CICLI

Scoperta per caso, da un’inserzione su Facebook. Si chiama Valentina. E’ ritratta come la versione aggiornata della protagonista dell’Enciclopedia della Donna, negli anni Sessanta. Ha jeans, tacco a spillo e guanti di gomma per lavare i piatti, o magari piantare ortensie. Ha un bambino aggrappato alla gamba. Ma ha un computer. Ha anche una serie di marchi che la sponsorizzano. E gioca su tutte le tematiche care al blogging materno: perfezione, imperfezione, mancanza di tempo.
A me inquieta.

50 pensieri su “CICLI

  1. Si’ , e’ vero, per molti versi – e non solo la questione femminile – sembra di respirare il clima dei primi anni ’60.
    Allora, pero’, le tensioni crescevano, sotto l’apparente tranquillita’ del perbenismo conformista, e poi scoppio’ il ’68, in modo quasi imprevedibile.
    Io credo che siamo vicini a una svolta simile. Non so quanto rivoluzionaria, non so quanto distruttiva, non so in che direzione. Purtroppo, le svolte epocali difficilmente avvengono in modo non traumatico.
    Certo le tensioni di questa societa’, in senso globale o almeno occidentale, sono enormi: economiche, ambientali, sociali.
    Non sara’ il sorrisetto fasullo di una perfetta massaia middle-class a cancellarle.
    Di recente ho visto due film, uno francese uno inglese: “Potiche” con la Deneuve, e “We want sex”.
    Mi hanno colpita le tematiche simili: societa’ industriale, fermenti sessantottini, risveglio della donna.
    Credo che ci siano segnali.

  2. Vale superdonna imperfetta. Cavolo, se mi paragono a lei – senza figli, ramosecco, con un solo lavoro che porto avanti con difficoltà, e solo un cane da badare, e senza tutte le competenze che acquisisce una madre, e via dicendo – mi sparo. Bang!

  3. Beh, dai… me ‘superdonna imperfetta’ piace come definizione. Il disegnino però non coincide con l’autopresentazione del mi presento, e io trovo che una maggior sincerità del disegno non avrebbe fatto male a un blog – tantopiù che è ‘sponsorizzato’…

  4. La “perfetta” sintesi di una mamma consumatrice.
    A ben guardare è un sito creato per pubblicizzare una serie di prodotti con la scusa dei consigli su come diventare l’uberfrau ottimale in grado di far fronte a tutti i compiti che spettano “in quanto donna”. Con un pizzico di ironia qua e là tanto per sentirsi a posto con la coscienza.
    La cosa che più m’inquieta sono i vari commenti su fb, dei vari fan. Perchè posso (ahimè) anche aspettarmi che ci sia qualcuno che fa delle schifezze come questo sito, ma addirittura dargli corda…
    Grazie per la segnalazione

  5. Diana, sicuramente anche tu hai dei superpoteri… e la cosa bella dei superpoteri (nei fumetti) è la loro varietà, le debolezze che comportano ecc ecc… io penso che Marco Pagot ( = Porco Rosso) sia un modello meraviglioso, ma se mi mettessi a paragonarmi a lui bang! Non so pilotare aerovolanti, non ho una passione che mi assorbe al 100%, non sono altrettanto gentile…
    Epperò, per confrontarmi con ciò che io sono Marco Pagot è pù importante di José Mourinho che è una celeb ma non ha superpoteri!

  6. L’immagine (della donna) anni ’60 sta tornando in voga sulla scia del successo del serial americano (bellissimo) *Mad men*. È nato, come era prevedibile, un bel po’ di merchandaising che ripropone esclusivamente il lato “glam” di quella serie tv anche se in realtà, la fiction possiede una forte componente di denuncia della condizione femminile negli anni Sessanta: un bel cortocircuito!

  7. Nelle pubblicità il modello Miss Perfettini, l’imbattibile esperta nella gestione della casa (contenta di esserlo), non è mai passato di moda. La visione della donna che si vuole trasmettere, quando si parla di prodotti per la casa, è quella da sempre…

  8. Danilo, sono d’accordo con te, pane e mommy-blog ne ho mangiati un paio di chili in questi anni e a questo qui mancano certe costanti. Sarebbe interessante fare un decalogo su come riconoscerli.
    Dov’è il Vladimir Propp del blog?

