DALLA PUGLIA E DALL'EMILIA

Un paio di cose intorno alla discussione che si sta svolgendo da qualche giorno. Il primo caso, come mi segnala lei,  è anzi un’esemplificazione perfetta sul capitolo editori-esordienti. In poche parole: uno scrittore termina un romanzo, il quale viene rifiutato da diversi editori, mentre altri gli offrono di pubblicare a pagamento, e il romanzo finisce on line. Solo che un ulteriore editore gli rimprovera di perdere troppo tempo con Internet, e lo scrittore risponde così. Lui è Rossano Astremo, e il romanzo è on line su Musicaos: che in questi giorni mette in rete una seconda opera, Fiat Umbra & Altro di Tonio Rasputin, e inaugura una sezione del sito, chiamata “romanzo elettronico”, dove “troveranno posto i romanzi che verranno inviati, letti, criticati e scelti dalla redazione di Musicaos, con il supporto di altre realtà interessanti”.
Poi.
Giuseppe Caliceti mi invia il suo intervento sulla discussione di cui sopra, pubblicato ieri su Liberazione. E io ve lo giro:

” Il dibattito culturale più interessante di questo inizio anno si interroga sulla cosiddetta “letteratura popolare” e ha come protagonista due donne: Carla Benedetti, scrittrice e acuta critica letteraria e Loredana Lipperini, giornalista cultura di Repubblica. Tutto inizia da un articolo di Carla il 7 gennaio su L’Espresso, poi in versione integrale su Nazione Indiana, Genocidio culturale, che mi mette in guardia di fronte ai pericoli di una mutazione genetica che avrebbe trasformato l’editoria italiana in una monocultura del best seller, prendendo a esempio Io, uccido di Giorgio Faletti. I grandi editori sarebbero sempre più determinati a stampare soltanto quel che vende, tagliando fuori non soltanto i nomi nuovi, ma anche pilastri del passato recente della letteratura italiana. E tutto ciò con la complicità di troppi critici letterari e giornalisti culturali, ridotti praticamente al ruolo di operatori di marketing più o meno occulto. Loredana risponde sul suo sito “Lipperatura” che Io, uccido le è piaciuto proprio perché “popolare”. E spiega che il “popolare” non va demonizzato, e “le storie degli uomini possano essere raccontate in molte forme”. Esempi? La solitudine femminile passa attraverso i versi di Silvia Plath come attraverso le sit com che tanto dispiacciono ad alcuni intellettuali militanti. Si può capire assai più su Mozart guardando Amadeus (il film) piuttosto che leggendo Paolo Isotta. L’equivalente contemporaneo di Wilhelm Meister può essere il videogioco dei Pokémon. E spiega che il popolare non è una medicina amara che lo studioso deve ingoiare, o con cui l’intellettuale possa al più trastullarsi, ma l’indispensabile termine di confronto, a meno di non accarezzare il vecchio, delizioso sogno degli intellettuali italiani, che si scagliano contro l’ignoranza delle masse, sperando, nel profondo dei propri cuori, che non accedano mai al privilegio del sapere. La “Penso che il disprezzo delle élite nei confronti dei generi renda ancor più prezioso difenderli”, conclude Loredana. “Anche nel momento in cui gli autori italiani più avvertiti li vanno scomponendo e superando. Quando non è possibile parlare di Avanguardia, tocca, per non retrocedere, fare battaglie di Latoguardia. Anzi, fondarne una”.
A un estratto live di questo dibattito/polemica che in Rete si sta allargando a macchia d’olio, si è assistito mercoledì da Marino Sinibaldi all’interno di Fahrenait su RadioTre. Carla ha ripetuto che oggi editori e librerie fanno leva più sull’inerzia spirituale e culturale del lettore, che sulla sua intelligenza o esigenza di arricchirlo culturalmente. Più o meno come fa la tv. Non solo. C’è chi pensa che ci siano libri che non si possono criticare perché sono popolari. Loredana ha ribattuto che esistono tante piccole case editrici “di progetto”. Ma la terza ospite, Benedetta Centovalli, editor di Rizzoli, le ha liquidate come “cenerentole” affermando che comunque anche per lei, oggi, in Italia, gli spazi per una letteratura e un’editoria di ricerca si sono ristretti ovunque e esiste una dittatura della “monocultura da best seller”

Alcuni appunti personali…

1. Intanto grazie a Carla e Loredana per questo salutare dibattito, a cui sarebbe bello partecipassero non solo “giovani” critici e autori, ma anche autori meno giovani magari più venduti e critici e giornalisti di terza pagina dei media italiani. Se non accadrà, bisognerà chiedersi perché. Come bisognerà prendere atto che la Rete oggi è forse il luogo più adatto, se non l’unico, per provare a fare qualche ragionamento.

