Fate un piccolo sforzo di memoria e ricordate il premio Strega di dieci anni fa: quello a cui partecipò Q, con queste modalità. Dieci anni dopo, le polemiche sono note. Contribuisco alle medesime con l’intervista a Scurati che appare oggi su Repubblica. Eccola:
Non c’è tregua per il premio Strega 2009: a un mese dalla vittoria con Stabat Mater, Tiziano Scarpa ha sferrato, su Vanity Fair, un duro attacco ad Antonio Scurati, arrivato secondo per un voto con Il bambino che sognava la fine del mondo (alla quinta edizione, con cinquantamila copie vendute). Scurati risponde definendo Scarpa “il sintomo della degenerazione della società intellettuale italiana”.
Ovvero?
“Prima vorrei precisare che dopo il 2 luglio non ho detto una sola parola, nonostante fossi stato sollecitato da vari giornali: ho accettato gli esiti da leale combattente. Purtroppo sono stato trascinato nel fango di una polemica postuma, e a questo punto non posso che ribadire i fatti. Scarpa ha vinto con il sostegno del più potente gruppo editoriale e mediatico italiano. E mi stupisce che nonostante la medaglietta appuntata al petto da Papi Mondadori, continui a sprizzare veleno sugli altri concorrenti”.
Intende riaprire la vecchia polemica contro gli autori che pubblicano con Mondadori o Einaudi?
“No, mi riferisco solo al caso specifico. Tiziano Scarpa: ovvero, il simbolo della categoria del marginale fotti e chiagni, di chi ha parlato per anni in nome degli esclusi e ha poi sfruttato l’emarginazione per trarne un forte beneficio personale, dimostrandosi così un oppositore funzionale al potere. Per un decennio, Scarpa ha usato Internet per spalare fango su quel che rimaneva delle istituzioni letterarie italiane. Salvo poi ricevere volentieri il beneficio di una vittoria decretata grazie al peso del più forte sistema editoriale e mediatico italiano”.
Non è singolare che due scrittori che sembravano intenzionati a scardinare la vecchia società letteraria siano finiti invece a scontrarsi per ottenere uno dei simboli di quella società?
“La mia posizione è diversa da quella di Scarpa. Ho sempre criticato, anche nei miei libri, un certo sistema editoriale, mediatico e culturale: ma non ho mai finto di non farne parte. Nell’intervista a Vanity Fair, Scarpa elenca i miei successi nel campo giornalistico, accademico, editoriale e dell’organizzazione culturale, insinuando l’infame sospetto che li abbia conseguiti grazie a favori da parte dei potenti. Questa è una tipica mentalità da spirito del risentimento, una delle sintomatologie più chiare della degenerazione sociale. Io sono arrivato ovunque da outsider: ma una volta entrato nel sistema non ho finto di essere ancora un outsider. Semmai, ho cercato e cerco di destabilizzare dall’interno: anche se so che la macchina mi schiaccerà, cerco di mandarla fuori giri, come ho fatto scontrandomi con Bruno Vespa durante la premiazione del Campiello. L’unica possibilità per chi prova un disagio è stare dentro la macchina, consapevolmente, e fare attrito con la propria persona: a differenza di Scarpa, che per anni ha sbeffeggiato il potere come i giullari delle corti medievali, in maniera irrilevante e innocua, salvo poi accorrere al tavolo di quello stesso potere. Un vero e proprio buffone di corte 2.0”.
Scarpa ha sottolineato la sua doppia veste di candidato e giurato. Come risponde?
“Che faccio parte degli Amici della Domenica da quest’anno e al pari di altre centinaia di scrittori italiani. Muovere questa critica nei confronti di un giurato fra quattrocento equivale a dire che un cittadino italiano non può candidarsi alle elezioni politiche solo perché vota. Moltissimi giurati hanno partecipato alle passate edizioni, proprio perché il voto individuale è irrilevante”.
Per chi ha votato?
“La domanda è oziosa”.
Mettiamola così: un voto dato a un esordiente avrebbe contribuito a scardinare la macchina?
“Sì e no: c’erano libri di esordienti, come Giorgio Vasta e Filippo Bologna, che avevo apprezzato. Ma lo scorso anno ha vinto proprio un esordiente, Paolo Giordano, e non mi sembra che abbia danneggiato la macchina in alcun modo. Proprio perché la sua vittoria è avvenuta sotto l’egida di Mondadori”.
Parteciperà di nuovo allo Strega?
“Non credo. Lo strascico di questa edizione, con le polemiche basse e volgari di Scarpa dopo e di Elido Fazi prima, è per me una sorta di automortificazione rituale e costituisce un congedo definitivo, anche luttuoso, dal cadavere della società letteraria. Il mio grande rammarico è che questa poteva essere l’occasione di un confronto tra due libri diversi e due diverse idee di intendere la letteratura. Non è stato possibile e non lo sarà a causa della volgarità di Scarpa”.
Gentile Lipperini, una democratica e tollerante (a parole) come lei non censura o invita a cambiar aria perchè si esprimono opinioni diverse. Se questa è la cultura che lei professa siamo messi davvero male. Si precisa che grazie a Pecuchet ed al sottoscritto un minimo di discussione si è avviata. Quando non ci sono voci fuori dal coro i commenti sono solitamente 5 o 6.
Nei dieci post precedenti questo, il numero di commenti è stato di: 8, 23, 6, 16, 3, 37, 36, 11, 48, 4. La media è 19,2 commenti per post, senza bisogno di insulti o grida alla censura.
