In questo gioco sono sempre i peggiori che vincono.
(Italo Calvino, La speculazione edilizia)
L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
(Italo Calvino, Le città invisibili)
Splendida citazione e utilissima. Di questi tempi mi pare di stare su una graticola.
Sì, allenarsi a vedere quello che inferno non è. Scriverlo su foglietti gialli, attaccarli in giro per casa e fare di questa frase un programma.
Grazie.
Io la seconda citazione ce l’ho incorniciata, in casa e nella mente.
E spesso (sempre più spesso) me la ripeto come una sorta di mantra per restare a galla e….funziona!!!
Estenderei la proposta di Valeria: attacchiamo la citazione dalle Città Invisibili non solo nei nostri spazi privati, ma anche in giro!
Grazie!!
Roberta
Sì, grazie. Perché anche qui si dà spazio.
Io manco dall’Italia dal 1998, a parte brevi fine settimana in Toscana quando ancora vivevo in Europa. Non ci torno ormai da un pezzo. Ma e’ davvero cosi’ tragico?
La mia non e’ una domanda retorica, lo giuro. E’ una domanda vera.
Demonio d’un demonio! Tu che frequenti quel luogo caldo, lo dovresti sapere.
la seconda citazione è di quelle che si prestano a essere eternate. anche io ce l’ho (nella memoria, negli scritti, nella filosofia di vita), incisa come monito costante.
ma è per la prima, meno nota, oramai quasi abbandonata – così come quel libro grandissimo che resta “La speculazione” – che soprattutto ti ringrazio.
(per rispondere al demonio: sì, è grave, proprio per i motivi della seconda citazione; perché l’abitudine, il principio di inerzia – proprio quello là, quello fisico, non solo la metafora – l’autoimmunizzazione (più o meno consapevole) sono diventati la cifra del comportamento sociale, in questa Italia provincialissima, che sogna (apparentemente) in grande, e non è capace di vedere oltre il suo ombelico…)
Non è un problema necessariamente italiano ma umano.
Il nostro ambiente è il nostro specchio, se ognuno di noi crea valore nel proprio ambiente saremo invasi da un’ondata di valore.
Rosa Parks era una piccola signora di colore che ha fatto esplodere una rivoluzione sociale, semplicemente rifiutandosi di sedere nel posto destinato ai bianchi. Poteva lasciar perdere, assecondare la consuetudine, invece no, una persona ordinaria si è rivelata straordinaria, con un semplice gesto di valore concreto. Se stiamo bene attenti, nella nostra giornata, incontriamo decine di occasioni per provare concretamente che persone siamo.
The mind is its own place, and in itself
Can make a heaven of hell, and a helll of heav’n.
La mente è la sua propria dimora, e in sé stessa
Può fare un paradiso dell’inferno, e un inferno del paradiso.
John Milton.
Dice Nichiren Daishonin, monaco giapponese del XIV secolo, e fondatore del buddismo omonimo che:
“…se la mente degli uomini è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente. Lo stesso vale per un Budda e un comune mortale. Quando una persona è illusa è chiamata comune mortale, ma una volta illuminata è chiamata Budda. Anche uno specchio appannato brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata della vita è come uno specchio appannato, che però, una volta lucidato, diverrà chiaro e rifletterà l’Illuminazione alla verità immutabile.”
da “il raggiungimento della buddità in questa esistenza”.
D.
Rosa Parks era una piccola signora di colore che ha fatto esplodere una rivoluzione sociale, semplicemente rifiutandosi di sedere nel posto destinato ai bianchi. dice Daniele Marotta (parete di giuseppe Marotta?). Una doverosa precisazione: Rosa Parks si rifiutò di cedere il posto riservato ai bianchi, e per questo fu arrestata. Scusate, ma in questi casi, la precisione è d’obbligo.
si scusate ho sbagliato, mi ha fregato ‘il rifiutandosi’, grazie mille resemarie.
non non c’entro con giuseppe.
D.
Sì, Daniele ha ragione nel discorso generale, ma ha scelto un esempio un po’ controverso. Andrebbe infatti detto che Rosa Parks non era una persona “ordinaria” che per una piccola scelta si trovò a etc. etc. E’ un mito all’acqua di rose. Rosa Parks era già all’epoca una militante nera, ben consapevole di quel che stava per fare, e negli anni successivi predicò il “Black Power”, si avvicinò alle Pantere Nere etc. E, ehm, ehm… Era per la resistenza armata, se necessario.
“I met Rosa Parks at the funeral of Robert F. Williams, who had fought the Ku Klux Klan in North Carolina with a machine gun in the late 1950s and then fled to Cuba, and had been a kind of international revolutionary icon of black power. Ms. Parks delivered the eulogy at his funeral. She talks in her autobiography and says that she never believed in non-violence and that she was incapable of that herself, and that she kept guns in her home to protect her family. But we want a little old lady with tired feet.”
(tratto da Tabula Rosa, On The Media, 28 ottobre 2005
http://www.onthemedia.org/transcripts/2005/10/28/02)
Vedere anche:
The Myth of Rosa Parks
http://www.campusprogress.org/features/633/the-myth-of-rosa-parks/index.php