CONTRO LA VIOLENZA, ANCORA, E INSIEME

Iniziative comuni: ne abbiamo bisogno e credo non siano rinviabili. Vi riporto qui lo scambio di mail, pubblicate già su Il corpo delle donne, fra Lorella Zanardo e Cristina Comencini:
“Ho scritto a SNOQ  questo il testo :
Cara Cristina,vi chiedo come movimento  SE NON ORA QUANDO  se potete, con tutto il nostro supporto e quello della rete, organizzare una riunione/manifestazione/: credo che si debba partire da qui, dalla incapacità della politica degli uomini di occuparsi delle donne italiane. Occupiamocene noi. CI stanno destituendo dalla nostra capacità di prenderci cura del mondo.  E’ chiaro che parlare non basta più.  E’ chiaro che chi ha la mia età si deve sentire responsabile e non dormirci la notte.. E’ chiaro che ora si dovrebbe, ma vorrei scrivere DEVE agire per tutelare non più le ragazze, ma le bambine. Ancora ancora ancora DALLA PARTE DELLE BAMBINE.
Ecco la RISPOSTA:
Cara Lorella, a nome di Snoq penso che dobbiamo incontrarci subito e discutere su eventuali iniziative comuni. Il numero delle ragazze stuprate e uccise da compagni, amici e coetanei aumenta ogni giorno. E’ un tema su cui Se non ora quando vuole muoversi insieme a tutte le realtà che già si occupano da tempo di violenza sulle donne. Mi sembra molto importante però farlo in modo nuovo e efficace, che riveli la nostra forza e non la debolezza, che coinvolga gli uomini e i ragazzi, le loro madri. Dobbiamo allargare il tema dalla violenza come atto alla violenza simbolica che lo produce, parlare di possesso delle donne nell’immaginario collettivo, nella cultura. Da qualsiasi manifestazione contro la violenza, le donne secondo me devono tornare a casa piene di energia e voglia di cambiare il mondo, il loro stare al mondo. Non amo parlare troppo del passato, ma non posso dimenticare il senso di felicità che avevamo dopo la grande manifestazione notturna degli anni settanta contro gli stupratori del Circeo. Noi eravamo padrone della città, non le vittime della violenza, ma le protagoniste di un modo nuovo di intendere la libertà, la dignità, la sessualità e la forza.”
Naturalmente, io ci sono e ci sarò. E spero che, davvero, saremo in tante, qualunque siano le modalità che verranno decise.

29 pensieri su “CONTRO LA VIOLENZA, ANCORA, E INSIEME

  1. Cristina Comencini: “Il numero delle ragazze stuprate e uccise da compagni, amici e coetanei aumenta ogni giorno. E’ un tema su cui Se non ora quando vuole muoversi insieme a tutte le realtà che già si occupano da tempo di violenza sulle donne. Mi sembra molto importante però farlo in modo nuovo e efficace, che riveli la nostra forza e non la debolezza, che coinvolga gli uomini e i ragazzi, le loro madri.”
    Gentile Lipperini, mi sono perso qualche statistica? No, perché non mi pare proprio che il trend sia questo. Ad ogni modo potrebbe spiegare alle sue colleghe che le 97 donne uccise nel 2011 sono un numero imponderabile per la sua insignificanza statistica, e quindi insensibile a qualsiasi iniziativa, vecchia o nuova che sia? O si gioca a fare gli angeli, e allora si dirà che ogni donna uccisa è inaccettabile, o si guarda con obiettività alle statistiche e allora si prende atto che la fluttuazione di tali numeri rimane al di là d’ogni intervento e fortunatamente confinata a fenomeni numericamente irrilevanti.
    Trova che questo approccio scientifico sia violento? Se non le va bene potremmo obiettare alla Comencini che il confronto tra 2011 e l’anno precedente non vede aumentare bensì calare il numero di donne uccise (per la precisione, da 127 a 97). Vogliamo lanciarci in considerazioni sociologiche anche in questo caso o prendere atto che lo 0,0003% della popolazione femminile è un dato non connesso ad alcuna variabile sociologicamente indagabile?

