CHI PARLA DI TACCHI, CHI FA I CONTI

Sì, è scoraggiante. Dopo aver visto la già contestatissima intervista di Luisella Costamagna a Mara Carfagna (qui Marina Terragni, qui Giovanna Cosenza), cadono le braccia e vien voglia di afferrare gli autori del programma per il bavero e chieder loro conto di come preparano la documentazione per la conduttrice.
Non una delle domande di Luisella Costamagna era davvero pertinente.  E l’affondo finale di Carfagna (“sono venuta qui pensando si parlasse di approfondimento politico. Fa torto al suo spessore, alla sua intelligenza, alla sua autorevolezza”) è, purtroppo, ineccepibile. Dico purtroppo perchè invece di discutere quanto il governo precendente NON ha fatto per le donne, si è parlato di tacchi, capelli, calendari, giudizi sull’aspetto fisico dell’ex premier.  Non si è controbattuto alle decine di argomenti sostenuti dall’intervistata (le “lodi” della rappresentante Onu all’operato del ministero delle Pari Opportunità, la “coraggiosa” riforma della scuola di Gelmini, il “grande impegno” del ministero medesimo sulla questione femminile).
Eppure bastava poco: consultare il citatissimo Rapporto Ombra Cedaw (che è in rete, a disposizione, da mesi) era sufficiente. Invece – ed è tristissimo – Costamagna e i suoi autori hanno puntato sul lato giornalisticamente succulento: donna contro donna, perbene contro permale, tacco contro tacco.  Argomenti semplificatori che fanno torto e danno alle donne di questo paese.
Tanto per citare pratiche ben più importanti e che sarebbero utilissime se applicate all’Italia. Le donne di VIDA (Women in Literary Arts) hanno fatto i conti, mostrando come nel 2011  le scrittrici e giornaliste che si occupano di letteratura trovino spazio sulle diverse testate. Bene, anzi male. Su The Atlantic i recensori di sesso maschile sono 18 contro 8 donne, gli autori recensiti sono 24 contro 12 autrici. Non va meglio per The Boston Review: otto critici contro quattro, mentre la percentuale di scrittrici recensite rovescia la classifica: nove contro quattro scrittori. E ancora: 23 recensori contro 10 e 53 scrittori contro 19 per Harper’s Magazine. Numeri catastrofici per The London Review of Books (155 critici contro 29, 163 autori recensiti contro 58) e The New York Review of Books (rispettivamente, 201 a 53 e 293 a 71). Ma la disparità appare gigantesca guardando anche i numeri totali delle firme: al supplemento letterario del Times lavorano 294 uomini e 97 donne, per fare un solo esempio. Su Slate, Robin Romm formula la domanda fatale: “gli editor delle riviste letterarie lavorano duro e vengono pagati poco. Quel che fanno va considerato un gesto di altruismo e amore. Possano essere benedetti per gli sforzi effettuati pur di tener viva la cultura letteraria. Ma perché la loro sensibilità di genere è così tremenda? Perché una prestigiosa rivista letteraria pubblica testi di donne in una percentuale di uno a cinque? Gli uomini scrivono forse meglio?”. A dire il vero, ciclicamente, alcuni scrittori sostengono che è proprio così.

39 pensieri su “CHI PARLA DI TACCHI, CHI FA I CONTI

  1. Daniela io forse sono pessimista (capita dopo aver lavorato tutto il fine settimana grazie alle fantomatiche liberalizzazioni!) ma, per usare la tua stessa metafora, io la vedo così : Costamagna e Carfagna 1 – portare all’attenzione i problemi reali delle donne 0.

  2. Le donne stanno altrove, nella scuola ad esempio, dove sono di gran lunga più numerose degli uomini. Il che significa che le donne avrebbero in mano il futuro del paese, se solo sapessero capire il valore dell’insegnamento. Ricordo la mia insegnante delle elementari, sostanzialmente buona ma un poco “fascista”, nel senso che aveva introiettato il concetto di sudditanza al potere e lo trasmetteva paro paro ai suoi allievi. Ricordo le numerose insegnanti delle medie (inf e sup), alcune pseudo-sessantottine, altre matrone reazionarie, qualche isterica, un paio di intellettuali. (cmq io non faccio testo, ho mollato la scuola ai 17 – lol)

  3. Giustissimo sottolineare il ruolo degli autori del programma e poi immediatamente passare a stigmatizzare l’adesione della conduttrice a ciò che li ispira.
    “Questa donna no”, sento di parafrasare.

