CRETINE, SCALMANATE

Questo è un post lungo e, soprattutto, complicato. Ad aumentare la complicazione, il fatto che la sottoscritta non era alla manifestazione di sabato, per impegni presi in precedenza: dunque, è un post che è facile mettere sotto accusa, perché aver seguito gli avvenimenti insieme alle donne marchigiane con cui mi trovavo, o averne letto poi sui giornali e in rete, sono cose ben diverse dall’aver potuto constatare con i propri occhi.
Ciò premesso, ho alcune cose da dire. E le faccio precedere da queste parole:
“Simone de Beauvoir, rimettendo la biologia al suo giusto posto -il secondo- ha fatto esplodere le sbarre della prigione femminile. O, in altri termini, gli stereotipi sessuali mutuati dalla natura onnipotente. A forza di sostenere la causa della libertà contro la necessità naturale, ha contribuito a produrre cambiamenti nella mentalità collettiva, e non è del tutto estranea al riconoscimento del diritto alla contraccezione e all’aborto. Se qualcuno se ne rallegra, altri invece fingono di ignorare che questo diritto rivoluzionario ha sancito definitivamente il primato della cultura sulla natura”
Questo scrive una voce importante e scomodissima del femminismo, la filosofa francese Elisabeth Badinter. La quale, attenzione, fa discendere dalla differenza per cultura (e non per natura) un’altra affermazione. Scomoda, l’ho già detto: si commette un grave errore, dice Badinter, “ignorando sistematicamente la violenza e il potere delle donne”.
Perché scrivo questo, dopo una manifestazione sacrosanta che ha avuto il merito, ugualmente sacrosanto, di riportare in primo piano l’orrore della guerra contro le donne?
Perché quella manifestazione è stata oscurata, su giornali e televisioni, da episodi mediaticamente golosi: Eva contro Eva, donne contro altre donne, gruppo di manifestanti contro Giovanna Melandri, Livia Turco, Stefania Prestigiacomo, Mara Carfagna (già, Mara Carfagna: quella che dichiarava le coppie omosessuali “costituzionalmente sterili” e dunque “irriconoscibili” dallo Stato).
E perché, a dispetto delle intollerabili definizioni che sono state date delle contestatrici (cretine, scalmanate), la protesta era assolutamente legittima, a mio modo di vedere, almeno da tre punti di vista.
Primo. Badinter alla mano, non è sufficiente essere donna per condividere una battaglia. Le mie posizioni sulla famiglia non sono le stesse dell’onorevole Prestigiacomo. Le mie posizioni sull’aborto sono radicalmente opposte rispetto a quelle dell’onorevole Carfagna. Le mie posizioni sull’immagine della donna, specie quella che viene offerta alle bambine, sono totalmente diverse da quelle dell’onorevole Melandri (vedi post di ieri). Infine, le mie posizioni sulla sicurezza sono lontanissime da quelle delle ministre Turco e Pollastrini.
Secondo. Infatti, nonostante la sorpresa dell’on. Melandri, era chiaro fin dall’inizio che la manifestazione avrebbe preso fortemente le distanze dal pacchetto sicurezza governativo. Si legge in apertura del comunicato del 1 novembre con cui il sito controviolenzadonne.org convocava il raduno, la ferma condanna dell’”approccio securitario con cui le istituzioni stanno affrontando il caso della donna violentata e in coma da ieri, dopo aver subito un’aggressione a Roma presso la stazione ferroviaria di Tor di Quinto”. E, più avanti:Ancora una volta la violenza maschile viene ricondotta a un problema di sicurezza delle città e di ordine pubblico, strumentalizzando a fini politici il dramma di donne che vengono stuprate e in molti casi uccise. La violenza contro le donne continua a essere trattata come devianza di singoli o come responsabilità da addossare alla nazionalità degli aggressori e degli omicidi, mentre è strutturata all’interno della società e della famiglia, e deriva dal dominio storico di un sesso sull’altro”.
Ma ancora prima, l’assemblea del 23 ottobre ricordava: “La violenza sulle donne non potrà essere sconfitta attraverso scorciatoie legislative e provvedimenti di stampo repressivo”.
Terzo. Come potrete leggere in questo resoconto, per esempio, ad essere contestata è stata l’esposizione mediatica di quel gruppo di politiche in una manifestazione che non aveva madrine, e che ha fatto a meno di palchi e comizi. Sarebbe stato magnifico che ministre e onorevoli, invitate a dire la loro ai microfoni de La7, avessero semplicemente risposto: “no, grazie”. Proprio perché dovevano essere tanti i volti: e non i soliti.
Infine.
La violenza contro le donne non si elimina e non si attenua se non si inizia a ripensare, culturalmente, socialmente, politicamente, la condizione di subordinazione femminile nel lavoro, nella cura della famiglia, nella rappresentazione mediatica e nell’immaginario.
Stamattina, tristemente consapevole che il nostro è il paese europeo che investe meno nello stato sociale, leggevo il bell’articolo di Anais Ginori su Repubblica: dove ho appreso, per dire, che in Islanda il periodo di congedo per la nascita di un figlio (della durata di un anno) si divide esattamente a metà “tra madre e padre. Sei mesi lei, sei mesi lui. «Se la nascita di un bambino avrà identiche conseguenze su lavoratrice e lavoratore – riflette Merethe Johansen, del ministero della Famiglia – allora sì che le aziende non avranno più motivo di favorire gli uomini».
Bene. Di che stiamo parlando?
Ps. Per approfondire su immigrazione e neo-razzismo, un importantissimo intervento di Marco Rovelli, su Carmilla.

47 pensieri su “CRETINE, SCALMANATE

  1. Grazie per aver scritto bene quello che penso anche io, e che ho anche cercato di spiegare – a parole mie – a tante donne che sembrava non vedessero l’ora di prendere le distanze dalla manifestazione di sabato.
    Sabato è stata una bellissima giornata, signore mie!

  2. dici cose sacrosante però questo post lo leggiamo in poche e invece sui media passa il solito luogo comune; episodio mediaticamente goloso, dici, giustamente; ma mi chiedo: valeva la pena di servirglielo così su un piatto d’argento?

  3. Cara Loredana,
    giusto e bello il richiamo al primato della cultura sulla natura. La natura ha voluto che io nascessi maschio. Per cultura, e perché ho due bambine, mi sento vicino al mondo femminile e avrei voluto manifestare anch’io contro la violenza sulle donne. Mi è stato spiegato però che il genere naturale maschile non era benvenuto, e sono rimasto a casa.
    Sulla base delle tue letture filosofiche, vorresti cortesemente spiegarmi il senso di questa esclusione?

