COSE PERSONALI E LETTERARIE (E KING)

Cosa sia davvero questo blog, non sono in grado di dirlo: non è un vero e proprio blog letterario, perché non seguo l’attualità editoriale, se non quella che mi interessa (il che è un piccolo lusso che mi concedo) e molto raramente, da ultimo.
Non c’è un perché, anzi ce ne sono molti. Un po’ è per sottrarmi alle continue richieste di lettura e recensione: e non per snobismo o alterigia, ma perché non ho materialmente il tempo di leggere tutto quello che mi viene proposto. Un po’ perché negli ultimi tempi ho concentrato il parlar di libri nel  lavoro alla radio (e già così sono in affanno, e passo con il naso su una pagina scritta ogni manciata di minuti a mia disposizione). Un po’ perché mi interessa discutere qui  di argomenti che trovo importante trattare, assai più di una recensione che non si nega mai, d’abitudine,  a nessuno: il sistema editoriale e i suoi cambiamenti e le sue catastrofi e le sue piccole e grandi vittorie. E cultura, certo: quella che riguarda le donne, la scuola, il nostro stare nel mondo.
Ultimamente, però, mi accadono cose buffe. Da una parte, e un paio di commenti di  ieri ne sono la spia, mi si chiede di essere meno pessimista. Dall’altra, specie su Facebook, mi si implora di essere seria e di non indulgere a quella che suolsi chiamare frivolezza (in lingua bassa: cazzeggio).  Allora, mi chiedo come viene considerata la presenza sulla rete di un singolo individuo e a cosa debba corrispondere. Deve aderire all’immagine che di quella persona ci si è comunque fatti? Deve, quel blog di quella persona, essere responsabile per la recente posizione numero 13 su cinquecento dell’ultimo monitoraggio sui blog italiani tutti e, insomma, darsi un tono? E dunque. Fino a che punto sei libera di scrivere quel che desideri? Un blog letterario deve rispecchiare i desiderata delle case editrici e fornire notizia su tutto quanto viene pubblicato? Un blog “politico” deve rispecchiare il pensiero di chi lo gestisce o modellarsi sui desideri di chi lo frequenta?
Belle domande e, care e cari, non una sola risposta: perché, banalmente, non la possiedo. Resta anche molto difficile, peraltro, parlare di web sul web: mi chiedo cosa sarebbe accaduto di Nicla Vassallo se avesse pubblicato on line il suo durissimo intervento contro aNobii che appare oggi, su carta, nell’ultima pagina de Il Venerdì (no, non ve lo trascrivo: non ho nessuna voglia di esporre l’autrice a un massacro).
Dunque, prendetevi i dubbi, perché è questo che passa il convento stamattina.
In cambio, un consiglio di lettura, da utilizzare come volete. Riguarda l’ultimo romanzo di Stephen King, La leggenda del vento, che Sperling&Kupfer ha mandato in libreria nella traduzione di Tullio Dobner.  Può essere letto “anche” da chi non conosca la saga della Torre nera, ma sarebbe un peccato (anche perché Sperling ha ripubblicato tutti i volumi in nuova veste, e non sarebbe male approfittarne):  peraltro, sarebbe cosa bella se chi ama King ma si tiene lontano dal versante “fantasy” del medesimo (ne conosco molti) facesse un bel respiro e si avvicinasse al lungo cammino verso la Torre: e non solo perché la saga permette di comprendere l’opera intera di King – cosa vera, ma non bastevole – ma perché ha un passo, una voce e una lingua diversi. Riconoscibili ma diversi.  Quanto a La leggenda del vento: è stato definito uno spin-off, a me è sembrato un chiudiporte. Fra il quarto e il quinto libro della saga avviene qualcosa che segna il destino (il Ka) del protagonista, il pistolero Roland Deaschain. O meglio: nel quarto libro, La sfera del buio, viene raccontato quanto avvenne nella prima giovinezza di Roland e  ne condiziona implacabilmente non solo le vie future, ma l’essere. Niente spoiler, d’accordo, conosco le regole. La leggenda del vento si colloca temporalmente alla fine del quarto libro: è un divertimento personale di King? E’ la spia della sua incapacità a staccarsi dai propri personaggi (che peraltro conoscono altra vita nella serie a fumetti)? La mia sensazione è un’altra. King, come molti scrittori entrati nella vecchiaia, guarda al passato, perché, dice, senza il passato non si scriverebbero romanzi, e in fondo scrivere serve a questo, a rimasticare – spesso, con dolcezza – quanto è stato narrato. Dunque, alla Torre nera mancava un tassello. Ne La leggenda del vento (una doppia favola narrata dal Roland del presente e dal giovane Roland) quel tassello c’è: ed è nelle parole che chiudono il libro. In lingua alta, da non rivelare (conosco le regole): ma che permettono alla saga di terminare davvero, in pace.
(E questa – conosco le regole – non è una recensione)