  9. Si è un finto blog – per altro sulle orme di blog molto noti nel settore: per esempio elasti, di nonsolomamma – che ha venduto una camionata di copie, e che gioca alla supereroina alla canna del gas – con un elenco di cose da fare – il lavoro i figli il marito proprio come la dicitura di questo. Però Elasti – Dio l’abbia in gloria – scrive benissimo mentre questo blog pare una pubblicità datata de mastro lindo.
    In ogni caso – l’idea è sinotonizzata pericolosamente su certe tendenze di costume. E’ per affetto verso di lei, che non linko una nota mammabloggheressa che in questi giorni fa un gioco con estrazione del vincitore anzi della vincitrice la quale vince ecco – un kit pe le pulizie. Giuro.

  10. Ma sapevo che era un finto blog: proprio per questo l’ho postato. Perché nel suo essere chiaramente rimarcato sui modelli di tanti altri veri blog materni cerca di riassumere e cogliere quello che gli esperti di marketing ritengono essere i tratti distintivi del fenomeno. E questo, appunto, mi inquieta.

  11. @zauberei Proprio non puoi linkarla??? :-O
    Secondo me la cosa triste del blog è principalmente 1) che è sponsorizzato, quindi la spinta a raccontarsi non è proprio indipendente e già mi fa perdere interesse, 2) il tipo di prodotti, che tristezza, tra tutte le cose che compri in un mese non dirmi che ti piace rappresentarti principalmente con prodotti per la pulizia della casa.
    Mentre lo leggevo ero un po’ imbarazzata.

  12. ah, non mi ero accorta dells ponsorizzazione eccetera, ma che roba. Credevo fosse una persona vera, una cosa vera. Elasti l’ho letta una volta, quando era in partenza per l’America al seguito del marito, mi pare che sia quella che chiama i figli gnomo uno e gnoma due. Non proprio il massimo, ma scriveva bene, è vero.

  13. Meno male che è finta questa robotica Valentina, a cui piace fare pilates e riordinare la casa!
    Loredana, a quando una bella indagine sulle mamme-blogger, quelle vere?

  14. Elena Elle la questione è che se una pubblicità è fatta si pensa che funzioni. Ci ono madri boggher che non sono proprio molto diverse dalla nostra qui.
    Chiara, no ecco non posso:)

  15. Sì, inquietante e non mi piace niente di questa figurina, meno che mai i prodotti sponsorizzati che spingono ad intasare di prodotti chimici ogni centimetro quadrato del suo mondo perfettino. Ecco, mi inquieta che possa passare per vero un blog di una donna giovane con famigliola allegramente disordinata che fa finta di essere sponsorizzata (mentre in realtà è pura creatura dei marchi), senza un minimo di etica nei consumi…Per il resto, sì, penso che sia in linea con alcune mamme blogger

  16. Ops, scusa Loredana non avevo capito che era chiaro fosse un bluff. Lo trovo molto subdolo: ci sono persone che postano commenti pensando che si tratti di una persona reale e non di un’invenzione.
    Scritto male, con grafica pessima, ma soprattutto ingannatore!

  17. Una bella bionda rassicurante che fa le torte ed è contenta di una vita bluff. Sotto la sua tranquillità una serie i prodotti per la casa (buoni peraltro, chi di voi non l’ha usati?). Chi associa questo finto bluff al serial Mad Men ha perso la trebisonda. Mi inquieta il contenuto più che abbia una grafica pessima, sia scritto male e altre quisquilie. Il ritorno della MAMMA e l’odio per la donna. Siamo e questo è un piccolo segnale, ma ce ne sono di più sostanziali, alla velata MISOGINIA. Semplificando o sei così o sei una stronza.

  18. Direi che è molto inquietante. Inquietante il modello che evidentemente si ritiene abbia molta presa (o non l’avrebbero usato per la pubblicità) della donna cui non deve mancare niente, non il computer non i guanti non il bambino anzi due, e nemmeno l’autostima e l’umore a mille in questo fantastico mondo dove soprattutto è bello fare le pulizie; inquietante l’idea di un finto blog spacciato per personale che inganna of course chi ha meno dimestichezza col mezzo – ma anche viceversa quello personale che diventa una televendita e mescola le carte; paradossale l’idea che un mezzo di espressione individuale e autonomo come non ce n’erano finora sia così facilmente asservibile all’omologazione dei modelli paracula a fini di mercato. Ma forse so’ io che so’ romantica.

