Sul quotidiano di oggi c’è un’intervista della sottoscritta a Franco Ripa di Meana, autore di un libretto su Giovanni Falcone. Ve la porgo.
Ps. Ce l’ho, sì.
Il giudice Giovanni Falcone è seduto sulla poltroncina dell’aereo: è in volo da Roma per Palermo. Ha una mascherina sugli occhi, dorme. Sogna di nuotare, e di pescare ricci. Ma il coro già prefigura la sua rovina: “Come un’ellisse/di 14,30 metri;/il disfacimento dell’asfalto,/profondo 4 metri”.
Avviene a teatro. Avviene, meglio, in un’opera lirica su musica di Nicola Sani e libretto di Franco Ripa di Meana (anche regista) che debutterà l’11 ottobre al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia, nell’ambito del Festival Verdi 2007 in coproduzione con iTeatri di Reggio Emilia – Rec Festival e Operaoggi. Il titolo, Il tempo sospeso del volo, suggerisce l’ambientazione, l’interno di un aereo. Qui sarà ospitato il pubblico e qui si muoveranno i personaggi (interpretati da Nicholas Isherwood, Roberto Abbondanza, Alexander Schwab, Michele De Marchi, Fortunato Cerlino, e diretti da Yoichi Sugiyama ).
Oltre allo stesso Falcone, ci sono mafiosi, colleghi, scrittori, giornalisti, cittadini: che canteranno e reciteranno anche su materiale d’archivio. Ovvero, libri, articoli, atti giudiziari: la sentenza di rinvio a giudizio del maxiprocesso 1 firmata da Antonino Caponnetto del 1985, una lettera di Falcone, l’audizione di Meli al Comitato Antimafia del 1988. L’idea dell’autore, insomma, è quella di portare la storia recente dentro una forma tuttora considerata estranea alla contemporaneità come l’opera lirica.
“In realtà, – dice Ripa di Meana- avevo già scritto un altro libretto basato su archivi: un’opera su Galeazzo Ciano con musiche di Marcello Panni, per un allestimento ancora inedito. Per quanto riguarda Falcone, la sua figura è venuta fuori dalla visione di un uomo sospeso nel suo ultimo volo verso la morte. Diciamo che è stato il tema a scegliermi. E che si è inserito nel mio concetto di teatro musicale: il quale, a mio parere, deve legarsi alle vicende recenti. La figura di Falcone si prestava particolarmente a questa operazione, perché è presente anche nell’immaginario comune, e può dunque trasferirsi con forza in quel pensiero poetico su cui si fonda il teatro”.
Il tempo del volo è dunque reale e metafisico?
“E’ il tempo del viaggio in aereo, ma è anche il tempo della morte, in cui l’anima si stacca dal corpo, nel luogo dell’attentato di Capaci, e rivive i momenti fondamentali della vicenda privata e pubblica di Falcone. Quasi tutti presi dall’archivio, basati su parole già pronunciate che verranno sia recitate sia cantate, con un melodizzare molto parco”.
L’opera lirica, nei secoli, si è saldamente fondata sull’elaborazione dei miti: quanto è difficile, oggi, rintracciare e restituire un pensiero mitico in teatro?
“Quello di cui sono convinto è che il teatro musicale debba trarre il mito dalla cronaca e renderlo contemporaneo, senza limitarsi ad una attualizzazione di stilemi lontani. Quando il mito era fertile, del resto, questo era uno dei compiti primari dell’opera lirica. E ritrovare questo fine è tanto più importante in un paese come l’Italia, al centro di fortissime lacerazioni sociali e politiche: elaborarle è fondamentale, e il teatro è uno dei pochi luoghi dove la storia può essere riproposta non per schierarsi, ma per condividerla. Per far venire alla luce le nostre pulsioni più oscure, dar loro un nome, e neutralizzarle”.
Quindi il suo lavoro rientra nel filone del “teatro civile” cui molti personaggi, da Marco Paolini ad Ascanio Celestini, si sono rivolti in questi anni?
“Certo. Quelle esperienze e il loro successo sono indice di un preciso bisogno da parte del pubblico. Specie in un panorama teatrale dove troppo spesso prevale un’ascendenza televisiva che ignora il mondo reale. Credo che la musica, in più, possa avvalersi di una forza poetica che al teatro di parola manca”.
Infine, quanto è difficile sfuggire alla retorica con un personaggio come Giovanni Falcone?
“E’ stato uno dei punti fondamentali della scrittura: non volevo fare di questa opera una celebrazione laica, un rito sterile come se ne sono visti tanti. Il primo passaggio è stato quello di elaborare un nucleo genuinamente teatrale e di rendere palpabile la tensione fra i vari interlocutori. Falcone non viene presentato come un eroe, ma raccontato come una persona comune, con i punti deboli che tutti noi abbiamo”.
In Birmania è stato spento internet: non c’è più connettività sono tagliati fuori dalla rete !
I più smanettoni, soprattutto gli universitari, riuscivano a pubblicare fino a poco tempo fa foto che documentassero gli avvenimenti.
Esprimi la tua solidarietà al popolo Birmano, tingi di rosso il tuo blog.
Se non puoi farlo, nel mio blog ho messo a disposizione uno script che inserisce una coccarda in alto a destra.
PS: Da solo non posto commentare in tutti i blog del mondo ! Spergete la voce (non c’è bisogno che menzioniate me, non mi serve: fate circolare lo script)
Dovremmo intervenire subito anche in Bielorussia, a un’oretta di aereo dall’Italia. A. Lucashcenko appende gli operai ai lampioni e chiunque osi manifestare. E’ una tragedia, non dimentichiamocene, chiunque osi parlare finisce come Anna Politoskaia. Non dimentichiamo, facciamo qualcosa. Subito