NEI CAMPI

Piccolo aggiornamento, dall’ultimo numero di Giap!:
L’appello “Il triangolo nero / Nessun popolo è illegale”, diffuso a partire dal 15 novembre scorso, è nato dall’incazzatura nel vedere un intero paese comportarsi da cane rabbioso.
Non che sia la prima volta: da anni sfrigola nell’aria la voglia di linciaggio, e in certe occasioni si fa desiderio violento. Ogni tot mesi, per qualche giorno sembra di stare in 28 giorni dopo, con le città in preda a un’epidemia di collera.
Solo che ogni volta è peggio: uno scoppio di xenofobia tanto esplicito e privo di pudore – e per giunta trasversale, senza distinzioni tra destra e “sinistra” – non pare avere precedenti nella storia recente del paese. E da un mese a questa parte sembra del tutto normale, accettabile e “di sinistra” (!) parlare come Borghezio, ed è diventato chic rivendicarlo.
Insomma, alcuni scrittori e artisti hanno cominciato a discutere al telefono e via e-mail, e in 48 ore è nato l’appello. Promosso da una ventina di persone, in un battibaleno ha raccolto oltre cinquecento firme, tra cui molti esponenti noti della cultura e dell’informazione, da Gad Lerner a Moni Ovadia, da Andrea Camilleri a Chiara Ingrao, Bernardo Bertolucci a Franca Rame, da Sandro Veronesi a Erri De Luca, da Lidia Ravera a Nanni Balestrini, da Enrico Ghezzi a Giuseppe Pederiali, da Melissa Panarello a Sandrone Dazieri. Spedito in giro, l’appello si è trasformato in cometa dalla lunga coda. Mentre scriviamo sta per toccare le seimila firme. Compare integrale su centinaia di blog e siti, google restituisce oltre 25.000 risultati. Inoltre è disponibile in diverse lingue: rumenospagnolofrancesecatalano.
Da quest’appello forse nasceranno altre iniziative pubbliche. Se ne sta discutendo tra i promotori, che si sono dati un nome temporaneo: “Nei campi”.

36 pensieri su “NEI CAMPI

  1. Che bravi. Che buoni. Che belli. Vi dedico la poesia “Arano” di Pascoli.
    G. Pascoli, Arano ( Myricae )
    Al campo, dove roggio nel filare
    qualche pampano brilla, e dalle fratte
    sembra la nebbia mattinal fumare,
    arano: a lente grida, uno le lente
    vacche spinge; altri semina; un ribatte
    le porche con sua marra paziente;
    ché il passero saputo in cor già gode,
    e il tutto spia dai rami irti del moro;
    e il pettirosso: nelle siepi s’ode
    il suo sottil tintinno come d’oro.

  2. Io invece vi posto tre righe dell’articolo di G.A. Stella sul “Corriere” di ieri.
    …………………..
    “Se un rapporto riservato del Comando carabinieri del Lazio dice che a Roma nei primi mesi del 2007 sono stati arrestati 91 albanesi, 94 algerini, 135 bosniaci, 179 marocchini e 1.439 romeni (dati che confermano l’andamento del 2006 con 4.033 romeni in manette: 16 volte più dei secondi classificati, i marocchini) è stupido che gli antirazzisti scansino il tema con cicalecci sociologici”
    …………..
    Sono fra i firmatari dell’appello perchè perfino le statististiche non giustificano il malanimo quando non le aggressioni verso un’ etnia, però come antirazzisti non mettiamo la testa sotto la sabbia: se neghiamo ideologicamente che un problema vi sia possiamo ottenere proprio l’effetto contrario: lasciare campo libero ai razzisti.
    Mi pare.