2. Loredana ha ragione: l’intellighentia di Sinistra per anni ha bollato come troppo facili importanti autori come Tolkin o Stephen King. Come per altri motivi Cèline, aggiungo io. E’ vero, in Italia i libri di genere per tanto tempo sono stati visti con sospetto. Ma da decenni il genere è stato largamente sdoganato anche qui. E personalmente sono un po’ stanco del ritornello che si sente ripetere oggi su come proprio “la narrazione di genere è la più adatta a raccontare la contemporaneità italiana”. Pare quasi, leggendo alcune pagine culturali de L’Unità o di Repubblica, che i noir o i gialli siano gli unici romanzi sociali possibili oggi. Come se le fiction tv sui preti fossero gli unici possibili film impegnati socialmente. Insomma, calma.

3. Da una parte, alle volte sembra sentir parlare della Cultura e della Letteratura con la C o la L maiuscole (Carla). Dall’altra si dicono cose acute e sacrosante soprattutto sulla cosiddetta Divulgazione Culturale. (Loredana). Quando Carla afferma che oggi l’industria editoriale tende a non accorgersi o a far finta di non accorgersi della differenza tra scrittori e divulgatori, – semplifico a modo mio, per essere divulgatore a me stesso- , perché quello che conta è la vendita, dice una verità abbastanza ovvia e sotto gli occhi di tutti. E quando aggiunge che questo mutamento in atto può avere degli effetti collaterali sgradevoli, mi pare condivisibile. Ma le due tostissime ragazze non parlano di “divulgazione culturale” o “educazione” (sono sinonimi di Latoguardia?) che potrebbero giovare al confronto.

4. Loredana si chiede giustamente perché la Sinistra e la cultura di elite hanno lasciato che il popolare diventasse in Italia predominio della Destra? Conoscendola, so che ha le sue buone ragioni per farsi domande del genere. Ma fa bene Carla a ricordarci quanto sia equivoco il concetto di popolare e l’idea consolatoria che “il popolo” sia sempre orientata a Sinistra. La Fallaci per esempio scrive libri popolari ma terribilmente di Destra. La Sinistra non può dunque difendere questo terreno come un suo latifondo, ci ricorda Carla. E’ finita l’epoca dei proprietari terrieri. Il “popolare” non è zona neutra, ma terra di conquista, campo di battaglia politico e culturale. E non si può neppure confondere il “popolare” con il “populistico”. O un “prodotto culturale di intrattenimento” con un “prodotto culturale di ottundimento”. Insomma, rivendica alla cultura e alla letteratura una sua moralità e tensione etica che vadano oltre al consenso immediato del cittadino elettore consumatore. E a una loro funzione vitale anche formativa e di conoscenza della complessità del reale, che non si limiti solo a raggiungere il portafoglio del lettore, ma raggiunga anche le sue zone più profonde, meno standardizzate, dove forse risiedono ancora speranze e voglia di cambiamento, bisogno di cambiamento. Chi può darle torto?”

72 pensieri su “DALLA PUGLIA E DALL'EMILIA

  1. Maurizio (ma il discorso, ovviamente non è rivolto solo a te), c’è il mondo là fuori, lo sai?
    Io stamattina presto sono uscito di casa per un impegno inderogabile. Poi avevo a pranzo degli amici che sono andati via alle sette di sera. Poi la cena. Poi cambiare il pannolino alla bimba più piccola, etc. etc. Il mondo.
    Domani sarò in giro per Milano, per lavoro. Perché io lavoro, ovviamente. Ed è la mia vera libertà. Faccio un lavoro che non c’entra una fava con la scrittura. Questo mi rende libero di scrivere quello che mi pare e piace. Se lo pubblico bene, se non lo pubblico bene lo stesso. Mi libera dal leccaculaggio, dall’agognare il premiuccio letterario, dal frequentare salottucci di poetastri e via cantando.
    Poi mi collego in rete e leggo. Anzi, c’è così tanto da leggere che devo fare una scelta, non ho tutto sto tempo (il mondo, il mondo). E allora certe cose riesco a seguirle, altre no. Oggi, solo ora, riesco a leggere tutto ‘sto bailamme.
    Come direbbe Tiziano (Scarpa): “è la rete, baby.” Tutti noi postiamo, commentiamo, etc. E’ la libertà della rete, che prevede anche il “rumore”. Non si può leggere tutto, non si può (ne si deve) commentare tutto.
    (continua)