  2. Salve, seguo questo blog da tempo e trovo che l’impegno che ci mettete voi e altri blog come Il Corpo delle Donne sia eccezionale, perché permette anche a noi che stiamo al di qua dello schermo di diventare parte attiva nelle questioni di genere. Vorrei segnalare un articolo che ho letto su La Stampa dove alcune argomentazioni mi hanno lasciato perplessa. Sarebbe possibile discuterne e capirne qualcosa di più sui modi di percepire l’educazione scolastica in Italia?
    http://www3.lastampa.it/scuola/sezioni/news/articolo/lstp/446610/

  3. Floralis, secondo me il fatto che ci siano pochi insegnanti maschi (dalla scuola dell’infanzia alle superiori) non è una questione maschile, ma rientra tranquillamentte in quella della dispari opportunità: occupazioni che hanno a che fare con la cura e l’infanzia, poco remunerative, di scarso prestigio sociale, poche prospettive di carriera, e relativamente conciliabili con la cura della propria famiglia sono tradizionalmente appannaggio delle donne. Purtroppo.

  4. Gentile Lucio Colletti,
    Le statistiche hanno molte facce: per esempio, quella che dice che in Europa la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni è il femicidio, l’uccisione da parte di un uomo.
    Sono dati molto conosciuti, ma forse giova ricordare che per esempio, in Italia, nelle classi di età tra i 16 e i 70 anni, il 31,9% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della sua vita.
    Tradotto in numeri assoluti 5 milioni di donne hano subito violenze sessuali e 3 milioni 961 mila violenze fisiche. Si tratta degli ultimi dati Istat disponibili (http://www3.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/testointegrale.pdf); sono dati del 2007 perchè in Italia, come in Europa, scarseggiano le statistiche. Forse perché il fenomeno della violenza (che è tutto quello che solitamente viene prima l’esito estremo del femicidio) non è connesso “ad alcuna variabile socialmente indagabile”?
    paola

  5. Signor Colletti, se 97 donne assassinate in un anno le sembran poche.
    E senza contare quelle picchiate, stuprate, maltrattate fra le mura domestiche da mariti, padri, amanti… Io ricordo dei dati Istat che ormai risalgono al 2007, ma che erano agghiaccianti, qualcosa come tre donne su dieci. E che rappresentano una vergogna sotterranea e nascosta che personalmente mi preoccupa più di quel numero di casi in cui la violenza culmina nell’omicidio.

  6. Io credo che il problema debba essere affrontato alla radice. Ad esempio, possibile che io tra i 10 e i 18 anni abbia dovuto fare a botte con gli altri ragazzini ogni santo giorno? Ora di anni ne ho 24 e 7 anni dopo nella periferia di Roma la faccenda non sembra esser cambiata. Ogni giorno genitori vedono tornare a casa figli pieni di lividi e tagli… questi ragazzini che in tasca hanno coltellini, erba, o peggio. Ne ricordo uno in particolare, il mio vicino di casa che litigata con altri tizi riguardo qualcosa di banale. Le urla lungo la via, i genitori che si mettevano in mezzo (ogni tanto succede) e uno che diceva: “Tuo figlio aveva una pistola!” E io ci credo che ce l’avesse, ci credo eccome!
    Se le donne vengono maltrattate, violentate, etc, e perché dall’altra parte c’è qualcuno che è cresciuto male.

  7. Ecco, allargare il discorso parlando di cultura del rispetto mi sembra sensato.
    Alla fine credo che sia la stessa forma mentis che porta un individuo a sentirsi il centro del mondo e a poter disporre come vuole di tutto quello che considera potenzialmente soggetto al suo arbitrio, quindi sua proprietà: donne, stranieri, disabili, animali, il mondo intero.

