LO SPECCHIO INQUIETO DELLE NOSTRE FRUSTRAZIONI

Ho citato due romanzi, durante la riunione con Se Non Ora Quando dedicata alla violenza contro le donne, qualche settimana fa. Rose Madder e Insomnia. Due romanzi di Stephen King che hanno al centro della narrazione i centri antiviolenza americani, il lavoro delle donne per aiutare chi di violenza è vittima, l’odio verso “le femministe”.
L’ho fatto perché sono convinta che attraverso le narrazioni si possa ottenere moltissimo, specie se non sono didascaliche, ma vengono dalla convinzione profonda di chi scrive che l’orrore vada narrato. L’orrore reale.
Ma ho dimenticato molti altri titoli.  Per esempio, ricordate questo passaggio?
“In luglio non ci fu nessuna vittima. E nemmeno in agosto.
In quei giorni « La Razon », un giornale della capitale, inviò Sergio Gonzalez a fare un reportage sul Penitente: Sergio Gonzalez aveva trentacinque anni, aveva appena divorziato e doveva guadagnare soldi a ogni costo. Normalmente non avrebbe accettato l’incarico, perchè non era un giornalista di cronaca nera ma delle pagine culturali. Recensiva libri di filosofia, che peraltro nessuno leggeva, nè i libri nè le recensioni, e di tanto in tanto scriveva di musica e mostre di pittura….Gli era giunta così la proposta di recarsi a Santa Teresa, scrivere la cronaca del Penitente e rientrare….Così nel luglio 1993 Sergio Gonzales prese un aereo fino a Hermosillo e di là una corriera fino a Santa Teresa…..conversò a lungo con i giornalisti che seguivano il caso del Penitente…..Sergio Gonzalez venne a sapere che a Santa Teresa, oltre al famoso Penitente, veniva assassinato un gran numero di donne, e la maggior parte degli omicidi restava impunita….”
[ Roberto Bolaño – 2666 ,vol.2 “la parte dei delitti” pag. 42-46]
Il Sergio Gonzalez del romanzo è Sergio González Rodríguez, autore di Ossa nel deserto, dove racconta quello che è diventato il femminicidio per eccellenza: Ciudad Juárez, nello Stato messicano del Chihuahua. Lo stesso  Bolaño, alla domanda su come si immaginasse l’inferno, rispose:
“Come Ciudad Juàrez, che è la nostra maledizione e il nostro specchio, lo specchio inquieto delle nostre frustazioni e della nostra infame interpretazione della libertà e dei nostri desideri”.
Questa mattina cercavo di ricordare quante storie sono state scritte sul femminicidio. Mi è tornata in mente una piccola antologia italiana, Amorosi Assassini, che uscì nel 2008 per Laterza.  Ieri, aderendo all’appello Mai più complici, Elena Gianini Belotti ha detto:” Nel 2008 ho scritto un pezzo su “Amorosi assassini”  sull’omicidio di Jennifer Zacconi, ventenne incinta, da parte del “fidanzato” padre del bambino. Non è cambiato niente”.
Forse compilare una bibliografia narrativa potrebbe essere utile.
Facciamolo insieme: quali altri romanzi vi vengono in mente?

47 pensieri su “LO SPECCHIO INQUIETO DELLE NOSTRE FRUSTRAZIONI

  1. Sicuramente “Nell’angolo più buio”, di Elizabeth Heyes, Giano Editore. Un thriller crudo e difficile in cui la protagonista viene schiacciata dalla figura di un uomo che, da essere perfetto, si trasforma in cannibale della sua anima. I soprusi psicologici portano la donna quasi sull’orlo della pazzia. Sopratutto, è interessante vedere come anche in altri lidi (U.K.) la polizia non abbia davvero la percezione di quanto possa essere pericoloso un maschio che concepisce l’amore come possesso.

  2. così di fretta mi viene in mente “Ius sanguinis” di Paola Bottero, all’interno del quale c’è la storia di Alice (ispirata a fatti di cronaca), una ragazzina di Reggio Calabria uccisa dal fidanzato (http://suddegenere.wordpress.com/2010/09/01/dal-diritto-di-sangue-al-potere-del-sangue/). Segnalo anche “Io e le spose di Brabablù” di Ada Celico, una coraggiosa autobiografia di una donna che dopo anni e anni ha trovato il coraggio di fuggire dalla violenza del marito (http://www.lafeltrinelli.it/products/9788842545606/Io_e_le_spose_di_Barbablu/Ada_Celico.html); e poi qualcosa si può trovare qui dentro:
    http://www.chiarasangels.net/pagine/antiviolenza_bibliografia.htm