  2. Non appartengo a nessun club, a nessuna lobby.
    1) Perché se così fosse sarebbe (saremmo) una congrega di coglioni, se mi permetti. I soli prodotti da forno della Ferrero fatturano più di tutta l’editoria italiana messa insieme. Se dovessi cercare una lobby a cui appartenere la cercherei da altre parti.
    2) Io non conosco di persona nessuno di quelli con cui parlo qui. Non so che faccia abbia WM1, se incontro Monina magari gli pesto pure un callo sull’autobus, etc. etc.
    3) Per l’esattezza conosco di persona Franz Krauspenhaar, che ho conosciuto PRIMA che io diventassi uno scrittore “ufficiale”. E, prima ancora di considerarlo uno scrittore strepitoso, lo considero un caro amico. Se questo fa di noi dei cospiratori che mirano al potere, stiamo freschi.
    4) Nel frattempo, per ragioni varie, qualche altro scrittore l’ho conosciuto anche di persona. Scrivo spesso su Nazione Indiana, con alcuni di questi ho intrapreso una bella corrispondenza. Ma non solo con loro, d’altronde. Anche con altri blogger, o frequentatori della rete. Sono un mafioso?
    5) C’è il mondo là fuori. Io devo pagare l’affitto di casa, devo portare la bimba più grande alla scuola materna, mio padre ha avuto due tumori (in gola e ai polmoni) eppure continua a fumare di nascosto, devo portare una chiusura lavori ad un amministratore di condominio, la bimba di tre mesi ha una irritazione cutanea (ma nulla di grave, cose che capitano), sono in ritardo con una consegna per una DIA, uno dei miei amici della adolescenza sta per morire (potrebbe accadere fra un mese, oppure domani stesso), ho in mano i preventivi per un cantiere di una casa che è andata in fiamme (devo incontrare i due proprietari, fratelli, che non si sopportano, per decidere a chi far fare i lavori), devo farmi la barba… la vita, il mondo.
    Sai quanto incide, in tutto questo, “il mondo letterario” nella mia vita? Indovina…

  3. Attenzione, Piero, tu stai parlando de “La Malora”, che uscì nel ’54 nei Gettoni con la famosa bandella di stroncatura. Io parlavo de “La paga del sabato”, che è un romanzo postumo e che fu rifiutato perché troppo simile a un romanzo di genere, pensa la coincidenza…

  4. Canibbalone sei tu, lo so… non mi brucia nulla, non sono Parente e non leggo Domenicale. Sto leggendo ‘la commedia degli errori’ del mio amico Guglielmo. Popolare? Elite? Ha ragione La Lipperini: se ai ragazzi si desse da leggere Guglielmo, tante cose andrebbero meglio. Ossequi.

  5. @ Wu Ming 1: Quanto hai ragione a proposito di Fenoglio. Accidenti, sapeva scrivere. Eccome. E quanti e quali contenuti. Mai più un altro Beppe Fenoglio. Ma io mi acconterei anche di un Cesare Pavese. E sarebbe un accontentarsi non da poco. Poco ma sicuro.
    Ciao
    Iannox

  6. … e Fenoglio, gran “competente in umiltà”, scrisse sul suo Diario: “Riletta La malora; mi pare d’aver piantato i paracarri e non aver fatto la strada”.
    Bellissimo.

