CHE SIGNIFICA GUARDARE CON GLI OCCHI: SU "ASCOLTATORI" DI SUSANNA TARTARO

La conoscenza unilaterale tra voi e me
si sviluppa abbastanza bene.

Per chi lavora alla radio, il libro di Susanna Tartaro, Ascoltatori (Add) è, per cominciare, uno sguardo su chi non vediamo. Per meglio dire, vediamo alcuni di coloro che ascoltano durante i festival, le feste, le presentazioni in giro per l’Italia, e li riconosciamo e li abbracciamo e li ringraziamo. Ma non sappiamo, se non di pochi, le storie. Di solito, percepiamo la loro presenza quando si accende la luce rossa della diretta, negli studi, o quando Benedetta o Piero dicono il “vai” in cuffia quando siamo su un palco: ma non possiamo che immaginare appena, senza avere il tempo di capire di più. Susanna ci ha permesso di capire: è uscita dagli studi, dalla redazione, dalle decine di stanze e stanzini che fanno da appoggio provvisorio durante i viaggi, ed è andata dagli ascoltatori, per raccontarli.
So cosa sono foglia, petalo, spiga, stelo, pigna,
e cosa vi accade in aprile, e in dicembre.

Benché la mia curiosità non sia reciproca,
su alcune di voi mi chino apposta,
e verso altre alzo il capo.

Ascoltatori, dunque, potrebbe essere letto come uno di quei benedetti esperimenti letterari che sono stati e sono caratteristici di alcuni scrittori. Non il “vi parlo di me” ma “parlo di voi”: direttamente, senza trasformarvi in personaggi, accogliendovi. Mi viene in mente, per esempio, Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia, che nel 1993 raccontò biografie immaginarie di persone comuni, una in fila all’altra, perché ogni vita, bella o brutta, dolce o crudele che fosse, meritava di essere raccontata. Mi viene in mente, anche se va in una direzione diversa, Vite che non sono la mia di Carrère, che però parte dalla stessa necessità: “dare voce” ad altri.
Ho dei nomi da darvi:
acero, bardana, epatica,
erica, ginepro, vischio, nontiscordardimé,
ma voi per me non ne avete nessuno.

Viaggiamo insieme.
E quando si viaggia insieme si conversa,
ci si scambiano osservazioni almeno sul tempo,
o sulle stazioni superate in velocità.

Susanna dà voce a Stefano, Valeria, Adriano, Michele, Luisa e Francesco, Ivo, Vinni, la famiglia Pepe, Paola, Armando. Ascolta le storie di chi ascolta, le pone in forma narrativa, ricostruisce un volto, un percorso, un’attitudine di ascolto. Ma questo non significa soltanto dar corpo a quelle ombre che non vediamo, noi che fissiamo la lucetta rossa o guardiamo un punto lontano della platea (perché si fa così, o almeno io faccio così: guardo lontano, componendo mentalmente quelle che diventeranno parole, e solo dopo osservo gli occhi di chi è in platea, mi incanto su un sorriso, mi preoccupo per uno sguardo accigliato). Ascoltatori è qualcosa di più, di molto di più.
Non mancherebbero argomenti, molto ci unisce.
La stessa stella ci tiene nella sua portata.
Gettiamo ombre basate sulle stesse leggi.
Cerchiamo di sapere qualcosa, ognuno a suo modo,
e ciò che non sappiamo, anch’esso ci accomuna.

Io spiegherò come posso, ma voi chiedete:
che significa guardare con gli occhi,
perché mi batte il cuore
e perché il mio cuore non ha radici.

C’è un percorso che Susanna Tartaro ha iniziato con Haiku e Saké, e ancora prima sul suo blog, Dailyhaiku, e ancora prima su Twitter. Ed è quello di cercare, e trovare, l’equilibrio fra il racconto puro e l’introspezione: essere nelle storie, senza sopravanzare le storie degli altri. Questo, cioè, non è solo un libro sulla radio, non è un oggetto di curiosità per chi cerca il dietro le quinte: è un romanzo dell’ascolto, fatto di tante storie, che si ricongiungono in una sola, che è quella del desiderio di capire chi sono gli altri, e di uscire da sé, come bisognerebbe fare.
Ma come rispondere a domande non fatte,
se per giunta si è qualcuno
che per voi è a tal punto nessuno.

Epifite, boschetti, prati e giuncheti –
tutto ciò che vi dico è un monologo
e non siete voi che lo ascoltate.

Parlare con voi è necessario e impossibile.
Urgente in questa vita frettolosa
e rimandato a mai.

(Wislawa Szymborska, Il silenzio delle piante)

Un pensiero su “CHE SIGNIFICA GUARDARE CON GLI OCCHI: SU "ASCOLTATORI" DI SUSANNA TARTARO

  1. Bella la definizione di romanzo dell’ascolto in cui mi ritrovo da protagonista del libro.
    Ascoltare per capire che ci chiede, per farlo al meglio, di uscire da noi stessi, è un esercizio a cui sono chiamato in ogni azione del mio lavoro di operatore Caritas ; richiede impegno fatica fino a diventare stile di vita senza tanto clamore ; viviamo in tempi in cui ascoltare non è semplice e questo libro evidenzia che se non impariamo ad ascoltare ci saranno sempre difficoltà nella convivenza a cui tutti siamo chiamati ; un libro dunque che ci indica un possibile futuro positivo ; sta a ciascuno cogliere questa l’opportunità e trasformarla in un dono per il ben essere comune

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