Anonimo, si faccia meglio i suoi conti.
2 cose:
1- Nè Loredana Lipperini nè alcuno dei commentatori quivi intervenuti hanno risposto alla domanda/affermazione di Giulio Mozzi.
Se e’ vero quello che dice Giulio Mozzi (<>), Lipperini, in quanto autrice dell’intervista a Scurati, lei avrebbe forse potuto fargli rimarcare questo non trascurabile dettaglio. A meno che non avesse ancora letto le parole di Scarpa su Scurati nel momento in cui ha intervistato quest’ultimo. In entrambi i casi, sempre che fosse vero ciò che afferma Giulio Mozzi (sottolineo, SE E SOLO SE), mi sembrerebbe una piccola caduta di stile deontologicamente parlando (chiedo scusa per la franchezza).
2- Loredana Lipperini, lei scrive giustamente: “Se c’è una cosa detestabile è quella di chi utilizza una discussione come pretesto per togliersi i sassolini dalle scarpe e dichiarare pubblicamente i propri disgusti (o, viceversa, la lista dei propri prediletti)”.
Le chiedo: si può dire lo stesso delle parole della commentatrice Zauberei (“Scurati lo conosco poco. Scarpa invece rientra in un tipo di scribacch – di scrittore volevo dire, nostrano che proprio non tollero…”) o no?
Se no, mi saprebbe spiegare la differenza (la domanda non è polemica, e’ che a me realmente sfugge come possa venire considerato costruttivo un commento che definisce uno scrittore – qui Scarpa ma poteva essere benissimo anche Scurati – “scribacchino” e lo liquida in poche righe molto ellittiche)?
Se sì, perché non ha allargato a Zauberei il suo condivisibilissimo rimprovero?
Io ho letto entrambi, Scarpa e Scurati, e anche quello di Filippo Bologna, “come ho perso la guerra”, che era tra i finalisti, anche se non nella cinquina credo. Tutti presi in biblioteca, un po’ prima della premiazione, dove qualche tempo fa erano stati invitati a presentare le proprie opere Massimo Lugli,Andrea Vitali e Bologna, alcuni appunto tra i finalisti. Il libro di Scurati me lo hanno anche regalato perché ho partecipato ad un piccolo gruppo di lettura o dibattito attorno all’opera; in un pomeriggio sono state distribuite le copie del libro di Scurati, con l’aggiunta di un suo articolo preso da una rivista per cui collabora, e una settimana dopo ci siamo rivisti per discuterne. Eravamo una decina, io unico giovane, per il resto donne fra la mezz’età e l’età avanzata. Non avevo mai partecipato ad una cosa del genere, però è stato interessante e piacevole. Di Scurati ho quasi letto tutto, saggi compresi, e lo trovo sempre ad alto livello, naturalmente rispetto a ciò che per me è l’alto livello, Stabat Mater è un libro sorprendente, nuovo per le mie letture, e non mi è dispiaciuto affatto, come anche Come ho perso la guerra, piacevole assai. Dunque perché le polemiche? Perché Scarpa attacca in quel modo Scurati dandogli del bluff o della marionetta, e poi qualche giorno dopo su Repubblica scrive un bell’articolo in cui si lamenta che sulle pagine culturali dei giornali manca qualcosa, e cita molti nomi, sicuramente di gente che merita, che andrebbero ospitati su quelle pagine? Poi magari non ha passato gli ultimi anni a spalare fango su quel che rimaneva delle I.L.I., ma gli ultimi giorni addosso a Scurati si.
Una domanda l’avrei anch’io: il premio Strega è truccato? Io forse un elemento per crederlo adesso ce l’ho ma aspetto risposte.
Trixi, sei anni e non dieci mi pare davvero una pedanteria, visto che la frase di Scurati è “per un decennio” e non “dal 22 luglio 1999”.
Quanto alle posizioni critiche di Tiziano Scarpa nei confronti del sistema culturale, mi stupisce lo stupore di Mozzi. Una ricerchina d’archivio, specie all’epoca della crociata sul genocidio culturale, potrebbe rinfrescare la memoria a tutti.
Quanto a Zauberei, mi sembra che il suo commento sia stato di tenore decisamente diverso rispetto a termini come “feccia”, “merda”,”poltiglia malarica” e altre squisitezze.
Paperinoramone: se conoscessi la risposta certa alla tua domanda, sarebbe cosa buona, auspicabile e positiva. Ma non la possiedo.
Infine, vorrei ribadire un concetto, con il quale vi porgo anche i miei auguri di buon Ferragosto. Questo blog, da cinque anni (ops: quasi cinque anni) a questa parte è sempre stato aperto a tutti. Ma tenere la porta aperta non significa che chi entra a casa sia legittimato a ballare sul divano con le suole delle scarpe sporche di merda.
State bene.
Che Mozzi delle volte sia un po’ pedante, lo penso anh’io, ma la frase a cui facevo riferimento era un’altra, purtroppo e’ saltata dal mio commento; era questa: ” Scurati dice: ‘Nell’intervista a Vanity Fair, Scarpa elenca i miei successi nel campo giornalistico, accademico, editoriale e dell’organizzazione culturale, insinuando l’infame sospetto che li abbia conseguiti grazie a favori da parte dei potenti’. Letta l’intervista, a me pare che sia vera solo la prima parte di questa frase”.