  7. Come si puo’ non voler bene a quest’uomo? Mi ha dato del caro amico e dello scrittore strepitoso nello stesso post. E se io dicessi la stessa cosa di lui?… Ma si, lo dico, e con convinzione. Il club, caro Maurizio. E poi si, ti sei ricordato di aver letto il mio pezzo sul mio blog solo dopo… Dopo che io ti avevo fatto notare che non eri solo in questo mondo ingiusto, che c’era qualcuno, accanto a te, che faceva presente al condominio internettico che il Becker aveva detto qualcosa degno di essere notato. La vita, si, la vita di fuori… Fa un freddo cane, fuori. Un freddo cane. E le Valkirie del sud ci regalano pezzi di prosa perchè noi siamo i figli di Odino, e possiamo tutto…
    Ma alla mia domanda su chi sono i veri membri del vero club, nevvero, non risponde nessuno?

  8. Wu Ming1: E come lo chiamiamo questo club?
    Iannozzi: Effettivamente ti ho fatto il discorso sull’antologia appunto per evitare un esasperarsi della noia. Mi annoiano facilmente le ripetizioni. Non me ne volere.

  9. O Lobby o niente!
    (ma di quelle oscure oscure, alla Genna, talmente occulte che neppure gli affiliati sanno di farci parte)

  10. Gianni, lo so che esiste anche il mondo là fuori. Purtroppo oggi io ero tappato in casa con un raffreddore assurdo e sono stato a navigare un po’ più del solito. Devi capirmi: mia figlia mi ha imposto un’overdose di “Tarzan”, “Sleepover Club”, “Raven”, “The Mask” e per ultimo del “pinocchio” di Benigni che, avvenendo nella stessa stanza in cui avrei potuto magari ascoiltare un po’ di musica, mi ha letteralmente impedito di fare altro. Poi, per fortuna, mi hanno salvato il programma di Fazio (dove c’era Michele Santoro ospite, la replica di Arbore e un po’ del talk show della Dandini. Ora mi ricollego e ritrovo molti di quelli che parevano vaporizzati. E’ stato bello. come ritrovare dei vecchi amici. Qualche volta anche scazzarsi un po’ aiuta a conoscersi meglio, sarebbe meglio seguire le procedure ortodosse, ma sapete com’è, sono tempi strani.
    A franz mi preme chiarire una cosa: non é che mi sia ricordato della sua citazione solo dopo, e questo tutto sommato mi pare salvi la mia buona fede: se quel che volevo era solo un po’ d’attenzione, bene grazie a lui l’avevo già ottenuta. Insomma, lo scopo di tutto

  11. Gianni, lo so che esiste anche il mondo là fuori. Purtroppo oggi io ero tappato in casa con un raffreddore assurdo e sono stato a navigare un po’ più del solito. Devi capirmi: mia figlia mi ha imposto un’overdose di “Tarzan”, “Sleepover Club”, “Raven”, “The Mask” e per ultimo del “pinocchio” di Benigni che, avvenendo nella stessa stanza in cui avrei potuto magari ascoiltare un po’ di musica, mi ha letteralmente impedito di fare altro. Poi, per fortuna, mi hanno salvato il programma di Fazio (dove c’era Michele Santoro ospite, la replica di Arbore e un po’ del talk show della Dandini. Ora mi ricollego e ritrovo molti di quelli che parevano vaporizzati. E’ stato bello. come ritrovare dei vecchi amici. Qualche volta anche scazzarsi un po’ aiuta a conoscersi meglio, sarebbe meglio seguire le procedure ortodosse, ma sapete com’è, sono tempi strani.
    A franz mi preme chiarire una cosa: non é che mi sia ricordato della sua citazione solo dopo, e questo tutto sommato mi pare salvi la mia buona fede: se quel che volevo era solo un po’ d’attenzione, bene grazie a lui l’avevo già ottenuta. Insomma, lo scopo di tutto

  12. Gianni, lo so che esiste anche il mondo là fuori. Purtroppo oggi io ero tappato in casa con un raffreddore assurdo e sono stato a navigare un po’ più del solito. Devi capirmi: mia figlia mi ha imposto un’overdose di “Tarzan”, “Sleepover Club”, “Raven”, “The Mask” e per ultimo del “pinocchio” di Benigni che, avvenendo nella stessa stanza in cui avrei potuto magari ascoiltare un po’ di musica, mi ha letteralmente impedito di fare altro. Poi, per fortuna, mi hanno salvato il programma di Fazio (dove c’era Michele Santoro ospite, la replica di Arbore e un po’ del talk show della Dandini. Ora mi ricollego e ritrovo molti di quelli che parevano vaporizzati. E’ stato bello. come ritrovare dei vecchi amici. Qualche volta anche scazzarsi un po’ aiuta a conoscersi meglio, sarebbe meglio seguire le procedure ortodosse, ma sapete com’è, sono tempi strani.
    A franz mi preme chiarire una cosa: non é che mi sia ricordato della sua citazione solo dopo, e questo tutto sommato mi pare salvi la mia buona fede: se quel che volevo era solo un po’ d’attenzione, bene grazie a lui l’avevo già ottenuta. Insomma, lo scopo di tutto

  13. Gianni, lo so che esiste anche il mondo là fuori. Purtroppo oggi io ero tappato in casa con un raffreddore assurdo e sono stato a navigare un po’ più del solito. Devi capirmi: mia figlia mi ha imposto un’overdose di “Tarzan”, “Sleepover Club”, “Raven”, “The Mask” e per ultimo del “pinocchio” di Benigni che, avvenendo nella stessa stanza in cui avrei potuto magari ascoiltare un po’ di musica, mi ha letteralmente impedito di fare altro. Poi, per fortuna, mi hanno salvato il programma di Fazio (dove c’era Michele Santoro ospite, la replica di Arbore e un po’ del talk show della Dandini. Ora mi ricollego e ritrovo molti di quelli che parevano vaporizzati. E’ stato bello. come ritrovare dei vecchi amici. Qualche volta anche scazzarsi un po’ aiuta a conoscersi meglio, sarebbe meglio seguire le procedure ortodosse, ma sapete com’è, sono tempi strani.
    A franz mi preme chiarire una cosa: non é che mi sia ricordato della sua citazione solo dopo, e questo tutto sommato mi pare salvi la mia buona fede: se quel che volevo era solo un po’ d’attenzione, bene grazie a lui l’avevo già ottenuta. Insomma, lo scopo di tutto

  14. Gianni, lo so che esiste anche il mondo là fuori. Purtroppo oggi io ero tappato in casa con un raffreddore assurdo e sono stato a navigare un po’ più del solito. Devi capirmi: mia figlia mi ha imposto un’overdose di “Tarzan”, “Sleepover Club”, “Raven”, “The Mask” e per ultimo del “pinocchio” di Benigni che, avvenendo nella stessa stanza in cui avrei potuto magari ascoiltare un po’ di musica, mi ha letteralmente impedito di fare altro. Poi, per fortuna, mi hanno salvato il programma di Fazio (dove c’era Michele Santoro ospite), la replica di Arbore e un po’ del talk show della Dandini. Ora mi ricollego e ritrovo molti di quelli che parevano vaporizzati. E’ stato bello. Come ritrovare dei vecchi amici. Qualche volta anche scazzarsi un po’ aiuta a conoscersi meglio, certo mi direte sarebbe meglio seguire le procedure ortodosse, ma sapete com’è, sono tempi strani.
    A franz mi preme chiarire una cosa: non é che mi sia ricordato della sua citazione solo dopo, e questo tutto sommato mi pare salvi la mia buona fede: se quel che volevo era solo un po’ d’attenzione, bene grazie a lui l’avevo già ottenuta. Insomma, lo scopo di tutto questo can can era solo perfezionare (correggere) il contatto con voi.

  15. come avrete capito, mi sono partiti un paio di invii mentre ancora scrivevo. vado a prendere un altro zerinol. buona notte.

  16. @ MANILA:
    Cara Manila,
    sì, in effetti meglio è evitarla la noia delle ripetizioni. Tranquilla, non te ne voglio, così come credo tu non ne voglia a me.
    In quanto al club, io potrei avere un nome che potrebbe fare al caso vostro, perché io preferirei, se fosse possibile, solo esser il distributor di licenze poetiche. ^___^ Dunque, il nome: “Fight Club”. Ovviamente bisognerà chieder a Palahniuk se intende partecipare o piuttosto farci pagare per usar codesto nome, non troppo originale ma che bene spiega. Voi, che ne dite? ^___^
    ‘Notte
    Iannox

  17. Discussione molto pop che allarga il dibattito.
    Esiste una critica con la C maiuscola o esistono solo club con la c minuscola?
    Questo interrogativo si insinuerà nel mio quieto sonno per molti notti a venire.

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