  4. abbiamo un’arringa della costamagna in proposito?No, perché magari,non dico che sia così ma potrebbe pure essere,ha usato la puntata pilota,che a volte decide le sorti per il proseguimento delle trasmissione,necessita l’uso di volgari trucchi,e in tal caso magari il fatto che nel bene o nel male se ne stia parlando è la conferma di ciò.Del resto mi pare che lo stesso fazio prima di svincolarsi dai cliché avesse paludato la trasmissione in maniera tale che davvero la stessa avesse come nucleo la meteorologia e il costume approcciato in modalità leggera e non fosse quel work in progress che ci ha permesso di avere per esempio gli speciali di Saviano che ancora oggi costituiscono uno dei migliori esempi di servizio pubblico a costo zero.In ogni caso mi piacerebbe conoscere il parere di Telese,uno che la conosce molto bene e a cui va dato il merito di non cercare la simpatia a discapito della sincerità

  5. Può darsi che la Costamagna abbia voluto evitare una accusa di moralismo, il nuovo spauracchio delle donne che aprono bocca sulle questioni di genere. Peggio mi sento. Ci va di mezzo la credibilità dell’argomento oltretutto, sarebbe potuta andare così se c’erano di mezzo altre lotte? Penso proprio di no.

  6. salta all’occhio la differenza nel giro di pochi giorni (e a cavallo dell’8 marzo) la differenza tra un programma televisivo con 2 donne di sinistra (Gruber/Terragni) e con 2 donne di destra (Costamagna/Carfagna). nel 1° caso intelligente e propositivo nonostante la presenza di Sgarbi mina vagante, nel 2° caso vuoto di contenuti e inutilmente contrappositivo.
    concordo con la critica agli autori, e con la mancanza assoluta di cultura di genere nelle trasmissioni televisive che Gruber/Terragni hanno compensato – ma solo per caso e occasionalmente – con la loro cultura personale.

  7. Certo Diamonds, sarà, è come tu dici, ma non ti pare gravissimo che proprio la prima puntata sia stata improntata all’insegna della misoginia più nera? della campetitività femminile più sregolata e squallida, della miseria più imbarazzante che ci sia?
    Perché contribuire a fermare nella mente e nel sentire degli spettatori una visione del potere e della politica che in modo martellante propone immagini di donne al limite della degradazione? Se non anche per richiamare il rischio costante della degradazione stessa che facendola assurgere a contenuto, mi viene quasi di dire nazional-popolare, insiste ad “educare” il gusto degli e delle italiani/e in fatto di gossip sostituito alla politica? Che amarezza.

  8. la sospensione del giudizio,per un tempo determinato(possibilmente breve),fa parte della cultura di sinistra insieme alla navigazione intorno al dubbio.Salvo realtà lapalissiane,le certezze sui cattivi lasciamole volentieri a conservatori anali e fascisti mascherati e/o infiltrati

  9. Brutta. L’intervista, dico. Bruttabrutta. Potrei sbagliare, ma ho l’impressione che la conduttrice Costamagna abbia invitato la ex ministra Carfagna perché, apparentemente, bocconcino facile. Aveva lo sguardo cattivo del pugile che scopre di essere stato messo all’angolo dallo sparring partner.
    Hai ragione, non è così che si fa informazione. Non solo per le domande stupide, non solo per il parlarsi sopra che diventa chiacchiericcio incomprensibile, non solo per aver buttato in vacca quella che poteva essere una bella occasione, ma a monte, nel sentirsi moralmente superiori all’ospite, nella scelta di una vittima da sacrificare per mettersi in mostra, nel non saper gestire l’andamento.