32 pensieri su “COSE PERSONALI E LETTERARIE (E KING)

  1. Per carità, vai avanti così. Noi leggiamo Loredana e la sua visione delle lipperatura, leggiamo i tuoi dubbi e le tue certezze, i tuoi consigli e le tue frustrazioni. Sei un essere umano con i suoi giorni si e i suoi giorni no e va benissimo così. Un blog personale è esattamente questo, la persona. Che poi questa persona abbia una professione, una vita, una visione del mondo, degli amici, delle simpatie e antipatie, è normale che ciò filtri o tracimi a seconda della vita, del mondo, dei casi e delle persone. Ma tu hai uno stile inconfondibile che apprezzo soprattutto nel commentario, e tu ne hai davvero uno da far tremare le vene e i polsi in entrambe le direzioni, con cose bellissime e stimolanti e troppo spesso altre che mi fanno cadere le ovaie in terra e rimbalzare di nuovo al proprio posto, e se una torna sempre a vedere un paio di volte dove è andata a finire la discussione nel frattempo, qualcosa vorrà pur dire.

  2. Grazie Mammamsterdam. Del resto non posso che continuare a essere come sono, non avrebbe senso altrimenti 🙂 Però è da un po’ che rifletto sull’incasellamento dei blog. A parte alcuni eccellenti esempi, ho la sensazione che ai litblog, per esempio, si richieda sempre più spesso la funzione di passacarte, o passa-comunicati. E questa non è cosa buona.

  3. Trovo questo blog interessante perché non è così facile da catalogare. Mostra una Loredana ricca di pensieri, idee, emozioni e domande. Forse le ultime due cose mi attraggono e forse attraggono altri, sino a farti ascendere al 13^ posto dell’olimpo. Si vede subito che credi in quello che scrivi, per questo susciti commenti, anche quando chi legge non la pensa come te. Perché nelle tue parole trovo passione per gli argomenti e so che risponderai colpo su colpo. Dunque, per me, continua così 🙂 xo

  4. Secondo me è come nella vita quotidiana, cioè si viene influenzati dagli altri (nel caso dei blog dai lettori, sia dagli affini che dai critici) anche se si cerca di non esserlo troppo per non perdere “libertà”. Avrò detto un’ovvietà, ma è così.
    Se un blogger è convinto di come conduce il suo blog, mette in conto anche commenti di pareri diversi e li ascolta, ma poi continua per la sua strada. Non si può far felici tutti, anzi dire che non si deve 🙂

  5. Siete molto care e cari, appunto. Però riflettevo sul fatto che questo è un fenomeno relativamente nuovo, e che secondo me indica anche una mutazione di rapporti nel web. Si tende a far “propria” sempre di più l’immagine che si ha di un blogger, nel bene e nel male. E poi, appunto, c’è il versante lit-blog, che mi sembra sempre più identificato con “colui che parla di uno specifico libro”. Anche questa è una mutazione, in effetti.
    Ps. “La leggenda del vento” leggetelo però, eh.