E’ vero, le do atto che zauberei non ha usato feccia e merda, ma solo scribacchino e gggiovane. Ma resto della opinione che rientri perfettamente nel caso “di chi utilizza una discussione come pretesto per togliersi i sassolini dalle scarpe e dichiarare pubblicamente i propri disgusti”.
Lei scrive: “Quanto alle posizioni critiche di Tiziano Scarpa nei confronti del sistema culturale, mi stupisce lo stupore di Mozzi. Una ricerchina d’archivio, specie all’epoca della crociata sul genocidio culturale, potrebbe rinfrescare la memoria a tutti”. Si riferisce forse all’epoca in cui lei pubblicizzò con tanta simpatia su Repubblica quei cretini immaginari di VMO che fingendo di fare della satira spalavano fango su Scarpa e company.?
(Sì, questa è una battuta polemica, perché la sua risposta piccata ed evasiva non mi è piaciuta).
Spero che non si riferisca a me quando se la prende (giustamente) con chi viene qui e balla sul suo divano virtuale con le scarpe sporche di merda. Ho cercato di essere educata, anche se il tono generale della sua intervista e di tanti commenti ovvio li ho trovati sgradevoli.
Da novizio, mi sembra che si sia approfittato del ferragosto per occupare questo blog come se fosse la torretta della innse. La mia domanda è: chi è che si sente a rischio di disoccupazione?
Io credo sia sintomatico di certe urgenze il fatto che qualcuno abbia scritto (cito a memoria): “Beh, se non era per il mio intervento, la discussione non si sarebbe smossa”.
Ovviamente lascio a ciascheduno la più totale libertà nell’assegnarsi il contenuto di queste urgenze.
Da quando per una giornalista culturale è “cosa brutta” informare i lettori (con un trafiletto, mica una paginata al centro del giornale) dell’esistenza di un blog culturale, arrivando peraltro buona ultima dopo le sperticate lodi di Carla Benedetti e Massimiliano Parente? Parlare di un sito (che sia VMO o Il Primo Amore) significa condividerne ipso facto le amicizie, e soprattutto le inimicizie? Se io, per dire, posto un pezzo su thehowlingfantod.com divento automaticamente uno che “spala fango su Barth (o Carver) e company”?
Trixi, apprezzo l’educazione. Spiacente per quanto riguarda il tono della mia intervista, che ho cercato di realizzare nel modo più imparziale possibile. Per completezza d’informazione, ho chiesto il giorno successivo anche a Tiziano Scarpa se desiderava rilasciare un’intervista: ma Scarpa medesimo ha cortesemente risposto di preferire un intervento in prima persona.
Questi i fatti. Le interpretazioni possono risultare piccate, evasive, burlone o quel che si vuole a seconda dello stato d’animo o del pregiudizio con cui vengono lette. Personalmente, mi riservo un lungo intervento non su questa vicenda, ma sulla famigerata “società letteraria” che si va prefigurando. Ma a settembre.
Girolamo, non mi prenda per una sciocca, magari lo sono ma non fino a questo punto. Credo che lei capisca benissimo l’incongrità dei suoi controesempi, come credo che sappia benissimo che VMO non era un blog culturale ma un’operazione a tavolino di demolizione morale (e la pubblicità che gli fu fatta sui giornali non era solo neutro dovere di “informazione”: suvvia, siamo tra adulti, diciamocela tutta).
Loredana, scrivi: “Quanto alle posizioni critiche di Tiziano Scarpa nei confronti del sistema culturale, mi stupisce lo stupore di Mozzi. Una ricerchina d’archivio, specie all’epoca della crociata sul genocidio culturale, potrebbe rinfrescare la memoria a tutti”. Ma, Loredana, Antonio Scurati non parla di “posizioni critiche”. Parla di “spalare fango”. E’ la stessa cosa?
(Mi auguro che anche la distinzione tra “posizioni critiche” e “spalara fango” non sia catalogata come pedanteria).
Mi piacerebbe quindi, ripeto, se qualcuno linkasse qui nei commenti un articolo nel quale Scarpa “spala fango” sulle “istituzioni letterarie italiane”.
Più il lettore “medio” sente e legge queste discussioni meno voglia di leggere gli rimane.
Forse il lettore “medio” (ma esiste ?) potrebbe visionare questo video su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=qg6DJvvrSrQ (Vittorio Gassman – I Mostri – La Musa). Certi temi sono pressoché eterni, nell’altalena tra il successo da raggiungere e il rimanere sconosciuti.
Aspetto con impazienza “il lungo intervento” della Lipperini “sulla famigerata società letteraria che si va prefigurando”.
@Trixi
Lei è libera di credersi quel che le pare, io sono serissimo: VMO era un’operazione culturale. Mi spiace disilluderLa, ma la patente di cultura non la assegna Carla Benedetti dalle pagine di quel samisdaz underground anti-sistema che è l’Espresso. Quanto alla “demolizione morale”, io ricordo piuttosto l’implicito ricatto – Sei un complice della restaurazione! Sei uno strumento del genocidio Culturale! Realista thrilleristico! – scagliato contro chi non si adeguava alla linea. Ricatto che viene periodicamente reiterato con l’accusa, appena velata, di essere stato/a parte del “complotto” dei VMO.
@ Giulio Mozzi
Ti segnalo che la tua richiesta non è eseguibile, il sito de Il Primo Amore è da qualche tempo irraggiungibile.
@ Antonello
Più che ai meritori operai della INSSE, paragonerei certe presenze dal nick molteplice ai reduci di qualche prolungato after hour estivo.
Girolamo, chi se ne frega della Benedetti e dell’Espresso? Lei forse, dato che li tira in ballo lei. Io non di certo. Questi sono trucchetti retorici da due soldi per sviare il discorso.
I VMO una operazione culturale? Ma mi faccia il piacere!
Io però sospetto che lei sappia chi si nascondeva dietro i VMO e quali fossero i suoi obbiettivi.
Se i miei sospetti sono fondati, la sua risposta è insincera e omertosa.
(Il suo riassunto sulla vicenda della restaurazione è ridicolo, io sarò anche libera di credermi quello che mi pare ma mi creda, sono serissima anch’io. Essendomi affacciata alla rete in quel periodo mi ricordo abbastanza bene le cose come andarono. Non sto difendendo l’una o l’altra parte, sto solo dicendo che la sua semplificazione fa violenza alla realtà.)
A me, glielo ripeto, sinceramente importa poco delle sue beghe con la Benedetti, a lei invece la Benedetti ogni tanto salta paranoicamente fuori di penna, in quello che scrive come commentatore o postatore.
Da lettrice carmilliana, io so che lei scrive anche cose profonde e acute (oltre tutto sulla politica il potere e tante altre cose la pensiamo allo stesso modo), perciò mi spiace di sentire nelle sue parole questo sciocco livore.
C’è poco da dire: anche se l’ultimo romanzo di Scurati non è bellissimo e la cerimonia vista in tv era il peggio delle sagre paesane, quindi come tutto il resto della tv: Scurati è un gigante e Scarpa (da sempre) un verme.
La satira funziona sempre così, la reazione dei poteri grandi o piccoli o addirittura minuscoli è sempre la stessa. Se il bersaglio è qualcun altro allora è satira e va difesa contro la censura, è cultura ecc. Quando tocca me, allora no, macchè satira, macché cultura, è solo un vile complotto, una vigliaccata, una pugnalata alle spalle, una “sporca operazione”, e chissà chi c’è dietro, bisogna scovare i mandanti e gli esecutori, allestire processi. Trovare Pasquino e decapitarlo. La satira ha di bello che smimetizza le guardie. Non sapevo niente di VMO ma se dopo tanti anni qualcuno ha ancora lo stomaco rovesciato, vuol dire che il dito aveva toccato un punto sensibile, che a ben vedere è il ruolo della satira.
“Mi piacerebbe quindi, ripeto, se qualcuno linkasse qui nei commenti un articolo nel quale Scarpa “spala fango” sulle “istituzioni letterarie italiane”.”
Giuliomozzi dovrebbe sapere che questo non è possibile. La differenza tra criticare pesantemente, prodursi in un’invettiva e “spalare fango” non si può rilevare in modo oggettivo. Siamo in presenza di un giudizio che viene dato soggettivamente, a un’opinione legata a come ciascuno di noi percepisce i comportamenti degli altri. Se qualcuno accettasse la sfida di Giuliomozzi, il giochino allroa diventerebbe: qualcuno (Valeria, Ekerot, Girolamo, Lalipperini) ritrova e riporta qui un articolo in cui, a suo giudizio, Tiziano Scarpa ha spalato fango sulle istituzioni letterarie italiane (un’impresa che tra l’altro io da lettore considererei meritoria). A quel punto, Giuliomozzi replica che nell’esempio riportato non ci sono spalate di fango ma soltanto critiche molto dure, forse anche invettive vere e proprie, ma non spalate di fango. E allora la sfida viene rinnovata: “nessuno è ancora riuscito a riportare qui un articolo in cui Tiziano Scarpa spala fango…”
Eccoci: non condivido quello che Trixi pensa sui VMO, dunque sono colluso (non posso non sapere?), quindi insincero e omertoso.
Carla Benedetti l’ha tirata in ballo lei, Trixi: o forse ignora che nella “company” di Scarpa “moralmente demolita” c’era anche lei (anche come autrice di pezzi che Scarpa co-firmava, o dichiarava di approvare)?
Aspetto anch’io il post settembrino sulle patrie lettere, buon caldo a tutti.
Ma finitela di nascondervi dietro il dito delle operazioni culturali, per favore. Diciamo le cose come stanno. VMO era un blog di Genna e Wu Ming 1 per ironizzare su Scarpa Moresco e Benedetti, punto e basta.
VMO era un blog gestito da Marco Candida e Sifossifoco, è da anni cosa nota.
Scurati e Scarpa, così outsider, così intellettuali, così simili
Non trovate rappresentino, così, bene la mostra ruspante intellighenzia?
In “Parco Sempione”, canzonetta del filosofo Elio, c’è una strofa che ben si addice a questo teatrino estivo: “… ma non vedi come suona male da Dio?”
Antonello, scrivi: “La differenza tra criticare pesantemente, prodursi in un’invettiva e ‘spalare fango’ non si può rilevare in modo oggettivo”.
Il problema è, caro Antonello, che tu sei un deficiente, un demente, un minus habens, un buffone di corte, un decerebrato, un ignorante, un pervertito, un mangiamerda, un leccaculo, uno stronzo autofago, un servo del potere, un utile idiota, un vero cretino, una spia, un sarchiapone.
Ecco. Queste sono le “critiche molto dure” che ti rivolgo. Mi auguro che tu non le confonda con “palate di fango”. O meglio: mi auguro che tu le confonda con “palate di fango”, visto che – stante il tuo ragionamento – “critiche molto dure” e “palate di fango” sono indistinguibili “in modo oggettivo”.
