COME GUARDARE AVANTI: LO STATO DELLE COSE DELLA LETTURA

Tralasciando le polemiche cicliche sul non c’è più la letteratura di una volta signora mia, bisognerebbe discutere del mutamento dei lettori, più che degli scrittori, o almeno di molti di loro che, essendo anche autori o aspiranti autori o frequentatori di corsi di scrittura non leggono più ma sezionano i testi, contano di quante frasi è fatto un paragrafo, quanto ritorna una parola, e se c’è qualcosa che esula dalla narrazione lineare che a scuola si insegna ti dicono “ma è difficile”. Sono reduce dalla lettura di almeno un romanzo bellissimo che è tutto tranne che lineare e canonico, e mi piacerebbe stringerlo forte e proteggerlo da chi ha forse imparato le regole. Ma non riconosce la lingua. Ma non comprende la voce.
Un’altra volta. Oggi, invece, parliamo di numeri, e non solo. Venerdì ho partecipato a una lunga e bella riunione organizzata dall’Associazione forum del libro (si può rivedere su YouTube) , ricca di spunti per almeno tentare di individuare strade diverse da quelle che ora sono appena immaginabili.
I numeri, intanto, e le sorprese, intanto. Nella loro relazione Giovanni Solimine e Gino Roncaglia hanno sottolineato che le previsioni in ambito editoriale non sempre si avverano: gli ebook non hanno, in Italia, sostituito il cartaceo (ricordate gli apocalittici e gli integrati in proposito appena qualche anno fa?): se nei paesi di lingua inglese toccano il 20 o 25% del mercato, in Italia ci si ferma al 10.  Non è un giudizio, è un dato. Non solo, hanno aggiunto Solimine e Roncaglia:
“Anche l’effetto delle concentrazioni editoriali si è mostrato diverso rispetto alle previsioni. Si pensi all’acquisizione del ramo libri di RCS da parte di Mondadori, che scatenò una comprensibile reazione contro il rischio rappresentato dalla posizione dominante che il nuovo colosso avrebbe avuto, raggiungendo sulla carta un peso superiore al triplo rispetto ai gruppi GeMS e Giunti. I dati ci dicono che oggi il maxi-gruppo detiene una quota di mercato solo di poco superiore a quella che fino al 2015 Mondadori occupava da solo. I problemi maggiori vengono invece dalle concentrazioni verticali, come le distorsioni provocate dalla distribuzione e dalla logistica, oppure per il fatto che le principali catene di librerie sono di proprietà dei grossi gruppi editoriali”.
E’ un dato, ahinoi, anche il calo dei lettori.
“A partire dal 2011 si è registrato un calo notevole della lettura, che ha riguardato prevalentemente il pubblico giovanile e che non è dovuta solo o principalmente alla crisi economica, ma in gran parte a cause endogene, come alla migrazione sulla rete di un’intera generazione di lettori, fortemente attratta da Internet mobile e dai social network. A partire dal 2017 si è verificata una leggera ripresa del mercato ma senza un incremento della percentuale dei lettori: è aumentato il prezzo medio del venduto e il numero di copie 2 vendute. Quindi, in genere, si sono venduti più libri a chi già era lettore, ma si è anche recuperata una parte del pubblico giovanile, per effetto della App18 e dell’ampliamento del mercato di alcuni generi, come le graphic novel. A peggiorare sono invece i dati relativi alle fasce d’età comprese fra i 25 e i 64 anni e al pubblico femminile, che resta largamente maggioritario ma arretra più sensibilmente”.
Già. Negli ultimi dieci anni le lettrici, che sono sempre state il pilastro del mercato, sono diminuite. Erano il  53,1% nel 2010, 51,6% nel 2011, 51,9% nel 2012, 49,3% nel 2013, 48% nel 2014, 48,6% nel 2015, 47,1% nel 2016 e 2017, 46,2% nel 2018, 44,3% nel 2019, con una perdita complessiva dell’ 8,8%, a fronte di una perdita di lettura maschile (su dati più bassi) del 4,6% nello stesso periodo.
Ora, sulle lettrici sarebbe troppo facile parlare semplicemente di mancanza di tempo: certo è così, perché come vedete i numeri si riferiscono a prima del 2020 e della pandemia, e si suppone che le cose siano peggiorate nel corso dell’anno che abbiamo alle spalle. Comincio però a pensare che anche le lettrici, come i giovani, siano attirate da altre forme di intrattenimento culturale.. Ci torno e resto ai numeri.
Il 2020 della pandemia, che in altri paesi ha visto i lettori crescere, spesso non poco, ha visto una prima fase dove in Italia la lettura non è cresciuta affatto, e una seconda dove la disponibilità di reddito dei ceti sociali attratti dalla lettura (quelli che non hanno ricevuto un grosso danno economico, nei fatti) ha fatto aumentare l’acquisto di libri.
Chi perde sono le librerie. Molto le librerie di catena (-23), meno le indipendenti (-10), moltissimo la grande distribuzione (-74). Chi guadagna, ovvio, è l’online. Amazon, soprattutto, che arriva a detenere nel 2020 l’82,9% delle quote di mercato. La ultramaggioranza.
Paura?
Sì e no. Laddove ci sono effetti distruttivi, ci sono anche possibilità creative (come ha sottolineato benissimo Marino Sinibaldi).  L’accelerazione dell’alfabetizzazione digitale, per esempio. Il fatto che la lettura dei giornali on line sia aumentata del 12%, Che quasi tre milioni e mezzo di persone abbiano comprato per la prima volta un libro on line. Che ci siano podcast e audiolibri in crescita. Certo, quel che sarebbe importante fare è ragionare su esperienze culturali private (giocoforza) per capire come renderle comuni.
Io ho un vecchio pallino, che è quello di abbattere i confini che esistono fra lettura e resto della cultura: popolare soprattutto. E dunque serie televisive e videogiochi. Come, ancora una volta, dicono Roncaglia e Solimine:
“va segnalato anche che la tipologia di contenuti uscita sicuramente vincente dalla crisi Covid-19 non sia comunque rappresentata dai libri ma semmai per un verso dalle serie televisive e in generale dal consumo di contenuti audio-video, con una crescita significativa del fenomeno del ‘binge watching’ (la visione consecutiva di più episodi della stessa serie), e per altro verso, in particolare per quanto riguarda le fasce più giovani della popolazione, dai videogiochi on-line”.
Ma è possibile, da questo, trarre benefici per il libro: come è arcinoto,  Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood ha conosciuto nuova vita (e un nuovo libro) dopo la serie. di contro, i libri di Corey della meravigliosa saga The Expanse sono fuori catalogo, come lo era il romanzo di Walter Tevis quando è arrivata in Italia la serie La regina degli scacchi. Non è solo una questione di sfruttamento del successo televisivo: mi piacerebbe si parlasse di azione congiunta. Come avviene con la saga di Geralt di Rivia di  Andrzej Sapkowski, prima romanzi, poi fumetti, poi serie videoludica di enorme successo e infine serie televisiva, The Witcher. Sarebbe bello riuscire a pensare non solo in grande, ma intrecciando le vie. E, no, prima che qualcuno lo dica: non è vero che in questo modo la letteratura cederebbe al mercato. Cede anche adesso. E, come adesso, ci sono e ci saranno le eccezioni. E, come adesso, il concetto di qualità non è esclusivo di un libro, sul serio.

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