CHARLIE FA SURF. O DELLA LENTA MORTE DEL LAGO DI CACCAMO

E’ tanto che non parliamo di Marche, non è vero? Bene, facciamolo. Stavolta non parliamo di ricostruzione (non se ne parla molto, e ad agosto saranno cinque anni, e a quanto pare ci sono luoghi ancora crepati, immobili nell’orrore e nella distruzione di allora). Stavolta non parliamo di noccioleti e coltivazioni intensive. Parliamo di turismo.
Nelle Marche, come altrove, c’è da tempo, almeno dai tempi della superstrada che, urrà, porta al mare facendoti risparmiare 25 minuti del tuo tempo e cosa importa dei borghi e paesi che verranno ammazzati per questo, un’idea di turismo che è completamente fuori da quel che avviene altrove. Altrove, in mezzo mondo ovvero, ci si interroga su come fermare la gentrificazione? E nelle Marche, in molte Marche almeno, si sventolano fazzoletti e si fa la ola per esserci dentro. Si riflette su altre modalità di godere dei luoghi, che non ne facciano scempio? E nelle Marche, invece, si pensa di essere negli anni Ottanta. Quindi Giampiero Feliciotti, il presidente dell’Unione dei Monti Azzurri (i Sibillini) gioisce perché sul lago di Caccamo si può fare sci (o surf) d’acqua, ovvero wakeboard,  ma guarda che novità, ma guarda la bellezza. Qui c’è il post: un video dove appunto si surfa. Ma che bello, ma finalmente, dicono i commenti (tranne il mio e quello dell’altro rompiscatole delle Marche, Leonardo Animali).
Non sono contro il divertimento. Non intendo infliggere agli ilari commentatori vacanze sulla riva del lago con in mano I fratelli di Serapione di Hoffmann (che l’Orma ha appena ripubblicato, per inciso). C’è un problema, però. Non conosco i regolamenti specifici sull’uso di barche a motore nei laghi marchigiani. So però che i  pescatori di carpe, che sono i maggiori frequentatori di Caccamo, usano barchini a motore elettrico, nel rispetto dei pesci. E poi c’è un’altro problema. Enel, ogni anno in estate, abbassa il livello del lago perché gestisce la diga. Il risultato, visibile anche in foto, è che il lago stesso diventa una palude, puzza da morire, i pesci non possono deporre uova e in molti casi muoiono. Come si può vedere, i carpisti hanno passato una giornata a salvare carpe intrappolate nelle pozze: per la cronaca, chi fa carpfishing rilascia sempre i pesci. Degrado e abbandono sono qualcosa di già accaduto con altri laghi marchigiani: quello di Polverina e il Lago delle Grazie.
Ma che importa? Facciamo surf che ci diverte tanto. Per la cronaca, l’ineffabile presidente è quello che ha proposto un super-collegamento sciistico fra alcuni comuni: come si legge, il no di due di essi per rispetto ai vincoli naturalistici non è stato preso bene.
Ps. Ma a te, mi si chiederà, cosa importa di Caccamo? Potrei rispondere che Caccamo è la mia Manderley. E per lunghe estati, davanti al lago, io scrivevo, prendendo una bottiglietta di tè freddo al bar ristoro di Fausto e sedendomi sull’ultima panchina della riva, a cui ero così affezionata che se  quando arrivavo era occupata da una famigliola che faceva il picnic cominciavo a guardarli malissimo finché non se ne andavano, perché quella era la mia panchina, da dove avevo l’illusione di essere nel lago e di non avere dietro di me i bambini che facevano i capricci per salire sulle macchinette elettriche di Fausto né i carpisti che cenavano con salsicce e birra, ma solo il lago e la curva che dietro non sai cosa c’è.
Ma questi sono affari miei, giusto? Un lago, invece, è affare di tutti, anche dei non marchigiani, come avviene per tutto ciò che ci sopravvive (o dovrebbe) e tutto ciò che può ancora donarci bellezza (potendo, e resistendo al surf, all’Enel e ai mirabolanti progetti che su Caccamo prevedono idrovolanti, gare di canoe e chissà quali altri meraviglie).
N.B. Comunicazione di servizio: il blog si prende un po’ di pausa, fino al 29 giugno. Domani e dopodomani sarò infatti a Positano racconta, e dal 21 a Ventotene per Gita al Faro. Che sia un bell’inizio di estate per tutte e tutti.

Un pensiero su “CHARLIE FA SURF. O DELLA LENTA MORTE DEL LAGO DI CACCAMO

  1. Scrivere seduta su una panchina davanti al lago,
    con vicino il the freddo.
    Questo ricordo di lunghe estati mi sembra bellissimo.
    E fa capire molto dell’interesse di Loredana per il Lago di Caccamo

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