  10. Mah, a me pare l’ennesimo caso di persona che non sa fare il suo lavoro, e purtroppo in italia ce ne sono sempre di più, e volendo si potrebbero cercare le cause nella scuola, nel garantismo, nel buonismo, nelle raccomandazioni…e chi più ne ha più ne metta.
    Tra l’altro mi pare che la trasmissione abbia avuto pochissimi spettatori.

  11. Veramente, Paola, Costamagna è caduta con tutte le scarpe nell’accusa di moralismo, contestando look e passato da soubrette di Carfagna. Anzi, ha confermato quel falso spauracchio che viene ultimamente agitato, semmai: mentre le questioni portate avanti dalle donne si muovono in direzioni diverse e con ben diverse argomentazioni.

  12. Vorrei sottolineare che Loredana Lipperini in 4 righe motiva ineccepibilmente una accusa di moralismo, cosa che a molti/e non riesce da anni nonostante migliaia di post e decine di articoli online e su carta.

  13. Voglio essere buona: a me sembra che Costamagna abbia perso il controllo della situazione. Secondo me non si aspettava quella Carfagna, e quelle risposte. Mi pareva oggettivamente in difficoltà. Direi che il pregiudizio della conduttrice ha preso il sopravvento condizionando stile e domande. Però mi è sembrato molto peggio, per dire, il famoso spot per lanciare Sanremo. Molto più offensivo e molto più pericoloso per noi donne. Questa, in fondo, mi è parsa più un’occasione persa.
    Anche se un risultato, non volendo, lo ha ottenuto. L’acme è stato raggiunto quando si sono rinfacciate entrambe l'”investitura” che non possono negare: l’una da Santoro, l’altra da Berlusconi. Sublime fotografia del presente: senza quell’investitura pochissime riescono a sfondare, in tutti i settori. Non volendo, Costamagna e Carfagna hanno esibito uno dei principali problemi delle donne italiane, questo marchio necessario di cui neppure quelle più in gamba possono liberarsi (e infatti ne soffrono, come è emerso dal duetto).
    A Telese eviterei di chiedere commenti su Costamagna, dati i loro rapporti tumultuosi ai tempi della co-conduzione di In Onda, di cui non fanno mistero. In un’intervista su Diva&Donna lui ebbe a dire di lei, in modo terribilmente meschino:
    “Luisella è molto: ‘Vorrei ma non posso’. Vorrebbe essere riconosciuta come la grande intellettuale della sinistra, ma anche che le guardino le tette. Sta diventando anche lei una diva nazionalpopolare, a suo dispetto. Sul mio sito tanti, nelle ricerche, mettono come parole chiave ‘Luisella Costamagna cosce’. Allora deve rassegnarsi al fatto che qualcuno poi vada a pescare nel torbido. Detto questo, è una grande secchiona che si prepara maniacalmente e questo è un contributo per la trasmissione”.
    Quanto a Vida, un’analisi simile in Italia sarebbe molto utile. Per ora abbiamo i dati dei giornalisti presenti nelle redazioni suddivisi per qualifica, da cui si evince come sia organizzata la gerarchia: http://giulia.globalist.it/Detail_News_Display?ID=3400
    Nelle pagine culturali, a occhio, va pure peggio. Ciclicamente critici e scrittori non si vergognano di dire frasi del tipo: “Io non leggo donne. La scrittura femminile non fa per me”. Della serie: la “cultura” non fa rima con la sensibilità di genere. Proprio no.

  14. beh, nel attribuirle un certo dilettantismo che sta dilagando in ogni dove e con la non più certa irreggimentazione nelle schiere della destra stiamo perlomeno facendo qualche passo avanti

  15. certo che ora è quasi impossibile non leggere donne, vista la quantità di scrittrici e lettrici esistenti.
    triste poi leggere solo uomini, come le donne, del resto, alcuni sono bravissimi. non riesco a scrivere il meccanismo è uggioso: si incanta ogni tanto.
    baci
    annamaria