  8. @Paola ha detto: “Le statistiche hanno molte facce: per esempio, quella che dice che in Europa la prima causa di morte per le donne tra i 16 e i 44 anni è il femicidio, l’uccisione da parte di un uomo.”
    Cara Paola, mi duole doverle dire che questa notizia rimbalzata su tutti i media è pura retorica che non ha nulla di vero (del resto basta un poco di buon senso per non bersi uan panzana come questa e più in generale tutte le panzane che i media scrivono e che addirittuta commissioni europee mistificano)
    La aggiorno con i veri dati Eurostat yearbook 2012. La prima causa di morte per le donne in Europa sono le malattie del sistema nervoso, con 126,2 casi su 100.000 abitanti; seguono
    – Cancro a fegato, laringe tachea e bronchi: 117,8
    – Cancro (neoplasie maligne): 91,6
    – Cancro al seno: 86,2
    – Malattie del sistema circolatorio: 68,9
    – Incidenti automobilistici: 56,4
    Il primato in Europa tocca al Belgio all’ottavo posto nella graduatoria mondiale con un’incidenza di 29,30 donne uccise ogni milione. L’Italia è al 34esimo posto su 40, con 6,57 assassini per milione.
    – Prendendo come dato il Belgio, quindi il peggiore, si hanno: 2,93 donne ogni 100000 abitanti. Intesi?
    Altro che prima causa di morte: quante sciocchezze.
    http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statistics_explained/images/archive/7/76/20111214120817%21Causes_of_death_YB2012.xls
    Per quanto concerne la sua affermazione” Tradotto in numeri assoluti 5 milioni di donne hano subito violenze sessuali e 3 milioni 961 mila violenze fisiche” questa ricerca dell’IStat rappresenta uno segli esempi in cui la metodologia è completamente sballata. Per fale capire come si sarebbero ottenute quelle cifre altissime basta dare un’occhiata ai criteri espliciti di quella ricerca. E piangere perché con questi criteri ultra inclusivi (minaccia di, oattivitàsessuale umiliante o degradante, etc.) chiunqe può interpretare di aver subito violenza fisica , sessuale o psicologica e non. Leggere, prego, per constatare l’assurdità metodologica seguita e di conseguenza le cifre ottenute, scandalosamente ascientifiche.
    “La violenza fisica è graduata dalle forme più lievi a quelle più gravi: la minaccia di essere colpita fisicamente, l’essere spinta, afferrata o strattonata, l’essere colpita con un oggetto,
    schiaffeggiata, presa a calci, a pugni o a morsi, il tentativo di strangolamento, di soffocamento, ustione e la minaccia con armi. Per violenza sessuale vengono considerate le situazioni in cui la donna è costretta a fare o a subire contro la propria volontà atti sessuali di diverso tipo: stupro, tentato stupro, molestia fisica sessuale, rapporti sessuali con terzi, rapporti sessuali non desiderati subiti per paura delle conseguenze, attività sessuali degradanti e umilianti. Non vengono rilevate le molestie verbali, il pedinamento, gli atti di esibizionismo e le telefonate oscene. Le forme di violenza psicologica rilevano le denigrazioni, il controllo dei comportamenti, le strategie di isolamento, le intimidazioni, le forti limitazioni economiche subite da parte del partner.”
    Fonte Istat

  9. Gentile Lucio, a me non sembrano criteri ultra inclusivi… Forse lei ha avuto la fortuna di non subire la minaccia “di essere colpito fisicamente, l’essere spinto, afferrato o strattonato, l’essere colpito con un oggetto, schiaffeggiato, preso a calci, a pugni o a morsi, il tentativo di strangolamento, di soffocamento, ustione e la minaccia con armi”, di non essere mai costretto ad “attività sessuali degradanti e umilianti”.
    E piango, perché una persona evidentemente colta come lei, sottovaluti queste forme di violenze che rispettano in pieno il criterio di essere “situazioni in cui la donna è costretta a fare o a subire contro la propria volontà atti sessuali”.
    E’ questo il punto, per me.
    L’impossibilità/incapacità di esprimere e far rispettare la propria volontà.
    Per questo bisogna “allargare il tema dalla violenza come atto alla violenza simbolica che lo produce” fino a comprendere, come dice giustamente Sonomi, la discussione sulla “cultura del rispetto”.
    A

