CINQUE IN UNO: COSA ACCADE IN AUTUNNO

Riappaio solo oggi e poi fuggo di nuovo fino a martedì prossimo. Settembre è un mese complicato, o meglio torna finalmente a esserlo dopo le lunghe solitudini che abbiamo attraversato. Per la cronaca, sarò mercoledì a Torino per la conferenza stampa del Salone del Libro e poi a Pordenone per la diretta Fahrenheit da Pordenonelegge, fino a lunedì mattina.
Però ne approfitto per riprendere quanto ho scritto nell’ultimo post e chiarire la molteplicità di libri a mia firma che sono in arrivo da qui a fine ottobre, e per spiegare che in realtà sono tutte lingue di un’unica fiamma, nel senso che sono tutti connessi fra loro, e lo sono anche sia a La notte si avvicina, sia alla lettura de L’incubo di Hill House di Shirley Jackson per Emons.
Nell’ordine: il 22 settembre esce per Bompiani Danza macabra. L’idea di un breve aggiornamento dell’insuperato “Danse macabre” di Stephen King è di Giovanni Arduino, che di King è stato traduttore e resta uno dei massimi esperti e che ha definito la struttura del libro. Questa incursione nel fantastico raccoglie fra l’altro alcuni degli interventi, degli articoli e delle lezioni sull’argomento che ho fatto nel corso degli anni, e quattro miei brevi racconti.
A metà ottobre, grossomodo, esce per Il Saggiatore Le scrittrici della notte. E’ un’antologia che raccoglie racconti di autrici che hanno costeggiato il gotico (alcune) o il fantastico, o l’horror. Sono Marchesa Colombi, Carolina Invernizio, Paola Masino, Grazia Deledda, Anna Maria Ortese, Gilda Musa, Paola Capriolo, Matilde Serao e Chiara Palazzolo. E’ un piccolo omaggio alle donne che scrivono e hanno scritto, riuscendo a guardare le ombre e ad accarezzarle.
Infine, il 28 ottobre, per Hacca, e con le meravigliose illustrazioni di Elisa Seitzinger, esce Nome non ha. E’ un racconto lungo sulla Sibilla, sul mito, sui luoghi e non solo. E’ stata una gioia scriverlo, sarà una gioia accompagnarlo.
Ecco, questo è il punto. Da questo momento in poi, sarò felice di parlare di questi libri insieme, perché sono tutti legati. Di recente mi hanno chiesto perché scrivo “queste cose”. Perché non solo questo so (forse) fare, ma perché credo che vada fatto, perché c’è sempre quell’interstizio, quello spazio vuoto che sta fra la letteratura realista e quella marcatamente di genere, quella fessura che dovrebbe accogliere i mondi visibili e invisibili senza etichette, e restituirci fino in fondo chi siamo. Ne sono convinta, ne sono felice.
A presto.

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