  16. Si, davvero un molto triste! Costamagna appare psicologicamente immatura e incapace di porsi con un atteggiamento corretto e professionalmente “intelligente”. Si affanna dall’inizio alla fine perdendosi nella sua confusione, dominata dalla frustrazione, dalla rabbia e, ahinoi!, dalla maggiore abilita’ non solo dialettica della Carfagna. Uno sconfortante ribaltamento! E pensare che l’ex ministro poteva essere oggetto di ben piu’ significative domande sul suo operato, e soprattutto sull’ assenza di un suo operato a proposito di molti temi che riguardavano il suo incarico istituzionale. Domande puntuali e chiarificatrici, rimaste sospese, sui vergognosi e stupidi silenzi su gravi eventi accaduti a danno di tutte noi, proprio mentre era in carica, nel suo governo!!! Con tutte le brave e competenti giornaliste che ci sono…….

  17. Il Tempo; Affaritaliani 12 marzo 2012
    UN’INTERVISTA A…MARA
    lUISELLA COSTAMAGNA O COSTAPARVA?
    Una figura tapina quella di Luisella Costamagna l’altra sera su Rai Tre, con Mara Carfagna. La giornalista considera la signora che si trova di fronte uno strumento per alzare gli ascolti, e prende sfrontatamente a darle fastidio, con insinuazioni sentite e risentite, vuole il pettegolezzo a tutti i costi, ma Mara non si scompone, le risponde per le rime con parole pacate. Sorride, Mara Carfagna, mentre il sorriso della Costamagna, che abbondava anche quando poco ci azzeccava nelle trasmissioni con Luca Telese su La7, si trasforma in una smorfia. La Carfagna sembra quasi compatirla, lo fa per il suo bene, perché non parlare di cose serie anziché fare del pettegolezzo di bassa lega? Perché non parlare della condizione della donna in Italia, anziché dei difetti di Berlusconi? Luisella non riesce più a riprendersi, neppure quando intervista Pippo Baudo. Diciamo che l’intervista a Mara è stata a – mara e per la Costamagna il cognome più adatto sarebbe stato Costaparva.
    Attilio Doni

  18. Mi sembra che il commentario si stia trasformando in un match Costamagna-Carfagna (chi le ha prese e chi le ha date) che ha poco senso. A me sembrava piuttosto che si volesse portare l’attenzione sulla pochezza di chi scrive, organizza e poi conduce programmi che mettono continuamente in scena lo stesso teatrino di stereotipi e che, non da ultimo, tende a spostare l’attenzione dalle questioni realmente d’interesse. Già invitare una ex ministra per discutere di ciò che non ha fatto un governo passato è una sciocchezza o, meglio, una mossa per evitare di parlare di quello che (non) sta facendo l’attuale, cosa che mi sembra sicuramente più degna di nota e anche più utile. Ma questo governo proprio non si può criticare, ce lo devono far piacere a forza ed ecco che, tanto la Costamagna, quanto la Carfagna, si prestano al gioco, che è lo stesso: spostare l’attenzione su altro, rimuovere le problematiche presenti, limitarsi alla celebrazione di ciò che è stato fatto in passato o a semplici questioni di tacco e di tailleur. Ridurre questo triste spettacolo a una gogna per la Costamagna (che non mi è mai piaciuta) mi sembra a sua volta riduttivo e fuorviante e continua a non andare al fondo della questione, come se davvero la giacca grigia, il tacco basso e il viso serioso siano, adesso, garanzia di competenza, per cui non c’è nemmeno bisogno di parlarne.

  19. Carfagna non sembra avere sensi di colpa, da’ l’impressione di sentirsi in diritto di aver fatto tutte le acrobazie, anche le piu’ spregiudicate, pur di arrivare dove e’ arrivata. Personalmente ritengo piu’ efficace dire che ha un ego smisurato e un’intelligenza calcolatrice, piuttosto che definirla, un po’ banalmente, “forte”, ” orgogliosa”, “tenace” come ho letto da piu’ parti. Userei questi termini per figure piu’ significative e indicative di stili di vita piu’ interessanti. Detto cio’, perche’ cercare di affondarla senza confronto? E con degli argomenti cosi bassi? Perche’ non argomentare, con rigore e fermezza, su temi piu importanti? Una giornalista quando va in onda e’ espressione anche della redazione quindi pollice verso per l’una e gli altri, la responsabilita’ dello squallido siparietto va attribuita ad entrambi. Ricordo, quando Carfagna era ancora in carica, una altrettanto brutta intervista alle “Invasioni barbariche”, dove una impaurita Bignardi si lascio’ prendere in giro da Madame, senza porre minimamente argine alle scemenze che Carfagna enunciava come verita’ rivelate. Eppure allora nessuno ebbe nulla da dire. Forse qualcosa e’ cambiato in meglio.