  10. @Anna
    Comprendo la sua posizione e la condivido. Tuttavia comprenderà anche lei che le domande che vengono elaborate per ottenere una statistica devono essere circostanziate il più possibile al fine di diminuire le ambiguità interpretative nel campione.
    Qualunque posizione ciascuno di noi due abbia nei confronti della ridefinizione (giusta) della violenza di genere, lei concorderà con me che non si può segnare nella stessa categoria di violenza subita , e quindi con il medesimo peso, l’essere stuprata (sempre grave e oggettivo) E l’essere partecipe di una pratica sessuale umilante o degradante (variabile e soggettivo) che è tutt’altra cosa; non si possono mettere assieme nella violenza psicologica due casi come la limitazione economica (grave e oggettivo) e il subire una generica denigrazione (variabile e soggettivo); è errato anche imparentare nella stessa categoria il tentativo di soffocamento o l’essere presa a calci (grave e ogettivo) e la minaccia di essere colpita (variabilee soggettiva).
    Comprende il punto in questione? Perché fare di tutta l’erba un fascio se non per scandalizzare la popolazione con numeri completamente sballati? Comprendo la strategia di fare rumore al fine di portare l’argomento all’attenzione dei media. Tuttavia a fare i furbi con le statistiche ci si espone alle obiezioni di chi non vi casca, rischiando così di far fare una pessima figura all’argomento che si vuole sostenere.

  11. @Lucio
    Potrà citare molti dati me è innegabile che molte donne, compresa la sottoscritta, vivono e hanno vissuto episodi sgradevoli che condizionano o hanno limitato fortemente la vita sociale e di relazione.
    Le porto il mio caso personale ma comune a molte altre coetanee e non.
    Prima molestia -verbale con promessa di regalini- a 6 anni.
    Seconda (più tentativi) a otto, terza a nove con l’individuo (amico di famiglia) che si spoglia; i miei alla fine intervengono ma non finisce lì, perchè per un certo periodo continuano le telefonate oscene.
    Pedinamento a 11 mentre andavo a scuola da parte di un anziano “signore”.
    Inviti strani da parte di cosiddetti professionisti -dopo la morte di mio padre- a 19/20 anni…
    Allora come si fa a vivere sereni? Ad avere un’ idea pulita della sessualità se si cresce nella violenza?
    E questo è niente di fronte agli stupri e alle botte e alla morte, però a distanza di anni brucia ancora ricordare che venivi considerata poco più che una bambola.
    Scusate lo sfogo!

  12. @ Anonima per oggi
    OT, ma ci vuole: un abbraccio virtuale a te. Non sei sola e, nel futuro, speriamo davvero di poter smantellare questa mentalita’ da terzo mondo che e’ piu’ diffusa di quel che si pensi e che rende il paese quasi invivibile. Cambiare si puo’, anzi su DEVE

  13. Mah, Lucio Colletti mi sembra troppo cinico quando considera praticamente irrilevanti 97 persone uccise. Tuttavia sono d’accordo nel distinguere molto nettamente crimini gravissimi come omicidio e stupro da altre molestie minori; invece spesso si fa un calderone che poi va a svantaggio delle stesse donne, che rischiano di non venire considerate credibili quando dicono di subire molestie. Anche a me sono capitati episodi identici a quelli raccontati da Anonima per oggi, e qualcosa anche di molto peggio; siccome però la mia autostima non dipende da quello che pensano di me i pedofili o i maniaci vari incontrati nella mia vita, non posso dire di avere subìto traumi o limitazioni alla mia vita sociale a causa di queste esperienze. Non mi piace questo vittimismo e questo dover sempre ripararsi dietro le leggi. E ripeto che non mi riferisco a omicidi (o “femminicidi” che dir si voglia) o stupri veri e propri ma a tutto il resto.

