“Il “Campiello” è un premio letterario, istituito nel 1962 per volontà degli Industriali del Veneto, che viene assegnato a opere di narrativa italiana”.
Così la definizione del prestigioso premio. Ora, se io fossi nei panni degli Industriali del Veneto, mi farei due domande sul fatto che due vincitori del premio Campiello hanno chiesto al sindaco di Venezia di ritirare i propri libri dalla città. Sono Giorgio Fontana e Michela Murgia, che hanno firmato la lettera di Andrea Valente e Matteo Corradini, dove decine di scrittori hanno chiesto di essere banditi dal territorio veneziano in segno di solidarietà con gli autori dei 49 libri per bambini censurati dal sindaco Brugnaro. Si può aderire, se scrittori pubblicati, mandando una mail entro lunedì: qui tutte le informazioni.
Agli Industriali del Veneto gioverà sapere che sulla triste vicenda sono a oggi intervenuti il sottosegretario all’istruzione Davide Faraone, il presidente del Centro per il libro e la lettura Romano Montroni, Amnesty International, oltre a tutti coloro che sono stati citati nei post precedenti, dall’AIE all’AIB ai tantissimi librai e lettori che si stanno attivando. E che su Repubblica di oggi c’è uno splendido articolo di Adriano Prosperi.
Certo, sarebbe bello che anche gli autori dell’attuale cinquina aderissero: ma forse Marco Balzano, Paolo Colagrande, Vittorio Giacopini, Carmen Pellegrino, Antonio Scurati lo faranno, chissà. Intanto, se fossi nei panni degli Industriali del Veneto, ci penserei.
Siamo in un periodo di grande confusione, anche soprattutto nel linguaggio. Sarebbe auspicabile che intellettuali giornalisti scrittori si sforzassero di fare chiarezza, e non come in questo caso, di aumentare la confusione, temo anche per ragioni di partigianeria o interessi editoriali . Nella questione di Venezia, non è in discussione la “libertà di espressione”, ma l’ educazione dei bambini. E in pedagogia è normale e doverosa una cernita tra i testi da adottare. Posso considerare capolavori quelli di Celine o di Malaparte, ma proporli per es. nelle scuole medie, credo non troverebbe il consenso di tutti.
Così nei testi ritirati a Venezia ce ne sono alcuni , che migliaia e migliaia di famiglie ritengono inadatti per l’educazione dei propri figli più piccoli. Forse sarebbe più saggio cercare una soluzione che tenga davvero conto delle sensibilità di tutti. Farne una questione di principio scalmanarsi agitando spettri di inquisizione e di roghi è davvero scorretto. Gli autori che fanno il gesto “estremo” di chiedere “ la messa al bando dei propri libri” in segno di solidarietà, forse si immaginano martiri che si immolano tra le fiamme, in realtà sappiamo che l’unico rischio che corrono è quello di trovare un po’ di visibilità. Magari una copertina su vanitifair.
Ciao,k.
Caro k., visto che vuoi far figura di sopraffino intellettuale, prova a fare una banalissima inversione: supponiamo che da oggi si crei in Italia un clima tale per cui “molte famiglie” reputino inadatti all’educazione dei loro figli tutti i libri che accennano al cristianesimo, anche solo “alla lontana”. E che qualche Sindaco cominci a bandirli. E magari che con l’aiuto di qualche zelante prefetto o Sottosegretario o Ministro, si comincino a vietare funzioni religiose, per esempio processioni che ostentino la fede, questione che dovrebbe essere privata: che preghino tutti nelle loro stanze di casa, che diamine!! Che non si facciano vedere dai purissimi occhi dei nostri figli!!! Tu saresti ugualmente dalla parte dei Sindaci e di quegli uomini politici come fai ora? Un’altra domandina: che titolo avrebbe un Sindaco o un politico per far ciò? Come mai in Italia entrano a gamba tesa su questo aspetto giornaliste di successo (ma sottomesse!), brillanti avvocati che sanno far lobby (pardon, “rete”) e adesso sindaci, ma non si ascoltano mai pedagoghi, insegnanti, psicologi (o quantomeno non si promuove un dibattito pubblico serio tra loro)? Hai letto il comunicato dell’Associazione Italiana di Psicologia, per esempio?
Nella questione di Venezia è in gioco prima di tutto, e soprattutto, la divisione dei ruoli e dei poteri secondo l’attuale codice civile e secondo la Costituzione.
Sei un sindaco? Un nuovo sindaco? Allora dovresti conoscere la legge (e non necessariamente sei un esperto di pedagogia).
Alle scuole primarie, materne e nidi i libri sono comprati e pagati dal Comune, ma scelti dai docenti in base al piano dell’offerta formativa deciso nella singola scuola in base ad una normativa che coinvolge anche i genitori, ma che non tiene nel minimissimo conto le opinioni del sindaco di turno.