  3. p.s. i primi due sono “produzione calabrese” (!). sul comodino ho da qualche tempo (da tanto tempo) “Donne a perdere”, tre romanzi noir a cura di Carlotto (giovani uomini scrittori)

  4. Al di là dei romanzi, a me ha colpito molto il tuo (mi permetto il tu col massimo rispetto) articolo precedente, perchè, vedi, leggere o sentire di un femmicidio ogni tanto è poca cosa, emotivamente, rispetto al leggerne uno dopo l’altro, senza pausa, come colpi esplosi in faccia da una mitragliatrice. E’ sconvolgente. Perciò mi immagino che un libro che narri con la stessa snellezza diversi omicidi di donne, magari con la collaborazione di scrittori apprezzati, proprio come nel suddetto articolo (coinvolgendone anche di maschi, di scrittori, ci si garantisce la fruizione degli uomini), potrebbe essere molto produttivo, perchè “d’effetto”, visto l’enorme impatto emotivo, e perchè costringerebbe anche i più negazionisti a denotare le correlazioni tra i vari casi, a dispetto di chi pensa che il femminicidio in quanto fenomeno sociale non esista e che il femmicidio sia un omicidio come un altro.
    Saluti

  5. Ricordo un thriller discreto del 2002, “Sotto la pelle” di Nicci French. La trama principalmente è sullo stalking del maniaco omicida, ma descrive bene anche l’altra faccia della violenza, il pericolo tra le mura domestiche.

  6. Mi viene in mente di italiani
    Margherita Oggero L’ora di pietra
    per chi sa leggere in francese Natacha henry Frapper n’est pas aimer testimonianze di donne vittime di violenze
    eil rapaorto di Amensty sula situazione in francia con il risultato del lavoro dei centri e delle associazioni
    e su questo link anche una panoramica sulle cifre in Francia e sui libri pubblicati anche per gli http://librairiecomptines.hautetfort.com/archive/2011/02/14/violences-faites-aux-femmes.html?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitteradolescenti e i bambini

  7. Un romanzo che mi aveva molto colpito è La donna che sbatteva nelle porte di Doyle Roddy.
    Entri subito nella parte della protagonista; in un attimo diventi Paula con le sue paure,le sue ansie,il suo terrore e con la sua grande forza.
    Quella forza che è dentro ognuno di noi e che è in grado di salvarci.

  8. Un altro libro che ho appena terminato e che non proprio un romanzo ma una serie di storie vere,opere teatrali,scritti è Se non ora quando? di Eve Ensler.
    Storie totalmente diverse l’una dall’altra con un denominatore comune,quello della violenza.
    Sul blog abbiamo pubblicato proprio ieri un brano
    http://donneviola.wordpress.com/2012/05/03/primo-bacio/
    Consiglio la lettura diq uesto libro perchè ognuna di questa storia ti entra dentro e ti porta a una riflessione profonda sui diversi meccanismi che portano alla violenza.E ti mette in contatto anche con parti diverse del mondo dove questa violenza è bieca e ancestrale.

  9. C’è un racconto di Stephen King, “Maxicamionista”, che fa parte del suo libro “Notte buia, niente stelle”, che mi ha particolarmente colpito in quanto la protagonista, che subisce violenza da un serial-killer e si salva per miracolo, trova alla fine ascolto e comprensione in un’altra donna che a sua volta aveva avuto una simile esperienza. Donne ferite nel corpo e nell’anima, ma ognuna trova il suo modo di reagire. C’è poi un personaggio terribile, la madre dello stupratore assassino. Anche altri due racconti di questa raccolta trattano della violenza sulle donne e sono molto ben scritti.

  10. Sempre di Stephen King, anche “Dolores Claiborne” tratta di violenza sulle donne, psicologica e fisica e di incesto. E in questo caso è il carnefice a fare una brutta fine.

  11. E’ vero, c’è anche “Dolores Clairborne”. Questo romanzo ha anche uno strano riferimento a un altro di King, “Il gioco di Gerald”. Infatti a un certo punto a Dolores appare, in una sorta di visione, la protagonista de “Il gioco di Gerald” quand’era ragazzina. Entrambi i romanzi fanno riferimento a un giorno in cui c’è stata un’eclisse solare, presentano diversi collegamenti tra di loro, ma soprattutto trattano del tema della violenza sulle donne e del modo in cui i personaggi femminili reagiscono ad essa.