  14. Comprende il punto in questione? Perché fare di tutta l’erba un fascio se non per scandalizzare la popolazione con numeri completamente sballati?
    – – –
    Il numero sballato è la risposta “isterico paranoica” ad un problema concreto (violenza sessuale). Lei, Colletti, tende però ad annullare il problema concreto rimproverando paternalisticamente la risposta paranoica. Ora, se devo scegliere scelgo “il paranoico” e NON “l’ideologo” conservatore che attraverso i numeri schiaccia la risposta isterica di una società che percepisce un malessere concreto (violenza sessuale) ma di cui non sa come liberarsi. E’ questa una tipica situazione di STALLO in cui una società privata degli strumenti culturali necessari a risolvere un dato problema si dibatte tra chi percepisce sulla propria pelle l’orrore risultante, e vuole urlarlo al mondo, e chi percependolo tende a rimuoverlo. Perché se una cosa è chiara a tutti è che le famiglie sono troppo spesso dei mattatoi.
    Ragionando per statistiche ci si accascia sul numero. E comprendo benissimo che aizzare la popolazione sia un comportamento deleterio ai processi evolutivi (non so quante volte l’ho rimproverato alle neo-fem), ma a differenza di quel che dice Colletti, occorrerebbe anche comprendere che questa risposta isterica è probabilmente l’unica risposta possibile che la società di oggi sia in grado di darci a fronte della violenza sessuale. Ora, stabilito che queste metodologie di lotta non possono che riportarci indietro nel tempo, e che lasciare le cose come stanno non ha nulla di umano (in senso evolutivo ancorché etico), si tratta allora di accettare la critica al neo-fem e alle sue istanze di rivoluzione, che sono evidentemente una risposta vecchia e vetusta ad un problema ancor più vecchio.
    Il punto è capire quali sono gli strumenti di lotta contro la violenza sessuale che sono stati sottratti alla società contemporanea, quando sono stati sottratti e perché. Poi è chiaro anche agli idioti che oggi si sta meglio degli anni cinquanta. Il fatto stesso che si parli di pedofilia nella chiesa e che ci siano a disposizione libri come quelli di Alice Miller fa del nostro tempo un’epoca assai più fortunata di quella dei nostri nonni e anche padri. Ciò che fa specie è che dovremmo essere molto più avanti di dove siamo costretti da catene che risultano ai più invisibili. Da qui appunto il dibattersi per liberarsi. Sissignore, anche abusando delle statistiche.

  15. “Cos’è lo stupro? Rifiutando di riconoscere il primato a un’unica definizione statica, ho proceduto secondo il semplice principio che è abuso sessuale qualsiasi atto ritenuto tale da un partecipante o da una parte terza.”
    “Questa definizione non pretende di avere valore normativo. In altri termini, non stabilisce quale bisognerebbe adottare come definizione corretta a fini istituzionali o politici (anche se costituisce lo sfondo da cui possono emergere dichiarazioni normative).”
    “Lo stupro e l’abuso sessuale sono frequenti, anche se non sappiamo veramente quante donne e quanti uomini vengano stuprati ogni anno. L’aggressione sessuale sfugge alla notazione statistica. Il problema non è soltanto che le statistiche non vengono raccolte in modo coerente e affidabile. Non possono esistere. […] In Gran Bretagna, ad esempio, il numero degli stupri crebbe notevolmente nel 1885 perché allora fare sesso con ragazze fra i 13 e i 16 anni diventò un reato. Ma il cambiamento legislativo non bastava a spiegare quell’aumento. Dopo tutto, nel 1885 ci fu anche un aumento degli abusi sessuali commessi su ragazze sotto i tredici anni. […]
    Ma anche accordandoci su una definizione (ad esempio una determinata definizione legale), la maggioranza degli atti di violenza sessuale non viene né denunciata né registrata. In un campione nazionale rappresentativo delle donne americane all’inizio degli anni Novanta, per esempio, solo il 12 per cento delle vittime di stupro dichiarò di aver denunciato il crimine alle autorità. In quel campione, il 60 per cento delle aggressioni si era verificato quando le donne avevano meno di diciotto anni. Ma secondo i National Crime Victimization Surveys del 1994 e 1995, anche fra le ragazze e le donne violentate sin dall’età di dodici anni, poco meno di un terzo aveva denunciato l’aggressione alle forze dell’ordine.”
    Da “Stupro”, J. Bourke.
    Potrei continuare, ma lascio la parola a un articolo del New York Times che spiega perché è così difficile avere statistiche sulla violenza sessuale. Alcuni altri dati Joanna Bourke li ha citati in una mail che ho tradotto sul blog di Lorella.
    http://www.nytimes.com/2011/10/25/world/europe/data-on-rape-in-eu-difficult-to-compare.html?_r=1
    “In 2010, the European Council noted the continuing lack of “timely, reliable, accurate and comparable data, both at national and E.U. level” and lamented the lack of a “detailed E.U.-level study on violence against women,” which limited the understanding of the extent of the violence and impeded any attempts to create a framework to respond to it.”

