COSE DA NIENTE CHE VANNO DIFESE: PASOLINI E ORTE

«Io ho fatto un documentario su questo [sulla difesa del paesaggio ndc] alla televisione: un pezzettino è inserito in Le mura di Sana’a. Ho aperto una parentesi, parlando dello Yemen, e ho detto: “Per esempio, in Italia c’è una città che ancora come colpo d’occhio, come situazione nel mondo naturale circostante (la collina, il Tevere che passa sotto i vigneti), insomma è uguale a Sana’a nel deserto. Però, ecco qui cosa hanno fatto”. E ho fatto un’inquadratura in cui, zumando leggermente indietro dalla perfetta forma di Orte, si è scoperto questo gruppo di immondi grattacieli popolari che hanno costruito lì vicino. La gente di Orte è molto sensibile a questo problema, era indignata mentre li costruivano ma sai, sono quegli intrallazzi italiani a un certo livello per cui la gente non è potuta intervenire»
“è un’umile cosa, non si può nemmeno confrontare con certe opere d’arte, d’autore, stupende, della tradizione italiana. Eppure io penso che questa stradina da niente, così umile, sia da difendere con lo stesso accanimento, con la stessa buona volontà, con lo stesso rigore, con cui si difende l’opera d’arte di un grande autore. […] Nessuno si batterebbe con rigore, con rabbia, per difendere questa cosa e io ho scelto invece proprio di difendere questo. […] Voglio difendere qualcosa che non è sanzionato, che non è codificato, che nessuno difende, che è opera, diciamo così, del popolo, di un’intera storia, dell’intera storia del popolo di una città, di un’infinità di uomini senza nome che però hanno lavorato all’interno di un’epoca che poi ha prodotto i frutti più estremi e più assoluti nelle opere d’arte e d’autore. […] Con chiunque tu parli, è immediatamente d’accordo con te nel dover difendere […] un monumento, una chiesa, la facciata della chiesa, un campanile, un ponte, un rudere il cui valore storico è ormai assodato ma nessuno si rende conto che quello che va difeso è proprio […] questo passato anonimo, questo passato senza nome, questo passato popolare”.
Il vero fascismo è proprio questo potere della civiltà dei consumi che sta distruggendo l’Italia, e questa cosa è avvenuta talmente rapidamente che non ce ne siamo resi conto, è avvenuta in questi ultimi cinque, sei, sette, dieci anni… è stato una specie di incubo in cui abbiamo visto l’Italia intorno a noi distruggersi, sparire. Adesso, risvegliandoci, forse, da questo incubo, e guardandoci intorno, ci accorgiamo che non c’è più niente da fare”
(Pier Paolo Pasolini su Orte. Qui il documentario La forma della città)

4 pensieri su “COSE DA NIENTE CHE VANNO DIFESE: PASOLINI E ORTE

  1. Il documentario di Pasolini é del 1974. Nel 2014 a Torino, viente ultimato il Grattacielo Intesa Sanpaolo, che é solo 25 centimetri in meno rispetto alla costruzione più alta della città e simbolo della medesima, la Mole Antonelliana. La costruzione del grattacielo é stata accompagnata dalle proteste dei cittadini, proteste che sono rimaste inascoltate, adesso come allora negli anni 70 ad Orte.
    La sensibilità dei cittadini per la tutela del paesaggio é forse cresciuta, ma allo stesso tempo i potenti non rinunciano a lasciare alla posterità dei monumenti di sè stessi, per brutti o inutili che siano.

  2. Anche ad Arezzo, guidando verso il centro, percorrendo Via Romana qualche anno fa si poteva godere del panorama del centro storico, con il campanile del Duomo, la Pieve e gli edifici storici arroccati sulla collina che svettavano e facevano pregustare la bellezza che ci stava aspettando. Poi dei permessi e delle deroghe, ad un proprietario (ex politico nelle vecchie amministrazioni comunali), hanno fatto si che un albergo fosse ingigantito a dismisura, con una copertura di acciaio e vetro che come un sipario è calata per sempre su quella vista romantica e irrinunciabile.

  3. La capacita’di Pasolini di guardare oltre-di saper vedere dove altri non vedevano, di percepire i veri danni del sistema gia’40 anni fa e’impressionante.se non fosse che non mi piace la retorica lo definirei il Profeta.Ma,appunto, voglio evitare etichette e retorica.C’e’da dire che ha identificato nodi nevrotici,politici,malaffaristici del nostro sciagurato Paese svariati decenni fa-in anticipo su tempi e problematiche.Non sempre e’stato capito all’epoca.Penso a Matera,dove sono stata di recente:quando i Sassi erano considerati piu’o meno giusto una vergogna nazionale -lui aveva gia’inteso il grandissimo potenziale culturale che rappresentavano-e la loro vera sfida alla cosiddetta modernita’…Aveva percepito l’immenso patrimonio storico cjge tappresentavano e la loro valenza antropologica.Per quei vicoli fa camminare il suo Cristo nel Vangelo secondo Matteo.La sua opera-pipolare in senso ampio e nobile-nasce anche da qui-dal concetto di genuina espressione etnografica.E di evitamento della retorica-da qualsiasi parte essa provenga.

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