Un bel po’ di cose da leggere, in rete e no.
Cominciamo dalla carta: vi dirò presto de Lo stato dell’unione di Tullio Avoledo (solo una nota, ora: finale molto bello e molto amaro, come-un po’ a sorpresa- tutto il romanzo).
In corso di lettura, a morsi e bocconi, La favola pitagorica di Giorgio Manganelli (Adelphi), Angeli da un’ala soltanto di Sciltian Gastaldi (Pequod), un romanzo in bozze di cui vi parlerò. E in attesa di leggere, per esempio: l’antologia citata ieri da Andrea e appena arrivata, best off, il meglio delle riviste letterarie italiane (qui l’assaggio di lettura offerto da Minimum Fax).
In rete. A proposito del libro di Beppe Sebaste di cui si parlò, la recensione di Giancarlo De Cataldo su Carmilla.
Ancora. Sulla discussione intrapresa ieri da Gianluca Neri, a proposito del libro di Paolo D’Alessandro e Iginio Domanin Filosofia dell’ipertesto e della diciamo fruibilità del linguaggio filosofico, oltre a Mantellini e b.georg dice la sua, giustamente, Azioneparallela. Non so se rientri a pieno titolo sulla discussione qui intrapresa sul popolare, ma vi invito a riflettere sulla chiosa: "Si può ironizzare quanto si vuole, ma il fatto che da Platone a Heidegger, passando per tutti gli altri, qualche diffidenza nei confronti del linguaggio, o almeno qualche domanda intorno al modo di prendere le misure al linguaggio, la filosofia l’ha nutrita, dovrebbe pur significare qualcosa."
Il Miserabile scrittore, intanto, pubblica un capitolo di Domanin.
A proposito del Miserabile: sta arrivando in libreria, per Marco Tropea il libro che Genna e Michele Monina hanno scritto a quattro mani. Si chiama Costantino e l’Impero. Laddove il Costantino in questione è esattamente colui che si paventa (così come l’Impero, del resto).Sì, lo so. La domanda successiva sarebbe: deve la letteratura chinarsi sui bassifondi? Deve?
Stamattina mi sono bloccata davanti al rotolo della carta da cucina. Quella dove presumibili creativi con alte dosi di tetraidrocannabinolo in circolo riproducono abitualmente gnomi, proverbi, strofe di canzoni folk, pin up anni quaranta.. Nell’ultima confezione ci sono le Muse. Una per foglio. Ho pulito il ripiano del lavello con Melpomene.
Ps e update: e tale fu lo sconcerto, evidentemente, da farmi sfuggire un post importante. Su Nazione Indiana un articolo di Marco Sebaldi su che cosa si può considerare veramente popolare oggi, via Tiziano Scarpa (grazie!).
C’è una sottile fondamentale differenza tra un aneddoto di cronaca ed un racconto.
C’è una densa e non per forza necessaria differenza tra chi ha un nome noto e chi non lo ha (provate a negarlo e peccherete di ipocrisia).
C’è una bella differenza tra chi racconta e chi colpisce: l’uno è nobile in ogni caso. l’altro resta un finto pacifista anche abbastanza bassifondista 🙂
Per fortuna che nella rete ci finiscono soltanto i pesci….
Non so chi sia Andrea ma gli avrei dato un bacio coi controcosi che ha detto lui (Valchiria non dice parolacce).
Comunque….fa niente se non si mette all’inizio di una frase e se a qualcuno i punti di sospensione restano sullo stomaco. Dicevo: comunque…torno or ora dal mio caffè di – quand’era? – dopo aver trascorso un pò di tempo libero lontano dai fili telematici e il più possibile vicino all’ARIA.
Faccio un sorriso ma non uso l’emoticon per favorir taluno che altrimenti si farebbe condizionare nell’ascolto (lo so che il limite è suo ma San Paolo ci consiglio di non mangiar carne se questo avesse fatto inciampare uno dei nostri fratelli).
Ho letto tutto attentamente ma non posso dare una risposta che vada bene per tutti.
Ora mi faccio un altro caffè e poi torno a scriver specificamente per ognuno.
A tra poco…
Wu Ming 2 & Wu Ming 4
Elias Lönnrot, 1802-1884