  16. “la cultura è un insieme organico di tendenze che caratterizzano un gruppo,il suo comportamento e il suo modo di pensare”.In base a questo postulato forse un brainstorming full immersion tra antropologhe e amministratori di giustizia,pubblica sicurezza e pubblica istruzione di concerto con i rappresentanti dei media potrebbe portare qualche frutto.Personalmente resto dell’idea che nella maggior parte dei casi l’orrore quotidiano che raccontate resta un problema di salute mentale che colpe secolari hanno propagato endemicamente
    http://www.youtube.com/watch?v=fChN-6VDakA

  17. Vorrei precisare a tutt* che nel 2011 sono state 137 le donne uccise da uomini violenti (per lo più coinoscenti e/o familiari) e non 97!!! Dall’inizio di questo anno 2012 invece siamo già a quota 41 e sono appena passati 2 mesi e mezzo dall’0inizio anno!!! Ci vogliamo rendere conto della realtà dei fatti???
    http://bollettino-di-guerra.noblogs.org/post/2012/03/
    E per quanto riguarda lo stupro come si fa a dire che non ci sia un trand di crescita quando ne stiamo leggendo almeno uno al giorno sulle testate giornalistiche? http://vitadastreghe.blogspot.com/2012/03/litalia-stupra-in-silenzio.html

  18. @ Lucio Forse ho capito il suo punto di vista. Secondo lei la statistica non è affidabile perché basata su un criterio troppo ampio. Inoltre sostiene che cioè che è soggettivo e variabile sia ascientifico.
    Tutta la medicina si basa su una letturatura empirica raccolta soggettivamente e valutata (dal medico che si trova davanti un paziente) soggettivamente. Ma è scienza. Certo la diagnosi di un tumore avviene in modo scientifico: marcatori tumorali, ecografie… ma quanti sono i tumori diagnosticati in fase molto avanzata perché il medico di base ha valutato i sintomi nel modo corretto?
    Per quanto riguarda il criterio adottato per la statistica io sono assolutamente d’accordo con lei: c’è una gamma di gravità nelle situazioni registrate. Essere stuprate e molto più grave di essere molestate verbalmente. Tuttavia hanno in comune una sostanziale mancanza di rispetto verso un essere umano.
    “Strategia di fare rumore al fine di portare l’argomento all’attenzione dei media”? Io vorrei tanto leggere un articolo di un giornalista scandalizzato perché qualcuno ha pizzicato il sedere di una ragazza in un autobus! In realtà i nostri giornali sono (facendo di tutta l’erba un fascio) ciechi e sono pochissimi i giornalisti che si occupano di denunciare le violenza sulle donne.
    A proposito di numeri, per me è inaccettabile- socialmente, umanamente, moralmente, politicamente – anche solo uno stupro all’anno, anche solo un omicidio, anche solo una molestia. Uno sull’intera popolazione mondiale.

  19. Mi chiedo perché qui in Francia e nel mondo si parli (anche se sempre poco) delle violenze sulle donne, di tutti i tipi. E mi chiedo perché in Italia l’8 marzo si discuta solo di ristoranti e mimose, come se non ci fosse altro da dire.
    C’è un video che qui in Francia è stato diffuso in occasione dell’ultimo 8 marzo e la dice lunga di come il silenzio uccida. Se vi va, lo potete trovare qui: http://cappuccinoebaguette.wordpress.com/2012/03/08/festa-della-donna-8-marzo-journee-de-la-femme-8-mars/