  19. @ Vincent: “Chi associa questo finto bluff al serial Mad Men ha perso la trebisonda.”
    Scusa Vincent, potresti rileggere con calma e attenzione, quello che ho scritto nel mio commento a proposito di *Mad men*: mi sembra che tu abbia ribaltato completamente il significato delle mie parole. Sempre a testa bassa e lancia in resta tu, eh ;-))

  20. Eppure funziona, se è vero che le donne italiane passano più tempo di quelle di altri paesi a pulire la casa, stirare e tutto il resto, e, come ho letto qui e concordo, ne fanno anche una questione di potere (alcune), ahimé. Quando ero in USA mia madre era sconvolta: ma come, qui nessuno stira i vestiti dei bambini – o i propri? No, ma insegnano all’università, sono medici, dirigenti, avvocate, giocano con i figli, stanno allegramente in case disordinate, fanno di tutto senza sentirsi in dovere di essere perfette “padrone di casa”. E spesso hanno compagni che fanno la loro parte. Non voglio generalizzare, chiaro che ho una visione parziale, ma la differenza salta all’occhio.
    A Milano di signore che conversano amabilmente (fino a un certo punto…) del miglior detersivo come del miglior mixer per ore ce ne sono. Poi ci sono le scodellatrici della mensa dove vado periodicamente ad assaggiare e controllare quello che il monopolio comunale passa ai bambini, quelle pagate a giornata, che stanno a casa se una classe va in gita e in quel caso non vengono pagate (come non vengono pagate durante le vacanze). Le sento raccontare dei loro equilibrismi, la mattina, dei guai se un figlio sta male, se il tram è in ritardo, di quanto tempo ci mettono a prepararli tutti e poi delle corse per riprenderli, la spesa. Sorridono, sono delle bellissime persone. E mi domando: dicono sempre io, ma vivono con un uomo o sono tutte sole o separate? E soprattutto, pensare a loro mi fa particolarmente detestare blog come questi, questa ‘leggerezza’ falsa e così perniciosa.
    Grazie Giorgia per la scena del film, ne ho rivisto solo un pezzo proprio ieri sera.

  21. E’ un finto falso blog a nessuna donna piace pulire la casa e poi oggi i compiti si dividono con il compagno/a, marito/ convivente

  22. Ilaria: ‘E mi domando: dicono sempre io, ma vivono con un uomo o sono tutte sole o separate?’ Bella questa, ah, ah
    Quel blog è orripilante come la pubblicità che, per il pubblico italiano, adopera una donna nuda per lo yogurt, mentre in altri paesi adopera ben altri soggetti. E quindi uomini e donne italiane ne escono malino, non so chi è meglio… Non c’è mi pare alcun accenno a dei consumi più sostenibili (scusate se insisto), pensate che se si cerca la parola ecologia su un motore di ricerca appare subito il link alle ‘eco-dosi’ di un detersivo, che sono una delle interpretazioni più distorte e false mai viste sul concetto di prodotto ecologico! E non avete idea quante ci credono.

  23. @Anna Luisa: hai ragione ho perso io la trebisonda. Leggendo Mad men ho perso il senno (in un momento irragionevole potrei dire chi osa parlare del mio mad men, poi uno si ravvede:)).
    Quindi scusami. Anche se poi leggendo attentamente non sono d’accordo
    per niente sull’incipit (L’immagine (della donna) anni ’60 sta tornando in voga sulla scia del successo del serial americano (bellissimo) *Mad men*.). Non trovi sia un po’ semplicistico? Ti prego,poi, nella fretta, di non sbagliare le parole in inglese. A parte rari casi è un bailamme. Merchandising. Saluti belli.

  24. @Vincent:“non sono d’accordo per niente sull’incipit (L’immagine (della donna) anni ’60 sta tornando in voga sulla scia del successo del serial americano (bellissimo) *Mad men*). Non trovi sia un po’ semplicistico?”
    Sull’onda del successo del telefilm Mad Men che, ripeto, considero un’opera di qualità, sono usciti sul mercato una serie di prodotti strettamente legati a quella fiction: barbie che riproducono le fattezze di alcune delle protagoniste, cosmetici (smalti per unghie) ribattezzati con nomi in puro stile Sixties, applicazioni per iPhone su come preparare drink in voga negli anni Sessanta (si chiama Mad Men Cocktail Culture) etc, etc…
    Ecco come su D*, il settimanale femminile di Repubblica (4 dicembre 2010) viene descritta la barbie dedicata a Joan Holloway (la segretaria tutta curve del serial televisivo):” Ci piace soprattutto la barbie JH e l’idea che a essere vestita e svestita dalle bambine di questi nostri anni Dieci sia una formosissima bambola di plastica dalla chioma rosso fuoco, che non uscirebbe mai di casa senza rossetto, borsetta e tacchi di almeno sette centimetri. Joan-Barbie di sicuro non evita gli specchi, e sa che l’eleganza può rivelarsi più divertente e utile della noiosissima, ordinaria comodità.”
    L’articolo è tutto (4 pagine) così. Ora, io non ho nulla contro le pettinature cotonate e gli abiti che segnano le curve e il vitino da vespa, ma quando questa estetica serve a veicolare un certo tipo di messaggio allora storco il naso. Cito un ultimo passaggio, sempre tratto dallo stesso articolo che ci riporta, a parer mio, al thread di Loredana. Si parla, questa volta, del libro *Mad Men: The Illustrated World* :” Dentro il libro, insieme alle irresistibili bambole di carta di Joan Holloway da ritagliare (tre bamboline e decine di vestitini e accessori), un’ottantina di magnifiche coloratissime tavole che ripropongono in chiave pop le pagine illustrate delle riviste femminili degli anni Sessanta, dispensando consigli di bellezza, arredamento e bricolage, ricette per cocktail e picnic, giochi per adulti e bambini, indirizzi di boutique […]”.
    Insomma Vincent, vedi un po’tu…
    P.S.
    “Ti prego, poi, nella fretta, di non sbagliare le parole in inglese.”
    Rinfacciare i refusi è cosa poco carina, contraria all’etichetta che regola la comunicazione in rete: prima o poi, nel refuso ci incappano tutti, nessuno escluso. In più è controproducente: pare un espediente adottato in mancanza di ragionamenti da opporre al proprio interlocutore. Un’arrampicata sugli specchi. Non ti si addice.
    Detto senza rancore, eh.