  6. Boh, a me questi inviti all’ottimismo o alla moderazione del cazzeggio paiono vacui. Mi è abbastanza evidente che in rete si rivela solo una parte di noi, e addirittura parti diverse a seconda dello strumento (pessimismo sul blog e cazzeggio su FB nel tuo caso, almeno nei giudizi di chi ti legge). E che c’è di male? Pure di me la gente che mi conosce dice che in rete sono irriconoscibile e sempre incazzoso e fatica a ritrovare il tizio con cui ha passato una serata ciarliera svuotando svariate bottiglie. Penso che sia vero un po’ per tutti. Uno propone quello che vuole dire, poi se è interessante o meno saranno gli altri a deciderlo e lui/lei deciderà a sua volta se adeguarsi o meno. Ci manca solo che in nome del loro essere personaggi in certa misura pubblici si finisca per voler imporre alla gente come deve essere e di cosa deve parlare. Per me basta e avanza che le proposte di discussione siano sempre poste in termini civili e non vogliano imporre a nessuno punti di vista soggettivi. Che altro chiedere? Se uno vuole leggerezza, può anche affacciarsi su altri weblog, no?

  7. Io penso che nel blog tu sia più libera Loredana.
    Seguo da millenni Fahrenheit ed è buffo perché quando ti sento in radio percepisco qualcosa di diverso da come ti leggo qui. Ed è naturale che sia così!
    Poi che si parli di letteratura o di femminicidio o di scuola pubblica a me sembrano sempre argomenti interessanti, anche quando non condivido quello che scrivi.

  8. Questo è un blog personale, se vuole essere pessimista, ha tutto il diritto di esserlo. E’ comunque un blog molto seguito e la sua opinione conta, eccome se conta. 🙂

  9. Io penso che tra tanti argomenti seri e impegnativi ogni tanto ci potrebbe stare anche uno più leggero per riprendere fiato e pure sorridere con un po’ di ironia che fa pure bene alla salute. Poi la Lipperini decide, naturalmente, quello che le pare e piace.

  10. Lippa io ti adoremifasollasidorerei pure se scrivessi di ricette di cucina vegana.
    Evviva King, parlando di cose serie. E ci troveremo al bar appena avrò finito di leggere questo “Inquel” (possiamo chiamarlo così?). Lunghi giorni e piacevoli notti.

  11. Mi piace molto questo tuo spazio, ci passo volentieri perché mi trasmette libertà, coraggio, sfida, conoscenza, amore per i libri e molto molto altro. E’ un po’ come conoscerti rimanendo a distanza. E spesso mi diverto da matti a leggere le varianti di trolleggio che riesci spesso a neutralizzare. E spero che rimarrà sempre così indefinibile questo luogo di incontro e ( a volte) scontro.

  12. a me sembri realista, non pessimista…e questo mi piace.
    ma poi anche se fossi pessimista, embè?
    penso che un pò ce ne sia bisogno…

  13. A fronte di una realtà complessa, un blog che non tenesse un atteggiamento dalle mille sfaccettature sarebbe ingenuo. Ed è il motivo per cui lipperatura è e resta secondo me una pagina preziosa.
    Detto questo, frequento Anobii con piacere da più di un anno e quindi il tuo riferimento all’articolo sul venerdi di repubblica mi ha incuriosito, sono andato a leggerlo. Non ci sono scritte cose campate i aria, nel senso che occorre stare ben attenti che un profilo su un social network di lettori non è una patente di letterarietà qualsiasi cosa voglia dire. Ma al contrario di quello che dice l’autrice, non mi sembra che questo di regola accada su Anobii (sarà che dalla gente troppo tronfia istintivamente io sto lontano), che resta invece uno strumento utilissimo per evitare di cadere in infortuni all’acquisto di un nuovo libro.
    Questo potrebbe infatti essere di qualità molto bassa, anche a fronte di una presentazione superstrombazzata (penso ad Acciaio o ancora peggio alle leggendarie 50 sfumature) oppure semplicemente non piacere; senza contare l’aspettos econdo me bello e nuovo di riuscire ad estendere dal piano esclusivamente personale l’esperienza della lettura, mettendola in comune con altri.

