CARTA FORBICE SASSO

Ci sono due riviste letterarie che tornano a circolare su carta e che hanno anche un sito. Trattasi di Alfabeta2 e di Stilos. C’è, come si vede, una differenza: nel primo caso il sito è complementare e commentabile, nel secondo è un rimando alla carta almeno in molti casi (non poter cliccare sull’articolo che riguarda Todorov, per me, è limitante: ma sono opinioni).
Qualche anno fa le riviste cartacee che si occupavano di cultura venivano date per spacciate: naturalmente non poteva essere così (non è mai stato così, nessun nuovo medium  ha  definitivamente ucciso il precedente), e sono lieta che i nuovi arrivi vadano a smentire la sinistra profezia. Sicuramente, ci sarà invece da discutere su come si svilupperà il rapporto fra carta e web per quel che riguarda la medesima testata. Vedremo.
Ps. A proposito dell’infinita discussione sul famigerato pdf.  Riporto qui quanto già scritto nei commenti. L’ultimo “argomento” sembra essere la presenza del pdf sul server wumingfoundation.
La copia di un documento pubblico dovrebbe poter circolare dappertutto, e chissà in quanti altri computer e su quanti altri server si trova già, ma intendo togliere anche quest’ultimo appiglio a chi ha trasformato quel documento in un affare di stato, un complotto da sventare, un attentato non si sa bene a chi.
Di concerto coi Wu Ming e con Carmilla, il file è stato rimosso da wumingfoundation e una copia per il download è stata messa in una cartella pubblica sul sito di condivisione documenti Dropbox. Il vecchio link è stato rimpiazzato  sia su Lipperatura sia su Carmilla. Ecco il nuovo link:
http://dl.dropbox.com/u/8820520/StroOokk.pdf
E anche il pdf più lungo è su dropbox:
http://dl.dropbox.com/u/8820520/letterarieta_769_commenti.pdf

14 pensieri su “CARTA FORBICE SASSO

  1. “Nessun nuovo medium ha ucciso il precedente”: proprio così. L’attitudine umana a vedere estinzioni, fini d’epoca, tramonti mediali, collassi di generi, mi intriga assai. Come se i giornali non fallissero cinquant’anni fa, ma solo oggi che c’è il web. Qualche giorno fa riflettevo al teatro d’opera, che versa nella medesima crisi finanziaria nella quale versava nei primi dell’ottocento, che non è mai sostanzialmente mutato nel suo carattere originario (certo nella sua diffusione, virtualizzazione ecc ma sono questioni secondarie) e che ha un’identità precisa e “incontaminata” (quando sento parlare di contaminazioni porto il contaminatore alla porta) e che, anzi, tende a fare fiasco proprio quando “contamina” (vedi la prima della Scala l’anno scorso – non dò un un giudizio di valore sulla messinscena di Carmen che non ho visto, riferisco una notizia). Possibile che nessuno dei sapientoni che discettano di tramonto del cartaceo, dittatura digitale e strapia dell’mp3 non riescono a vedere il banale dato storico che: “non è mai stato così, nessun nuovo medium ha definitivamente ucciso il precedente”?
    Santo cielo, perfino i videogiochi non sono spariti, dopo il collasso dell’industria anni ’80. Almeno quelli speravo di vederli solo al museo dell’homo ludens (piccolo malanimo ma che si giochi fino a crepare, sia chiaro, diritto inalienabile dell’uomo).

  2. No, scusa Loredana ma non capisco, sono “tardo”: quali sono gli argomenti per cui un pdf non deve circolare?! Naturalmente non ho potuto seguire TUTTA la discussione sviscerata in più di 700 post, ma qualcuno sono riuscito a guardarlo e le polemiche di qualcuno mi sembravano davvero infondate. Perché non si può far circolare liberamente del materiale che non ha scopi commerciali? Perché è stato rimosso da Carmilla e wmFoundation? Era proprio necessario?
    Boh… 🙁

  3. Salve a tutti,
    io credo che la rete sia l’anti rivista, nel senso che un sito tematico è circa sullo stesso piano di fruibilità di una rivista. Se ci metti la gratuità e la possibilità di interagire, va da se che la rivista perde alla grande.
    La crisi di un medium può distruggerlo o farlo evolvere.
    Credo che sia utile comprare e tenere in casa una rivista se offre un valore aggiunto rispetto a un sito, se no basta un sito, o un applicazione telefonica.
    Questi tempi esigono una grande attenzione a chi si addentra, o ri-addentra, nell’editoria, chi sbaglia è perduto.
    D.