  4. Anch’io rispetto le scelte altrui, anche se sbagliate, e infatti non sono andato, ma questo non era il punto. Allora riformulo: tenuto in conto quanto hai affermato sulla natura e sulla cultura, condividi la scelta separatista delle organizzatrici della manifestazione?

  5. Per amore di precisione: dopo molte discussioni il corteo NON era più integralmente separatista, la decisione finale era che la testa del corteo dovesse essere solo di donne mentre gli spezzoni misti avrebbero sfilato successivamente.
    Che in prima fila ci fossero le donne mi sembra sacrosanto: io ho visto solo un signore che si ostinava a stare avanti che è stato invitato in maniera anche dura ad andare più indietro ( non ne voleva sapere e concionava sul fatto che così ‘non saremmo arrivate da nessuna parte’, lezioncina che mi è sembrata fastidiosa oltre che inutilmente provocatrice)

  6. L’Associazione DonneInQuota, che ha partecipato alla
    Manifestazione a Roma contro la violenza Maschile sulle
    Donne, DEPRECA gli atti che un piccolo gruppo di
    partecipanti ha agito nei confronti delle deputate
    Prestigiacomo e Carfagna e verso le ministre Turco, Melandri
    e Pollastrini
    presenti sul palco de La7 in occasione della lunga diretta
    Tv.
    La violenza maschile sulle donne è TEMA TRASVERSALE a
    tutte gli schieramenti politici e si attua su tutte le donne
    senza nessuna discriminazione di appartenenza
    politica/etnica/sessuale.
    La presenza delle Ministre e delle Deputate era ed è
    necessaria ad allargare il fronte all’interno della classe
    politica,
    ancora in parte lontana dal prendere piena coscienza del
    problema e per ora
    troppo maschile nei corpi, nei pensieri e nelle tematiche.
    La7 ha svolto un servizio di informazione utile e di tutto
    rispetto, anomalo nel panorama dell’informazione, perlopiù
    assente sulle tematiche di genere, ma comunque pronto a
    mettere in prima pagina le violenze subite solo come atto
    mediatico per
    l’aumento degli ascolti.
    ATTI DI PROTESTA DISTRUTTIVA come quelli visti alla
    manifestazione possono essere compresi nell’espressione di
    rabbia di quella parte presente di donne che subiscono
    violenza (3 su 10) e contro un potere politico che finora
    non ha ascoltato. Ma allontanano la riflessione politica
    sull’obiettivo della manifestazione e spostano l’asse
    dell’attenzione su altre problematiche, interne ai
    movimenti femministi, danneggiando così TUTTO il
    movimento, che forte e numeroso era in piazza, che unisce
    le donne nel PROGETTO TRASVERSALE E
    PLURALE a favore di tutte coloro che non vogliono subire e
    far subire violenza.

  7. @Loredana: grazie, non ho altre domande.
    @Antonella: grazie per la precisazione, ma ti chiedo: che senso ha per te, in assoluto, il separatismo? Lo chiedo anche con riferimento a quanto scritto da Loredana su natura e cultura.
    @DonneInQuota: mi auguro che venga convocata al più presto una contromanifestazione di massa sul tema della violenza sulle donne, senza esclusioni (o limitazioni) in base al genere o all’appartenenza politica.

  8. Vronsky, sul genere ti ha risposto Antonella: gli uomini c’erano, alla fine. Poi: sul tema dell’appartenenza politica mi sembra di aver motivato le mie impressioni. Non si può disgiungere la lotta contro la violenza sulle donne dalla critica al modo in cui la medesima è stata affrontata nel famigerato pacchetto sicurezza.
    Quanto al danno al movimento: io considero molto più dannosa l’appropriazione indebita delle tematiche stesse. Non credo che ci sarebbe stato alcunchè da ridire se le ministre avessero sfilato con le altre donne, senza rilasciare dichiarazioni. Si dirà: sono state loro chieste. Per quel che mi riguarda, sarebbe stato opportuno, per una volta, spezzare una consuetudine dei media.

  9. Cara Loredana, “gli uomini c’erano, alla fine”, grazie per la concessione! Qui si tratta di un’altra faccenda: o crediamo al destino naturale dei generi oppure no. In ogni caso, la credenza deve valere per entrambi i generi, o no? Se non crediamo al destino naturaledei generi, allora la questione del genere dei manifestanti su un tema di questa gravità sociale *non deve neanche essere sollevata*.
    Si impari dal movimento gay: a nessun gay-lesbica verrebbe in mente di cacciare o marginalizzare un eterosessuale dal gay pride, e sì che gli omosessuali di violenza da parte degli etero ne subiscono. Mi dispiace dirlo: quella parte (minoritaria) del movimento femminista che ha proposto e attualo il separatismo ha dato prova non di cretineria, ma di assoluta imbecillità.
    Quanto all’appropriazione del tema: che dire del fatto che la polemica ideologica sul pacchetto sicurezza – col tormentone isterico e fasullo sulle espulsioni – sia stata anteposta alla ricerca di soluzioni concrete – legislative anzitutto – sul tema specifico della violenza sulla donna?

  10. Che bellezza, non son d’accordo con nessuno.
    Non con la Lipperini: nemico anch’io del separatismo, per qiuesta volta la manifestazione DOVEVA esserlo: sono le donne a subire la violenza maschile, dovevano essere LORO a manifestare e ribellarsi. In un corteo d’operai in lotta m’aspetto di vedere gli operai incazzati e i sindacalisti, non qualche padrone illuminato o simpatizzanti generici.
    Non con le DonneInQuota: vero che bisogna coinvolgere i politici ma un buon modo può essere anche quello di far loro sapere come la loro inconcludenza ha stufato, se poi volevano intervenire come donne, zitte e buci, come dice la Loredana.
    Non con Vronsky: mi ripeto, questa ignobile violenza del forte sul debole la subiscono le donne sulla propria pelle, giusto che siano loro a strillarlo e, giustamente, scalmanarsi, gli uomini potrebbero solo fare atto di pacata presenza (a gridare “basta stupri” sarebbero ridicoli), allora è meglio se ne stiano a casa.
    Se le donne fossero una piccola minoranza sarebbe giusto insorgere tutti, ma siccome son più di noi…io sarei per lasciarle fare.

  11. Nautilus forse non ho capito: io non potrei urlare ‘basta stupri’? Non sarei legittimato? Sarei ridicolo? Ti risulta che abbia mai solo pensato di stuprare qualcuna? Non ho io due figlie che hanno il diritto di vivere tranquille e sicure? Non ho io il diritto di lottare per questo? Sarebbero solo affari loro? Ma per piacere …
    Dopodiché certo, ho capito che questo ‘movimento’ non farà niente di concreto e positivo per le mie figlie, e sono ben felice di essere stato alla larga da questa manifestazione. Speriamo solo che, almeno, non sia stata controproducente.

  12. una domanda: in questa situazione di emergenza è più importante difendere un’ opinione o l’incolumità delle donne? La si vuole o no affrontare nel merito questa faccenda o dobbiamo aspettare di essere prima tutti d’accordo? Lo so, di questi tempi è difficilissimo avere un’ opinione che non sia stata preconfezionata e già impacchettata da qualche “esperto professionista” ma qui siamo in un blog, se non sbaglio, e quindi le opinioni sono gratis. Per quanto attiene alla faccenda del separatismo, non è accettando le eventuali provocazioni che si possano superare in futuro: perchè è del futuro che siamo tutti preoccupati vero? Nonostante gli sforzi di chi imbrogliandoci cerca di rassicurarci a vedere tutto rosa. Infine: può darsi che avere paura sia piacevole? Perche io ne ho almeno tanta quanto voi!

  13. Vronsky (nome quanto meno infausto per una donna, oso dire): ho come la sensazione che, commento dopo commento, tu non aspettassi altro che dire questo. Ovvero, che questo movimento non sarà in grado di fare nulla per le donne.
    Ebbene, questo movimento HA GIA’ fatto. Ha riportato in piazza le donne, ha focalizzato con chiarezza estrema quali sono le vere emergenze, ha rifiutato con fermezza portavoce di qualsivoglia appartenenza politica.
    E’ moltissimo.
    Io ho usato la parola “rispetto” per le scelte delle organizzatrici. Che, ribadisco, erano chiare e note fin dall’inizio. Ti invito a fare altrettanto.

  14. Eilà Vronsky ! Mai detto che “sono affari loro”, sono affari di tutti, rivendico (?) il loro diritto a farsi la “loro” manifestazione, che bisogno hanno degli uomini in questo ? Vuoi lottare contro gli stupri ? Secondo me è molto più efficace lasciare che le donne dicano la loro da sole, loro hanno molta più credibilità di noi, perchè sono le vittime.
    In quanto a urlare contro gli stupri ribadisco, un uomo sarebbe buffo (che c’entra la legittimità), per te no ? Va bene, vai e urla.
    Ah, non sono d’accordo con nessuna delle tue sette righe, per me è un record. Ma sarà un caso sfortunato.

  15. In una mailing list di amici a un certo punto è partita una discussione sull’aborto. E’ una mailing list frequentata da ragazzi e ragazze per lo piu’ di sinistra, a volte più a sinistra di me. I ragazzi rivendicavano il diritto di intervenire nella scelta dell’aborto di un’eventuale compagna. Non di dire la propria in quanto padri ma di determinare insieme con la donna l’eventuale scelta. Come se la proprietà del corpo della donna fosse in qualche modo condivisa. E le ragazze, aperte, giovani, di sinistra, davano loro ragione. E ridevano, e ridono in quella sede, per battute sessiste che mi fanno rabbrividire, con il fatto che tanto si è tra amici.
    Non stava e non sta agli uomini discutere della legittimità delle scelte delle donne per sé e su di sè, nemmeno su come indire un corteo, e su quali parole d’ordine. Ma se mi posso permettere, quello che ho letto negli appelli, che ho sentito in piazza, al di là dei contenuti (che ovviamente sono giusti, giusti perché espressi da chi vive la violenza sul proprio corpo e sulla propria vita ogni giorno non perché io li giudico tali), è espresso con un linguaggio adatto a una generazione ormai residuale. Una generazione come la mia, che diceva (e dice) LA clitoride, che sa perché esiste il separatismo, e la necessità che lo motiva. Che ha cercato di sperimentare nuove forme di relazione. Spesso fallendo, ma provandoci, quando oggi persino a sinistra non esiste altra coppia che quella dei baci perugina.
    E io credo che sia necessario trovare nuovi linguaggi, senza dare per scontato che le nuove generazioni comprendano quello nostro. Che occorra spiegare di nuovo quante donne sono state stuprate, o ammazzate, perché le ragazze oggi possano andare in giro con l’ombelico di fuori (a volte, non sempre) senza essere ammazzate o stuprate. O picchiate dai loro padri.
    Non perché qualche cialtrone di uomo qui finge di non capire, e forse davvero non capisce, e non ha mai capito, ma perché le nostre stesse sorelle non capiscono più. Le nostre stesse figlie. E in piazza non ci scendono senza i loro fidanzati.

  16. quasi OT
    solo per precisare che, secondo le mie informazioni, il congedo per il padre in seguito alla nascita di un figlio esiste da anni anche in Italia (la differenza con l’Islanda è, se non erro, che qui la somma dei due congedi al netto dello stipendio è al massimo di 11 mesi, non 12). Che poi in Italia in genere non venga preso, è magari il problema.
    (si dovrebbe poi ulteriormente precisare che non è vero che l’italia sia uno degli stati in cui si spende meno per lo stato sociale, ma uno di quelli in cui si spende peggio – per dire, il 35-40% della spesa va in pensioni calcolate col retributivo, quando in Svezia o in Danimarca è il 15%. Sai quanto soldini in più per asili nido, affitti calmierati, redditi di sostegno per lavori flessibili, ecc ecc. Tutte cose spregevolmente riformiste, of course).

  17. @Loredana: vero, Vronsky non è il massimo nell’immaginario femminile, ma è solo un nickname che mi è rimasto appiccicato dai tempi del liceo. Tutta la mia solidarietà alla Karenina 🙂 Se questo movimento ha già fatto qualcosa di concreto per le donne lo vedremo nei fatti. Io naturalmente lo auspico, perché per me quella e solo quella è la priorità. Però ho letto in giro qualche orgogliosa rivendicazione del fatto che non uno solo degli slogan è stato diretto a sollecitare una qualche legge specifica, e questo per distinguersi dell”approccio securitario’ marcato come ‘fascista’ e via dicendo. Allora mi chiedo: messo in archivio il ‘display’ di incazzatura, in cosa si sostanzierà questa manifestazione?
    @Nautilus: certo, ognuno ha diritto a ‘farsi la sua manifestazione’ e buttare fuori chi gli pare, siamo in democrazia, ci mancherebbe. Infatti, data la piattaforma, le ‘politiche’ hanno fatto male ad andare e a mettersi in mostra, su questo sono d’accordo con Loredana. Come uomo, non invitato e non gradito, ho fatto bene a non andare, lo rivendico. Magari un giorno qualcuno vorrà proporre qualche iniziativa concreta, specifica, attuale, non discriminatoria verso nessuno, a cui io come tante e tanti altri si possano associare. Ma intanto, non insitere sul fatto che un uomo non possa gridare contro lo stupro. Questo è veramente inaccettabile.

  18. @sandrone: “E io credo che sia necessario trovare nuovi linguaggi” per dire cosa? Che il separatismo è una necessità e che dire LA clitoride è molto molto importante? Ma se pure alla Casa Internazionale delle Donne si parla di riaprire il ristorante agli uomini la sera. Forse si dovrebbero trovare altri argomenti, magari meno astratti e ideologici, forse si dovrebbe uscire dall’autoreferenzialità, dal narcisismo …

  19. Non so se il paragone è improprio, ma a chi sostiene che i voti di Melandri, Prestigiacomo, Carfagna, Turco, Pollastrini sono indispensabili in parlamento per future leggi contro la violenza sulle donne ricordo l’analoga considerazione al tempo in cui Fassino, benché bardato con una bandiera della pace, fu estromesso da un corteo contro la guerra perché aveva votato a favore dell’invio dei soldati italiani in Afghanistan. I suoi voti serviranno, nel prossimo parlamento, per ritirarci dalle guerre in corso, si disse alle soglie delle elezioni: infatti, grazie ai suoi voti (ottenuti con i voti del movimento pacifista) i soldati italiani sono ancora lì.

  20. oddio, ma perchè la maggioranza degli uomini non può esimersi neanche tre ore di manifestazione dal dire la propria idea sui fatti delle donne?
    Ma vi risulta che le donne passino il loro tempo a mettere bocca su fatti degli uomini?
    Se c’è una scelta, credo sia giusto rispettarla.
    Forse non è stato chiaro che la manifestazione non intendeva essere un esercizio filosofico-intellettuale per affermare principi di eguaglianza e/o sicurezza, ma una risposta concreta, una presenza che mancava da un po’ di tempo dalle piazze.
    Potete, per una volta, accettare che possiamo anche stare da sole?
    🙂

  21. E se la vedessimo con ottimismo, questa reazione così tipica, così già vista, così *automatica* dei media? Come il segno di un’irritazione che è il segno che qualcosa si sta ricominciando a muovere, e fa paura, ma le cose che fanno paura vuol dire che esistono, e vivaddio era ora che ricominciasse a esistere un movimento delle donne. E che sia scomodo, e quindi da oscurare ed equivocare, non è anche segno che è (finalmente) una cosa vera? Che poi, insomma, sono gli stessi media di tette-culo-parishilton, che diavolo ci si poteva aspettare?
    E poi, il separatismo, maschi sì maschi no, le deputate sì o no (e che deputate, signora mia! che straordinarie rappresentanti di quale politica!) ANCORA????? DI NUOVO??? Ancora a scusarci, a far le caute, a prender le distanze, a far le ragionevoli, scusa papà-marito-figlio (e soprattutto capufficio, direttore, presidente) se rivendico un diritto, alzo un po’ la voce, esco di casa. Magari da sola. Ma su, ragazze. E’ ridicolo.

  22. Tra le numerose forme di violenza alla quale vengono quotidianamente sottoposte le donne non dobbiamo dimenticarci quella compiuta tra le mura di casa. Ho letto, per ora, solo i principali risultati – le prime tre pagine di 43 – dell’indagine istat del 21/2/2007 sulla violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori dalla famiglia. E ho rabbrividito. La gioia probabilmente più bella per una donna, dare alla luce un figlio, spesso convive con uno dei peggiori mali, il reiterato maltrattamento da parte del partner. La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne, quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4%. Il sommerso è elevatissimo: il 93% delle donne che ha subito violenza dal partner non denuncia. Ma solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un reato, il resto qualcosa di sbagliato o che “è accaduto”. Ecco, se rimane orribile e inaccettabile, e possibile, che una donna subisca violenza quando esce, per il semplice fatto che tra centinaia di persone che incrocia statisticamente “può”, azz, capitemi bene vi prego, incontrare uno stupratore, ebbene, se lo stupratore ce l’ha dentro casa è ancora più grave. E tra le decine di motivi per cui può accadere un fatto simile, non ne esiste uno valido. Al contrario, sembra che sia la donna a trovare qualche motivo valido per non denunciare, quale, ad esempio, una minaccia del marito.
    E’ questo punto, a mio modesto avviso, su cui le donne dovrebbero lavorare più alacremente tre di loro: sul piano dell’informazione e della cultura, affinchè venga impedito alla compagna-convivente-moglie di trovare una seppur minima apparenza giustificativa a qualche forma di violenza subita, per far “esplodere le sbarre della prigione femminile”. Senza dimenticare il lavoro, molto più lungo, che dovremmo organizzare noi maschi…
    http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20070221_00/

  23. @CdG: tipica e già vista la reazione, così come tipica e già vista (30 anni fa) l’azione che la provoca. E se tanto mi dà tanto … Ma basta, mi taccio e vi saluto con rispetto. State lottando per le mie figlie, piaccia al cielo che lo stiate facendo nel modo più efficace.

  24. Che cosa succederebbe se ad una manifestazioni di uomini, ad esempio per i diritti dei padri separati, venissero estromesse le donne? Sarebbe interessante leggere i commenti il giorno dopo…

  25. @andrea: si parla molto dei diritti dei padri separati, e chi li nega, ma molto meno dei loro doveri spesso disattesi, spesso non detti in occasioni ufficiali e le cui conseguenze ricadono sulle madri e , peggio, sui figli e che sono la normalità delle separazioni.
    come “normale” è stato puntare le telecamere su quattro urlatrici confondendo la parte con il tutto, senza fermarsi più di tanto sui dati della violenza alle donne e dei problemi sul lavoro, ecc… si è preferito parlare del dito e non della luna che indicava.
    vecchia storia, che sarebbe ora smettere di raccontare.

  26. OT (pardon, Loredana)
    * nell’Ue la spesa sociale è mediamente pari al 27% del PIL, così suddivisibile:
    * 13% nei paesi baltici,
    * 20% nei paesi dell’Est e in Spagna,
    * 26% in Italia, Regno Unito, Grecia e Finlandia,
    * 30% Centro e Nord Europa
    * 33% in Svezia.
    (dati 2007, rapporto sullo stato sociale)
    il problema è che quel 26% contiene una quota abnorme per voci che non dovrebbero entrarci e che in altri paesi più virtuosi contano meno. Il che si spiega col fatto che lo stato sociale in italia è prevalentemente di tipo assicurativo (e familistico) e non redistributivo (cioè è costruito intorno alle pensioni – che non redistribuiscono nulla, per propria natura – e non intorno ai nuovi rischi sociali – sostegni al reddito, servizi alle famiglie, casa, formazione, politiche del lavoro ecc.)
    ciao

  27. Bg, io mi sono basata sui dati Eurispes, che dicevano ciò: nel 2006 la spesa sociale è pari al 26,4% del Pil contro valori che superano il 31% di Francia e Germania. Ciò detto, hai molta ragione sulla redistribuzione. Proprio Eurispes aggiunge queste considerazione: ” l’incidenza della popolazione anziana è in Italia è molto forte, dal momento che gli ultrasessantenni rappresentano circa il 25% della popolazione”.
    In particolare, “la quota parte di spesa sociale destinata alla famiglia e all’infanzia vede l’Italia posizionarsi al penultimo posto, seguita solo dalla Spagna, con un investimento di appena il 3,8% del totale, circa un quarto di quanto spendono il Lussemburgo (16,3%) e l’Irlanda (14,3%), paesi ai primi posti in Europa”.

  28. @sergio rossi: piccola replica su questioni ‘maschili’, in deroga. Per la giurisprudenza italiana, ad onta della recente legislazione, l’unico *dovere* del padre separato è quello di versare l’assegno alla madre, unica affidataria della prole. Poi se il padre vuole frequentare i figli nei periodi assegnati può farlo, tutto qui. Giusto perché siano chiari i ruoli ‘naturali’ …

  29. Consiglio a tutti di leggere su Sorelle d’Italia il resoconto-riassunto politico di Fikasicula sulla manifestazione di sabato.
    Ovvero: quello che nessun giornalista – anche presente – vi racconterà mai (così bene, poi).

  30. @vronsky: permettimi di dubitare, per esperienza diretta, che per legge la madre sia la sola affidataria dei figli (prima della riforma del diritto di famiglia, 1975, con dietro dieci anni di discussione, spettavano di diritto al padre, e bona), e che al padre basti versare l’assegno. C’è anche, per esempio, l’affidamento congiunto, dove entrambi i genitori sono alla pari. Non è comunque così “semplice” come la stiamo facendo.
    Tra i doveri che davo per impliciti, scusate, forse dovevo specificare, c’erano anche quelli di continuare a fare da padri ai figli dopo la separazione, anche se con la loro madre non si vive più. Ed è a questo “dovere” che mi riferivo. Non so se tale dovere sia più “naturale” o “culturale”, ognuno decida in che percentuale entrino un po’ l’uno o un po’ l’altro, da parte mia spero sempre che si ricordi che è da un pezzo che siamo scesi dagli alberi, anche se spesso facciamo di tutto per dimostrare il contrario.

  31. @sergiorossi: spero che tu non ne debba fare esperienza diretta, ma sappi che, in caso, per ottenere l’affidamento condiviso, di fatto, ci vuole il consenso della madre, che la giudice (o, più raramente, il giudice) continua, in barba alla riforma dell’8 Febbraio 2006, a considerare una sorta di ‘affidataria naturale’ in caso di conflittualità, anche se questa dovesse essere causata dalla donna (e succede pure questo). Su tutto ciò, detto per inciso, non credo che il 24 si sia udito nessuno slogan ‘incazzato’. Chissà perché …

  32. Ciao Vronsky, meno male ti tacevi..dài scherzo. Quanto al diritto degli uomini di esprimersi contro lo stupro non lo metto certo in dubbio, è quel che facciamo qua tutti , sostengo solo che un uomo col cartello “basta stupri” sarebbe buffo, ridicolo, fuori luogo come che so un genitore a un corteo studentesco, un industriale a una manifestazione di disoccupati ecc., magari li condividono ma non ci vanno.
    Questa decisione fra l’altro è stata molto discussa fra le donne stesse e la decisione finale m’è parsa sofferta.
    Per me, se c’era un’occasione in cui le donne dovevano manifestare DA SOLE, era questa.
    L’hanno fatto e son d’accordo, ma è solo un punto di vista.

  33. Nautilus, non risponderti a questo punto sarebbe una scortesia … 🙂
    Proprio negli anni 70 l’alleanza tra genitori, studenti e docenti dette vita ai ‘decreti delegati’ che segnarono una svolta democratica nella gestione della scuola. In quegli anni non era infrequente per uno studente manifestare con genitori e professori: si avevano obiettivi comuni. Manco a dirlo, la ‘sinistra antagonista’ del tempo fece fuoco e fiamme – anche letteralmente – per loro la dialettica tra le parti doveva mimare la ‘lotta di classe’, sennò non c’era gusto.
    Posso a questo punto dire che se la questione della condizione femminile non diventa un obiettivo comune di tutta la società è difficile che si facciano progressi, o è di destra?
    Poi, va bene, una parte del movimento femminista ha scelto di iniziare con – diciamo così – una rivendicazione di identità. E’ una scelta secondo me sbagliatissima ma, mi si fa notare, non sono affari miei. Giusto. Spero solo, per il bene di chi mi sta a cuore, che strada facendo le cose cambino.

  34. Io credo che se abbiamo scelto di essere noi donne, solo noi donne, al corteo é semplicemente per rivendicare una questione che ci riguarda in prima persona. E per ribadire il principio che siamo soggetti politici. Il che non significa fare parte di questa politica, sia essa di destra o sinistra. Perché, triste dirlo, questa politica non ci piace. Essere solo donne in piazza é stata una necessità. Visto che la violenza sessuale é un tema che ci riguarda personalmente, purtroppo. E di ritornare a fare i cortei per ribadire certi concetti non é un piacere. Sarebbe più interessante fare qualche passo in avanti….