  14. Domande retoriche lippa carissima e ce lo sai pure. Passiamo il tempo a dirci quanto vada in vacca la produzione editoriale perchè asseconda le richieste del mercato ingrossando la soddisfazione di bisogni primari e dimenticando l’intelligenza imprenditoriale di creare nuovi bisogni. Il bello della blogosfera è proprio nella percentuale di soggettività che, non avendo possibilità di lucro – non so se sia anche il caso dei blog d’autore, ma me sa che il lucro è pochetto – ha un guadagno di espressione soggettiva che rompe le regole e fa produrre cose nuove. Dopo di che c’è sempre una tensione maggioritaria che chiede al soggeettivo di adeguarsi, di obbedire a formule proprie – te fai un bel sorriso e fottitene:)

  15. Non avevo letto l’intervento di Maurizio (che saluto, naturalmente, anche se non lo conosco) sulla “leggerezza” che, se uno la vuole, può cercarsela in altri liti. Io ho scoperto da poco questo blog, lo leggo, lo seguo, l’ho apprezzato e indicato ad altri amici. Sono ormai arrivato ad un punto della vita in cui vedo le cose con un po’ di distacco e quella ironia toscana che mi si è appiccicata addosso fin dalla nascita. E’ chiaro che, come frequentatore non posso staccarmi da quella che è la mia natura e la mia cultura. Quindi porto una istanza, magari diversa da tutti, ma che trovo perfettamente naturale. Quella di coniugare la serietà professionale e la passione anche con momenti più “leggeri”, più positivi, più, come dire, aperti al sorriso che non al mugugno. Poi, come già scritto, la responsabile del blog continuerà ad esprimersi come le pare e così gli altri frequentatori. Ho espresso una opinione e spero di non avere offeso nessuno.
    P.S.
    Leggerò il libro.

  16. @Fabio Lotti: e chi potrebbe mai offendersi per una replica così garbata e leggera? Tanto lieve che quasi quasi mi ha fatto cambiare idea…

  17. E’ successo anche nel mondo spocchiosetto degli scacchi. Ho scritto dei libri, ho scritto centinaia di articoli seri, corposi (mamma mia bella quanto corposi!), ponderati e poi ho cercato pure di renderli più leggeri, più “facili”, più divertenti. Ho ironizzato su certi tic degli scacchisti, compreso il sottoscritto, e insomma sono fatto così. E poi di che cosa possiamo lamentarci? Ora arriva Berlusconi, via l’IMU, via le tasse, le donne in palmo di mano (nella sua), ristoranti pieni, cinema che un ci s’entra se un ci si pigia e allora inutile stare irrigiditi come se dietro ci fosse l’ombrello di Altan.

  18. Loredana, io apprezzo il tuo equilibrio. La sensibilità, quella che permette di discernere e dare un ‘indirizzo’ ai commenti senza fare la maestrina.
    E pure la perseveranza, perchè a volte non deve essere stato facile insistere su certi argomenti per tanti post uno dopo l’altro.
    E poi scusa, dopo qualche anno, tutti/e siamo cambiati. E cambieremo. Ma a questo punto non si può negare che un po’ di strada l’abbiamo fatta insieme. Un dialogo insomma. E’ poco?

  19. Ma quanto siete belli? 🙂
    E’ che son passati otto anni, e non sono pochi. Non sono affatto stanca, intendiamoci: solo, penso a quante cose sono cambiate, anche nel web-mondo (e nel Lippa-mondo, certo, tantissime).

