LA STANZA DI JACK, E ALTRO

Nei giorni scorsi si è parlato, anche, di editoria a pagamento. Sull’ultimo numero della rivista Pulp, Marco Philopat racconta di aver ricevuto un libro, Le cose di Jack di Stefano Gianuario, che, scrive, "riesce a farmi dimenticare la depressione – o meglio – mi dà la forza per incazzarmi veramente. Stefano ha 18 anni e vive a Cormano – estrema periferia nord milanese – e suona nel gruppo noise degli Hezel". Per pubblicare il suo libro, racconta ancora Philopat, "Stefano ha purtroppo dovuto sborsare di tasca sua – per un libretto di 60 pagine – ben 5000 euro alla sedicente Editrice Nuovi Autori…Ha lavorato chissà dove e chissà in quali condizioni – si è fatto aiutare dal fratello metalmeccanico – e ora mi dice…Era la mia unica possibilità". Conclude Philopat: "Leggendolo si ha comunque la sensazione di una sferzata di energia. Per comprarlo e all’unisono protestare – telefonare allo 02/89409338 Editrice Nuovi Autori…Parola d’ordine: Sono la stanca, triste e schiva risata sghignazzante di Jack…"

Per i romani e concittadini: stasera ben due appuntamenti in successione, da non perdere.
Alle 19.30 al wine art Il Bracolo (via dei Quattro Cantoni, 9), reading di Enzo Fileno Carabba per Pessimi Segnali (Marsilio Black). Introduce Girolamo Grammatico, presenta Nino D’Attis di Blackmailmag.
Poi,  (Alderano, ma a che ora?) Les Anarchistes in formazione da camera allo Zoo Bar di Via di Monti Testaccio 22.
Serata piena.

 

62 pensieri su “LA STANZA DI JACK, E ALTRO

  1. Mi corre l’obbligo di spezzare una lancia in favore di Fernandel: il diciannove ottobre scorso (se la memoria non mi tradisce) ho inviato a Fernandel (addirittura per posta elettronica) il romanzo cui facevo riferimento in un altro post. Bene, il giorno dopo Giorgio Pozzi mi ha telefonato per dirmi che aveva letto le prime dieci o venti pagine e ne era rimasto colpito. Un mese e mezzo più tardi, approfittando della sua presenza a Roma alla fiera della piccola e media editoria, sono andato a conoscerlo e ho scoperto che nel frattempo Elena Battista aveva letto tutto il manoscritto. Non so se ne sortirà mai qualcosa, ma il punto non era questo. Comunque, Fernandel non è il solo: anche Giulio Mozzi l’ha letto in tempi velocissimi e in una mail mi ha comunicato d’averlo girato ai suoi collaboratori. Questo per amore della verità.

  2. E anche Minimum Fax legge, per fare un altro nome.
    Spettatrice, hai fatto bene a citare i Quindici, grazie. Il caso Girolamo Di Michele andrebbe comunque ricordato.

  3. A Fernandel non inviai lavori per una possibile pubblicazione.
    In quanto a M. Fax: inviai loro – già tanto ma tanto tempo fa – un dattiloscritto, lo ammetto. O io sfigato o che altro, ma risposta non ottenni. Che sia cambiato qualcosa in questi anni? Puo’ darsi.
    Auguri ai neosposi.
    ‘Notte.
    Iannox

  4. Bho?
    Vi leggo, spesso, e non intervengo. Preferisco non parlare o scrivere di cose che non conosco a fondo.
    Ma in questa occasione e per questo post ho voglia di dire la mia.
    Mi fate capire cosa c’è di scandaloso nel fatto che un esordiente si debba pagare la pubblicazione del suo primo lavoro?
    Funziona così anche in altri campi. A me pare.
    Sapete nulla di ragazzi che vogliono correre in moto e sognano di diventare Valentino o Max Biagi?
    Ci sono e sono tanti e si pagano, con sudore, intere stagioni fatte di corse, di trasferte, di moto distrutte , di fratture, di tute rovinate e tutto a carico loro e delle rispettive famiglie.
    Lo fanno per passione e per amore delle corse ma tutti sperano in cuor loro di essere notati. Tutti aspettano un occasione ma intanto pagano di tasca propria e, a volte, ci lasciano la vita.
    E non è un romanzo.

  5. A quanto m’é dato di vedere, la discussione sul tema manoscritti-rifiuti etc. langue, é clinicamente morta, o meglio ancora si è fatta circolare, sterile.
    Stamattina mi è venuta un’idea: perché non la piantiamo con i discorsi generici e i vittimismi?
    Mettiamole tutte in rete, tutte queste lettere di rifiuto che abbiamo ricevuto. Pubblichiamole in rete, facciamone una sorta di antologia del rifiuto. Un libro bianco del no editoriale, nella peggiore delle ipotesi un bel prontuario, utilissimo per gli editor più scansafatiche.
    Una provocazione, se volete.

  6. Ehm, sono ‘gnurant, ma con fantasia. Perché non le scriviamo direttamente noi le lettere di rifiuto? L’oggetto potrebbero essere libri che avremmo volentieri cestinato oppure altri totalmente inventati e recensiti in modo tale da dargli una trama, un genere, un’identità. Scusate la mia seconda intrusione, ma dopo tutto questo parlare, recriminare, spiegare sento il bisogno di un sano momento creativo. Non interessa? Vabbè, ci ho provato.
    Buon sabato a tutti

  7. Oddìo, c’è stato un fuggi fuggi generale. Chi s’é ricordato che doveva fare la spesa, chi aveva un appuntamento improrogabile, chi ha portato il cane a fare i bisogni.
    Loredana, guardiamoci in faccia: finora gli altri non hanno raccolto. Perché i panni sporchi é meglio lavarli solo in famiglia?Suvvìa, sdrammatizziamo, esorcizziamo e, soprattutto, auto-ironizziamo un po’ di più.

  8. rispetto lo sbattimento per l’autoprodizione,ma diversa gente spende mooooolto di più
    per autoproduzioni in altri ambiti…e poi L’autore deve evitare di concludere i messaggi cn “ti bacio” soprattutto con una ragazza in particolare…senno ti infilo una lama nello stomaco faccia di merda e non potrai più scrivere i tuoi libri del cazzo!SC207 can see you,cocksucker!the ring_yo

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