“L’esistenza odierna di una «questione femminile» decreta il fallimento non delle lotte, bensì di ciò che doveva accadere dopo di esse – cioè l’innesco virtuoso, in Occidente, di un movimento del tutto spontaneo di appropriazione della vivibilità del mondo in quanto donna.
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È uno stato di regressione – diritti buttati al vento, ma non platealmente: nel silenzio, nella routine, nell’ipocrita spontaneità del giorno che viene.
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Sfogliate le pagine culturali dei giornali, gli inserti letterari: alle scrittrici italiane (intendo le serie scrittrici e non i fenomeni di mercato) viene dedicato pochissimo spazio. Si ragiona assai poco su quanto le scrittrici fanno. Sembra che siano indistinguibili dai colleghi maschi, a parte il fatto che dei colleghi maschi si parla e di loro no. Invece non è così: c’è più arditezza, c’è più tragedia, c’è più capacità di erompere dalla consuetudine pacificante e pacificatoria con l’esistente”.
Sono stralci della prefazione di Giuseppe Genna a Tu sei lei, l’annuale Best off di Minimum fax (qui trovate la prefazione per intero). Otto inediti di otto scrittrici: Donata Feroldi, Esther G., Helena Janeczek, Babsi Jones, Federica Manzon, Alina Marazzi, Veronica Raimo, Carola Susani.
I racconti sono belli. Alcuni sono molto belli. Ma mi resta un piccolo dubbio: nella grande maggioranza dei casi, si scrive intorno al corpo. Stuprato, deformato dalla gravidanza, sfiancato dal parto, irrigidito dalla morte, gonfiato dall’ossessione per il cibo, reso aereo da pigmalioni crudeli. Sempre il corpo, però: centro e spesso gabbia della scrittura “femminile”.
Magari, è un dubbio sbagliato: ma non sono riuscita a non pormelo. State bene.
Alla gentile omonima,
scrivo racconti brevi pubblicati da qualche mese su Carmilla,
puoi trovarli cliccando sul mio nome qui sotto (se funziona).
Grazie dell’ interesse 🙂
p.s. Ho anche una rubrica di corsivi brevissimi, “Schegge taglienti”, che il motore di ricerca mescola ai racconti, insieme ad altra roba mia, e non