CACCIA ALLO STREGA

Fate un piccolo sforzo di memoria e ricordate il premio Strega di dieci anni fa: quello a cui partecipò Q, con queste modalità. Dieci anni dopo, le polemiche sono note. Contribuisco alle medesime con l’intervista a Scurati che appare oggi su Repubblica. Eccola:

Non c’è tregua per il premio Strega 2009: a un mese dalla vittoria con Stabat Mater, Tiziano Scarpa ha sferrato, su Vanity Fair, un duro attacco ad Antonio Scurati, arrivato secondo per un voto con Il bambino che sognava la fine del mondo (alla quinta edizione, con cinquantamila copie vendute). Scurati risponde definendo Scarpa “il sintomo della degenerazione della società intellettuale italiana”.

Ovvero?

“Prima vorrei precisare che dopo il 2 luglio non ho detto una sola parola, nonostante fossi stato sollecitato da vari giornali: ho accettato gli esiti da leale combattente. Purtroppo sono stato trascinato nel fango di una polemica postuma, e a questo punto non posso che ribadire i fatti. Scarpa ha vinto con il sostegno del più potente gruppo editoriale e mediatico italiano. E mi stupisce che nonostante la medaglietta appuntata al petto da Papi Mondadori, continui a sprizzare veleno sugli altri concorrenti”.

Intende riaprire la vecchia polemica contro gli autori che pubblicano con Mondadori o Einaudi?

“No, mi riferisco solo al caso specifico. Tiziano Scarpa: ovvero, il simbolo della categoria del marginale fotti e chiagni, di chi ha parlato per anni in nome degli esclusi e ha poi sfruttato l’emarginazione per trarne un forte beneficio personale, dimostrandosi così un oppositore funzionale al potere. Per un decennio, Scarpa ha usato Internet per spalare fango su quel che rimaneva delle istituzioni letterarie italiane. Salvo poi ricevere volentieri il beneficio di una vittoria decretata grazie al peso del più forte sistema editoriale e mediatico italiano”.

Non è singolare che due scrittori che sembravano intenzionati a scardinare la vecchia società letteraria siano finiti invece a scontrarsi per ottenere uno dei simboli di quella società?

“La mia posizione è diversa da quella di Scarpa. Ho sempre criticato, anche nei miei libri, un certo sistema editoriale, mediatico e culturale: ma non ho mai finto di non farne parte. Nell’intervista a Vanity Fair, Scarpa elenca i miei successi nel campo giornalistico, accademico, editoriale e dell’organizzazione culturale, insinuando l’infame sospetto che li abbia conseguiti grazie a favori da parte dei potenti. Questa è una tipica mentalità da spirito del risentimento, una delle sintomatologie più chiare della degenerazione sociale. Io sono arrivato ovunque da outsider: ma una volta entrato nel sistema non ho finto di essere ancora un outsider. Semmai, ho cercato e cerco di destabilizzare dall’interno: anche se so che la macchina mi schiaccerà, cerco di mandarla fuori giri, come ho fatto scontrandomi con Bruno Vespa durante la premiazione del Campiello. L’unica possibilità per chi prova un disagio è stare dentro la macchina, consapevolmente, e fare attrito con la propria persona: a differenza di Scarpa, che per anni ha sbeffeggiato il potere come i giullari delle corti medievali, in maniera irrilevante e innocua, salvo poi accorrere al tavolo di quello stesso potere. Un vero e proprio buffone di corte 2.0”.

Scarpa ha sottolineato la sua doppia veste di candidato e giurato. Come risponde?
“Che faccio parte degli Amici della Domenica da quest’anno e al pari di altre centinaia di scrittori italiani. Muovere questa critica nei confronti di un giurato fra quattrocento equivale a dire che un cittadino italiano non può candidarsi alle elezioni politiche solo perché vota. Moltissimi giurati hanno partecipato alle passate edizioni, proprio perché il voto individuale è irrilevante”.

Per chi ha votato?
“La domanda è oziosa”.

Mettiamola così: un voto dato a un esordiente avrebbe contribuito a scardinare la macchina?

“Sì e no: c’erano libri di esordienti, come Giorgio Vasta e Filippo Bologna, che avevo apprezzato. Ma lo scorso anno ha vinto proprio un esordiente, Paolo Giordano, e non mi sembra che abbia danneggiato la macchina in alcun modo. Proprio perché la sua vittoria è avvenuta sotto l’egida di Mondadori”.

Parteciperà di nuovo allo Strega?

“Non credo. Lo strascico di questa edizione, con le polemiche basse e volgari di Scarpa dopo e di Elido Fazi  prima, è per me una sorta di automortificazione rituale e costituisce un congedo definitivo, anche luttuoso, dal cadavere della società letteraria. Il mio grande rammarico è che questa poteva essere l’occasione di un confronto tra due libri diversi e due diverse idee di intendere la letteratura. Non è stato possibile e non lo sarà a causa della volgarità di Scarpa”.

105 pensieri su “CACCIA ALLO STREGA

  1. @ Alcor
    Provo a metterla così, allora:
    1. Scurati sostiene che Tiziano Scarpa ha criticato le “istituzioni letterarie”.
    1.1. Non è chiaro cosa Scurati intenda per “istituzioni”: i critici letterari? I Premi letterari? L’editoria? Alcuni lit-blog? Le riviste “ufficiali” della critica (Nuovi Argomenti, Allegoria, ecc.)? Perché (a memoria, e con qualche riscontro), Scarpa ha effettivamente criticato alcuni degli enti che elenco, non mi sentirei di dire “tutti”;
    1.1.1. A meno che, nel più generico e imprecisato (da parte del gruppo fondatore de IPA) concetto di “sistema” non rientrino tutti gli enti sopra elencati (ma a me non va di affermarlo).
    1.2. Scurati, definendo questa critica “spalar fango”, intende dire che (alternativa esclusiva o inclusiva?):
    1.2.1. Le “istituzioni letterarie” non meritavano di essere criticate, oppure:
    1.2.2. La critica di Scarpa oltrepassava i limiti (etici? estetici? fissati dal galateo?) del lecito, e dunque:
    1.2.2.1 si rivelava un boomerang per chi la esercitava (Scarpa), a giudizio di Scurati.
    1.3. Effettivamente Scarpa ha esercitato almeno un’azione quale quella descritte al punto 1.:
    1.3.1. per la precisione, una critica ai critici letterari (vedi link che ho indicato nel post del 19.08, ore 12.13 pm);
    1.3.1.1. resta inteso che ciò concerne la critica di Scurati a condizione che i critici letterari siano una “istituzione”: che io lo pensi non vuol dire che sia così, e soprattutto che anche Scurati lo pensi;
    1.3.2. tale critica può essere interpretata come legittima (o arguta, pungente, ecc.) se si condivide il sentire di Scarpa nei confronti dei critici;
    1.3.3. tale critica può essere interpretata come “palata di fango” se non si condivide il sentire di Scarpa nei confronti dei critici, a meno che:
    1.3.3.1. non si interpreti l’espressione “gettare fango” in senso non metaforico, ossia come una cosa che andrebbe materialmente fatta, perché almeno qualche critico letterario meriterebbe davvero di veder ricambiato il proprio fango metaforico con una piccola ma significativa dose di acqua impastata a terra e polvere;
    1.3.3.1.1. il ritenere quanto descritto al punto 1.3.3.1. denota un animo “educato” (nello stretto senso tecnico del termine, senza alcun prefisso ben/mal) alla cultura dei western, e in particolare a quella dei fumetti, dove il complesso piume+pece svolgeva talvolta le veci di un sistema educativo degno di essere chiamato tale;
    1.3.3.1.1.1. generalizzando quanto al punto precedente: se non hai John Dewey sottomano, a volte può essere necessario ricorrere al giudice Roy Bean (il personaggio storico o quello del film di John Huston interpretato da Paul Newman, a piacere);
    1.3.3.1.2. quanto esposto al punto 1.3.3.1.1. non concerne né Scarpa né Scurati, né i partecipanti a questa discussione, ma soltanto il possessore di uno spirito di tal fatta (cioè io).

  2. Non so in rete, di sicuro non fu tenero con le istituzioni letterarie allorche’ premiarono Enzo Siciliano con lo Strega. In “Cos’e’ questo fracasso? Alfabeto e intemperanze”, un libro che usci’ nel 2000 per Einaudi, egli scrisse:
    «Perché tanto scandalo di fronte alla vittoria annunciata di Siciliano? Enzo ha già vinto. È riuscito a far carriera con i libri, è diventato presidente di un’azienda multimediale che maneggia migliaia di miliardi, stava per essere nominato presidente di uno dei più importanti enti italiani di cultura: perché non nominarlo anche presidente della letteratura, segretario delle più segrete aspirazioni di tutti gli scrittori, ministro dei desideri di tutti gli italiani (visto che gli italiani sono tutti scrittori)?
    È giustissimo dargli lo Strega. Enzo è un mito. Noi piccoli scribacchini non riusciremo mai a salire così in alto… La letteratura è un pretesto, un trampolino di lancio! Non avendo le tette grosse, non essendo un fuoriclasse a calcio, io ho puntato tutto sulla letteratura. La letteratura? Non scherziamo, per favore! La letteratura è un mezzo per fare carriera, ricevere onori, appuntarsi coccarde, collezionare medagliette e coppe, fare bella figura in società (…)
    La letteratura è troppo importante perché un signor nessuno qualsiasi venga a raccontarci cosa sono la bellezza e la verità. Basta con i parvenu, gli usurpatori, i figli di N.N., i romanzieri puri, i semplici poeti! (…) Era increscioso premiare Siciliano venti, trent’anni fa, quando faceva lo scrittore. È sacrosanto premiarlo adesso, per far capire una volta per tutte che la letteratura è un’alta uniforme: hanno diritto di indossarla solo gli uomini di potere, le star dei media, i padroni del circo e le loro bestie ammaestrate».

  3. ma scusate, per Scurati il problema non è che Scarpa abbia “passato gli ultimi dieci anni eccetera”, ma che poi ne abbia “ricevuto il beneficio della vittoria eccetera”. Ciò che dice Scurati può anche essere tutto sbagliato, ma va almeno tenuto assieme. Infatti Loredana chiede “non è singolare che due scrittori che sembravano eccetera?”
    Scurati dovrebbe dimettersi da giurato, non ha senso votare in un premio dove si crede che conti il peso politico dei gruppi editoriali.
    Però Giulio Mozzi, con sincero interesse, è meglio che Scurati si sbagli circa lo spalar fango, perché se ha pure ragione Scarpa come ne dovrebbe uscire? Un po’ di post fa chiedevo e mi chiedevo perché dare del bluff o della marionetta a Scurati? Allora lo potrei chiedere io a voi scrittori che passate di qui, polemica più polemica meno, che ne pensate di Scurati? Ma poi cosa diventano i blog? Io ti ho conosciuto perché G. Genna scrisse qualcosa tipo la tua prosa squisita, ho letto un paio dei tuoi libri, seguo il tuo “blogghettino”, seguo questo, carmilla, Genna, nazione indiana, insomma tutta l’area circostante. Sono partito da Wu Ming, perché dietro l’intransigenza dichiarativa del progetto c’era e c’è la sostanza, ( mo’ parte la musica malinconica ) insomma apprezzo e sono veramente grato per le cose in più che state mettendo oltre ai testi pubblicati. Perché vi leggo e penso insieme ormai. Dunque mi sembra che provate a spiegarvi lo Scurati pensiero perché non si può spiegare in questo caso, secondo me, lo Scarpa pensiero. Cosa scaturisce il bisogno di cominciarle le polemiche?
    Io da lettore, ci rimango anche male, non siete più solo scrittori, dal momento che parlate fuori opera, per cui se vi seguo, vi credo, cambio anche le mie vedute di pensiero e i miei comportamenti, non è una cosa da niente se ci sono queste polemiche. ( titoli di coda, vi prego non fischiate!)
    vabbe’, forse non centro e mi sfogo, attendo il prossimo,
    mi raccomando non ridete.

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