COLPO DI FULMINE

In quel di Matera, durante una chiacchierata su una ormai ben nota relazione (web-libro), colgo e vi restituisco un po’ di conferme rimbalzate dal tavolo dei relatori alla platea, e viceversa. Uno: gli editori setacciano i blog in cerca di autori (e questo si sapeva). Due: molto spesso, però, vige una coazione a ripetere per cui ad una pornoromantica ne segue un’altra e poi un’altra e poi un’altra ancora, fino ad esaurimento del filone. Tre: per esempio, usciranno un sacco di libri su Second Life. Quattro: incredibile ma vero, fra il pubblico c’era una donna (non italiana, però) preparatissima sul fandom (del resto, quattro anni fa, gli stessi editori che ora dichiarano di ritenere la rete un elemento primario, davanti alla parola blog avevano la stessa reazione che hanno oggi davanti al fandom medesimo: sopracciglio-destro o sinistro, a piacere-inarcato).
Cinque: non c’entra con quanto sopra. Non avevo mai visto i sassi: passatemi la prevedibilità, ma l’innamoramento è stato istantaneo. Curiosamente, nella fornitissima e accogliente libreria di Matera, mi hanno raccontato che, se si escludono le pagine di Carlo Levi, e se si escludono saggi, tesi di laurea e guide turistiche non esistono storie (fiction, intendo) dai/sui sassi medesimi. Se smentite, la sottoscritta vi sarà grata.
(Sei. Da Beppe Sebaste, discussione interessante sulla scrittura e i blog, in chiosa ad un post che parlava, apparentemente, d’altro)

28 pensieri su “COLPO DI FULMINE

  1. Anche se non sembro (mi hanno scambiata per tedesca, inglese e scandinavana, a seconda del caso) sono italiana. Mi riconosco nella donna tra il pubblico di cui parli. Ti lascio il link al mio LiveJournal (http://elisa-rolle.livejournal.com/ diario on line in inglese, che in questi giorni mi fa impazzire con la grafica, non riesco ad aggiornarlo correttamente!), e leggendo le mie recensioni pillole (quasi tutti libri slash, non ti spaventare) ti renderai conto che non sono inglese!!! (il mio inglese scritto è quasi peggio di quello parlato). Ma i miei friends (quasi tutti scrittori americani, alcuni inglesi) trovano che il mio modo di scrivere sia molto “cute”. Se invece vuoi conoscere l’aspetto più commerciale della mia vita sul web, sono anche una delle blogger (la più prolifica) di Isn’t it Romantic (http://romancebooks.splinder.com/). Ciao, Elisa

  2. Noir? Ah, sì, quel genere di serie B capace di offrir pagine atte solo a una lettura “fast-food” come i cubetti di pollo fritto. Ma andiamo! A cosa serve un noir? Ma volete mettere una bella introspezione psicologica e solipsistica che fa sentire il lettore costretto in un solido di cemento armato di un metro cubo di volume? Altro che noir! Io vorrei scrivere la storia di uno che sta sempre fisso davanti a un muro a guardare la parete. Perché ci sono i buchi dei chiodi che servirono per appendere i
    quadri. Ora, in effetti, i quadri non ci sono più, ma lui attraverso quei fori è come se viaggiasse dentro tutti i quadri che furono appesi lì. C’era una veduta della Finlandia? E lui viaggia in Finlandia. C’era una giostra a cavalli? E lui sale sul puledro di legno per fare un giro. Esaltante. E come titolo proporrei “Come navigatori palindromi in un cisposo
    cratere lacustre parnassiano”.
    Attendo editori interessati al progetto.

  3. Sig. Gregori, sono stupito. Come si permette di fare facile ironia sull’introspezione solipsistica, genere da me prediletto. Ma soprattutto, come fa a conoscere la trama del racconto che ho appena terminato di scrivere? Ha sbagliato solo il titolo, non è così verboso e privo di pathos come quello da lei suggerito. In realta si intitola “Lacrime di ottobre ad Asikkala”.

  4. Chiedo venia signor Guglielmo. Evidentemente mi sono indebitamente appropriato di una bozza precedente. Ha presente, credo, il “Fermo e Lucia” manzoniano. Peraltro il titolo vero mi pare decisamente più efficace. Qualora lei volesse proseguire nella produzione di opere a introspezione solipsistica, mi tenga presente per un eventuale romanzo “a 4 mani”. Ne sarei orgoglioso.
    Anzi, potremmo proporre a Loredana Lipeprini, di farcelo scrivere direttamente sul suo blog. Credo che la “padrona di casa” ne sarebbe entusiasta e, soprattutto, questo già preclaro sito letterario verrebbe consegnato a imperitura memoria.

