LE DONNE DELLA LETTERATURA E IL MALE

Ieri sera, presentando La notte si avvicina sulle pagine online della meravigliosa libreria Rinascita di Ascoli Piceno, il discorso è caduto sulle tre protagoniste, Chiara, Maria, Saretta. Nessuna delle tre, come sa chi ha letto il romanzo o magari ascoltato una delle chiacchierate sul medesimo, totalmente immune dal Male. Anzi. Che la letteratura debba occuparsi del Male è faccenda detta e ridetta, e recentemente ci sono tornata qui.  Ma quello che mi sono chiesta scrivendo, e che in effetti continuo a chiedermi, è quante volte la complessità etica del Male sia caratteristica di una protagonista femminile. Poche, dovendo rispondere su due piedi. E non perché ci sia penuria di donne crudeli, nella storia della letteratura, ma perché poche di loro si cimentano proprio con la questione etica. Lady Macbeth, certo. E in modi diversissimi, scavallando quell’etica, Merteuil. Detta altrimenti, se le donne letterarie commettono il Male lo fanno per vendetta, o avidità, o perché le disegnano così. O per odio e insieme gelida passione, come in quel romanzo straordinario e terribile che è L’invitata di Simone de Beauvoir. O per follia, come Annie Wilkes in Misery di Stephen King. Ma i grandi dilemmi sul male propri, per esempio, dei personaggi (maschili) di Dostoevskij sono molto più rari. Citatemi qualche caso, perché di certo ne dimentico molti.
E, prima che qualcuno me lo scriva, no, non è bene se alle donne viene riservato di preferenza un ruolo positivo. Come ho citato altre volte, un passo di Philip Pullman in Queste oscure materie lo chiarisce benissimo:
«Quando hai smesso di credere in Dio» continuò Will, «hai smesso di credere al bene e al male?»
«No. Ma ho smesso di credere che ci fossero una forza del bene e una forza del male fuori di noi. E sono giunta alla convinzione che bene e male sono nomi per ciò che fanno le persone, non per quello che sono. La sola cosa che possiamo dire è che questa è una buona azione perché aiuta qualcuno, o che quest’altra è cattiva perché fa male a qualcuno. Le persone sono troppo complesse perché le si possa etichettare»

Un pensiero su “LE DONNE DELLA LETTERATURA E IL MALE

  1. Mi viene in mente Lady Susan, dalla penna di una giovane Jane Austen, che di male ne commette tanto. Nessun omicidio, niente di eclatante, ma quel male sottile che è la manipolazione delle vite altrui e il controllo su quella della propria figlia. Eppure è vero, nemmeno le indaga se stessa, sicura di far bene. Spunto davvero interessante, grazie!

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