  20. Condannare la violenza sulle persone , cercare di arginarla è sempre giusto e doveroso anche se statisticamente irrilevante. Infatti la violenza è questione che riguarda ogni singolo uomo più che le statistiche.
    Certo bisognerebbe cercare di uscire da una vaghezza generica che non ci risolve i problemi a nessuno.
    Le donne in particolare sostengono forme di sopraffazione sociale plateali eppure misconosciute, anche in ambiti in cui ci si occupa di questioni femminili come questo. Vorrei fare tre esempi. Il primo il più clamoroso; tutte quelle donne che domani domenica ( ma non tutte ) vedremo passare il loro giorno di libertà nei giardini pubblici. Le badanti, migliaia e migliaia che abbandonano famiglia e figli per andare a servizio giorno e notte nelle case degli italiani, per ottocento euro giorno e notte chiuse dentro le nostre case. Non ne parla nessuno. Cioè alcuni si, il quotidiano Avvenire per es., ha di recente pubblicato un servizio in cui si denunciava come molti dei figli delle badanti soffrono di gravi depressioni in seguito dell’abbandono, non sono infrequenti i suicidi tra i preadolescenti. Ciononostante se ne parla poco.
    Il secondo, clamoroso altrettanto, le migliaia di prostitute , molte delle quali minorenni ,che giorno e notte vediamo lungo le strade alla mercè dei puttanieri. Qui si è parlato del diritto all’aborto, riportando diverse trisiti testimonianze in cui donne e ragazze negli ospedali sono state trattate con sufficienza, scortesia , rozzezza. Che dire delle prostitute sedicenni comprate e messe sulla strada e poi fatte abortire a calci? Eppure non se ne parla. O se ne parla poco. Vedremo perché.
    Si parla di Belen piuttosto e a proposito di immaginario, il terzo esempio che volevo fare, è quello dell’utero in affitto, si compra una ragazza povera per tremila euro e gli si fa partorire un figlio da asportare alla nascita. E’ una forma di schiavitù moderna e guarda caso riguarda la donna. Eppure non se ne parla, Ma perché? potrei darmi una risposta da solo, ma ora è tardi e mi piacerebbe sentire qualche altra opinione. per adesso, rifacendomi a un post più sotto ( quello sulla Badinter) mi limito a osservare come la nostra epoca vada ad assomigliare a quella del 1780, ( mangino brioches) una piccola casta di privilegiati, che non si rende conto di come i propri traballanti diritti poggiano sulla sofferenza di un enorme massa di sfruttati invisibili
    Ciao,k.

  21. Un appello: quando si vuole perorare una causa, è indispensabile controllare la veridicità delle asserzioni con le quali la si supporta, allo scopo di non essere attaccate/i, dagli avversari di questa o quella causa, proprio sul terreno della improprietà o della inesattezza delle affermazioni. In questo senso lo slogan de “la prima causa di morte per le donne” rivela quanto sia poco diffusa, ahinoi, anche tra le donne, l’abitudine alla riflessione critica: è ovvio, infatti, che la prima causa di morte per qualsiasi fascia di età sarà una delle tanti morti naturali, seguita delle successive, poi verranno le morti violente, e tra queste le prime saranno dovute a cause incidentali, poi, e solo poi, verranno le morti per omicidio: ed è in questa categoria, e solo in questa, che dobbiamo collocare la causa”morte per mano di un uomo”. Quindi, per favore, pensiamo agli argomenti che usiamo per non dare adito alle polemiche pretestuose, grazie. A proposito di “che cosa fare”, la proposta lanciata da http://ritentasaraipiufortunato.blogspot.it/2012/03/uscire-di-casa-spegnere-pc.html, di tornare a presidiare i tribunali e ad assistere ai processi per stupro mi sembra ottima, ma anche lì, bisogna organizzarsi.

  22. @k
    io mi rendo conto benissimo.
    -mi rendo conto di essere una privilegiata
    -non consiglio a chi lo è meno di mangiare brioche
    -faccio quel che posso: vado nelle scuole portando progetti di educazione ai media
    -tengo un blog e fb per innalzare il livello di consapevolezza di ragazzi/e
    Sono d’accordo con lei invece se intende che chi ci rappresenta, quella definita “la sinistra” ma che non definirei piu cosi, per estremo distacco dal territorio continua a relazionarsi alle persone consigliando la brioche come soluzione di sostentamento.

  23. Credo che gli argomenti sollevati questa volta da k. siano molto giusti. Quello pero’ su cui non siamo d’accordo e’ l’idea che le femministe invitino le donne piu’ svantaggiate a “mangiare brioches” se non hanno il pane. Se l’obiettivo e’ fare si’ che si cominci a percepire le donne come persone e non come oggetti/esseri che sono “altro” rispetto all’uomo, allora la presa di coscienza vale a fortiori per le categorie di donne svantaggiate.
    Se una donna ha un buon lavoro, ha potuto godere di un’istruzione e ha raggiunto un buon livello di consapevolezza sara’ abbastanza in grado di difendersi da chi vuole trattarla come cittadino di serie b, con ho senza il supporto del movimento femminista almeno a giorno d’oggi. Se io sono consapevole dei miei diritti (che per inciso senza il movimento femminista NON esisterebbero), posso impuntarmi e farli valere. Ma progetti di educazione ai media e di educazione ai diritti come quelli di Lorella Zanardo sono una benedizione proprio per una di quelle categorie che i propri diritti ancora non li conosce o non sa rivendicarli, ovvero la categoria delle ragazzine e dei ragazzini. E’ un grande, importantissimo lavoro. E una nuova sensibilita’ critica verso la societa’, una disponibilita’ a cambiare le cose che non funzionano o che risultano ingiuste in barba allo status quo, non puo’ che cambiare lo sguardo anche verso le altre categorie svantaggiate. Un giovane ragazzino che assiste al documentario “Il corpo delle donne”, lo capisce e lo interiorizza, guardera’ al sesso e al rapporto con le coetanee in modo diverso. Probabilmente non vedra’ l’iniziazione con una prostituta come un auspicabile accesso a una vita da “vero uomo” come e’ successo per le generazioni precedenti (mi vengono in mente i commenti di approvazione alla cultura delle case chiuse, anche di grandi giornalisti come Montanelli). BISOGNA insegnare ai ragazzi a guardare all’altro come un essere senziente, come un essere umano. Da li’ si deve cominciare e da li’ discende tutto il resto. Grazie davvero Lorella.
    Ribadisco: e’ IMPORTANTISSIMO parlare delle badanti, della condizione disagiata delle giovani prostitute e dei diritti degli sfruttati, k. ha ragione. Ma l’implicazione che il lavoro di educazione ai media per i ragazzi e le ragazze sia meno importante o non serva anche a rendere il loro sguardo piu’ sensibile verso le categorie deboli, secondo me e’ assolutamente sbagliata.

  24. Non si tratta solo di violenza ‘grave’, come può essere un abuso sessuale. Dobbiamo anche difenderci dalle piccole violenze che vediamo tutti i giorni: è da lì che inizia il rispetto e l’educazione di uomini ma anche di donne. A questo proposito voglio segnalare questo blog, si chiama a thousand reasons to be a feminists. Dall’8 marzo hanno iniziato ad arrivare dei tweets che poi sono stati pubblicati qui – episodi di donne che hanno assistito o sono state vittime di comportamenti sessisti- piccole cose alla quali in molte non prestiamo neanche attenzione. Io penso che il rispetto inizi con i dettagli.
    http://athousandreasons.com/archive

  25. nel mio precedente commento non intendevo accusare il femminismo in genere (( né tantomeno lorella)) , che nel formarsi della situazione attuale penso abbia avuto un ruolo comunque marginale, ma il contesto generale della nostra società rappresentata, in cui certo si muove anche il femminismo. Mi fa piacere che ci siano donne che, come gentilmente segnalato da paolam, denunciano lo sfruttamento della prostituzione, mi chiedo perché in altri ambiti, come questo, certi argomenti vengano omessi sistematicamente. Perché non si parla dello sfruttamento della prostituzione? Perché non si parla delle ragazze povere sfruttate per farle partorire a pagamento? Perché non si parla dello sfruttamento delle badanti? Eppure vedete bene che questi tre esempi sono archetipi della condizione femminile subordinata all’uomo, come perlomeno la si considera in ambito femminista; oggetto di piacere ( la prostituta), fattrice ( utero in affitto), colei che accudisce o mater dolorosa ( la badante).
    Si dice che si vuole operare in ambito “ educativo” o meglio sull’immaginario, sarà, il fatto è che porre al centro dell’attenzione pratiche ignobili come quella dell’utero in affitto, scardinerebbe tutto l’armamentario ideologico che sostiene le amene teorie gender , come pure un certo tipo di femminismo dissociativo, con cui si vorrebbe far credere che distaccare il sesso dalla procreazione, , o addirittura dalla relazione, ( come fa chi va con le prostitute), dissociare femminilità dalla maternità, l’uomo dalla paternità, renderebbe le donne felici e gli uomini più buoni. Non è così , li renderebbe solo ancora più irresponsabili e schiavi del sistema.
    ciao,k.

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