  20. Mi piace molto questo blog, proprio così com’è. Mi piace perchè sovente imparo qualcosa di nuovo e/o leggo qualche riflessione che fa da “innesco” ai miei processi mentali. E questo molte volte vale anche per il commentarium.
    Però mi piace soprattutto perchè non leggo mai un “ricordatevi che ormai dobbiamo morire”, ma sempre un “ricordatevi che dobbiamo fare, lottare”.
    🙂

  21. Quoto ekerot, ogni tanto qualche ricetta culinaria, anche vegana ci starebbe bene. Guardando al passato come lo scrittore, in casa mia per dire mi rammentavano spesso dei tempi di quando si pativa la fame, e anche ora non sopporto l’idea di buttare via il pane. per “rimasticarlo con dolcezza” oltre alla panzanella ho scoperto un’altra ricetta; che uno nella padella con l’olio d’oliva ci mette a struggere tre o quattro acciughe, un sett otto spicchi d’aglio e il peperoncino quanto basta. e poi ci butta il pane secco fatto a pezzetti. Se c’è in casa un ovo, sbatte anche quello ce lo butta sopra e si rimescola. Viene fuori una specie di carbonara bagna cauda saporita, che uno termina la saga in pace da farci il tonfo.
    Ciao,k

  22. Leggo abitualmente questo blog da anni ormai, anche se finora non ho mai commentato. Mi ha arricchito moltissimo, dandomi spunti di riflessione infiniti su mille argomenti, dal fantasy al femminicidio. Ammetto che negli ultimi tempi ho effettivamente trovato il tono di fondo un po’ cupo e pessimista, ma questo alla fine e’ un problema mio: si tratta di un blog personale, mica di un ristorante a la carte 🙂 Continua cosi’!

  23. Mi piace visitare questo blog, lo frequento spesso pur non commentando quasi mai (la mancanza di esperienza in tal senso è troppa!).
    Lei, i post, radio 3 e il commentarium lasciano preziosi e positivi riverberi. Irrinunciabile, anche nei giorni più neri.
    Ho cominciato ad apprezzare nuove letture e a studiare l’italiano…
    Una sola parola:
    Grazie. 🙂

  24. Lipperatura e’ uno di quei pochi luoghi della rete che visito ogni giorno, ovunque mi trovi. E’ una casa amica e una delle poche abitudini pressoche’ immutabili che mi accompagnano – sarebbe davvero un peccato se cambiasse.
    Grazie anche da parte mia.

  25. C’est Line ou c’est Lip ( mes hommages )
    Ou elle est Becquet?
    Mais non, ils sont livres
    Punition ou des lits
    Puor la voix de Leude
    À beau mine en débord du fleurs Dumas

  26. Cara Lipperini, il blog è tuo, quindi devi fare come ti pare. Sarà chi legge a decidere se vuole leggerlo ancora o no. Scusa la lapidarietà 😉

  27. Gentilissima,
    non so se ne è già al corrente, ma l’articoletto della Vassallo è stato pubblicato on line da un paio di giorni e la polemica infuria.

  28. mi piace aprire il tuo blog e sentirmi stranita e incoraggiata e istigata e rabbiosa e, insomma, viva
    in più adesso mi tocca prendere a casa il King fantasy che credevo di scampare perché non potendo leggere tutto quello che passa da qui non leggo il King fantasy….
    un abbraccio da Bologna e buon proseguimento di lipperatura e scrittura e radio etc etc etc
    ciao
    nicoletta

  29. Ma che ti hanno detto? 🙂
    Penso che non esistano doveri, se non quelli a cui puoi sentirti chiamata tu stessa. Il che rende i commenti superflui. A me questo blog piace perché tratta spesso un paio di temi che mi sono entrambi cari, l’editoria e il femminismo, e con una lente e una prospettiva originali, personali e sempre molto critici e utili. Non si scrive tanto per, insomma. Sono banale? 🙂

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