  3. Il pezzo di Marco Rovelli uscito su Carmilla e Nazione Indiana è “cicaleccio sociologico”? Non mi pare proprio.
    E non sono cicalecci nemmeno gli interventi delle settimane scorse che citavano il “Rapporto Criminalità 2006” sul Ministero degli Interni. E’ lavoro basato sulle cifre.
    Nelle righe di Stella che cita da rapporti non ancora accessibili ai cittadini mancano alcuni dati essenziali:
    1) la proporzione tra regolari e clandestini tra gli arrestati. Come fa notare Rovelli dati alla mano, i clandestini non sono per forza criminali ma certo la clandestinità è criminogena, e in concomitanza di sanatorie i reati commessi da stranieri calano vistosamente;
    2) la divisione per reati, perché oggettivamente ci sono reati meno gravi di altri, e in Italia molti stranieri vengono arrestati per reati che sono poco più di infrazioni amministrative, anche questo conseguenza di una mancata accoglienza;
    3) il fatto che la UE ha più volte criticato l’Italia perché a differenza degli altri paesi non ha attuato alcuna politica di superamento dei campi nomadi;
    4) il fatto che anche secondo lo stesso Ministero degli Interni l’esistenza di “sacche di marginalità” rappresenta”il primo passo verso il coinvolgimento in attività delittuose”.
    Dire che marginalità ed esclusione alimentano la delinquenza non è un sociologismo, è una descrizione della realtà confermata dai dati, dati forniti da istituzioni, enti e associazioni che si occupano attivamente del problema.
    Devo dire che preferisco il Gian Antonio Stella de “L’Orda” piuttosto che questo che taglia con l’accetta e riscalda i soliti cliché sugli intellettuali di sinistra che non fanno i conti con la realtà etc. etc.

  4. D’accordo con Nautilus (evvedi) ma non firmo: non è chiara la richiesta e non mi piacciono le iperboli (rumore di scarponi militari .. maddechè)

  5. Veramente a tagliare con l’accetta sono stato io perchè ho estrapolato solo tre righe da un articolo per il resto assolutamente critico con il sindaco di Cittadella che vuole immigrati con reddito e poi sottolinea la nostra odissea come emigranti, come ne “L’Orda”, in sostanza invita alla tolleranza.
    Ma l’osservazione mi pare resti valida perchè:
    1) Se non sbaglio i romeni non sono clandestini, ma cittadini europei.
    2) Pochi giorni fa ho sentito un lavavetri mandare affanculo una automobilista, è un reato ? comunque nessuno l’arresterà per questo e magari non era romeno, ma a me m’ha rotto i coglioni lo stesso.
    3) Non si diceva che confondere rom con romeni era sbagliato ?
    4) Marginalità ed esclusione alimentano la delinquenza, non credo ci sia bisogno di studi per dedurlo, ma alla gente credo importi sempre meno quanto più aumentano i fastidi e i delinquenti.
    La tesi ( di Stella e tanti altri) è un’altra: se a sinistra ci si ostina col negazionismo o col sostenere che eventuali problemi si risolvono dando casa e lavoro a tutti gli immigrati che arrivan qua, la gente si rivolgerà dove c’è più realismo o anche solo più repressione, come il sindaco di Cittadella.
    Personalmente, a parte qualche (raro) fastidio ai semafori non m’accorgo di nessuna emergenza ma non credo d’essere il centro del mondo, le cifre come si vede variano a seconda delle fonti, direi che comunque negare a oltranza, se davvero problemi ci sono, non servirà.
    La speranza è che l’allarme, come per albanesi ecc. sia transitorio.

  6. @ Vronsky
    poiché il rumore di scarponi militari sono miei (nel senso che le tre parole che citi materialmente, all’interno di un lavoro collettivo, le ho vergate io), ti spiego l’iperbole: è una citazione, pensa un po’, di Benedetto Croce. Nel parlare della sconfitta degli studenti liberali berlinesi nel 1848, Croce individuava l’opzione bellicistica e autoritaristica che ha sovradeterminato non solo il processo di unificazione germanica, ma la natura antidemocratica dello stato tedesco che fu tra le cause della Grande Guerra. Senza rendersene conto, Croce ha anticipato il giudizio di Benjamin sui tempi di incubazione dell’uovo del serpente. Potrei concederti che in questo momento ancora non battono tacchi di stivale sul selciato: ma chi ha lavorato a questo appello non si è fermato alla linea dell’orizzonte, ha cercato di capire, sui medi e lunghi tempi della storia, a cosa può portare tutto questo. E siccome nell’appello ci trovi gnte che ha lavorato sui genocidi ebraico, armeno, rom, e via dicendo, inevitabilmente il quadro risulta pessimistico: di quel pessimismo che viene dal non lasciare che le belle parole infiorino le catene.