Non è previsto che, all’arrivo di una nuova Giunta comunale, il sindaco si riprenda indietro i libri (pagati dal Comune ma di proprietà della scuola) come se fosse roba sua. Così come non è previsto che intervenga nei protocolli di cura di un ospedale o nelle tecniche di lavorazione di una fabbrica perché così, a occhio, non lo convincono. C’è un iter da percorrere e del personale tecnico da consultare.
Se il sindaco trova da ridire sulle scelte delle scuole ha diritto di intervenire, certamente, perchè la scuola è di tutti, ma rivolgendosi al ministero dell’istruzione, non sequestrando quel che gli pare, in base al principio che quel che la scorsa giunta ha pagato questa nuova giunta se lo può portare via. I sequestri li fa la polizia, dietro autorizzazione di un giudice e in presenza di reati. Non li decide il singolo sindaco a seconda delle sue personali opinioni.
Anzi, il fatto stesso che un sindaco agisca in modo così improprio e con così scarso rispetto della legge dimostra che di libri che incoraggiano all’apertura mentale e al desiderio di farsi un opinione propria dopo aver esaminato i fatti c’è estrema necessità in Italia. La rimessa in moto del paese e il superamento della crisi economica parte anche da qui: l’indottrinamento, gli stereotipi e le idee preconcette impediscono di cercare nuove soluzioni e modi di vivere più pratici ed economici.
Luca sei una persona intelligente e sensibile e hai capito da un pezzo che sono un povero ignorantello che quando scrive su lipperatura si sforza di fare bella figura ( tra l’altro attingendo spesso al dizionario dei sinonimi)…
Comunque l’argomento che affronti è complesso, almeno in ambito scolastico però, mi sembra che i genitori siano informati sulle ore di religione e, se vogliono posso esonerare i bambini dalla lezione. Perché non farlo anche per il gender?
Fare della questione di Venezia una questione esclusivamente di competenze, come fa anche Murasaki mi sembra perlomeno riduttivo. Diciamo che lo stesso metro non viene usato e giustamente quando si parla di per es. di TAV, dove decine di enti organismi e istituzioni si sono già pronunciati dando iloro avallo . E’ una questione anche politica, nel senso che riguarda le persone le loro opinioni che bisogna cercare di rispettare. Certo che il sindaco Brugnaro avrà agito anche per convenienza cercando di sfruttare il successo della manifestazione di piazza sangiovanni, ma in democrazia è normale e anche giusto che un milione (ma anche meno) di persone trovino una loro rappresentanza.
Ciao,k.
Li, lo sai di cosa parlano quando parlano di “gender”?
Negli ambienti cattolici integralisti è stata inventata una roba stranissima, a tavolino. Poi l’hanno chiamata “ideologia di gender” o “teoria gender” o “gender”. Poi si sono messi a strillare contro il complotto demoplutogiudaicomassone che vuole imporre a tutti questo misterioso gender. E tirano fuori questo fantomatico complotto tutte le volte che qualcuno accenna che forse anche gli uomini potrebbero stirare ogni tanto, non fosse che per dare il buon esempio ai figli.
Nessuno a scuola insegna il “gender”, allo stesso modo in cui nessuno a scuola insegna architettura marziana. Gli unici che potrebbero insegnarlo sono i cattolici integralisti, perché se lo sono creato, immagino a loro immagine e somiglianza, e sono i soli che sanno che accidente è.
E sì, insisto: un sindaco non dovrebbe violare le leggi né arrogarsi poteri non suoi. Sarà un punto di vista miope, antiquato e banale, non discuto, però davanti alla legge un suo peso lo ha. Anche perché, visto che il gender è un fantasma dell’inquieta coscienza cattolica integralista ma non ha consistenza né forma né colore né valenza alcuna, tanto vale parlare di legge, che quella almeno da qualche parte è stata scritta, firmata e pubblicata.
Murasaki, la teoria del gender, che non è stata inventata dai cattolici, presuppone che “maschile e femminile”, siano stereotipi culturali imposti da un ideologia dominante che cerca di imprigionare le persone in delle gabbie precostituite. Secondo questa teoria del gender , gli orientamenti sessuali, i generi, sono dinamici variabili dissociati dall’identità biologica. Non esiste quindi una complementarietà tra maschio e femmina e quindi nessuna relazione tra sessualità e procreazione. Solo piacere. L’individuo è ciò che vuole essere, in ogni momento. ( Personalmente direi che l’individuo è ciò che in quel momento le aziende vogliono che sia)
Per dirla in quattro righe. Ma comunque non è una cosa da poco. A mio avviso è una rivoluzione tesa a rimuovere la procreazione dall’ambito accogliente dell’umano e della famiglia, a quello selettivo competitivo (eugenetico) della tecno biologia). Le battaglie di questi ultimi decenni , apparentemente per i diritti e le voglioline di tutti in realtà nascondono questo processo , questa intrusione della biotecnologia che di fatto spodesta l’uomo, ma forse ancor più la donna trasformata in utero da affittare alle aziende della tav
Ok, se non l’hanno inventata i cattolici INTEGRALISTI allora chi l’ha elaborata? C’è un manifesto, una dichiarazione, un documento? Dove l’hai trovata questa definizione, se non su un sito di cattolici integralisti?
