nel senso banale della frase siate voi due. E in ogni caso direi che in italia al tempo dei minzolini il potere e la pratica della censura non stiano precisamente a sinistra e se esistono rimozioni non ne è certo vittima una destra che spadroneggia dappertutto. Quello che grida di non potere gridare e scrive lunghi interventi dicendo che non può scrivere è una maschera molto presente nella commedia di questi anni, in tutti i contesti e a ogni livello. Vedo queste macchiette tutto intorno.
Gentile dinosauro
in effetti è vero, ho scoperto l’acqua calda, ma non essendo tra gli assidui praticanti di dibattiti su blog pseudo-letterari-autoreferenziali c’è sempre una prima (e probabilmente ultima) volta!
Poi potranno credere che chiunque non li appoggi incodizionatamente sia parte di quell’altra feccia di gente che hai nominato, che a al di là della Mancuso, la quale almeno è competente nel suo campo, feccia che evito come ormai evito questi scrittorucoli dei wu-minchia, dei di girolamo o dei tanti company (altro che la murder inc. di Albert Anastasia) che infestano l’editoria italiana (guarda caso tutti pubblicati dal berluska……la coerenza, sai com’è……)
P.s. ma la sottocultura non doveva essere (al di là delle etichette politiche) alternativa al mainstream che propinano gli editori, i quotidiani, le tv e i premi ufficiali, senza far parte del leccaculismo come quello delle persone da te nominate e provenire dal basso, dalla gente che la produce vivendola senza entrare nel markettarismo attuale dei mass-media? Ma forse per loro controcultura è solo ciò che gli fa comodo (anche, se non soprattutto, da un punto di vista economico).
Mi sembra che in fin dei conti le loro logiche siano le stesse, quisquiglie inutili (se non per affermare la propria esistenza),
due fecce della stessa merda!
eppoi, scusate, ma “la cultura del piagnisteo” non era appannaggio della sinistra? E me pare che ve state sempre a lamentà, e tu me censuri, e lui non po’ parlà, e quello viene zittito…. boh, ma che è, paranoia?
P.s.
per Antonello: Non mi sembra che l’abbia buttata in politica, quanto ho solamente fatto notare alla gentile Lipperini che il mio primo commento su tale questione è ancora in attesa di ‘approvazione’ dal 7 AGosto alle ore 2:01 pm
per Valeria: l’ultimo vero ‘Scrittore’ italiano per me risulta essere Daniele Del Giudice, penso che questo come giudizio anche sui libri dei due in questione sia più che sufficente
Auguro a tutti un’estate piena di letture (qualunque esse siano)
@Pecuchet. Grazie, anche a me piace Daniele Del Giudice.
Comunque buona estate e buone letture anche a te.
Ho rimosso il commento perchè conteneva insulti relativi alle persone, e persino ai familiari, di alcuni scrittori. Al di là del giudizio sui testi, non tollero il giudizio sulle persone.
Del resto il tono e le parole usati anche nei successivi interventi confermano il personaggio e le intenzioni del presunto “Pecuchet”. Sinceramente, mi sembra che l’utilizzo di certi mezzucci sia più consono alla scuola materna che a presunti scrittori che avrebbero familiarità con “l’arte”.
Gentile Pecuchet, ho citato quei nomi perchè nella bieca logica tu di qua e io di là fondata su luoghi comuni e bucce di banana, vengono appiccicati addosso a chi scrive opinioni diverse, non autorizzate e non appartenenti alla liturgia ortodossa. Per sintetizzare apprezzo Faulkener e Celine, Gadda e Giuseppe Tommasi di Lampedusa, Houellebecq e Wallace, Del Giudice e Vitali, Busi e Arbasino, Moresco e Magris, Citati e Calasso. Evito zig zagando in libreria le cagate mignon di Camilleri, quelle più rare di Tabucchi. Ho un senso di nausea quando m’imbatto in qualche libricino di Wu Ming, di Barrico, di De Cataldo, Mazzantini, Tamaro. Scoppio a ridere al cospetto dei libretti di Moccia.
Ovviamente non ho citato i grandissimi della letteratura. Spero che per tutti o quasi tutti siano gli stessi.
Se c’è una cosa detestabile è quella di chi utilizza una discussione come pretesto per togliersi i sassolini dalle scarpe e dichiarare pubblicamente i propri disgusti (o, viceversa, la lista dei propri prediletti).
Se c’è una cosa ancora più detestabile è quella di chi grida alla censura quando gli viene fatto notare che l’insulto non è cosa gradita in questa sede.
Dunque, sono sicura che dinosauro e pecuchet troveranno molti altri luoghi, in rete e fuori, per partecipare alla simpatica moda nazionale dello sfogatoio privato. Qui, no.
Grazie.
sottoscrivo in ritardo il commento di giulio mozzi. per il resto sono contento che abbia vinto scarpa.