Sì, parlerò di Rodotà. L’ho già fatto come e dove potevo, in questi giorni, anche ritrovandomi in situazioni paradossali (venir scambiata per cinquestelle in quanto sostenitrice della sua candidatura, come se, di colpo, l’acuto giurista, l’intellettuale di invidiabile statura morale, il garante dei diritti civili, fosse divenuto solo ed esclusivamente un uomo del movimento di Grillo). Non aggiungerò un’altra, probabilmente inutile, analisi alle innumerevoli lette nelle ultime ore: mi limito a dire quel che ho già sostenuto altrove, ovvero che il non aver fatto propria la candidatura di un uomo perfetto per il Colle peserà per sempre come un’ombra sul partito democratico. E mi limito a postare il link di un intervento che Stefano Rodotà fece per Micromega nel 2009. Sul caso Englaro. E a dire, sommessamente, che se si vuole a tutti i costi ottenere il consenso di quella parte d’Italia (non così grande, a ben vedere) che confonde fede religiosa e leggi dello Stato, non ci si muoverà di un solo passo. Né ora, nè mai.
Scrisse fra l’altro Rodotà in quell’articolo:
“Quello che mi sorprende in questo momento, di fronte a questo scomposto modo di muoversi del governo e della maggioranza, è il silenzio dell’opposizione. Un silenzio tanto più inammissibile e sconfortante in quanto ci troviamo di fronte al tentativo di ridefinire diritti davvero fondamentali della persona. Io non sono un appassionato dei sondaggi come guida dell’azione politica, e tuttavia partiti e persone che stanno attentissimi a mezzo punto percentuale di gradimento crescente o decrescente del Partito democratico e del suo segretario, girano la testa dall’altra parte, di fronte a sondaggi che ci dicono che il 79% degli interpellati è dalla parte di Eluana e di suo padre, che l’83% ritiene che la Chiesa debba parlare alle coscienze e non imporre comportamenti ai legislatori. C’è dunque una cecità politica in questo momento, perché anche in una situazione nella quale il favore dell’opinione pubblica è così forte, il Partito democratico è paralizzato dalle sue frange interne”.
Appunto.
Esco moralmente a pezzi da questi giorni di follia politica. Il PD ha commesso uno degli errori più gravi della sua storia che, temo, costerà all’intero partito la scissione e la perdita alle prossime elezioni. Hanno riconsegnato, di fatto, il paese a Berlusconi. La cosa più grave è che hanno rifiutato la candidatura di quello che poteva essere uno dei migliori capi dello stato della storia italiana. E se esprimi critiche, ovviamente, adesso sei un grillino! Tristezza infinita.
Ricordo di aver letto già nel 2009 questo intervento, e lo lessi con sollievo -confortata dalla lucidità di queste parole – e inquieta perché sentivo che non erano patrimonio comune di un partito, il mio, che avrei voluto davvero laico. Con dolore ora capisco che avrei dovuto abbandonare già da tempo un partito riottoso a raccogliere le indicazioni dei propri elettori, perché troppo occupato, ancora ancora e ancora, a genuflettersi davanti alla chiesa.
Prevale l’amarezza, che rende difficile anche dire qualcosa che non sia già stato detto. La breve analisi di Marino Buzzi dice quello che c’è da dire in poche righe. Io aggiungerei che c’è il rischio – mi verrebbe quasi da dire la certezza – che il governo di larghe intese duri lo spazio di una riforma elettorale che ormai Berlusconi può anche concedere, tanto per come stanno le cose vincerebbe a mani basse anche se si votasse per alzata di mano; e, con una maggioranza bulgara, potrebbe aspettare le inevitabili dimissioni di Napolitano per andarci lui, al colle. Certo ha del miracoloso, l’essere passati da una vittoria pressoché certa e dilagante a dicembre alla completa dissoluzione del maggior partito della sinistra ad aprile. C’è talentp in questa follia, tutto si può dire tranne che fosse facile. Ora pragmatismo vorrebbe che si mettesse da parte l’indignazione e si rinfoderasse lo sdegno, si prendesse atto del nuovo (si fa per dire) paesaggio e ci si rimettesse a lavorare per. Per che cosa? Per la prossima scoppola? Confesso il mio scoramento. La voglia di emigrare, se solo mi fosse possibile. Per una volta, dicesi una, che il paese era determinato a cambiare qualcosa (in modo magari folle, Grillo è un capopopolo pericoloso, e tutto quello che vogliamo) ci ha pensato la nomenklatura a mettersi di traverso con la forza del panico e della disperazione. Ma che si dissolva, questa merda di partito, e si faccia finalmente chiarezza su chi sta a sinistra, chi al centro e chi non ambisce a nient’altro che a farsi i cazzi propri. Perderemo lo stesso, ma almeno avremo la soddisfazione della coerenza. Ci avevano convinti a svenderla in nome del pragmatismo, bell’affare: sono 15 anni che aspettiamo i frutti di questa realpolitik. La tentazione del forcone, confesso, si fa davvero forte anche me.
Se qualcosa di buono verrà da questa schifezza che è accaduta, è che forse dai resti del PD si formerà un partito veramente di sinistra, che non si spacchi sistematicamente quando c’è da ribadire (o difendere) con forza la laicità dello stato, delle sue leggi, dei diritti che è chiamato a garantire, delle sue istituzioni e delle sue emanazioni, dalle scuole ai consultori.
C’è talento in questa follia? Non so. Prevale in me un senso di lutto che fa il paio con quello che ho provato due mesi fa dopo le elezioni.
Rodotà è uomo di scienza (si dice così?), e difensore della scuola pubblica. Napolitano in 7 anni non ha speso una sola parola in sostegno agli insegnanti che lottavano contro la distruzione per la scuola pubblica. Ha fatto uso delle sue prerogative al limite del consentito, avendo più volte da eccepire sulle proposte di legge in prima stesura, ottenendo di fatto (col consenso del governo) una sorta di potere consultivo, che ha più volte portato alla riscrittura delle leggi, o all’approvazione in tempi rapidissimi di emendamenti migliorativi: mai una volta che di questo potere se ne sia servito per la difesa della scuola pubblica. Ha nominato 10 saggi, tra i quali nessuna donna, e nessuna persona di scuola (sarebbe bastato il presidente del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione); né c’era la scuola sugli argomenti ai quali ha chiesto ai saggi una relazione programmatica. Avrà agito, come per la dimenticanza delle donne, in fretta e senza il tempo necessario per ragionarci sopra: ma quando agisci in fretta è il tuo inconscio che ragiona per te, e rivela ciò che cerchi di mantenere nascosto.
“contro la distruzione della scuola pubblica”, chiedo venia
Vogliamo parlare della Rete? Adesso il piddì scopre che la rete fa paura e che loro, oh che bravi, “non hanno ceduto ai tweet”, facendo una confusione mostruosa fra lati oscuri. Quello vero, di lato oscuro, l’ha individuato guarda caso Rodotà a Bari, sabato: “La Rete è piena di padroni del mondo che si chiamano Google, Facebook, Amazon: sono poteri antidemocratici”.
Che dirti Loredana, lo sconforto è grande. L’occasione mancata innegabile e difficilmente digeribile. Mi stupisce solo che tu dici che questa cosa peserà molto sul PD, perchè io da un po’ di giorni penso che abbia proprio rotto il PD, in maniera incontrovertibile. Poi te scrivi così e io dico, magari ci ha ragione lei. E questo mi addolorerebbe, perchè io non voglio più un Pd che continui a trascinarsi cadaveri addosso degli errori che fa, tradendo sistematicamente un progetto politico e identitario. Se deve schatta schiattasse. Renzi, si prendesse la baracca e magari ci mettesse pure un nome nuovo per gentilezza.
Apprezzerei anche una definizione diversa delle critiche e dei dolori che sono nati dalla rete. La rete è diventata il demonio mica coi 5 stelle, naa con la base del PD che ha cominciato a usarla. Quanto è antipolitico e miope oltre che ingiusto tutto ciò.
A parte tutto, questo mi fa anche abbastanza incacchiare.
Deputati del PD, in massa vi imploriamo di non tradire il nostro voto fresco fresco: vi ricordiamo che non è per questo che vi abbiamo eletto, non erano questi i patti, e perciò contestiamo.
Ve lo diciamo come possiamo, magari su twitter, ma anche su facebook, con il nostro nome e cognome, perché da casa nostra non potevamo dirvelo in faccia; ma lo diciamo anche tra di noi, sui blog, sui forum, sui social network, come anche nel salotto di casa, al bar, al lavoro, e persino nei circoli PD.
Voi non ci ascoltate.
E poi ve ne vantate pure!
sono sconvolta e depressa per l’occasione perduta
nel panico per la scuola pubblica e con grandi timori per le prossime scelte di un cammino politico che ha già dato frutti amarissimi
non andai via quando avrei potuto/dovuto, nel 2005
Starò qui a far cultura come posso in libreria, cercando di educare i miei figli a diventare donne e uomini liberi
un abbraccio a tutt*
Nicoletta
Occasione persa e difficilmente ripetibile.
Non hanno attenuanti, né i colpevoli, né gli ignavi. Sono contenta di aver votato SEL, questa volta.
Per chi non l’avesse ancora letta, ecco la replica di Rodotà all’editoriale di Scalfari:
http://www.repubblica.it/politica/2013/04/22/news/lettera_rodot-57201730/
Perdere – così – l’occasione di eleggere una figura come Rodotà è stato folle e incomprensibile. almeno quanto lo sono i vani tentativi di giustificare tale scelta da parte di alcuni esponenti democratici (penso alle argomentazioni di scalfarotto, per dirne una…).
Sentir dire, poi, che era il candidato dei 5stelle è francamente (come direbbe qualcuno che in questa vicenda un bel po’ di responsabilità ce l’ha) ridicolo. Non riesco a non pensare, invece, che probabilmente Rodotà sarebbe stato un presidente non gradito per il suo rigore morale.
Da elettrice (e qualche anno fa militante) di sinistra che al progetto PD non ha mai creduto ora mi auguro che, se non altro, dai cocci rotti di quel partito – e dall’indignazione di tanta parte dei suoi militanti e amministratori, onesti e in buona fede – possa nascere qualche cosa di sinistra.
Sul PD io la penso come Zauberei: il PD non è più in crisi, e forse non lo è stato mai. Semplicemente, il PD non esiste. Come il cavaliere di Calvino. Con l’elezione del presidente della repubblica, finalmente gli elettori hanno alzato la celata del cimiero e si sono accorti che dentro non c’era nessuno. Agilulfo, svanendo, donò le sue immacolate armi a un cavaliere in carne e ossa, che finalmente le ammaccò in battaglia. Resta da vedere se avrà altrettanta generosità, il PD: lo scudo a Renzi, la spada a Barca e Vendola. E chiarezza sia fatta, finalmente.
penso che L’elezione di Rodotà fosse invisa ai vertici del PD(a parte il fatto che avrebbe potuto tirare fuori l’armnt delmpssss)per gli stessi motivi per cui le tv sono riluttanti a trasmettere capolavoro come Shakespeare a colazione,e quindi per evitare di apparire come figure non altezza della situazione.L’alternativa ludica invece va ricercata nelle cause che sempre alle stesse gerenze televisive impediscono di replicare più spesso un film come coma profondo,che penso che siano da attribuire al fatto che una visione concentrata dello stesso potrebbe farci diventare perspicaci sul cosa siamo andati a diventare
http://www.youtube.com/watch?v=QYlcNU-LWCU
Ma tutti quelli che invocano Renzi (immagino votino PD), il programma di Renzi alla Leopolda lo hanno letto? Con quel programma si fa sì un partito unitario, ma PD-PDL, perché Renzi vuole le stesse cose, solo con una verniciata di nuovismo fine a se stesso. Insomma, si è per la difesa della scuola pubblica o no? Per la revisione delle leggi sull’immigrazione, o no? Sul condono per i politici corrotti, o no? Per l’estensione delle tipologie dei contratti di lavoro temporanei, o no? Per la liberalizzazione dei servizi pubblici, o no? Ma ve lo ricordate quel maiale che saltellava dicendo “tattica, compagni: tattica”? Era nella Fattoria degli animali: dice qualcosa, il titolo?