Ce l’hai un autore o un autrice da consegnare al pubblico ludibrio, con tanto di inevitabile riferimento finale all’utero in affitto che c’entra con tutto il resto quanto il tradizionale cavolo a merenda?
E mi sai spiegare perché, alla fine di tutta questa tirata (sempre la stessa, standard, rimbalzata da un sito integralista all’altro) il vero problema è poi sempre la figurina del papà che stira, che rischia di minare ogni certezza nei bambini minandone irreparabilmente lo sviluppo?
Dimenticavo: l’insieme di discorsi sconclusionati da te inanellati, che è la definizione consueta che nei siti dei cattolici integralisti viene chiamata “teoria del gender” NON viene fatta a scuola, anche perchè infanti, fanciulli e ragazzi ci riderebbero dietro. Qualche volta però a scuola viene fatta vedere l’immagine
del papà che stira.
Stirare con questo caldo è davvero una sofferenza, ma non credo proprio che vengano finanziate campagne educative e mediatiche a livello nazionale ed europeo perché i maschietti si stirino le camice da soli. A scuola vengono insegnate tante cose alcune anche giuste, come quella del babbo che che fa le faccende. Ma per esempio libri come Piccolo Uovo, sono direttamente ispirati alla “fantomatica” teoria del gender, (sessualità dissociata dalla procreazione maternità e paternità acquisite per diritto tecno burocratico etc.).
Ora io in effetti ogni tanto Avvenire lo leggo,. ed è vero che ne parlano spesso del Gender. Ma ti posso assicurare che gran parte dei suoi , a parer mio assurdi contenuti, li ho appresi leggendo qui su lipperatura. Mi viene in mente per es. un post che si intitolava “ una mattina ci siam svegliati ed abbiam letto il manifesto” dove con grande clamore si accusava un articolo dello stesso giornale di aver parlato di “complementarietà “ tra uomo e donna, e dove si reclamava appunto la “dinamicità e variabilità” dell’orientamento della sessualità di tutte le persone di cui ti scrivevo più su.
Ciao,k.
Giusto, dimenticavo: l’ideologia del gender è nata e si è diffusa grazie a questo blog. E qui, per la prima volta, proprio in questo piccolo ma consistente angolo della Grande Rete, è stata affermata la stravagante idea di una sessualità all’occorrenza dissociata dalla procreazione – possibilità fino ad allora mai contemplata né auspicata né desiderata da alcuno.
Meraviglia e possanza di questo blog!
Murasaki sei ingiusto ; non ho scritto da nessuna parte che la teoria del gender è nata in questo blog, ma che io ( io) l’ho scoperta qui, molto prima che diventasse “fantomatica.
Apprezzo comunque la tua ironia, ma attento
Non sottovalutare mai la materia oscura,
che inquieta si nasconde in lipperatura
ciao,k.
Caro k., in una società multiculturale e pluralista è giusto che nelle scuole di ogni ordine e grado ci siano ore dedicate alla Storia delle Religioni, non un insegnamento catechistico di una confessione specifica (tra l’altro a spese dello Stato ma sotto stretto controllo ecclesiastico!!!): è come se venisse insegnata una sola corrente filosofica o letteraria in vece della Storia della filosofia o della Letteratura!! E che le famiglie non debbano determinare i contenuti degli insegnamenti impartiti, mi sembra altrettanto sacrosanto, altrimenti a che serve il corpo docente e la sua preparazione didattico-pedagogica? A meno di non voler abolire l’istruzione per tutti o di smantellare la scuola pubblica in favore di quella privata-confessionale che professa il comunitarismo e il settarismo invece di formare cittadine e cittadini (il cosiddetto decreto -“La Buona Scuola” sembra andare proprio in questa direzione, orrore orrore!).
Quanto alla tua preparazione, non fare il falso modesto e non mentire sulle tue fonti di informazioni: esse vanno ben aldilà di questo blog e dei botta-e-risposta con me o con altri utenti. Purtroppo ti tradiscono la scrittura e gli argomenti che esponi, caro k.