CRUELLA E IL SUO DOPPIO

Ieri sera ho visto Cruella, il film di Craig Gillespie con Emma Stone: ovvero, una delle rivisitazioni Disney dei suoi classici, e una delle rivisitazioni, in particolare, che riguardano i, ma soprattutto le villain. E’ già avvenuto con Maleficent, probabilmente avverrà ancora: e questa volta non mi sembra che sia tanto la scia del politicamente corretto o come diavolo vogliamo chiamarlo a essere percorsa, quanto quella dell’approfondimento dei personaggi.  Maleficent, nel caso, viene raccontata come una creatura a cui è stato fatto un torto spaventoso, due volte tradita e per giunta privata delle ali, e che però prova sentimenti materni nei confronti di Aurora. Nel suo saggio Donne e fantastico, Giuliana Misserville ricorda come la questione del materno, nella sua complessità, nell’esigenza di far spazio alla madre dentro di sé,  sia quella che innerva Maleficent. Sia pure, notarono altre, con una dicotomia fra bene e male che restava ancora molto evidente, e con la riproposta dell’antico stereotipo secondo il quale, alla fine, le donne, streghe o meno, sono fondamentalmente buone.
Cruella va avanti, secondo me, in questa operazione di approfondimento: anche in questo caso, il film racconta gli anni di formazione di colei che conosciamo come malvagia. Bambina ribelle e geniale, con chioma bicolore che rende problematico l’inserimento a scuola, Cruella perde tragicamente la madre durante una festa sfarzosa nella villa della Baronessa von Hellman (Emma Thompson), fugge a Londra con il cagnolino trovato in un cassonetto della spazzatura (non è un dalmata: i dalmata, nella prima apparizione, sono perfidi, ma si capirà poi perché), fa amicizia con due giovanissimi ladruncoli, cresce, sogna di diventare una famosa stilista. E ci riuscirà, ma si tace come. Siamo nella Londra degli anni Settanta, Cruella e le sue creazioni sono ispirate a Vivienne Westwood, mentre la Baronessa von Hellman, regina incontrastata della moda, ai bustini e ai giro vita molto Dior e molto anni Sessanta. Una bella guerra culturale, punk contro classico. E figlia contro madre, ancora una volta. Una doppia madre, quella buona, accudente, che sostiene la piccola Cruella e ne incoraggia la creatività. E la madre oscura e anaffettiva, quella che vuole annientare la figlia perché vede nella sua crescita e la sua forza il proprio declino.
Qual è il passo avanti? Che Cruella non è “buona”. Anzi. Quel che di buono e sottomesso c’è in lei viene messo da parte per potere ottenere non semplicemente vendetta, ma libertà, o almeno così la vedo io. E mi sembra comunque una strada da studiare, questa della rivisitazione Disney. Che gioca sul doppio, come è giusto che sia. E che, evidentemente, non è scevra da inciampi: non ultimo, quello di dover motivare, fra una trentina d’anni, la villain Baronessa. Ma sarà comunque interessante.

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