Correggo quindi la mia richiesta. Qualcuno è in grado di pubblicare un link a un articolo nel quale egli soggettivamente ritiene che Tiziano Scarpa “spali fango” sulle “istituzioni letterarie italiane”? (Se “Il primo amore” è temporaneamente irraggiungibile, c’è sempre l’archivio di “Nazione indiana”. Affermando che Tiziano Scarpa “spala fango” da dieci anni sulle “istituzioni letterarie italiane”, Scurati indubbiamente si riferiva anche ad articoli pubblicati in “Nazione indiana”).
Qualcuno è in grado di pubblicare un link a un articolo nel quale egli soggettivamente ritiene che Tiziano Scarpa “spali fango” sulle “istituzioni letterarie italiane”?
Ad esempio, soggettivamente, qui:
«[…] non sono sicuro che si possa parlare di critici letterari per una parte delle persone che recensiscono romanzi sui giornali. Sono esperti di letteratura? Non mi sembra. Che cosa hanno dato alla letteratura italiana, alla saggistica, all’interpretazione dei classici o dei grandi scrittori contemporanei? Nulla. Semplicemente, scrivono sui giornali. Esprimono pareri personali su un libro. Sono giornalisti che si occupano di romanzi. Niente di più. Perciò eviterei di fare confusione. Gran parte di coloro che chiamiamo critici letterari sono semplicemente beejay. Sono book-jockey, fantini del libro. C’è chi scrive su giornali e riviste più diffusi, e chi meno. Per dimostrare la sua effettiva incidenza, il beejay ha un sistema: prendere un esordiente che nessuno ha ancora letto, recensirlo tempestivamente il giorno stesso dell’uscita del libro, e incensarlo. Se l’esordiente avrà successo, tutti diranno che la recensione del beejay ha fatto la differenza decretando il successo di quel libro. Nessuno ne aveva parlato prima, l’autore era sconosciuto: è stato il beejay a tirare fuori il coniglio dal cappello! Naturalmente, un abile beejay promuove soprattutto libri che possono incontrare il favore del pubblico, in un gioco di specchi spacciato per gerarchia di valori. In questo modo il beejay dimostra il suo potere di arbitro del gusto dei lettori. Deve farlo: lavorare per una testata a larga diffusione fa gola a molti, e persone in grado di mettere insieme quattro acche di pareri personali su un romanzo ce ne sono tantissime.»
Il link è questo: http://www.nazioneindiana.com/2005/02/24/il-beejay/
Per la precisione: (1) sì, ritengo che i critici letterari e i recensori siano parte di “ciò che resta delle istituzioni letterarie”, e (2) ritengo che Tiziano Scarpa intendesse ricoprirne taluni di fango, mancando di rispetto al loro ruolo istituzionale. Aggiungo: (3) ritengo, soggettivamente, meritorio il suo intento (e condivido di questo pezzo anche le virgole e le risposte nei commenti).
Ho una sola perplessità: a distanza di tanti anni e di alcune cesure (ad es. la fuoriuscita da NI del gruppo che oggi edita IPA, l’accettazione della candidatura al premio Strega) è corretto usare queste parole come rappresentative di ciò che Scarpa pensa oggi? Ma a questo dovrebbe rispondere lui. Come, detto per inciso, all’accusa di Scurati (ma non ha accettato di farsi intervistare, e nel pezzo scritto per Repubblica non ne parla).
Oh là. Ci son voluti dodici giorni, ma finalmente qualcosa è saltato fuori. Grazie.
Poiché scrivi, Girolamo, che “condividi di questo pezzo anche le virgole”, mi permetto di supporre che tu ritenga che ciò che questo pezzo dice è vero. Ma poiché didi di ritenere, soggettivamente, che in questo articolo Scarpa “spali fango” su “ciò che resta delle istituzioni letterarie italiane”, devo quindi pensare che secondo te dire qualcosa di vero e “spalare fango” siano la stessa cosa?
“Dici di ritenere”, non “didi”. Chiedo scusa.
Ho conosciuto Tiziano Scarpa, nel 2004, al corso di scrittura di Bruna Miorelli in Milano. Sul piano interpersonale e umano è una splendida persona, di lui mi colpì, a parte la straordinaria cultura, l’umiltà e una notevole carica di empatia nei confronti dell’uditorio.
Nella stessa sede, ma alcuni anni prima, ho avuto modo di ascoltare anche Antonio Scurati. Ha indubbiamente vissuto inizi difficili – ma chi non ne ha avuti?- che quella sera furono raccontati da lui stesso e da Antonio Franchini, editor Mondadori e suo amico di allora.
Giulio, non provocare il docente di logica che è in me, ma al momento in vacanza (e con connessioni volanti). In questo caso specifico dico che è vero che Scarpa butta fango su…, e, sempre in questo caso specifico, dico che ha fatto bene, e condivido quel che ha fatto. Che una tal cosa sia vera (che per me Scarpa dica il vero) in un caso singolare non implica che sia sempre vera: sarebbe una fallacia di accidente converso. Quindi, per essere chiari: no, non tutti e non sempre quelli che dicono la verità spalano fango (o sono veneti).
Giuliomozzi, credo che tu faccia confusione tra “spalare fango” e “dire il falso”. A volte le due cose possono coincidere, ma altre volte invece no. Per me spalare fango vuol dire qualcosa a metà tra insultare e sputtanare, e si può insultare qualcuno con o senza mentire sul suo conto, si può sputtanare qualcuno tanto dicendo il falso su di lui o lei, quanto dicendo a gran voce una verità indesiderata. Però la confusione che fai ha anche un altro aspetto, secondo me più rilevante. Infatti, l’accusa di Scurati a Scarpa non è di aver detto cose false sul conto dell’industria culturale, ma di essere subito riconfluito nei ranghi di quest’ultima non appena ha ricevuto il riconoscimento ufficiale a cui aspirava. Insomma, l’accusa (vera o falsa) è: Scarpa è un ribelle tornato all’ovile, l’ovile dello spettacolo culturale che prima criticava duramente. Oggi su “La Repubblica” c’era un’intervista a Scarpa, qualcuno se ne è accorto? Probabilmente no, dato che non era nelle pagine culturali, ma in quelle di costume, ed era a proposito di un comune balneare che fa la multa ai minorenni che fumano. La tuttologia “di costume” non è forse uno dei sintomi dell’andare “a ramengo”, poeticamente parlando? Entrambi, Scarpa e Scurati, praticano questa tuttologia sui quotidiani, anche Scurati dice la sua su questo e su quello, e credo faccia male. La differenza è che, come lui afferma anche nell’intervista, Scurati non ha mai sostenuto di non fare parte del sistema.
Domanda: L’espressione “Fare parte del sistema” è un insulto? E, qualora venga usata come un insulto, si può dire che chi la usa in questo modo stia ‘spalando fango’?
Allora: se Tiziano Scarpa nel corso della sua vita ha mai accusato qualcuno di far parte del sistema come un insulto, pur dicendo la verità (d’altra parte ‘far parte del sistema’ è uno status molto frequente), ha spalato fango su questo qualcuno.
E’ accettabile questa formulazione?
Ma a parte la correttezza delle formulazioni, che senso ha questa discussione?
dipende anche dal sistema: se è quello in cui i componenti si accusano l’un con l’altro di far parte del sistema, a ragione, no. Se il sistema è quello che ti fa diventare famoso e considerato prendendo in giro prima di tutto i lettori, anche se nella maggior parte dei casi inconsapevoli, me compreso, allora immagino che si, è un insulto. Circa il senso di tutto, valeria, non lo so, però le discussioni anche facete attorno alla letteratura mi attraggono. Soprattutto perché in effetti, io di questo mondo conosco solo la parte finale, i libri, ma degli aspetti per esempio industriali che ci stanno dietro ne so quasi zero. Per esempio la fase di editing: un po’ di post fa nel blog di Giulio Mozzi, visto che c’è, c’erano alcuni esempi di scambi fra scrittori ed “Editors”, che non sono quelli che suonano, ed era strainteressante; oppure in Nandropausa, WM1 mi pare, segnalava la scelta di Mondadori di far uscire un libro di un autore Francese, se non sbaglio ancora, che faceva parte di una trilogia senza aver fatto uscire le puntate precedenti; oppure: i ghost writers sono una leggenda metropolitana o no? Ne ho sentito parlare nei libri di De Carlo, Marìas, e D F Wallace. Le librerie remainders di cui non sapevo l’esistenza, a proposito, su IBS un mesetto fa più o meno ho trovato “fantasmi e fughe” e “il male naturale” scontatissimi e ne ho approfittato, e ho fatto bene. Insomma il dietro le quinte, i titoli di coda, le scene tagliate, il come si fabbrica in casa il sangue per gli splatters a buon mercato, che potrebbe essere come un corso di scrittura creativa, gli extra. Ultima richiesta: Scarpa e Scurati dovrebbero spiegarsi meglio e definitivamente se possibile, o su carta o su web, sennò si continua così che va bene lo stesso, però mi sembra un’occasione persa.
Girolamo, quindi: è possibile che “spalare fango” sia un “fare bene”. E’ possibile, perché in questo specifico caso è stato così. Pertanto, se Tizio dice che Caio “spala fango”, dovremmo domandargli: “Ma ha fatto bene o ha fatto male?”. Giusto? Perché la cosa importante – ipotizzo – non è spalare o non spalare fango, ma fare bene o fare male.
Antonello, non faccio la confusione che secondo te io faccio. Sospetto che la faccia Scurati nell’intervista: dice che Scarpa ha “spalato fango”, ma non specifica se, nello spalarlo, ha detto il vero o ha detto il falso; né specifica se ha fatto bene o ha fatto male. Peraltro essendo indistinguibili – secondo il tuo insegnamento – lo “spalare fango” e il “criticare pesantemente”, non si sa se Scurati in effetti dica (a) che Scarpa ha spalato fango, dicendo il falso e facendo male, o (b) che Scarpa a criticato pesantemente, dicendo il vero e facendo bene.
Poi scrivi: “Per me spalare fango vuol dire…”: sì, sì, certo, per te. Chissenefrega?
Poi scrivi: “La tuttologia ‘di costume’ non è forse uno dei sintomi dell’andare ‘a ramengo’, poeticamente parlando?”. No. Conterà qualcosa, immagino, la qualità degli interventi.
Valeria: è una proposta interessante. Quindi riformulo la domanda: c’è qualcuno in grado di linkare un intervento in rete nel quale Scarpa usi l’espressione “fare parte del sistema” in modo tale che quel qualcuno la ritenga soggettivamente un insulto?
Quanto alla domanda sul senso di questa discussione. A me pare evidente. Una persona ha detto alcune cose in un’intervista. Vorrei sapere se ciò che ha detto è vero o no.
Io ghost writers non sono una leggenda metropolitana. Io stesso ho scritto due libri apparsi a nome altrui. Debora Serracchiani, nell’ultima pagina del libretto di campagna congressuale che ha pubblicato da Rizzoli un mesetto fa, ringrazia pubblicamente i suoi ghost writers.
Oddio. “Ha criticato”. Con l’acca. Sto invecchiando, sto invecchiando…
Mozzi scommetto che si tratta dell’autobiografia di Michele Cucuzza… a proposito, in mezzo a tutti questi nani della nostra kultura vorrei salutare la Nanda, gigante assoluto…
I miei lavori come ghost risalgono agli anni Ottanta.
Ancora sulle lobby dell’arte: ecco cosa dichiara Angela Vettese in un’intervista al quotidiano Il Gazzettino di Venezia.
Angela Vettese “Birnbaum mi ha chiesto di dimettermi”
Da Il Gazzettino, 15 giugno 2009, intervista ad Angela Vettese a firma di Sergio Frigo.
FRIGO: “E’ vero che la sua “collaborazione” alla mostra di Ca’ Pesaro l’ha portata ad un passo dalle dimissioni dalla Giuria?”
VETTESE: “Effettivamente Daniel Birnbaum non mi ha nascosto il suo imbarazzo e mi ha pregato di dimettermi da presidente; non è stato praticabile perché il mio ruolo era già stato ampiamente comunicato e perché avremmo dato un’importanza fuori dall’ordine delle cose alla stessa iniziativa di Ca’ Pesaro”.
Abbiamo capito bene? Proprio Vettese che da anni ci ha abituato, nei suoi interventi, ad un’interminabile self-pity sulle storture del sistema dell’arte italiano, quando finalmente arriva a confrontarsi, nella commissione della Biennale, con figure di prestigio internazionale, riceve da Birnbaum un simile trattamento? Sì, abbiamo letto bene. E’ infatti “fuori dall’ordine delle cose” che una critica d’arte presidente della giuria della Biennale d’Arte di Venezia organizzi al contempo una mostra che si pone in opposizione alla stessa (l’esposizione “Non voltarti adesso” a cura di Milovan Farronato).
Spregiudicatezza priva di ogni scrupolo, mancanza di metodo, arroganza che da ormai decenni riduce la scena dell’arte contemporanea italiana ad un chiuso circolo in mano a poche lobby. Perché le riviste d’arte non hanno rilanciato una notizia così importante?
Credo che questo argomento possa interessare la titolare del blog e molti suoi lettori e lettrici. L’ha scritto una persona che ho visto commentare qui qualche volta, scusate il disturbo.
Mi sono dimenticata il link!
http://amfortas.splinder.com/post/21183572/Avvelenata+polemica+di+fine+ag
Giulio Mozzi, ho letto i tuoi interventi. Non ti imbarazzare se ogni tanto te lo dico: sei una brava persona.
Bene. Il 7 agosto chiedevo se qualcuno era in grado di linkare qualche articolo nel quale Scarpa “spali fango” sulle “istituzioni letterarie italiane”.
Chiedevo questo perché mi interessava controllare sapere se Scurati dice il vero quando dice: “Per un decennio, Scarpa ha usato Internet per spalare fango su quel che rimaneva delle istituzioni letterarie italiane”.
Dal 7 agosto ad oggi, che è il 31, è stato linkato un articolo di Scarpa. Uno solo (da una persona che, tra l’altro, dichiarava di condividerlo). Loredana Lipperini mi ha invitato a fare una “ricerchina d’archivio” per “rinfrescarmi la memoria”: ma non si è data la pena di fornire nessun link.
La questione è per me di vitale importanza. Ho bisogno di sapere se Antonio Scurati, quando ha detto che “per un decennio, Scarpa ha usato Internet per spalare fango su quel che rimaneva delle istituzioni letterarie italiane”, ha detto una cosa che è vera o una cosa che è falsa.
Però, Mozzi, se invece di spaccare i capelli in 16 chiedendo ragione dell’uso dei sostantivi, degli aggettivi e degli avverbi, la facessi davvero una ricerca d’archivio con le tue proprie manine, e in base a quello che trovi dichiarassi con la tua propria boccuccia come ti sembra stiano le cose (ha ragione Scarpa, ha ragione Scurati, hanno torto entrambi)? Sempre che ti interessi davvero “controllare se Scurati dice il vero”… Perché se dal 7 al 31 non hai fatto una tua ricerca, il dubbio che in realtà non te ne freghi niente viene, eh…
Puntualizzando il puntualizzatore: io credo, invece, che Giulio non condivida quello che dice Scurati, perché ha seguito la carriera webbica di Scarpa fin dal primo giorno, e probabilmente non ricorda una sola occasione che possa considerare come “spalata di fango”. E in fondo è l’accusa che dovrebbe portare le prove, o sbaglio?
Anch’io vorrei che qualcuno segnalasse, come chiede Mozzi, articoli esemplificativi di ciò che sostiene Scurati di Scarpa, cioè che ha usato nell’arco di dieci anni la rete per “per spalare fango su quel che rimaneva delle istituzioni letterarie italiane”.
E’ importante capire se ciò che sostiene Scurati è vero o no, perché sta alla base di una polemica che soltanto in questo colonnino ha generato un centinaio di commenti, trascinandosi per quasi un mese.
Quella che pone Mozzi è una domanda che chiarisce la fondatezza o meno della polemica, e dato che non è stata avanzata durante l’intervista, il momento per porla diventa per forza questo.
