“Quanto in lui e in me si agitò in quelle occasioni non può non apparire alcunché di incomprensibile, quasi al confine della mania, per un giovane d’oggi. Ma non eravamo né pazzi né fanatici. Eravamo, a poco più di dieci anni dalla fine della Seconda Guerra, nel cuore del secolo, ancora ricchi di qualcosa che — scrisse Pasolini — ci faceva piangere guardando Roma città aperta. Le lacrime non sono affatto un buon criterio di giudizio. Eppure mi piacerebbe sapere che cosa possa oggi far piangere un uomo di trent’anni, che tanti allora Pier Paolo ne aveva. E a uno o due di quei giovani anche vorrei dire: come si impara una lingua straniera, cercate di capire la lingua nostra, solo in apparenza simile a quella che ogni giorno impiegate conversando o pensando. Se ritenete che non valga la fatica, chiudete in fretta i nostri libri e l’età che li produsse; e buona fortuna”.
Franco Fortini, Attraverso Pasolini
Nei momenti di scoraggiamento, ritrovare Fortini. Nei momenti in cui il cosiddetto ruolo dei cosiddetti intellettuali sembra inutile. A cosa serve un intellettuale, se stuoli di economisti, pensatori, filosofi scriventi e parlanti non riescono a smuovere di un millimetro le spaventevoli posizioni della Germania e dell’Eurogruppo sulla Grecia? A cosa serve, nel nostro assai piccolo, se un sindaco (il solito Brugnaro) riesce a dire che Amnesty International, che lo ha invitato a rilasciare i libri censurati, non ha niente da fare (testuale: “Persino il direttore di Amnesty International, nei giorni scorsi, mi ha scritto per attaccarmi: questo la dice lunga su come vada riaccesa la luce, in Italia, per evitare che non riparta. Se c’è gente che ha tempo di mandare mail per attaccare, così come è avvenuto anche con Goletta verde, sarebbe meglio che, prima, si candidasse alle elezioni, per vedere se la gente la pensa come loro?”)?
Serve, certo. Però.
Sulle tensioni gerarcoidi del federale Brugnaro si è già detto. L’Italia conserva da allora un rimpianto per la semplice sicurezza del fascio, semi-rimosso e quindi mai maturato, compensato o guarito.
Sull’utilità degli intellettuali, vale lo stesso.
Il guaio è che l’Europa sta come noi, e non ce ne eravamo accorti.
Domani comprero’ uno di questi libri ai miei figli, forse due. Non servira’ a nulla adesso, servira’ al domani loro e del mondo. E’ mio dovere immaginare una societa’ migliore per loro e non posso che compiere piccoli gesti affinche’ cio’ accada.
Vorrei urlare ai genitori tutti: muovetevi, uscite a svuotare le librerie!
Basterebbe rispondere al “caro Sindaco” che evidentemente anche lui ha ben poco da fare se ha tempo per dedicarsi a materie che neanche gli competono!!
Perdonami, Fortini se ti ho rubato un verso
così, senza colpo ferire, si sarebbe detto un tempo,
chiniamo il capo davanti alla scure
allarghiamo le braccia con la moneta tra le mani,
sarà questione d’un istante e poi ” compostita solvantur ”
( perdonami Fortini se ti derubo di questo titolo)
le immagini dei visi amati si scioglieranno
anche i desideri saranno cenere senza alcun rimpianto,
allora cosa ci porteremo per galleggiare sullo Stige ?
un verso, una canzone, qualche ostia deglutita frettolosa
e con poco pentimento, oppure il tarlo che ci rodeva come Tantalo
sarà ancora il compagno della traversata ?
ma ….sssssssi, che importa cosa lasciamo:
un poco di ceneri dentro un vaso
qualche distico, al massimo una terzina
per rinfrescare la memoria, lacrime disperse
lungo il cammino di chi resta e cercare una consolazione
che neppure in vita abbiamo saputo regalare,
quella che farà di noi il Mito di un’assenza