  4. L’argomento del rapporto tra web e rivista mi interessa. Mi chiedevo proprio in questo periodo, essendo stato contattato da amici per un progetto del genere, come si potesse concepire una rivista oggi, dopo l’esperienza della rete. Senza dubbio, mi sembra necessario e preferibile l’affiancamento alla carta di un sito che non sia mero specchio della rivista, ma spazio complementare e commentabile, luogo anche in cui proseguire il dibattito cartaceo (con una trasformazione/spostamento/inglobamento anche solo parziale della vecchia rubrica delle lettere in qualcosa che può essere un commentarium- e perché no, poi finire in rivista) o in cui inserire contenuti non cartacei (video, audio). Discorso a parte meriterebbe l’aspetto grafico, che sui due mezzi si coniuga in modo differente.
    Ci si chiede che valore aggiunto debba avere una rivista rispetto all’equivalente informatico. Di certo la fruibilità (vedi l’esempio della necessità di un file pdf per migliorare la leggibilità di un commentario lievitato a 500 commenti e passa). La possibilità quindi di far passare contenuti che necessitano di un tempo di elaborazione maggiore di quello consentito mediamente dal web (motivi fisiologici: stanchezza degli occhi, tempo limitato, etc). Infine, l’aspetto dell’oggetto feticcio, da collezione (che vedo di più in relazione alla grafica, appunto).
    Diverso e ulteriore discorso si dovrebbe fare circa il rapporto tra riviste e medium come kindle. O dalle possibilità aperte da Lulu.com , con cui trasformare in rivista cartacea una e-zine senza grossi sforzi.
    Moltiplicandosi le possibilità, la rivista dovrebbe possedere una specifica impronta, un carattere non generalista, netto, che ne rappresenti lo stile e il taglio. Il punto di vista. Vale per la carta e vale per il web. Solo se la voce è chiara potrà essere interessante, per me all’ascolto.

  5. Il problema non è tanto il pdf, quanto il fatto che dai commenti “ammessi”
    alla pdieffazione manchino quelli degli interlocutori scarsamente in linea
    con il lipperin-pensiero. Avete presente quei baristi (= gestori di PUBBLICI
    ritrovi) che dicono: “Eh no. Tu sei un rom e qui da me non ci metti piede.
    Mi rifiuto di servirti.”?
    Be’, la Lipperini si comporta più o meno così. Tutti gli amici di Wu Ming: sì. Tutti i nemici di Wu Ming: no.

  6. Di Alfabeta ancora non so. Vedrò di procurarmi il primo numero (ho conservato con molta tenerezza i primi dieci numeri della vecchia versione). Al nuovo Stilos ho fatto l’abbonamento ma me ne sono già pentito: la nuova versione è leccatissima, e a parte qualche rubrichina va al traino delle classifiche di vendita. Non se ne sentiva il bisogno. Meglio il TuttoLibri del La Stampa (supplemento del sabato).

  7. Io di alfabeta ricordo cosa voleva essere quando uscì, cosa accadde il 7 aprile 1979, intersecandone le intenzioni e le collaborazioni, e cosa, negli anni del “pensiero debole”, a poco a poco divenne (quando Vegetti propose di chiamarla “l’alfa e l’omega”). Vedremo di quale alfabeta questa si propone di essere la versione 2. In attesa, segnalo e condivido Tiziano Scarpa:
    http://www.ilprimoamore.com/testo_1878.html

  8. È molto simpatica l’accoglienza da parte di Tiziano Scarpa. Spero che Girolamo vorrà altrettanto condividere quella, non meno adeguata, di Mariarosa Mancuso sul «Foglio». Che – entrando come si vede nel vivo delle questioni sollevate da «Alfabeta2» – la definisce una rivista di «bacucchi».

  9. Scusate il commento fuori tempo massimo. ma ero in vacanza e senza rete. Sono una semplice lettrice e ho passato un bel po’ ti tempo a leggere tutta la discussione (chiamiamola così) dei 700 post.
    Mi astengo dall’entrare nel merito. Ma da esterna che legge sia “Cristi polverizzati” che ad es. Valerio Evangelisti con la presunzione (ma anche l’esperienza che mi vien dalla quantità di libri che ho letto) di coglierne le differenze qualitative e di godere comunque delle due letture, mi vien da dire che spacciare per neutra l’operazione fatta dai wuming trasponendo la discussione in pdf e mettendola sul sito CArmilla sotto la rubrica “new Italian Epic” “la svolta narrativa” è davvero un’operazione sporca. Qui si mente sapendo di mentire. è evidente che se ad esempio invece che su questo blog io avessi visto prima la discussione sul sito di CArmilla (che vado sempre a vedere) avrei dedotto che un nuovo capitolo è stato aggiunto alla discussione su NIE e avrei pensato: ma guarda Cortellessa e Policastro quanta importanza danno a questa cosa che si sono inventati i wuming. Forse anch’io devo mettermi di buzzo buono e vedere che dicono (i wu ming, intendo!)
    Perché saranno antipaticissimi i due critici (specialmente la G:P.) ma sicuramente competenti. Cioè sono gente che sa cosa dice e sa di cosa parla quando parla di letteratura. e non dico questo perché sono dottori o professori ma perché chiunque di noi che ami la letteratura e ci metta un po’ di testa o di passione (e anche di fatica!) arriva a un certo punto della sua vita di lettore che sa cosa sia la “letterarietà” anche se magari non conosce i termini esatti (tecnici) per dirlo.
    A me sinceramente non importa nulla se Gilda Policastro è antipatica, son cazzi suoi. MA di essere gabbata invece importa e mi sento gabbata quando l’oggetto del contendere è: che posto ha la letteratura, o cosa è, o cosa può essere la letteratura in questo nostro mondo di oggi con le sue regole di mercato ecc., viene impacchettato e messo come nuovo capitolo di una cosa bene precisa come una discussione su NIE.
    La discussione NON è stata un nuovo capitolo su NIE. Se la mettiamo su NIE è evidente che si mette in rilievo non la discussione ma NIE. e se non è malafede questa…
    PS
    Anch’io ho letto le prime cose dei Wuming, ho pensato che fosse più interessante il progetto che il “prodotto” (ma parecchio interessante il progetto, voglio precisare), a un certo punto ho smesso di leggerli e penso che non sia necessario leggerli tutti per poter dire cosa si pensi della loro scrittura.
    Non facciamo a coglionarci, per dire cosa pensiamo – ad esempio di Lucio Dalla – non è che dobbiamo sentire tutta la sua produzione! Manco fosse Mozart!

  10. “l’operazione fatta dai wuming trasponendo la discussione in pdf e mettendola sul sito CArmilla sotto la rubrica “new Italian Epic”
    .
    L’errore è marchiano e perciò va rilevato e corretto.
    A essere “sotto la rubrica” non è (ovviamente, mi viene da aggiungere) la “discussione”, che non è stata “messa sul sito Carmilla” né in PDF né in alcun altro formato.
    A essere “sotto la rubrica” è un post di news e segnalazioni varie a cura di Carmilla.
    Ogni tot settimane la redazione segnala e linka luoghi della rete e discussioni dove si è parlato (anche) di NIE.
    Per questo motivo, è stata segnalata e linkata la discussione avvenuta qui su Lipperatura.
    Riporto testualmente il commento di Carmilla e sfido chiunque a contestarne la veridicità:
    “[…] il NIE, il “memorandum” e il dibattito successivo sono stati tirati in ballo parecchie volte, e in certe fasi sono stati la materia del contendere.”
    Il memorandum sul NIE non è stato tirato in ballo parecchie volte?
    In alcune fasi non ci si è scazzati su NIE e addentellati vari?
    Da qui il link alla discussione, che è interessante anche per quanto riguarda la ricezione del memorandum presso certa critica.
    Di questa discussione è stata anche linkata la versione in pdf.
    Nemmeno quest’ultima sta su Carmilla, è un link.
    In rete c’è libertà di link.
    Carmilla può segnalare e linkare quel che vuole, e risponderà sempre con una pernacchia a chi fingerà di scandalizzarsi per questo.
    Sul resto di quel che scrive erabbit non entro nel merito, perché discende tutto dalla distorsione operata nella premessa.

  11. Al volo: ho appena sfogliato il numero1 di alfabeta2 e devo dire che per 5 euro c’è dentro davvero molta polpa! Se i contenuti mantengono quel che i titoli promettono, sarò felice di continuare a seguire la rivista.

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