  5. Mi trova d’accordo, Egregio. Comincerei così.
    Sonno.
    L’astenia brachicardica dei mille anni trascorsi qui mi fa morire a ogni istante. Eppure mi costringe a continuare. Inspiegabilmente. Come un’amante annoiata che non riesce a trovare il coraggio di farsi lasciare. Fisso il buio. Il buio mi fissa. Mi sfida. Lo attendo.

  6. Espettoro. Devo farlo. Lo strascico di tisi lo impone. Ma nulla è il corpo minacciato al cospetto di una mente ondivaga, vieppiù direi semovente tra l’ancestrale e il futuribile. Invisibilmente fremo. E titillo il palpitabile.
    ps: se lei è d’accordo, esimio Guglielmo, mi fermerei qui in attesa dello scontato “via libera” della Lipperini. Pura formalità, ovvio. Ma la buona educazione lo impone

  7. Non la mia mente, non il mio corpo hanno dimenticato l’orrore. L’abisso disperato e immobile dell’anima che ritrovo a ogni respiro. Scruto lungamente e ansioso il mio ombelico. Per ore. Ricercandovi una risposta inutile. Sono diligente, lo disseziono e analizzo fino allo stremo, ma niente. Il mio ombelico tace. Arido.
    Il campanello suona, ma preferisco ignorarlo.
    E qui finirei il primo capitolo. Mi rendo conto, la svolta narrativa del campanello arriva un po’ troppo presto. Ma è che dovrei tornare a lavorare, mi perdonerete.

  8. Come vede, Guglielmo, l’autorizzazione entusiastica della Lipperini è giunta immediata. Mi accoderò presto al suo ultimo paragrafo ben convinto che insieme potremo offrire al volgo sordo un’opera letteraria indimenticabile. E gratis, per giunta. Ma si sa, il genio non ha prezzo.
    Ossequi

  9. L’INVADENZA DELL’ATARASSIA
    di Enrico Gregori e Guglielmo Pispisa
    Sonno.
    L’astenia brachicardica dei mille anni trascorsi qui mi fa morire a ogni istante. Eppure mi costringe a continuare. Inspiegabilmente. Come un’amante annoiata che non riesce a trovare il coraggio di farsi lasciare. Fisso il buio. Il buio mi fissa. Mi sfida. Lo attendo.
    Espettoro. Devo farlo. Lo strascico di tisi lo impone. Ma nulla è il corpo minacciato al cospetto di una mente ondivaga, vieppiù direi semovente tra l’ancestrale e il futuribile. Invisibilmente fremo. E titillo il palpitabile.
    Non la mia mente, non il mio corpo hanno dimenticato l’orrore. L’abisso disperato e immobile dell’anima che ritrovo a ogni respiro. Scruto lungamente e ansioso il mio ombelico. Per ore. Ricercandovi una risposta inutile. Sono diligente, lo disseziono e analizzo fino allo stremo, ma niente. Il mio ombelico tace. Arido.
    Il campanello suona, ma preferisco ignorarlo.
    E tu, decidi di ignorare il mio eloquio per il semplice fatto di essere uno scaldabagno di alluminio? Sì dai, prosegui nel tuo insolente mutismo!
    Ben altri silenzi ho sopportato. Ancora ricordo quei passi stentati sotto la pioggia di Lodz. Solo con me stesso a recitar brani del “Salterio ebraico”.

  10. Un consiglio per tutti. Ho imparato a conoscere Enrico Gregori.
    Regola numero uno: evitare di contraddirlo perché… (ssssh… ve lo dico all’orecchio: è un potenziale serial killer).
    Regola numero due: meglio assecondarlo (sempre all’orecchio: Loredana lo sa benissimo perchè lo ha conosciuto meglio di me. Da scrittore intuitivo qual è Guglielmo Pispisa deve aver colto subito. So che al Messaggero l’hanno messo a fare il responsabile della nera per pura fifa).
    Regola numero tre: se vi offre un tè è sempre meglio rifiutare; non si sa mai.

    Enrico, caro Enrico, come stai? Molto buono il tuo estro ombelicale, sai? E poi qualunque cosa scrivi è sempre un piacere leggerti!