  12. Pensavo … che molte volte leggendo trovo uno scollamento tra l´alto e il basso. Trovo utile compilare bibliografie ad hoc ma mi chiedo: una donna “maschilista” (parafrasando Gaber: non ho paura del maschilismo in sé, ma del maschilismo me) ha il tempo di leggere? di informarsi? di acculturarsi? di leggere di violenza e trattati psicologici? Nel senso pratico intendo. Faccio parte del comitato SNOQ di BOlzano. Abbiamo poche adesioni, poca partecipazione attiva e molta approvazione. Perché? La mia personale risposta é che siamo prese da mille impegni e, come volevasi dimostrare, tra lavoro (non siamo tutte libere professioniste), famiglia (ricordiamoci anche che il lavoro di cura é spesso demandato alle donne) non permette di prendersi il tempo necessario. Forse non si pensa neppure che basterebbe chiedere al marito: per favopre stasera c´è la riunione, resti a casa tu? Resto dell´idea che il punto sia una “presa di coscienza” del fatto che tutti i giorni, con piccoli gesti, ogni donna rischia di contribuire al maschilismo e, in ultima analisi, al femminicidio. Finiremo per parlarci addosso se non tentiamo di spiegare a tutte (anche a noi) dove sbagliamo, dove possiamo migliorare, dove non dobbiamo aver paura di chiedere (Paolo, aiuta tua sorella a mettere in ordine la cucina?) … A insegnare ai piccoli che é cosí che funziona, che un figlio puó occuparsi della madre in clinica tanto quanto la sorella che lavora…. Mi rendo conto che forse non aiuto a compilare la bibliografia peró mi chiedo: chi la leggerebbe, se non chi, certe cose, le vede giá? Attenzione: non vorrei che la mia posizione fosse quella della “saccente” che porta la cultura … ma qui si tratta di “fare politica” nelle strade, aprire gli occhi a noi donne. A reali pratiche di sorellanza dove “quelle esperte” prendono per mano “le meno esperte” …. Scusate l´intrusione impulsiva :

  13. @Stefania,
    quoto parola per parola il tuo intervento.
    “PAOLO, AIUTA TUA SORELLA A METTERE IN ORDINE LA CUCINA!”,
    quanto suona avveniristico, eppure che differenza farebbe…
    Un abbraccio

  14. @Stefania (Loredana scusa l’OT)
    “Paolo aiuta tua sorella a mettere ordine la cucina” se proprio vogliamo è di per se’ un po’ maschilista: non sarebbe meglio:
    “Anna (non so come si chiami tua figlia) E Paolo mettete in ordine la cucina!”
    ?

  15. Assolutamente sí, grazie del consiglio (come dicevo…nessuno é immune dal maschilismo)
    Per non fare polemica sterile propongo un bel libro curato all´associazione case protette di Bolzano.
    Raccoglie i racconti di donne ospitate dalla struttura che hanno partecipato ad un corso di scrittura creativa elaborando e rielaborando le loro storie.
    Sono pieni di speranza e gioia di vivere. Non ricordo di aver trovato violenza scioccante, tutt´altro.

  16. La interessante graphic novel di Rosalind Penfold, “Le pantofole del’orco” edita in Italia da Sperling & Kupfer e purtroppo ormai difficilmente reperibile in libreria (ma su internet c’è, remainders, quindi costa pure pochissimo). Legato al libro c’è un sito internet http://www.friends-of-rosalind.com/ in cui si parla di violenza familiare.

  17. Visto che nessuno l’ha ancora citata, lo faccio io… Dacia Maraini ha scritto “Voci”, romanzo in cui mette a confronto una giornalista radiofonica e una donna uccisa, da uno degli uomini della sia vita. In realtà la trama è uno spunto per parlare di violenza sulle donne, di amori assassini, del vecchio retorico concetto del “delitto d’onore” e delle diverse forme di violenza che si perpetrano nei confronti delle donne, e dimostra la profonda conoscenza che la Maraini ha dello scenario italiano. Un altro libro, sempre suo, è “Isolina”, in cui la giornalista cerca di ricostruire la vera storia di Isolina, figlia di una famiglia perbene, che rimane incinta di un ufficiale e muore durante l’intervento di aborto clandestino cui è costretta a sottoporsi nei primi del ‘900. Verrà gettata in un fiume e condannata all’oblio per almeno mezzo secolo. E poi, sotto sotto, nei suoi ritratti di donne che sono capaci di guardare dentro come degli specchi, Dacia Maraini riesce sempre a toccare temi che si collegano a quelli dell’indipendenza delle donne, della loro crescita e degli ostacoli che devono affrontare quando decidono di intraprendere qualcosa che prima era loro proibito. (Scusate la lunghezza, ma questi libri fanno parte di quelle letture che mi hanno dischiuso un mondo, non faccio altro che regalarli ad ogni occasione, per cui ho preso la palla al balzo).
    Altra scrittrice che secondo me ha pari delicatezza e sincerità nel raccontare le donne e i loro nodi più profondi è Marcela Serrano, di cui cito, per affinità con il tema di oggi, “L’albergo delle donne tristi”, dove trovano rifugio e assenza di giudizi superficiali donne che hanno vissuto amori autolesionisti, ma anche “Nostra Signora della Solitudine”, sulla scomparsa di una donna il cui caso è stato archiviato.