  7. “Se non sbaglio i romeni non sono clandestini, ma cittadini europei.”
    Mi sono spiegato in fretta e male perché dovevo andare ad addormentare la bimba: nei “primi mesi del 2007” la Romania nell’UE c’era appena entrata, non è che se uno è clandestino, marginale ed escluso il 31 dicembre diventa automaticamente regolare e incluso soltanto perché tecnicamente non è più clandestino. Essere comunitari è un’inclusione formale, non sostanziale, e l’entrata nell’UE non può essere la scusa per non adottare politiche di accoglienza e integrazione solo perché “ormai sono comunitari”, anzi. Allora, ecco, mi piacerebbe sapere quanti di questi rumeni arrestati a gennaio e febbraio erano privi di permesso di soggiorno e nella merda fino al collo alle 23:59 del 31 dicembre. Capiremmo di più di cosa stiamo parlando.
    “Non si diceva che confondere rom con romeni era sbagliato?”
    Più che altro è da ignoranti, ma a mettere tutti e tutto in un unico mucchio sono quelli che parlano di “4.033 romeni in manette” come se fosse un dato significativo di per sé, senza dire:
    – quanti di questi fossero sì cittadini rumeni, ma di etnia rom e quindi provenienti da condizioni di *estrema* marginalità anche per colpa dei governi che si sono succeduti (e questo lo dice l’UE, non io);
    – in manette perché, per quali reati?
    – quanti di questi arrestati sono stati rinviati a giudizio e quanti invece prosciolti perché arrestati ingiustamente (ormai si arresta un rumeno qualunque cosa succeda)?
    Non è mica questione di “negare a oltranza”, è questione di capire, per agire. E dai, non parlare di “tutti gli immigrati che arrivan qua” come se ci fosse l’invasione: senza l’immigrazione a far andare avanti l’economia (soprattutto il “sommerso”) il paese si sarebbe già affossato da un pezzo, gli immigrati vengono perché servono ai datori di lavoro, quelli regolari pagano le tasse e assicurano le pensioni ai nostri vecchi etc. Prima che essere un allarme malevolo, non trovi anche tu che sia un allarme profondamente ipocrita?

  8. E poi c’è il dato che segnala Rovelli: il numero di detenuti che sono in carcere per un solo reato è molto più alto tra gli stranieri che tra gli italiani, le cui condanne spesso accorpano più reati.
    Suppongo che, se questo è vero “a valle”, debba essere vero anche “a monte”, al momento della denuncia/arresto, cioè: a parità di reato commesso è più probabile l’arresto di uno straniero piuttosto che di un italiano.
    E scomponendo ulteriormente, è o no plausibile che nei momenti di attenzione negativa focalizzata sui rumeni, a parità di reato commesso sia più probabile l’arresto di un rumeno piuttosto che di uno straniero di altra nazionalità?
    Se sei un martello ogni problema ti sembrerà un chiodo, e se tutti parlano ossessivamente di rumeni ogni reato ti sembrerà commesso da un rumeno. Qualche giorno fa Prunetti raccontava di una sua amica a cui avevano rubato il portafogli. Nonostante lei non avesse visto chi era stato, in caserma volevano per forza farle dire che era stato un rumeno, dato che era “probabile”.

  9. @girolamo: non ti preoccupare, la lingua di Collodi prevede l’anacoluto 🙂 Sulle analogie storiche con la rivoluzione tedesca del ’48 sono francamente un po’ perplesso. Bertinotti come Bismarck? Via, siamo seri …

  10. @Wu Ming: ma ci potrebbe essere una spiegazione ancora più inquietante. gli arrestati in realtà sono tutti neoliberisti truccati da rom, in combutta con carabinieri microfascisti che li arrestano e chiamano giornalisti lacchè delle multinazionali che montano campagne di stampa che incitano alla deportazione e allo sterminio.

  11. @ Vronsky
    1. certo, e andando oltre Collodi fenoglio è un maestro dell’anacoluto. Purtroppo c’è anche Ligabue…
    2. sono serissimo: Bertinotti (o chi per lui) tutt’al più puoi paragonarlo a uno dei capi della rivolta in Baviera, Bismarck (magari in versione-operetta) a uno qualunque di quelli che vengono dopo la restaurazione, Veltroni va benissimo nella parte. Poi arrivano il kaiser Guglielmo, Hindemburg… non so se tu abbia avuto modo di seguire il lento procedere della crisi balcanica prima della frantumazione, io si, con le orecchie allertate dalla nuova musica jugoslava (Borghesia, Laibach…) che raccontava di una guerra civile prossima ventura che nessuno voleva vedere: è cominciata proprio così, in Croazia come in Serbia come in Bosnia, e poi nel Kossovo. Sinceramente il Milosevic che nel 1986 inneggia alla libertà (Slobo-Slobodan) mi ricorda non i leghisti che gridano libertà per la Padania, ma Veltroni che reclama sicurezza dichiarando di possedere dat che non esistono.

  12. Da “Il manifesto” del 25 novembre 2007
    Il silenzio dei media
    Solo successivamente abbiamo appreso la notizia di un raccapricciante fatto di cronaca che ha avuto luogo a Roma nel quartiere di Torre Bella Monaca martedì 20 novembre. Alle ore 13 circa nei pressi di una scuola, in viale Santa Rita da Cascia, mentre stavano attraversando la strada alcune persone, e fra queste dei bambini, un’auto investiva in pieno sulle strisce pedonali Marinela Martiniuc, rumena, 28 anni, con il suo piccolo Elias di 4 mesi, in carrozzina e sua nipote Adina Burlaci di 12 anni. L’auto era guidata da un cittadino Italiano in evidente stato di ebbrezza, appena uscito di prigione. Il bambino è stato sbalzato per circa 20 metri e è stato ricoverato in condizioni critiche presso al Policlinico Casilino Villa Irma. La giovane madre ha riportato lesioni su tutto il corpo e ha avuto una perdita totale di memoria per più di 24 ore. La nipotina Adina ha subito lesioni multiple particolarmente alle gambe. Il neonato è stato successivamente dimesso, la madre invece è ancora ricoverata in condizioni critiche. Alla luce di questo fatto ci chiediamo come mai nessun organo di stampa ha riportato questo gravissimo episodio in cui le vittime erano rumene e il responsabile era un Italiano sotto l’effetto di alcol e forse di droghe. Notizie simili in cui però i ruoli figuravano invertiti sono state riportate con grande enfasi mediatica nelle ultime settimane e mesi. Noi siamo venuti ha conoscenza di questa notizia tramite il pastore Emanuel Besleaga, fratello della giovane vittima. A partire da questo concreto caso di black out delle informazioni, vogliamo invitare tutti a una riflessione sul ruolo dei media per la costruzione del clima di insicurezza e di crescente intolleranza e xenofobia fra la gente comune.
    Anna Maffei, presidente Unione cristiana evangelica battista d’Italia
    Ecco, questo è un caso in cui i carabigneri microfassisti non hanno chiamato i giornalisti, oppure li hanno chiamati ma quelli erano troppo indaffarati a montare campagne stampa che incitano alla deportazione e allo sterminio… :-(((( Ve l’ho detto: se pensi da martello vedrai solo chiodi, se c’è l’emergenza rumeni vedrai solo rumeni carnefici, e i rumeni vittime tanti saluti! Se l’automobilista fosse stato rumeno e le vittime italiane ci avrebbero fatto i titoli cubitali. Però no, figurarsi, in Italia non c’è mica razzismo…

  13. In compenso il Gazzettino dell’altro ieri ha dato spazio alla seguente notizia:

    “Quello che ha detto ieri dal palco di piazza Pierobon a Cittadella Zakaria Naijb, 49 anni, immigrato in Veneto dal Marocco da quando ne aveva 18, doppia cittadinanza, è pesante: «Caro Presidente della Repubblica – è il testo della lettera che ha letto – voglio rinunciare alla cittadinanza italiana. Voglio tornare extracomunitario: a loro vengono dati casa e lavoro, per me invece solo tasse e le difficoltà di arrivare a fine mese. Ho ricevuto la cittadinanza italiana anni fa. Ma ora non la voglio più – ha spiegato Naijb – Nel 1999 sono stato consigliere comunale nelle file della Lega Nord per il comune di Cadoneghe. Ma adesso sono stanco: i cittadini italiani hanno meno diritti dei fratelli extracomunitari, quindi rinuncio alla cittadinanza italiana. Molti miei ex connazionali che non lavorano hanno il diritto alla casa e ottengono contributi assistenziali. Per un italiano come me, invece, la strada resta chiusa»
    Più lontani di così da Wuming1:- )

  14. Ma sì, sul marocchino consigliere leghista a Cadoneghe avrebbe molto da scrivere Frantz Fanon, peccato che sia morto (Fanon, non il consigliere di Cadoneghe).
    Innanzitutto è il pretesto della Lega per poter dire che non sono razzisti;
    in secundis è la conferma che il neo-razzismo non si basa sul sangue ma sulla “cultura” e se un marocchino accetta *in toto* la cultura del leghismo allora non è più un marocchino come gli altri ma un marocchino “buono”;
    in terzo luogo è un classico caso di “sindrome di Stoccolma” (come il nero ricoverato in ospedale psichiatrico perché si crede Gran Dragone del Ku Klux Klan, nel film “Il corridoio della paura” di Samuel Fuller);
    infine è il famoso “uomo che morde il cane”, l’episodio eccezionale, notiziabile perché dà “colore”.

  15. Ultimo tentativo:
    “Al di là di tutto, resta il problema: mettiamo che lo stato italiano
    assicuri accoglienza, casa, lavoro, dignitose condizioni di vita a chiunque
    ne varchi i confini, compresi quelli animati dalle peggiori intenzioni (sta
    dilagando il mito dell’Italia come paese dell’impunità), quale popolo non si
    trapianterebbe all’istante in tale piccolo paradiso, dove, per contro, pare
    che il diritto alla casa, al lavoro, alla pensione sia tutt’altro che
    assicurato alle nuove generazioni native? Bando al razzismo, certo, ma
    occhio ai numeri. Lì sta il busillis, almeno OGGI, non in diebus illis:-/
    … A me pare, cioè, che gli equivoci nascano proprio dal
    confondere il libro dei sogni (accogliere tutti quelli che arrivano, senza
    limiti, fossero anche due miliardi) con le reali capacità recettive di un
    paese. Tutto il resto – compreso il dilagare della xenofobia – è un effetto
    sostanzialmente collaterale. Detto ciò, non è chi non veda – almeno finché
    ce la raccontiamo tra noi – la ragionevolezza del principio: tutti gli
    esseri umani nascono liberi ed uguali, con pari dignità eccetera eccetera.
    Un abbraccio. “

  16. Lucio, capisco che questa raffigurazione di una frontiera praticamente spalancata sia molto diffusa, ma è falsa.
    Siamo tra i paesi UE con le norme sull’immigrazione più restrittive, con la differenza che le nostre non sono “calmierate” da alcuna adeguata politica di accoglienza;
    nei CPT hanno luogo angherie, pestaggi e violenze varie al di fuori di qualunque legalità, cose che i rimpatriati sicuramente racconteranno alle loro famiglie e quindi mi sembra bizzarra l’idea di un “mito dell’Italia come paese dell’impunità”;
    sovente lasciamo crepare donne e bambini nelle carrette del mare che affondano (quando non le speroniamo direttamente noi come accaduto dieci anni fa);
    talvolta denunciamo “a norma di legge” il comandante della nave che soccorre quei poveracci;
    ci siamo messi d’accordo con la Libia per i rimpatri senza alcuna garanzia sui diritti umani di questi migranti e così ci siamo resi complici di vere e proprie “deportazioni”, dell’abbandono di centinaia di disgraziati alle porte del deserto, senza mezzi di sostentamento; vaglielo a dire a questi che il paese che li ha espulsi è quello “dell’impunità”…
    Su, dai, smettiamoli coi clichés…

  17. Facciamo che la verità sta nel mezzo?
    Che la frontiera sia “praticamente spalancata” – salvo eccezioni – è una realtà. Che le nostre norme siano restrittive solo sulla carta è un’altra realtà. Che a piazza San Marco – tanto per alludere al generale attraverso una situazione particolare -, si possano rubare carte da credito ai turtisti senza rischiare alcuna carcerazione è un’altra realtà. Non a caso il borseggio – qui a Venezia – è diventato uno degli sport più redditizi per i giovani delinquenti in perpetuo arrivo dall’Est. Siamo franchi: se tu fossi un delinquente straniero, in quale paese ti converrebbe trapiantarti e organizzare attività criminose (tratta delle bianche e delle nere, racket della mendicanza eccetera) con maggiori probabilità di non finire in galera che in Italia?
    Ovviamente non voglio dire: italiani tutti buoni, stranieri tutti cattivi. Semplicemente ricordare il favorevole clima in cui chi viene da noi per delinquere sa di poter contare. L’altro giorno leggevo di una zingarella beccata a rubare 77 volte, senza che non dico a lei, ma nemmeno ai genitori venisse torto un capello…
    Certo, un nulla rispetto a quello che rubano tanti nostri italianissimi politici o mafiosi, ma si sa come è fatta la gente: finisce per abbandonarsi a un’esasperazione incontrollata, di cui la xenofobia è solo uno dei più deprecabili aspetti…

