RICOMINCIARE, ALLONTANANDOSI DA OMELAS

Ecco qui il post di servizio, perché si torna ai settembre di prima, quelli dove si prepara la valigia per Mantova, e poi per Pordenone, e quest’anno c’è anche un Salone del libro autunnale imminente, e poi arriva InQuiete, e poi ci sono i libri (come annunciato su Facebook, il 22 settembre esce Danza Macabra per Bompiani, una ricognizione nel fantastico scritta con Giovanni Arduino, e dopo un mese, per il Saggiatore, un’antologia di autrici che hanno costeggiato il fantastico, Le scrittrici della notte, e infine, negli ultimi giorni di ottobre, una cosa bella per Hacca di cui si dirà. E naturalmente prima di tutto questo c’è Fahrenheit, e ci sono anche le lezioni, gli incontri, le scritture.
Il post è di servizio per dirvi che mi affaccerò qui lunedì prossimo prima di ripartire di nuovo. Ma lo è anche perché in questi giorni, visto quanto accade e continua ad accadere mentre almeno alcuni di noi riprendono le consuetudini, mi torna in mente un racconto di Ursula K. Le Guin,  Quelli che si allontanano da Omelas. Che è una città dove tutti sono felici, dove gli abitanti “erano adulti maturi, intelligenti, appassionati, le cui vite non erano disastrate”. Ma in questo luogo di pura gioia e musica e festa e vita c’è uno scantinato, e nello scantinato c’è un bambino. E’ abbandonato, denutrito, a volte picchiato. Soffre e implora di uscire. “Tutti sanno che deve stare lì. Alcuni di loro comprendono perché, e alcuni no; ma tutti capiscono che la loro gioia, la bellezza della loro città, la tenerezza delle loro amicizie, la salute dei loro figli, la saggezza dei loro dotti, l’abilità dei loro fabbricanti, perfino l’abbondanza dei loro raccolti e il benigno clima dei loro cieli, dipendono interamente dall’ abominevole infelicità di quel bambino”. Gli abitanti ne conoscono l’esistenza, certo, e provano pietà per lui. Ma non possono fare nulla. “Se il bambino venisse portato alla luce del sole, fuori da quel posto fetido, se venisse pulito e nutrito e confortato, sarebbe davvero una bella cosa; ma se questo avvenisse, in quel giorno e in quell’ora tutta la prosperità e la bellezza e la gioia di Omelas avvizzirebbero e verrebbero annientate. Queste sono le condizioni”.
L’altra possibilità, l’unica, è andarsene da Omelas. E qualcuno lo fa. Forse è qui che dobbiamo cominciare a cercare, anche noi, noi di questo oggi.

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