  25. @Anna luisa: di quello che dici sono a conoscenza, ma come dicevo ieri, non me volere troppo, non mi toccare Mad Men. Una stupidata, ma sai quelle sette sui serial in cui uno dice: “ma questa che c’azzecca?”. Mi parli di Joan Holloway, ho letto su D, ma che vuoi tra parenti. Insomma si è capito che non ha ammirazione per Mad Men: lo bramo, so tutto. Tornando seri, ma è quasi Natale, a me Valentina fa pensare la signora del lievito Bertolini: ho trovato lavoro, ho divorziato, due volte, ho avuto una relazione lesbica, sono stata in India per trovare me stessa e ora sono di nuova tra torte e detersivi. La mia droga,
    P.S. Contro qualsiasi netiquette e a costo di sembrare uno a caccia di espedienti, magari mi correggeste quello che scrivo in italiano o in in inglese, io uso spesso il francese. Sarebbe il caso di rileggere le cose prima di postarle . Non è il tuo caso, ma troppi errori. Magari passa per questo blog un adolescente. Resta basito. Non lo credi anche un po’ tu, dai? Saluti belli.

  26. @Vincent:“di quello che dici sono a conoscenza, ma come dicevo ieri, non me volere troppo, non mi toccare Mad Men.”
    A scanso di equivoci, in sintesi: adoro Mad Men, lo trovo raffinato ed elegante da un punto di vista estetico, intelligente per il modo in cui descrive la società americana degli anni ’60: il perbenismo di facciata, il consumismo, la misoginia etc, etc. Fine intervento.
    Saluti belli (e cotonati).

  27. Preciso che non ho visto Mad men, faccio solo alcune considerazioni generali.
    Giustissimo stare attenti che le bambine non ricevano un modello stereotipato di femminilità, ma detto questo, credo che una donna potrebbe benissimo indossare abiti che valorizzino le sue forme, stare mediamente attenta al suo aspetto, e al tempo stesso essere intelligente, colta ed emancipata. Non dico che qualcuno abbia detto questo, ma è sempre bene ribadirlo. Pure quello dell’intellettuale trasandato/a è uno stereotipo.
    Il blog segnalato da Loredana, son d’accordo che è ridicolo.

  28. Elastigirl può sentirsi, a suo modo, lusingata, perchè la scelta della grafica (la mamma fumettosa, disegnata con le appendici multifunzionali e il pargolo appeso) è un chiaro richiamo al suo blog, che evidentemente tira, sul fronte acchiappamamme. E poi, si vede che i fautori del blog Valentina hanno studiato. Le altre mamme della rete ci sono un po’ tutte, distillate nella versione televendita, ovviamente, perchè lo spot, si sa, ha i minuti contati.
    Quello che inquieta, come sempre, è che un fenomeno che aveva dato voce a singolarità in cui ognuna poteva riconoscere parti di sé, diventi spazio di omologazione che ci costringe a modelli di perfezione (o imperfezione che sia).

  29. E così, oltre ad occuparci di mille cose al meglio delle nostre possibilità, secondo gli esperti di marketing dovremmo anche auto-considerarci imperfette e sorridere giulive di esserlo. Possiamo solo smettere di comprare qualsiasi prodotto la cui pubblicità risulti offensiva (vogliamo parlare della polvere che suona al campanello ed il marito esclama “cara, è per te?!?”).
    Forse è arrivato il momento che vengano dichiarati in chiaro i “messaggi promozionali” anche nelle pagine dei blog.

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