  35. copioincollo parte di un articolo sulla manifestazione uscito su noidonne.
    Lo ha scritto Monica Lanfranco, io lo condivido molto, spero possa essere utile alle riflessioni.
    “Ho trovato involutivo e regressivo il fatto che abbiano avuto tanto peso posizioni di divieto di presenza di uomini al corteo, un atteggiamento per me inequivocabilmente sessista, infantilmente e sterilmente capriccioso e politicamente sbagliato: se l’obiettivo è svelare la pervasione della violenza nella società, arrivare alle donne, tutte le donne, e comunicare con loro che la nostra libertà, benessere, sicurezza e felicità sono una priorità sociale e culturale non si può escludere nessuna donna (e nessun uomo) che si dichiarino disponibili ad aderire a questo processo di cambiamento. Ricordo soltanto che uno dei capisaldi dell’analisi femminista è stata la dolorosa ma coraggiosa presa di parola sulla consapevolezza della presenza profonda e ambigua della complicità, con il silenzio assenso, o con la attiva trasmissione, del pregiudizio sessista proprio da parte delle donne stesse, in primo luogo della madri. Avrebbero dovuto stare fuori dal corteo le madri? Solo quelle di figli maschi, o magari anche quelle di figlie femmine? Chi ha la patente per giudicare il tasso di purezza femminista di chi?
    Le donne lesbiche sono più femministe delle altre perchè rifiutano il contatto sessuale con gli uomini, anche quando (ne ho esperienza diretta) alcune condividono posizioni che potrebbero ad ogni buon conto definirsi di destra come la bontà del porto d’armi per difendersi dallo stupro, o la pena di morte per chi violenta, o la giustezza della guerra in certi casi? Come si può bene capire le questioni sono complicate, molto, e mi pare aggravate dal fatto che nella urgenza di proclamarsi ‘radicali’ e indipendenti dalla politica tradizionale si sia corso il rischio di perdere il senso profondo, invece, dell’emergenza culturale nella quale siamo immerse. Quanto abbiamo passato, noi femministe degli anni ‘70 e ‘80, alle giovani che ieri erano in strada a Roma, della alterità del movimento politico femminista alle pratiche di violenza? Me lo chiedo, ve lo chiedo, perchè sono davvero convinta che lo spazio di alterità e di novità dei femminismi del ‘900 sia stato proprio quello di modificare in modo radicalmente nonviolento le realtà collettive là dove ha saputo e potuto agire. Non c’è legge approvata a favore delle donne che non abbia anche favorito il benessere maschile, e negli ultimi tempi, piaccia o no, è stata anche la convergenza in Parlamento di donne di partiti e visioni politiche diametralmente opposte a farle approvare, non ultima quella che ha eliminato in Italia la vergogna della rubricazione dello stupro come reato contro la persona, e in Spagna la legge contro la violenza in famiglia, voluta dalla sinistra zapaterista ma approvata anche con il consenso delle donne della destra. E qui ecco il capitolo ‘antifascista’ della manifestazione. A chi ha pensato che fosse una buona idea mettersi a gridare contro Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna, dando loro una ribalta mediatica gratis, e chi ha mandato a dire ad Alessandra Mussolini di non farsi vedere (cosa che sa tanto di avvertimento mafioso) vorrei dire che lo stile ultras molto in voga purtroppo anche tra le donne stona parecchio con lo spirito, le pratiche e la storia dei femminismi. Magari si potesse tagliare di netto con una bella riga che segna il di qua e il di là della purezza antifascista: nessuna sa che la migliore legge mai presentata in Parlamento circa le adozioni (compresa la genitorialità omosessuale) ha come prima firmataria la Mussolini? Nessuna sa che fu lei, e non Livia Turco che poi aderì con tutte, dico tutte le parlamentari, a invitare le colleghe a entrare in aula alla Camera con una maglietta con la scritta: “Giù le mani dalle donne”, iniziativa che le vide, tutte, sentirsi dare della troie da parte di molti onorevoli presenti?
    Ho sentito qualcuna che diceva che chi partecipa al family day doveva aspettarsi di essere contestata: dunque la violenza in famiglia non sfiora i nuclei che votano a sinistra? E le donne, poche ma presenti in corteo, di fede musulmana, che magari portano il velo, e quindi aderiscono anche visivamente alla ‘modestia’ di stampo patriarcale, sono meglio delle cattoliche perchè la loro religione oggi si posiziona maggiormente nella porzione delle vittime? Quello che penso è che queste, e altre contraddizioni presenti ieri, per fortuna evidenziate in brevi ma significative espressioni di stupidità, non debbano essere rubricate come marginali, ma ci aiutino a riflettere sulle priorità. Ringrazio Imma Battaglia per avere subito stigmatizzato le intolleranze e chiesto scusa. Se la priorità è quella di far uscire davvero dal cono d’ombra e dal silenzio il fenomeno della violenza contro il genere femminile allora tocca andarsi a riprendere il testo di Robin Morgan Il demone amante, nel quale con lucida spietatezza si tratta della complicità e fascinazione femminile con la violenza (patriarcale) incarnata dal mito dell’eroe rivoluzionario.
    Come se l’antifascista militante fosse meno manesco e sessista del cattolico integralista, come se i duri e le dure e pure dei senza se e senza ma contro la guerra non trasformassero le perentorietà in ‘forse’ e ‘però’ quando si parla di inviolabilità del corpo femminile (ricordate la puntura simbolica
    sul clitoride?) e di simboli religiosi; come se nessuno dei ‘compagni’ fosse turista sessuale (specie gli assidui di Cuba) e come se potessimo fare a meno delle ‘politiche di professione’ (non facendo dei distinguo che quantomeno sono ingenerosi, se non ingiusti, nei confronti di donne che
    stanno lavorando bene e che vanno sostenute, anche in Parlamento).
    La violenza non si contiene propagandandola, in alcun modo, scrive Vandana Shiva, e per farlo è indispensabile uscire dalla logica amico/nemico, che sta alla base della dinamica e del linguaggio bellico; una risata vi seppellirà, si scriveva pur nei bui anni ’70. Una risata, non spintonamenti e urla contro un’altra donna, per quanto avversaria”.

  36. purtroppo sarò prolissa, scusate.
    Sono contenta di esserci andata. Ho rinunciato a Genova per poter essere lì e reggermi in piedi. E’ stato bellissimo rivedere dopo 30 anni le donne in piazza, potersi riconoscere e chiedersi come è potuto accadere che, per troppo tempo, abbiamo lasciato che la realtà si riprendesse le nostre vite dentro i suoi stereotipi. Richiamate dai dati Istat che ci ricordano, freddamente, come l’abbandono dell’impegno e delle lotte ci regali oggi una realtà orrenda, aldilà delle peggiori aspettative. E’ da questa manifestazione che bisogna ripartire e il mio primo ngraziamento va alle donne che hanno faticato per renderla possibile, con tutti i limiti, ma possibile. Non ho creduto nella riuscita sino alle 15,00 quando il cielo si è fatto meno cupo e i treni sono arrivati. Si vedeva che eravamo felici e non vedevamo l’ora di ricominciare. Non ho assistito a discussioni per la presenza dei maschi, ne vedevo alcuni intorno, ma nessuna donna sembrava farci caso (eravamo circa a metà corteo).
    Una delle organizzatrici ha chiesto a due ragazzotti in giubbottino nero e con faccette strafottenti di spostarsi verso la fine del corteo. I due, si sono allontanati senza particolari storie. Quelli venuti con noi in autobus (ce n’erano due o tre e nessuna li ha maltrattati) si sono attenuti alle indicazioni e sono stati in fondo al corteo o di lato. Al rientro erano tranquilli e rilassati. So che ci sono state accese discussioni per la presenza di due ragazzi che suonavano i tamburi e che le donne hanno avuto dei contrasti sull’opportunità che stessero a metà corteo e nel mezzo. Hanno discusso e alla fine i due ragazzi sono stati lì, ma a lato.
    Di quello che è successo con la Prestigiacomo e con le ministre ho saputo a corteo concluso. Si sono generate subito opinioni opposte, più o meno favorevoli, tutte consapevoli della strumentalizzazione che i media avrebbero fatto. Si è discusso molto dei metodi e dell’opportunità di contestarle. Sui metodi i dissensi sono tanti, sull’opportunità di contestarle, in qualche modo, no. Per quanto mi riguarda credo che si sarebbero potute trovare altre strade se la cosa fosse stata prevista e analizzata prima, in quel momento le persone non potevano che dare sfogo all’indignazione per la loro arrogante presenza o per la loro arroganza nel voler rilasciare interviste su una manifestazione che aveva anche motivo di esprimersi contro le loro non-politiche per le donne e in generale. In tutti i casi se si fossero mischiate alla folla credo che non sarebbe successo niente.
    La Prestigiacomo avanzava scortata verso la testa del corteo e credo che, a un certo punto, pur essendo il femminismo non-violento abbia passato il segno. E’ vero che la violenza sulle donne è trasversale a classi e partiti. Va bene che una Politica che aderisce a un partito di ideologie più che maschiliste (di fascista memoria?) possa anche sorvolare su una certa schizofrenia e ritenersi ‘femminista’, ma il codazzo della scorta e della stampa? ne vogliamo parlare? se sentiva il bisogno di farsi proteggere fisicamente, che partecipava a fare?
    Si potevano trovare altri modi per contestare la Prestigiacomo e i suoi guardaspalle? sì, ma in quel momento la rabbia per averla di fronte credo che abbia preso il sopravvento. Può succedere in qualsiasi manifestazione che si batta per i diritti e si trovi ad avere al suo interno gente che dice di volere le stesse cose ma solo sotto condizione: reddito, appartenenza etnica, razza, religione o altro.
    Resta il fatto che la Prestigiacomo oltre che leggermente schizzata per via dei suoi due approcci al femminile (uno di partito e l’altro pure)è una ‘Politica’. Non può non chiedersi cosa pensa di ottenere con un suo comportamento, non può non valutare le conseguenze di quello che fa. Voleva ottenere esattamente quello che ha ottenuto e per noi donne è una pessima cosa. Poi spiego.
    Le Ministre, da vere Oche (la Ravera probabilmente ha avuto un lapsus e dovrebbe chiarire), anche se mi scoccia usare questa parola per rispetto verso le Oche, non hanno resistitito all’ennesima comparsata televisiva, all’ennesimo omaggio al mostro mediatico (questo nella migliore delle ipotesi, prendendo per buona la ‘buonafede’). Senza tenere conto che andavano CONTRO scelte ben precise, motivate e divulgate. Se mancava il palco non era un caso, se NON lo si voleva e se neanche le organizzatrici volevano esibirsi in un hurrà di vittoria o altre cazzate dell’epoca del televisore c’era un motivo, preciso, basilare: nessuna rappresentanza.
    Anche loro delle Politiche e anche loro ignare davanti alla telecamera come degli oconi abbagliati dalla luce? incapaci di valutare le conseguenze dei loro atti? suvvia, non raccontiamocela. Sono solo talmente abituate a pensare la dignità e la popolarità in termini di audience da non essersi rese conto(sempre nella migliore delle ipotesi)che avrebbero guadagnato credibilità con eleganza rifiutando qualsiasi
    intervista e chiedendo che si interpellassero le altre donne, quelle che di solito la Tivvù non vede, soprattutto se non sono fotogeniche o di Potere. Ma forse a loro (nella peggiore delle ipotesi)non interessava che fossero altre, anonime, donne a parlare. Le hanno fischiate e hanno occupato un palco che nessuno voleva. Dove sta la violenza?
    Non è forse stato un atto di violenza il loro e della tivvù nell’imporre qualcosa che l’intera manifestazione aveva dichiarato, da sempre, di non volere? Non è stata una reazione di rabbia per la presa in giro quella delle donne? potevano fare diversamente? col senno di poi potevano fare di tutto, ma in quel momento hanno solo manifestato la propria indignazione, che le ministre fossero donne poco importava: stavano pigliando per il culo un’intera manifestazione (150.000 persone).
    Anche loro però hanno ottenuto molto, che lo volessero o no.
    Hanno ottenuto che le donne della manifestazione si scannassero schierandosi pro o contro o scegliendo posizioni laterali o defilate.
    Anzichè essere felici per questo bellissimo evento a trent’anni di distanza ormai l’attenzione è focalizzata dove le Politiche/i Politici di professione e la tivvù la dirigono: il tifo da stadio. Questa sembra ormai l’unica dinamica dialettica accettata e possibile in una nazione che nega anche la possibilità di dissentire a fischi e sberleffi.
    Non sto sostenendo le modalità con cui sono avvenute le contestazioni, ne riconosco i limiti, sto solo invitando Tutte (e anche Tutti) a fare di questi modi oggetto di discussione e di scontro, ma non di divisione. Non posso accettare l’idea che un giornalismo di merda e delle Politiche incoscienti (sempre nella miglore ecc..)ci dettino la scaletta.
    Ne dobbiamo parlare e discutere, perchè è giusto che questo accada, ma dobbiamo evitare quello che vogliono da noi: dividerci per ritornare a tacere altri 30 anni o per sempre.
    Ci saranno, nel frattempo, le Politiche e i Politici di professione a rappresentarci 🙂
    besos
    dopo essere stata apocalittica torno a essere integrata e chiedo cordialmete a tutt* di ricominciare a parlare soprattutto di violenza sulle donne e sui soggetti deboli, soprattutto nell’ambito delle famiglie e con annessa strumentalizzazione per i pacchetti di insicurezza. Grazie.
    Ah,
    se le Politiche volessero chiarire le loro scelte e magari chiedere scusa, ringrazierei de core 🙂

  37. vronsky sostiene che non c’era nessun cartello sull’affidamento dei figli principalmente alle madri, al corteo. forse e’ meglio che non ci sia andato (anche se diversi uomini c’erano), perche’ era una manifestazione sulla violenza alle donne, non sulle cause di divorzio. questo dimostra quanto poco pressante sia il problema della violenza per alcune persone.

  38. @Fata: invece fare polemica contro il decreto sulla sicurezza farneticando di deportazioni, pogrom, genocidi, nazifascismo e altre corbellerie era in linea col tema della violenza sulle donne?
    @mollybrant: grazie, l’articolo di Monica Lanfranco dice tutto quello che penso con parole che non avrei mai saputo mai trovare

  39. Brava Spettatrice, hip hip hurrah !
    La Lanfranco dice tutto quello che non penso con parole che non capisco e non avrei mai cercato di trovare.
    Dài Vronsky, si sch-er-za ! Fra noi ormai…

  40. io volevo dire un paio di cose: non sapevo nulla della manfestazione di cui parlate ma sono molto interessata tantissimo .sono arrivata su questo blog e mi sembra meraviglioso!!. se avessi saputo che era stata organizzata la manifestazione ci sarei andata.sono cresciuta con il mito delle lotte femministe , con la certezza che quello che ho io oggi, quello che posso fare oggi, che sono libera di diree di scegliero lo devo a tutte quelle donne che hanno militato e lottato per noi, generazioni di oggi..chissa quanto la nostra generazione di giovani donne e giovani uomini le abbiano deluse.. sembra che la nostra societa si sia dmenticata diloro,, che dell’8 marzo si festeggino le mimose e i fiorai..tanta per andare sul banale…quando parlo con le professioniste di oggi, femministe militanti diallora ,mi viene da pensare che dopo di loro tutte e tutti ci siamo seduti sugli allori e facciamo finta di contiuare il loro lavoro , invece è tutta una facciata ipocrita , tutta finzione.. ogni manovra è assolutamente dettata dalla voglia di aumentare il guadagno e, a livello politico,avere qualche voto in piu.imentre le vallette indossano dei bikini sempre piu pikoli, che guardarle mi fanno frddo,mentre per strada la pubblicita fa vedere modelle con le gambe aperte e le bocche socchiuse , anche i manichini femminili soni messi cosi…. tutte le volte che accendo la tv in orario di avrieta–cosa rara– mi sconvolgo e la risposta che ottengo dalle mie coinquline ” perchè ti sconvolgi, tanto sono tutte cosi…” e questo mi faarrabbiare ancora di piu .. il fatto che nessuno dica niente , che per tutti sia normale che per aumentare l ‘audience o per vendere un prodotto delle donne debbao essere nude.non per scelta della nudita , comescegliere cosa indossare, ma per vendere qualcosa che a me non pare sia un prodotto con utenza femminile!!!!!!! ancora oggivedo giovani donne adulte, di 30 anni, che sempre piu spesso dicono che sono in pieno esaurimento perchè vogliono essere mogli perfette madre perfette e gli sembra di non farcela, dicono che non ce la fanno.dicono di non essere capaci..dicono che vogliono lavorare e fare le mogli perfette e lemadri perfette, magari con 2 bambini di 2anni uno e di 6 mesi l’altro.non parlo solo di una , ma di tante giovani donne in questo stato.. e i loro compagni , i loro mariti???cosa fanno?? nemmeno loro fanno nulla.probabilmente non sanno cosa fare! io quando penso a quando iniziero a lavorare , penso ,cmq con un filo di angoscia che tengo nascosta , che se avro un figlio e dovro assentarmi dal lavoro , non sono sicura di ritrovarlo quel lavoro…e quel period è necessario.. la mia generazione di donne e quella delle mie figlie, che spero di avere , sara una generazione di donne che o lavoreranno o saranno madri perchè il sitema produttivo non permette assenze???( sopratutto alle donne che partono spesso con qualche scalino da fare in piu tra gli scherni e lebattute, che anche se sono battute sono cmq pensieri che non andrebbero fatti, (del tipo che avanzi di grado per arrivare sotto la scrivania del tuo capo))ache se per legge cè il diritto a potersi prendere i famosi 6 mesi piu altri tot mesi di maternita o paternita che sia , vi assicuro che molte donne passano quei mesi ad allattare e svezzare col pensiero a quel lavoro che hanno paura di stare perdendo!!!!è questa la societa in cui viviamo e che stimo costruendo??? forse bisognerebbe iniziare dalle piccole cose , iniziando dalle manifestazioni,per queso vorreipartecipare, credo nel fatto che l’aggregazione è la prima cosa perchè permette di far incontrare donne che vengono ognuna con unbagaglio diverso, pronte ad andare nella stessa direzione.. perchè questa società non è quella che vorrei, forse non so cosa voglio , ma cosi no.. non posso dover smettere di andare a correre da sola perchè ho paura che un maniaco si metta a seguirmi per stuprarmi, minacciarmi , e questo maniaco vi assicuro che puo essere un mio coetaneo(ho 23 anni)..non è giusto che noi ragaze dobbiamo sentirci dire che siccome abbiamo i jeanz troppo aderenti allora è normale che i maniaci ci seguano.. è RACCAPRICCIANTE… dovremmo essere liberi di giarare nudi senza paura di nulla, al massimo della multa per atti osceni in luogo pubbico!!!invece se torno verso l’una o mezanotte a casa ho paura acamminare da sola, perchè è sempre piu frequente incontrare gente ce ti spaventa.. che si avvicina mentre cammina per sussurrare frasi oscene , o ti segue e ti manda sguardi raccapriccianti.. non solo a me e tra l’altro abito in un quartiere del centro di padova, capita a tante altre!!!!!!!!a me non smebra giusto!a me sembra doveroso fare qualcoa per le generazioni successive ,e quelle che verranno dopo, perchè non si legga piu nell’intestazioen di un libro ” adatto all’educazone di govani fanciulle”..che vuol dire??? oppure libri in cui il padre rivolgendosi alla figla diplomanda le dice che lei all’uniersita non puo fare nulla perchè tanto non è cosi eccezionale a poter andare a frequentare nessuna facolta che fosse scientifica o letterraria, che l ‘unica cosa che poteva fare era un corso in scienze sociali( con tutto il rispetto alle scineze sociali , non mi riferisco a a tale studio , ma all’atteggimanto del padre) , che era la cosa piu adatta a lei!! ma stiamo impazzendo!!!io vorrei fare qualcosa oggi per avere piu strumenti domani per sapere ,e potere, fare qualcosa se avro un afiglia e questa avra 10 anni e vorra mettere il lucidalabbra come tutte le sue amiche.. delle bambine che non giocano a fare le donne,ma sono rese donne vezzose ! le bambie di domani potranno mai giocare ?fare le bambine, ancora non sapere che non cè differenze tra bimbi e bimbe?tra uomo e donne?o invece verranno inevitabilmente educate a essere femmine?
    ringrazio tantissimo il papa delle 2 bambine che vuole fare qualcosa per loro, per il loro futuro e quello ditutte le bambine, un problema che tutti i geitori si dovrebbero porre, senza tralasciare l ‘educazione deimaschetti.. il grande potere che ha un genitore è quello di poter educare!!! grazie mille e scusate i milioni di errori che avro fatto!

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