  18. “Dalia nera” e “I miei luoghi oscuri” di James Ellroy.
    “Baby, chi eri? Come saresti cresciuta e chi avresti amato?” J.E.

  19. In diversi libri di Mauro Corona ricorre la storia della strega Galvana (in particolare l’omonimo racconto nella raccolta “cani, camosci e cuculi”), una pastora stuprata e poi uccisa da due uomini respinti. La casera Galvana è un bivacco alpino realmente esistente dove la notte si sentirebbe il cane della Galvana ululare di dolore.

  20. Natsuo Kirino (Real World e Morbide guance) Joyce Carol Otas (Uccellino del paradiso), Carver (racconto: “Di’ alle ragazze che usciamo”, Mc Ewan (racconto: “Farfalle”), Alice Sebold (Amabili resti), Larsson (Uomini che odiano le donne), Ellroy (Dalia nera), Fossum (La ragazza del lago), Maraini (Voci)

  21. Da Twitter aggiungono: Il tunnel di Ernesto Sabato.
    Io aggiungo Carmen di Mérimée: perché, pur non sembrando, è dalla parte di Carmen, che libera nasce e muore, che si pone l’autore e poi, nell’opera, Bizet.

  22. Forse bisognerebbe anche chiedersi se proprio i libri non sono degli specchi per le frustrazioni. Se insomma queste rappresentazioni non facciano più danno che altro. io penserei anche di no, più che altro perchè i lettori in genere sono delle grigie gente innocue e dimesse. ma non si sa mai.
    Sarebbe anche più interessante riflettere quanto possano influire altre forme medianiche della cultura pop, come per es. le canzonette, sugli abominevoli stereotipi di genere inoculati nella popolazione tutta.
    Almeno i libri per fortuna la gente li legge poco, mentre invece le canzonette raggiungono tutti, specie i più vulnerabili come i ragazzini.
    Ora anche senza citare un pezzo come quello del montiano vincitore di San Remo di quest’anno: ” Voglio una donna “donna”, donna “donna”
    donna con la gonna, gonna gonna Prendila te quella col cervello, che s’ innamori di te quella che fa carriera, quella col pisello e la bandiera nera
    la cantautrice calva e la barricadera che non c”è mai la sera. . . . . ” che poi qualcuno si arrabbia . mi viene in mente quella veccchia canzone di Bennato ” la Fata”, che magari intendeva condannare una certa visone patriarcale ” …c’è chi ti urla che sei bella, che sei una fata sei una stella, poi ti fa schiava però no. chiamarlo amore non si può” ma nel resto del brano si lasciava andare al solito stereotipo della donna paziente e comprensiva, accogliente. Il fiore. tu ssi nu fiore, quando nasceste voi, una rosa. ma è mai possibile.
    Un animale del colore dei fiori. Un altra eternità.

  23. Penso che in una bibliografia narrativa che ha come tema la violenza di genere possa entrare anche La valle delle donne lupo di Laura Pariani, in cui è narrata una galleria di personaggi femminili, balenghe e non, oggetto di ogni forma di violenza, fisica, ma soprattutto psicologica, da parte di una collettività che esclude chi è “diversa”.

  24. non ho capito molto la prima parte del commento di k.
    PErò la riflessione sulle canzonette misogine – ho detestato Vecchioni per quella canzone – ma forse occorrerebbe ricordare Masini? Caruccio quello – non sarebbe malaccio. Anzi si, sarebbe gran gran cosa. Un bell’archivio di canzonette misogine.

  25. Facciamo un quiz:
    “Non ti chiedo perdono perchè tu sei un uomoooo….”
    Chi la cantava e chi l’ha scritta?

  26. Valter Binaghi, evidentemente è Lucio Battisti, però non diceva “un uomooooo”, ma un “uomo”.
    Ma, scusa se non ci arrivo, che cosa volevi dire?

  27. Niente, era un contributo alla ricerca della canzone stupida e sessista.
    Ma la risposta è giusta a metà.
    La cantava Battisti ma l’ha scritta Mogol.
    Uno che si atteggia a poeta.
    Un po’ come il cabaret.
    Avete mai provato a fare la tara ai testi di Zelig, o quelli non si toccano perchè sono molto “de sinistra”?

  28. Uno di quelli che mi ha più colpito è Un’educazione sentimentale, di Joyce Carol Oates – l’ultimo racconto del volume (in realtà un romanzo breve).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Torna in alto