Già che si puntualizza: io ho linkato un articolo, e uno solo, di Scarpa tratto da NI, non per pigrizia né per minimalismo: perché continua a non essere possibile, per ragioni tecniche, l’accesso a IPA, e quindi alla gran parte degli interventi, individuali o a firma collettiva, di Scarpa degli ultimi 3 anni. E quindi ciò che Mozzi chiede è, per ragioni oggettive e indipendenti da chiunque (tranne la provvidenza e il provider, che non so se siano la stessa cosa), difficile da realizzare, a meno che qualcuno non abbia archiviato tutti gli interventi di Scarpa sul proprio sito.
Poi, lo dico con franchezza, a me questa polemica interessa poco, se deve rimanere una sorta di faccia-a-faccia tra due pistoleri sulla strada davanti al saloon, con sole che spacca e la lancetta lunga che sta per raggiungere quella corta sull’orologio sopra il campanile. Se invece è una questione che esce dagli astii personali e riguarda lo stato attuale del romanzo italiano, allora diventa una cosa utile: ma allora a suo tempo, con i rientri dalle vacanze e dalle connessioni episodiche, server e provider funzionanti, ecc.
Girolamo, qual è il problema?, c’è l’archivio di Nazione Indiana, tu stesso hai già indicato un articolo da lì, ce ne saranno altri no?.
E perché porre come pregiudiziale che tutto si riduca all’astio? Tu indica i link, dopodiché ci si può ragionare sopra. Non decidere per gli altri, dai modo alle persone di ragionare con la loro testa.
Andrea, non sto decidendo per nessuno: se guardi bene, mi sono limitato a dire cosa ho io fatto e cosa ho deciso di fare. Non mi interessa prendere posizione in un conflitto privato (come, secondo la mia impressione, i toni usati da ambedue i contendenti rischiano di far apparire la questione), mi interessa una discussione sul presente (che, secondo me, è il contesto all’interno del quale va collocata la polemica, e che fa fatica ad emergere). Quando la discussione avrà modo di sviluppare il secondo corno interverrò, se avrò cose da dire, altrimenti no: ma non credo che questo vincoli qualcuno.
Nel poco misurato uso delle parole da parte di ambedue i contendenti io ci metto anche quel “dieci anni”: se devo andare all’indietro per 5 anni mi basta il post che ho trovato per dire che su NI Scarpa attaccava il sistema letterario, con toni e intenti che retrospettivamente (all’epoca non leggevo NI) condivido (quindi non condivido il tono di critica di Scurati, se Scurati con “gettar fango” intendeva criticare Scarpa). Su IPA ricordo, a memoria, almeno due post molto duri nei confronti di Scurati: ti sembra strano che, prima di pronunciarmi, voglia rileggerli, vedere quanta ruggine pregressa può esserne scaturita (ma magari no), verificare se la firma che ricordo è quella di Scarpa, ecc.? Se, e in che misura, Scurati era criticato come esempio di un più generale orientamento (come mi pare di ricordare), e dunque quei post (e magari altri, che su due piedi non mi vengono in mente, o che ho letto ma non associo a Scarpa) rientrano in quel “gettar fango sulle istituzioni letterarie” evocato da Scurati? E mi piacerebbe essere sicuro che tra lo Scarpa del, poniamo, 2004 e lo Scarpa del 2009 non ci sia soluzione di continuità (il che, in linea di principio, mi pare improbabile: però magari è così), e se invece c’è valutarla. Insomma, proprio per essere preciso come Mozzi sicuramente vorrebbe (e credo anche tu), aspetto che IPA sia nuovamente agibile e usufruibile. Per me la “fondatezza referenziale” è anche questa verifica delle fonti.
In ogni caso, consentimi: per una volta che non solo non critico Scarpa, ma mi dichiaro retrospettivamente in accordo con un suo post… 🙂
Ok, ho capito.
Ora non ricordo esattamente, ma forse i post che dici erano della Benedetti, o almeno uno, sul modo di intendere l’esperienza di Scurati mi pare.
La mia ricerca d’archivio l’ho fatta. Le discussioni attorno al “genocidio culturale”, tra l’altro, le inserii a suo tempo in un “Best Off” che curai per minimum fax.
Anche a me questa polemica interessa poco. Ma mi interessa sapere se Antonio Scurati, quando ha detto che “per un decennio, Scarpa ha usato Internet per spalare fango su quel che rimaneva delle istituzioni letterarie italiane”, ha detto una cosa che è vera o una cosa che è falsa.
Andrea Barbieri ha scritto: “Quella che pone Mozzi è una domanda che chiarisce la fondatezza o meno della polemica, e dato che non è stata avanzata durante l’intervista, il momento per porla diventa per forza questo”. Appunto. A me pare ovvio.
A Gianni Biondillo ricordo che già nel primo intervento ho scritto che non mi veniva in mente nessun intervento nel quale Scarpa “spalasse fango” sulle “istituzioni letterarie italiane” (però posso sbagliarmi); e che
E’ vero che l’onere della prova spetta all’accusa, ma nessuno di noi – di noi che stiamo discutendo – è, mi pare, Antonio Scurati.
Scusate, a me interessa soprattutto la spalatura del fango, non citerò dal Battaglia, perchè ha troppe voci, ma tutte in linea con il più sintetico Palazzi Folena: gettare fango [spalare non viene riportato:-)] : accusarlo di infamie, rovinargli la reputazione, anche calunniosamente.
Nessun dizionario fa equivalere spalare fango con sottoporre a severa critica.
Buona continuazione.