  18. “Prima che essere un allarme malevolo, non trovi anche tu che sia un allarme profondamente ipocrita?”
    Ecco, questa affermazione di WuMing mi sento di sottoscriverla.
    Quello che aborrisce il disgraziato al semaforo magari è lo stesso che vuole la badante per la mamma a un prezzo sostenibile, dell’immigrazione vorrebbe tutti i vantaggi e nessuno svantaggio. E’ umano ma anche ingiusto e irragionevole.
    Dovremmo convincerci tutti, perchè E’ COSI’, che l’immigrazione finora ci ha portato MOLTI più vantaggi che noie, il saldo è abbondantemente attivo.
    Il che però non significa dover far pagare a pochi sfortunati il benessere di tutti, mi riferisco agli abitanti dei quartieri più poveri dove la convivenza con gli extracomunitari rende la vita più difficile.

  19. Dove dissento totalmente da Wu Ming invece è il post delle 1.09 sul marocchino leghista perchè mi fa sospettare una certa vena integralista nel nostro WM. Me spiego.
    Il marocchino Najib ha fatto una dichiarazione. A me, che non ne so nulla, interessa sapere se e quanto è veritiera o propagandistica.
    Wu Ming che fa ? Si disinteressa della questione posta e attacca:
    -la Lega perchè strumentalizza un cittadino di colore
    -il neo-razzismo che si basa sulla diversità di culture e non di sangue (a me pare un progresso)
    -Najib dipingendolo come uno “zio Tom” che vuol compiacere il badrone biango
    -la stampa che dà risalto a un episodio trascurabile ma che “fa colore”.
    Te lo dico chiaro (anche se con stima e simpatia) Wu, a me di tutto ciò non frega nulla, mi pareva molto più importante, anzi l’unica cosa importante, sapere se Najib mentiva o aveva ragione.
    Te dirai ma io potrò dire cosa cazzo mi pare ? Certo, ma per me è irrilevante e lascia le cose come stavano.
    Magari te sai già che si tratta d’una menzogna spudorata, e allora dillo no ? E se non lo è, beh, è un argomento mica male anche se leghista.
    Infatti non credo Lucio lo abbia postato a caso..

  20. Gesù, ma è proprio questo il problema che qui in Italia riusciamo a far diventare razzisti anche i marocchini, così come è già successo per i “terroni” emigrati al nord e diventati leghisti. Ma quando vogliamo diventare grandi quando saremo già vecchi? (Quest’ultuma invettiva e rivolta a me stesso naturalmente)

  21. Ciao nonèmai, stai parlando con me? No dico, stai parlando con me? Eh sì, non c’è nessun’altro qui… stai parlando con me. (Taxi Driver) 🙂
    Macchè razzismo mio caro, il razzismo non c’entra. E’ nostro vezzo ideologico definire “razzista” chi si è conquistato quella che a lui pare una condizione agiata e non vuole fra le scatole i poveracci che ancora arrancano e son pure fastidiosi e rompicoglioni.
    In tutto il mondo è così, anzi in Italia siamo MENO PEGGIO di altri, il nostro bene o male è un popolo con ancora qualche traccia di gentilezza, umanità e di solidarietà, basta vedere come trattiamo i vu’ cumprà.
    All’estero ho visto scene di indifferenza per la sofferenza altrui agghiaccianti.
    Insomma non è razzismo è EGOISMO: quello del ricco verso il povero.
    L’egoismo è destinato a crescere, non è questione di “diventare grandi” come dici te che, ideologicamente, presupponi un’evoluzione ed elevazione dello spirito.
    Scordatene, ormai la società, il mondo ha preso la strada basata sul consumo, sull’avere, sulla “roba”, e chi non ce l’ha e vuole un po’ della nostra è un nemico.
    Najib non è diventato razzista bensì, siccome due lire le ha fatte, egoista.

  22. @Lucio Angelini:…. lentamente rispondo. Se rinunciassi a replicare, Lei in quanto passero saputo sarebbe disposto a spiegarmi perchè non dovrei lasciarmi spingere se anche il Pascoli mi sembra d’accordo? Sa la mia filosofia da ruminante mi porta a difendere il diritto di essere LENTI. Apprezzo l’emoticon.