    P.S. Stavo cominciando a impostare un romanzo dove in qualche modo c’entra pure Second Life. Cambio subito. Come si fa a fare concorrenza a Sandrone Dazieri? 😉

  11. Lo Woman’s fiction festival di Matera per quel che mi riguarda è stato…’fuorviante’, nel senso letterale del termine: mi ha buttato fuori strada e mi ha costretto a rimettermi in carreggiata
    All’insegna dell’american way of business si sono alternativamente spente e riaccese in me speranza ed orgoglio per una serie di motivi:
    Uno: si potrebbe fare dello scrivere un lavoro redditizio per le donne e non solo, anche in Italia, se vi fossero agenti seri e soprattutto… preparati!
    Due: per stare al passo con i tempi ho capito che, oltre al chip, devo trovarmi necessariamente un agente…forse il festival mi porterà fortuna ( si accettano scommesse) e poi devo decidermi a farmi il sito o, minimo minimo, un blog (come quello della Lipperini!)
    Tre: i dati di Loredana Lipperini, in attesa di essere impaginati, hanno rafforzato in me la convinzione di dovermi impegnare con maggiore tenacia nel tipo di scrittura in cui credo. E so di potermi battere con onore: la lotta per l’emancipazione sarà no profit, sarà autdated, ma è di sicuro ancora (e purtroppo) necessaria.
    Il mio chip è dunque valido! Pensare che volevo dedicarmi alla scrittura erotica.
    A dire il vero, mi è bastato cogliere la differenza tra certe nostre grafiche di copertina e quelle americane per capire che se loro, le americane e le altre della nostra UE, ce l’hanno fatta…… we can do it!
    Sono grata infine al Festival di Matera per il laboratorio poetico teatrale e saluto i ragazzi e le ragazze del gruppo per l’energia che mi hanno trasmesso

  12. Inserisco il commento di Elisa perchè è andato in moderazione e non riesco a toglierlo da là. Le chiedo scusa a nome di WordPress…
    Anche se non sembro (mi hanno scambiata per tedesca, inglese e scandinavana, a seconda del caso) sono italiana. Mi riconosco nella donna tra il pubblico di cui parli. Ti lascio il link al mio LiveJournal (http://elisa-rolle.livejournal.com/ diario on line in inglese, che in questi giorni mi fa impazzire con la grafica, non riesco ad aggiornarlo correttamente!), e leggendo le mie recensioni pillole (quasi tutti libri slash, non ti spaventare) ti renderai conto che non sono inglese!!! (il mio inglese scritto è quasi peggio di quello parlato). Ma i miei friends (quasi tutti scrittori americani, alcuni inglesi) trovano che il mio modo di scrivere sia molto “cute”. Se invece vuoi conoscere l’aspetto più commerciale della mia vita sul web, sono anche una delle blogger (la più prolifica) di Isn’t it Romantic (http://romancebooks.splinder.com/). Ciao, Elisa

  13. Finalmente un eccelsia giornalistia che le dice le cose, come stanno!
    Il rosa è il nuovo noir. Lunga vita a noi, che siamo brave scritrici di romanses!

  14. nessun problema, sono abituata alle censure! quando parli di erotica romantica, slash fiction, yaoi, M/M, BDSM, D/S, LGBT… beh è il minimo che ti puoi aspettare. (ci ho messo mesi per scoprire il significato di alcune di quelle sigle, adesso che lo so, mi piace usarle!). elisa

  15. Ma credo che non sia un problema di censura. Credo che questa stupida piattaforma blocchi automaticamente le url. Credo….
    (usa tutte le sigle che vuoi, elisa, sei la benvenuta!)

  16. @ Sandrone Dazieri:
    Non ti faccio concorrenza. Non mi permetterei mai di farti concorrenza (anche perché ne uscirei sconfitto), dunque batto in ritirata. 🙂
    Cliccando sul tuo link ho letto il pezzo pubblicato sul sito del Sole24ore. Bello e… vero. Mi ci ritrovo pienamente. Ciao.

  17. C’è a Monterotondo in Provincia di Roma fermento di artisti di alto livello.
    Primavera 2007 Teatro “Scardelletti” spettacoli teatrali con artisti di rilievo in ambito nazionale ed internazione.
    Esate Eretina Bosco Cappuccini Monterotondo Mario Scaccia con Alcione – Casina di Plauto- Musica d’alta qualità Teatro – Commedianti – Con Elisabetta Cento Marina Pasqui e Pina Cavallaro.
    Tutti a Borgo 23 settembre ripreso anche da Rai Educational Artisti vari si sono misurati in più discipline – pittura – scultura – musica – canto – danza- teatro .
    Presso l’Associazione 14 Eventi – in Via Bellini – Magistrale il monologo di Dario Fo interpretato da Marina Pasqui (attrice sublime)
    Per il mese di Ottobre meno impegni con l’Associazione Clarice Orsini, ma venite a trovarci.

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