E si va al supermercato e sugli scaffali ben ordinati sono disposti tanti partiti come prodotti d’azienda: quale sarà il prossimo che si farà vendere, si farà comprare?
Loredana, questa è l’idea che ebbi quando vidi tanti visi dello spettacolo, della cultura, della politica riuniti per creare il PD così come io potrei creare una copertina con punti felce e i bordi a treccia traforata da vendere ai mercatini. Dimmi che sbaglio, ma sabato ho avuto ancora una volta questa impressione.
E della volontà dei suoi elettori nel PD non mi sembra che si parli, ma forse sbaglio ancora. Dimmelo tu perché io non so più cosa dire se non guardare altrove.
E’ anche per le posizioni lasciate nero su bianco, come quelle dell’articolo linkato, che dal mio punto di vista la candidatura di Rodotà era ed è inammissibile. Certo che ognuno può avere ed esprimere le opinioni che vuole, ma davvero sconcerta la supponenza con cui certa gente crede di stare dalla parte giusta
Proprio qui su lipperatura , poco dopo le elezioni era stato pubblicato un articolo in cui il nostro non si imbarazzava nello scrivere , “Il tracollo dell’Udc, considerata come partner necessario, libera dalla subordinazione alle pretese di questo partito su due questioni chiave: i diritti delle persone e i beni comuni. Il Pd ha ormai l’obbligo di proporre norme finalmente sottratte ai diktat fondamentalisti sulla procreazione assistita, sulle unioni tra persone dello stesso sesso, sulle decisioni di fine vita” . Opinioni legittima, ma perché parlare di obbligo? Il Pd ha “l’obbligo”.. ma l’obbligo di chi, dico io, dei diktat di Rodotà?.. Le decisioni non si prendevano collegialmente? Ripeto, può dire ciò vuole, ma il fatto di aver espresso opinioni anche in maniera assolutistica come nel caso succitato, lo rendono, secondo me inadatto alla presidenza. E poi volevo dire anche una carognatina di quelle che fanno bene ai blog e allora immaginandomi grillino dissidente potrei esclamare “ Chi? Stefano Rodotà presidente della Repubblica..? Ma non è che poi, col suo rigore morale, ci troviamo Maria Pia Luisa Rodotà Ministro della Difesa?? ( ah ah ah )
Ciao,k.
@ k.
obbligo morale di un partito che si rivolge a persone di sinistra. Perché caro k., se credi anche tu nei diritti universali dell’uomo, non metterei la certezza alle leggi sulla procreazione assistita, ma su coppie omosessuali e fine vita non c’è discussione possibile.
@ k.
òbbligo (ant. òbligo) s. m. [der. di obbligare] (pl. -ghi). – Vincolo giuridico o morale, imposto nel primo caso da una legge, da un’autorità, da un patto, nel secondo dalla coscienza, da ragioni di gratitudine o convenienza, o da altre esigenze e circostanze
L’ho già detto forse in altri luoghi: il PD non ha commesso alcun errore nel non accettare la candidatura di Rodotà. Semplicemente è ideologicamente all’opposto, incompatibile. Quella sparuta minoranza di sinistra che ancora si aggira sgomenta dentro quel partito farebbe bene a trovarsi al più presto un altro luogo politico che le sia più congeniale politicamente. Il PD è sempre stato di sinistra nel senso che si posiziona a sinistra del PDL e della Lega, forse, ma neanche più di tanto, non certo a sinistra dell’arco politico.
concordo amaramente su tutto. il fatto è che a mio avviso un partito del genere non doveva nascere, non poteva finire che così.
ma l’amara consapevolezza non consola mai.
“qui auget scientiam auget et dolorem”…
Ergo: il PD non voleva Rodotà perchè troppo laico. Così ho capito di aver votato per anni una sorta di DC mascherata da partito di centrosinistra.
Ne trarrò le conseguenze.
Grazie il brano.