COSE A CUI NON SONO DISPOSTA A RINUNCIARE

Ieri pomeriggio Nabil Salameh ha letto in arabo e italiano, a Fahrenheit, una poesia di Ashraf Fayad, il poeta condannato a morte in Arabia Saudita. Potete scaricarla da questa pagina. A seguire Nabil, che ha un animo di miele come la sua voce, ha detto poche, semplici cose sul momento oscuro che attraversiamo. A memoria, ha ricordato che per nessun motivo dovremmo dimenticare che esistono gli individui, non le Culture Altre, e che all’interno di quelle Culture Altre esistono persone che amano, cantano, scrivono, sognano, sperano.
Semplice e, per alcuni, buonista proprio in quanto semplice, non abbastanza arguto, non adeguato ai tempi.  Meno gradito, forse, della frase – che io trovo terribile, di Lucia Annunziata (“Dare priorità e immediata accettazione alle famiglie, ai bambini, alle donne, agli anziani. In qualunque condizioni e per qualunque ragioni arrivino. Costruire invece un percorso più lungo e approfondito per le migliaia di giovani uomini che per altro costituiscono la stragrande maggioranza anche degli illegali e clandestini. Davvero tutti questi giovani uomini sono in bisogno immediato e irreversibile di rifugio? Sono tutti alla ricerca di una nuova vita? Sono tutti decisi a non ritornare nei loro paesi d’origine?”).
Così è: non sono disposta a smettere di credere all’esistenza di persone buone (esatto, buone, e giuste) qualunque sia la loro appartenenza, e con questo concludo la settimana. Anzi, la concludo con un video. A lunedì.
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2 pensieri su “COSE A CUI NON SONO DISPOSTA A RINUNCIARE

  1. Cara Loredana, il pomeriggio ascolto molto spesso Fahrenheit e lei è sempre così gentile con gli ascoltatori, fa sentire accolti in uno spazio civile. Il periodo è duro e continuerà, per me è tanto difficile orientarmi, in certe cose occorre gentilezza in altre durezza e si fa facilmente confusione. Io sto zitta e guardo pensieri e emozioni che si formano in me, si formano e si disfano rapidamente, come il movimento di certi fluidi…mio marito, che è in pensione da due anni, è molto arrabbiato e confuso, non trova motivi di sperare, e certe volte litighiamo fra noi, per questa rabbia che esprime, che a me pare l’inizio del rifiuto e della vecchiaia. Ha ragione, questo suo ospite di ieri, io ho lavorato con parecchi stranieri, ormai, in lavori in cui eravamo (siamo tuttora) alla pari. Questo è significativo, io non ero in posizione tutelata rispetto a loro, e il rispetto dovevo guadagnarlo. Ci guardiamo in faccia come persone e allora le differenze sono interessanti e molte cose le troviamo comuni. Vivere insieme, lavorare insieme, pensare insieme, scherzare , l’umorismo in comune è un collante fantastico! Non è facile lo stesso, ma ci si può fare. Certo l’Isis è tutt’altra faccenda, ma questa vita pacifica in comune è un deterrente del fanatismo.

  2. E’ importante, questo suo post, Loredana, perchè ammetto che anche io sto continuando a riflettere su pensieri analoghi a quelli espressi da Lucia Annunziata, sapendo quanto siano portatrici essi stessi di violenza e immotivata discriminazione, da un lato.
    Tuttavia, c’è una parte di me che continua a pensare che il maschio della specie, ovunque, non solo nelle culture “altre”, anche da noi – lo leggiamo tutti i giorni – continui pervicacemente a coltivare giustificazioni a un suo egoismo culturale che purtroppo non cambia, da millenni. I maschi della specie – ripeto – ovunque – tendono ad indignarsi di molestie, violenze o assassini diretti alle donne solo quando sono altri maschi, di altre culture a farli, ma più in generale percepisco una sorta di accettazione per tutto quanto dagli uomini viene fatto alle donne. E allora, una parte egoista – molto, molto egoista e forse poco umanista – di me, accetta di dichiararsi sessista e in qualche modo accetterebbe senza riserve l’asilo indiscriminato per quanto riguarda donne e bambini, mentre una parte molto dura e molto vendicativa di me è sempre più portata a dire “i maschi no. Dei maschi adulti e di età non mi posso fidare…”.
    So bene quanto tutto questo suoni crudele e assolutamente ingiustamente discriminatorio. Ma ci sto lavorando, signora Lipperini. Sto cercando di convincermi che no, le mie istintive rigidezze sono inaccettabili. Però…

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