  23. SOS – Come va interpretata la scelta dell’ex consigliere leghista che rinuncia alla cittadinanza italiana per ottenere gli stessi diritti dei fratelli extracomunitari? C’è un ragazzo del Marocco che vende scarpe e CD vicino a casa mia, si chiama Mohamed (lo so è un classico, ma giuro che se stessi inventando ‘sta storia, troverei 100 nomi più acchiappeschi) e quando gli ho raccontato la storia del leghista è scoppiato a ridere, ma ancora non capisce molto bene l’italiano (mentre io non capisco per nulla l’arabo). Allora con l’aiuto di un amico, che riusciva a farsi capire meglio di me, sono riuscito a spiegare a Mohamed che a causa della cittadinanza italiana, all’ex leghista toccano tasse e difficoltà, mentre rinunciandoci tornerebbe extracomunitario, e in quanto tale avrebbe il diritto alla casa e ai contributi assistenziali. Beh, purtroppo ancora una volta non ha capito, anzi ride più di prima. Ma la sorpresa più grande è arrivata mentre tornavo a casa con l’amico “traduttore” che m’ha chiesto dove si può rimediare il modulo per rinunciare alla cittadinanza italiana e diventare extracomunitari. SOS
    lucio

  24. CITTADINANZA ITALIANA E ANIMA RUMENA. LA TESTIMONIANZA DI
    ISABELA
    Anche se non sono la persona più adatta a scrivere
    dell’integrazione degli emigrati rumeni in Italia,
    tornando indietro con la memoria ricordo l’umiliazione
    subita nel 2000 durante un colloquio con un professore al
    Politecnico di Milano che mi chiedeva: cosa vogliamo noi
    cittadini dell’est? Meglio stare a casa nostra che rubare
    i posti di lavoro in Italia. Mi ricordo le interminabili ore
    perse in fila dall’alba in questura per il permesso di
    soggiorno. Nel 2007 siamo diventati comunitari e molti
    pensavano che il calvario di cittadino extracomunitario (con
    delle eccezioni per i mestieri ancora monitorati) sarebbe
    finito.
    Arriva il giorno di un’altra orrenda violenza contro una
    donna e all’inizio con incredulità e stupore vedo le
    reazioni politiche italiane e mi domando: che fine ha fatto
    l’Italia piena di gente solare e accogliente che io
    conosco?
    Le ultime volte che sono andata in Romania sono venuta a
    sapere che la forza lavoro specializzata scarseggia (edili,
    manutentori, medici, infermieri, ecc.) e che molti lavorano
    all’estero.
    Oggi mi chiedo se per caso sono nei campi rom, che a mio
    parere esistevano già molto prima: basti pensare alle
    prime ruspe contro questi campi a Bologna. Campi che oggi
    vengono distrutti e domani ricompaiono da un’altra parte,
    senza risolvere veramente il problema.
    Un’altra cosa che non riesco a spiegarmi è come si può
    colpevolizzare una nazione partendo da una minoranza etnica.
    I rom sono sempre esistiti, se pensiamo solo ai campi di
    concentramento nazisti, e sono di diverse nazionalità,
    comunitarie e non, ma nessuno fino ad oggi ha osato dire che
    gli spagnoli o i francesi sono rom. E bisogna sempre andare
    a verificare il rispetto dei diritti umani nel loro paese di
    origine, altrimenti perché scappano?
    Mi domando cosa sarebbe successo se il premier tedesco
    avesse chiamato in fretta e furia il premier italiano in
    seguito alla strage di Dortmund chiedendogli di andare a
    prendersi i cittadini italiani mafiosi.
    Leggo giornali e notizie di cittadini rumeni aggrediti a
    Roma, bambini che si rifiutano di giocare con i loro
    compagni di scuola rumeni, imprenditori italiani aggrediti
    in Romania e parenti che mi chiamano chiedendomi “Cosa
    succede?”.
    Mi viene in mente una sola parola: xenofobia.
    Provo una grande amarezza e sconcerto come cittadina di
    entrambi i Paesi.
    Concludo con le parole di Indira Gandhi: “Non si può
    dare la mano con il pugno chiuso”.

  25. @girolamo: “Bertinotti (o chi per lui) tutt’al più puoi paragonarlo a uno dei capi della rivolta in Baviera, Bismarck (magari in versione-operetta) a uno qualunque di quelli che vengono dopo la restaurazione, Veltroni va benissimo nella parte.”
    e a Prodi? Gli facciamo fare Ludwig I? Fichissimo, dovremmo proporre una fiction alla RAI .. 🙂

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