  20. @Anna
    purtroppo non è cambiato in meglio nulla. Il fatto è che Carfagna allora era ministra del governo in carica e ora no. La stessa soggezione è riservata di volta in volta a chi è al potere. Tutto qui.

  21. @antonellaf. Si, penso che nel caso specifico tu abbia ragione, ma in generale qualcosa e’ effettivamente cambiato in meglio. Le signore ministro di questo governo sono figure nuove sulla scena politica: capaci, competenti, ricche d’esperienza e di denaro guadagnato. Qualcuna testimonia anche che si puo’ invecchiare con grazia rimanendo gradevoli malgrado i cedimenti del collagene!!! A Milano, dove vivo e lavoro, si percepisce un clima nuovo, dopo gli insopportabili eccessi degli anni scorsi. C’e un autentico tentativo di vivere relazioni sociali diverse, prendendosi cura dei rapporti fra donne, fra donne e uomini, fra adulti e bambini. Sullo sfondo c’e un profondo desiderio di sentirsi meglio, proprio ora che la crisi economica ci sta togliendo tante “cose”…

  22. Anna. No, questo è lo stesso errore del team di Robinson. Personalmente mi interessano molto poco le scelte individuali delle attuali ministre in fatto di tacchi, abiti, capelli e trucco. L’equivoco che si è ingenerato ultimamente è che si punti il dito verso la scelta personale e non, invece, contro un modello estetico dominante (dominante, sottolineo). Felice che a Milano si percepisca un clima nuovo: quello che personalmente vedo – e che si deve alle scelte politiche ed economiche in corso – è invece un clima di disperazione e paura che colpisce chi non può neppure permettersi di provare a sentirsi meglio. Perché non ne ha neppure il tempo, dal momento che il suo problema principale è sbarcare il lunario. Non dimentichiamolo, per favore.

  23. Non riesco a vedere nessun punto di contatto fra le cose che ho scritto e l’orientamento della redazione di Robinson. Mi sembra una voluta forzatura. Sembra quasi che irriti lo slancio ottimistico che ho descritto. Io sono una persona profondamente colpita dalle conseguenze della crisi economica, questo non mi toglie la voglia di vivere e il desiderio di vivere meglio. Mi sembra che a Milano ci sia un nuovo clima, coinvolge traversalmente tutta la citta’, c’e’ voglia di cambiare e di riprendersi cura delle relazioni. Stop. Non ho nulla a che fare con alcune conventicole vetero femministe a cui Lipperini puo’ pensare. Qui le donne pensano, amano, decidono, sopprattutto fuori dalle librerie! Saluti

  24. Non comprendo la reazione: non ho mai neppure pensato alle “conventicole”. Anche perché, carissima Anna, non sono abituata a ragionare in questi termini. Lei ha parlato della gradevolezza delle ministre. Io le ho risposto che non mi interessa affatto il modo in cui invecchiano, ma quello che fanno. E, fin qui, nonostante le invidi molto l’ottimismo, mi sembra che non ci sia da rallegrarsi. Le altre interpretazioni, Anna, sono un suo problema. Non mio, non di questo blog.

  25. Mamma mia!!! Che toni!!! Anch’ io non sono abituata a ragionare nei termini in cui lo fa Lei. Ometta almeno, il carissima. La rete e’ cosi vasta che questo blog non mi manchera di certo.

  26. Mi scusi, Anna, quali toni? Io le ho contestato un’affermazione, quella secondo la quale le donne di questo governo dimostrano che il clima è migliore. Lei mi ha risposto che io ragiono in termini di conventicole femministe. Dunque? Se ha argomenti da oppormi, li usi, gentilmente. Per gli insulti, rivolgersi altrove.

  27. @Laura Atena
    Hai ragione da vendere……ma con il mio commento e con la metafora del calcio ho proprio cercato di dare all’intervista la reale importanza che ha.

  28. E’ così intelligente la Costamagna da riuscire a far sembrare un “gigante” la Carfagna … !
    @ Anna: questioni di punti di vista ovviamente ma a me che detesto tutto questo nuovo governo riesce incomprensibile capire cosa ci si trova di meglio rispetto al recente passato, ad esempio in una Elsa Fornero e nel suo operato e cosa si riesce a intravedere nelle sue azioni e nei suoi modi quel famoso specifico femminile, quell’essere migliori delle donne di cui tanto si parla e straparla.

  29. Sono allibito da questa sassaiola contro la Costamagna!
    Sono andato sul sito Rai e ho visto l’intervista per intero (non solo i pezzettini montati ad arte che girano in rete per far fare un figurone alla Carfagna). Be’, non mi è piaciuta, ma esattamente per motivo opposti a quelli che hanno sdegnato voi.
    Quello che ho visto è stata una parlamentare (cioè una che ci rappresenta) eludere sistematicamente le domande di una giornalista, attaccandola fin dal primo secondo sul piano personale. Domande vecchie? Forse. Ma domande cui la Carfagna non ha mai risposto. Domande non pertinenti? Questo no. Le domande della Costamagna riguardavano la selezione della nostra classe dirigente. Altro che pettegolezzo. La questione “lei dice di avere iniziato a occuparsi di politica nel 2004, e nel 2008 era già ministro, Giulio Andreotti ci ha messo 16 anni” non è gossip e non insinua nulla. E la domanda “non ha mai pensato che qualcuno meritasse più di lei quel posto” non è gossip e non insinua nulla. E’ una domanda che spera in un barlume di lucidità e onestà di una persona (donna o uomo non m’interessa) non aveva il curriculum e l’esperienza per fare il ministro della Repubblica.
    Io non capisco questo astio e questo salire in cattedra, spiegando a tutti quali fossero le domande “giuste” da fare. Non lo capisco, sinceramente.
    Leggo che secondo qualcuno la Costamagna sarebbe stata animata da livore personale. Be’, non mi è sembrato. L’ho vista in diverse trasmissioni fare domande scomode a politici donne e uomini, di destra e di sinistra, da De Magistris a Cicchitto, da Vendola a Livia Turco. A me sembra semplicemente una persona libera.
    Saluti

  30. L’intervista si apre come un incontro di boxe, in cui tipicamente i contendenti arrivano “caricati” dai reciproci team contro l’avversario. La Costamagna, nervosamente, subisce la progressione della dialettica spiccia della Carfagna, fino a scivolare nel gossip – terreno sul quale , come ovvio, l’ex showgirl/ex ministro si muove più agilmente. Grave errore tattico.
    Peccato che una giornalista professionista abbia perso l’occasione di lasciar emergere le idee, i principi, la personalità di un contestato ex ministro, e che il tutto banalmente si sia ridotto ad un becero “cat-fight”.

  31. pensa, Anna, che proprio le caratteristiche distintive di questo governo, comprese le signore ministre, che tu elenchi, sono per me il segno di un autoritarismo vero, feroce, proprio perchè meno volgare e cialtrone.
    Di solito è proprio dietro la sobria eleganza che si nasconde la dittatura vera.
    Ma al di là dei modi – che poi non si sa alla fine cosa possano nascondere – è la sostanza dei provvedimenti che fa paura e che mi fa dire, insieme a diverse (anche se poche) voci, molte delle quali autorevoli, che questo di Monti è un vero governo di criminali. E le donne di questo governo non si sottraggono certo alla logica del massacro della democrazia.

  32. Costamagna ha fatto l’errore di scendere in discussione con una sfacciata,ed è stata battuta dall’esperienza di quest’ultima…..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto