COMINCIARE DAI CENTRI ANTIVIOLENZA

550214_407723099248239_100000316582458_1325728_364057634_nMarisa Guarneri è Presidente onoraria della Casa delle Donne Maltrattate di Milano.
Nel 1988, stanca di attendere l’esito dell’iter della legge sulla violenza -che giungerà a destinazione nel 1996- ha condiviso con altre due donne il desiderio di fare da subito “qualcosa di concreto”, dando vita all’associazione e al centralino antiviolenza, il primo in Italia.
Dal 1991 la Casa che offre anche ospitalità.
“Volevamo sperimentarci immediatamente sul tema della violenza in una pratica concreta di relazione con le donne maltrattate” dice. “Il nostro percorso è iniziato così”.
Che cosa pensi della stramobilitazione di questi giorni sul femminicidio, a partire dall’appello del comitato promotore di Se Non Ora Quando?
“Si è prodotto un salto simbolico significativo, e questo va senz’altro bene: tutto ciò che aumenta la coscienza del fenomeno è importante. Ma mantengo qualche riserva”.
Quale?
“In questi anni il discorso sulla violenza è aumentato e si è capillarizzato, eppure la violenza peggiora. Del sommerso sappiamo poco: la gran parte dei casi di molestie, percosse, stalking e stupro non vengono denunciati. Ma i femminicidi si vedono. E quelli sono in netto aumento”.
Come te lo spieghi?
“I colpi di coda del patriarcato, il dominio maschile… certo. Ma queste spiegazioni non bastano più. Il fatto è che a mio parere la violenza fa comodo”.
Comodo? E a chi?
“Al sistema sociale nel suo complesso. Finché le donne si percepiranno come potenziali vittime di violenza, terranno basse le loro pretese, si accontenteranno di poco sul fronte del lavoro, dei servizi… In più la violenza sulle donne costituisce un’ottima valvola di sfogo delle tensioni sociali. Sei disoccupato, non ce la fai a tirare avanti? Puoi sempre scaricare la rabbia su tua moglie o sulla tua compagna. In sostanza, per battere davvero la violenza si dovrebbe ribaltare la società patriarcale. C’è poi un terzo elemento che va considerato”.
Quale?
“Intorno alla violenza sulle donne si è costituito un business notevole. Una sorta di indotto, un po’ come quello delle pari opportunità. Studi legali, psicologici, formazione, progetti finanziati dall’Europa… Un progettificio. Tanti si improvvisano per intercettare questi fondi. Anche noi delle Case, che operiamo concretamente e in prima linea–in Italia ce ne sono 60, nei capoluoghi di provincia- dobbiamo spesso rassegnarci a sfornare qualche progetto per integrare i finanziamenti, che non sono sufficienti”.
Vedi anche un eccesso di iniziative politiche?
“Il fatto che ogni donna si senta mobilitata va bene. Ma ci si deve dare obiettivi precisi”.
Indicane alcuni.
“Primo: andare a fondo, dialogando intimamente con uomini che si rendano disponibili a farlo, per comprendere da dove viene la violenza maschile, come si forma, come devono cambiare le relazioni tra i sessi. Noi stiamo facendo questo percorso con l’associazione Maschileplurale: ne parleremo tra qualche mese in un convegno a Milano.
Secondo: finanziare in modo adeguato e continuativo i centri antiviolenza, anziché promuovere convegni e ricerche a ripetizione che servono più all’autopromozione di questo o quel politico o di questa o quella associazione che a dare davvero una mano alle donne. Il mio sogno, per esempio, sarebbero centri in ogni quartiere, o anche camper, gestiti da donne e non dalle istituzioni, a cui ci si possa rivolgere con discrezione per parlare di sé, per ottenere ascolto e un primo orientamento”.
Voi lavorate molto sullo stalking…
“Facciamo un monitoraggio costante, caso per caso. La donna ci tiene costantemente informate su quello che accade, sulle gesta del suo persecutore. Su questa base noi valutiamo insieme a lei il grado di pericolo. E quando è il caso, la convinciamo ad abbandonare la sua casa o addirittura a cambiare città. Abbiamo prevenuto svariati femminicidi, in questo modo. La gran parte delle uccisioni avviene dopo una “filiera” di violenze e molestie”.
Tutte oggi vogliono occuparsi di violenza: non c’è il rischio che questo tema “saturi” l’agenda politica delle donne, distraendo da temi come il lavoro e la rappresentanza?
“Il tema, diciamo così, è “di moda”, e sta avendo grande risonanza mediatica. Ma le competenze sono indispensabili se si vogliono ottenere risultati. Serve un lavoro concreto, quotidiano, umile, tenace e consapevole. E lontano dai riflettori. E servono fondi certi per finanziare questo lavoro”.
Questo post appare in contemporanea su questi blog:
Marina Terragni

Giovanna Cosenza
Manuela Mimosa Ravasio

16 pensieri su “COMINCIARE DAI CENTRI ANTIVIOLENZA

  1. Partendo da un armonioso sognante ” Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie, le audaci imprese….” della nostra memoria collettiva, Lella Costa “canta” in nome delle donne ed intreccia reminiscenze letterarie all’attualità più cruda del Femmicidio.
    Con un montaggio di crescente intensità, compila la drammatica play list che scandisce la vita delle donne di oggi, ridefinendo le audaci imprese ( invecchiare per es.) gli amori ( sempre infiniti sempre autolesionisti), l’armi usate per mutilazioni minacce violenze assassinii da cavalieri fuori tempo massimo….
    E lasciamo stare le cortesie.
    Dissotterra da sotto la crosta dell’ ingiustificata indifferenza la questione femminile nella sua incandescente attualità, aderendo alla rinnovata campagna di “Se non ora quando”.
    ” Bisogna cantare, per far vivere le cose” ricordava Chatwin, riportando una credenza degli aborigeni sulla creazione della terra.
    Farlo, come lo fa Lella Costa, è particolarmente suggestivo e propositivo.
    http://www.gadlerner.it/2012/05/01/lella-costa-e-il-femminicidio.html
    Giovanna

  2. forse è volgare parlare in termini di quattrini.Ma finché non verrà istituito un fondo adeguatamente approvvigionato,e sottratto ai meccanismi burocratici(che risolvono le cose sempre quando i buoi sono fuggiti e il morto è scappato) per organizzare tutto ciò che urge a una donna ricattabile e in pericolo costante,il rischio di trovarsi al centro di un dibattito sterile è molto alto.Un po come quando si alzano i toni contro l’anoressia per qualche mese e poi uno va a vedersi uno scorcio di sfilata di moda giusto il tempo per rendersi conto che quella cui sta assistendo è solo una macabra danza degli spettri,alla faccia di tanti bei discorsi.
    http://muzikwar.com/home/Songs/2010/Runawayz/12%20-%20Kanye%20West%20Ft.%20Pusha%20T-Runaway%20(Dirty)%20(Muzikwar.Com).mp3

  3. Certo che le abbiamo già dette e già lette, ma se forse finalmente qualcun’ altro le ascolta, qualcuno che ha più “potere” di noi, magari è utile comunque o no?

  4. La risposta sul fatto che faccia comodo al sistema sociale non mi convince per niente. Picchiamo e massacriamo le donne cosi rigano dritto e non ci rubano il posto di lavoro? Mi sembrà un po’ fantascientifico come ragionamento. E se chiedono più servizi, questo si traduce in un bene per la coppia nel suo complesso, non solo per la donna, quindi anche questo è poco credibile. Mi viene da dire che il fatto che il sistema patriarcale sia (per molti versi giustamente) in crisi rende difficile la convivenza in ambienti spesso culturalmente arretrati, e quando il rapporto si rompe gli uomini facciano fatica a gestire l’abbandono; nei casi peggiori si arriva a questo. Ma ci sono fior di specialisti che possono approfondire volevo solo dire che invece di parlare di pretese sul lavoro che secondo me è un vicolo cieco, occorrerebbe approfondire il malessere psicologico che c’è dietro.

  5. Volevo anche esprimere invece la mia più grande ammirazione per una donna che in tempi ancor più duri di questi si è messa in gioco di persona e si vede che sta facendo ed ha fatto molto per le donne vittime di violenza.

  6. Segnalo questa iniziativa, se diventa spamming cancelli pure senza problemi, Loredana.

    “Parole per dire la violenza”

    Attraverso un ciclo di tre incontri, l’iniziativa si propone di esplorare diverse forme del discorso pubblico (documenti delle organizzazioni internazionali, articoli scientifici, atti di convegni, articoli di giornali, narrazioni, campagne informative…) sulle violenze contro le donne a partire dall’analisi dell’origine, del senso, degli usi e del ruolo politico e istituzionale di alcune parole-chiave. Dopo l’incontro del 4 aprile su violenza domestica e femminicidio, il 17 maggio si parla di stalking:
    – Presentazione del secondo seminario

    “Stalking” e stereotipi di genere: tra testi di legge, dibattito mediatico e narrazioni

    Torino, 17 maggio 2012 ore 17-19

    Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Palazzo Venturi,
    Via Verdi n. 25

    Intervengono: Avv. Cesarina Manassero, Avv. Maria Donata Brancadoro e Silvia Nugara, dottore di ricerca

    L’incontro si propone di riflettere in chiave interdisciplinare sullo stalking come fenomeno socio-giuridico ma anche come termine del discorso pubblico riferito correntemente a un delitto previsto e disciplinato da un articolo del codice penale italiano sugli “atti persecutori” (art. 612 bis).
    La prima parte dell’incontro si concentrerà sugli aspetti sociali e giuridici del fenomeno: l’Avv. Cesarina Manassero (CPO Ordine Avvocati Torino) e l’Avv. Maria Donata Brancadoro presenteranno uno studio di caso e lo analizzeranno alla luce della normativa recente. Nella seconda parte, Silvia Nugara condurrà una riflessione sulla costruzione dei ruoli di genere in una specifica forma del discorso pubblico sul tema delle violenze nella sfera privata e dello stalking. Si tratterà infatti di leggere e commentare i passi di alcuni testi narrativi recenti che hanno scelto di raccontare storie rappresentative del fenomeno allo scopo di informare e sensibilizzare il pubblico. Il seminario vorrebbe soffermarsi in modo particolare sulla persistenza più o meno intenzionale di cliché e stereotipi di genere in queste forme di comunicazione che, rivolgendosi a un’ampia gamma di lettori, si propongono di lottare contro le violenze.

    Prossimo appuntamento del ciclo:

    7 giugno 2012, ore 17-19, Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, Palazzo Venturi, via Verdi 25.
    “Mutilazioni genitali”, “circoncisione femminile”, “modificazioni genitali”
    Interviene: Saida Ahmed Ali

    Per informazioni
    Segreteria organizzativa del CIRSDe
    Via S. Ottavio n. 20 – 10124 Torino
    Tel 011.6703129 Fax 011.6709699
    cirsde@unito.ithttp://www.cirsde.unito.it

  7. Vorrei aggiungere qui anche la mia solidarietà a Marina Terragni, minacciata fisicamente e insultata sul suo blog, come ricorda Snoq:
    http://www.senonoraquando.eu/?p=10111
    L’accusa è rivolta alle “luride, schifose femmine di merda”, e prosegue con le minacce di “cazzotti in faccia e di calci in culo, sulla fica e nello stomaco. Ergo, ti massacrerei di botte e ti manderei in sala rianimazione, perché le schifose merde come te meritano solo questo”.

  8. Lipperini, siamo freschi entrambi di video perugini, ergo ripetere è buona cosa ma se nel farlo si evitasse di fare retorica e si imparasse a “fare rete”, forse la gente più giovane che ci segue, avrebbe un modello opposto a quello autoritario e di potere, dunque reazionario, che io continuo a vedere rimbalzare e, peggio, reiterare deliberatamente a proprio interesse e piacere.

  9. Anche io solidarizzo con Marina Terragni. Indegno.
    Alcune osservazioni. Potenziare i centri antiviolenza è cosa buona e giusta, ma vorrei dire delle cose.
    Io comincio a pensare che sia davvero urgente lavorare sugli uomini, cercando di individuare le aree in cui è più urgente un intervento. Lavorare con i giovani. Mi piacerebbe un altra indagine Istat sulla violenza, fatta però dai maschi sui maschi, e mi piacerebbe un progetto per le scuole – sulla linea di Zanardo.
    Un indagine sugli uomini avrebbe il merito di fornire nuovi dati – ma garantisco – costituirebbe una forma di primo intervento notevole, così come è stato per l’indagine istat sulla violenza intrafamiliare. Però a ragione Lorella su questo – bisogna trovare i soldi.
    Fino all’anno scorso ogni tot mesi il ministero delle pari opportunità metteva in giro dei bandi, che poi le piccole onlus cercavano di accaparrarsi. Si potrebbe fare una ricerca, ma forse si potrebbe meglio mettere insieme una richiesta con un sacco di firme e un progetto serio da girare al ministero.

  10. Solidarietà incondizionata a Marina Terragni. Non sono riuscita a trovare il post in questione, ma è colpa della mia fretta e poco tempo, ma certe intimidazioni vanno censurate e denunciate di corsa alla Polizia Postale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto