Siete anche voi fra coloro che hanno letto questa lettera apparsa oggi su Repubblica?
Gentile direttore, leggo con sorpresa e forte disappunto l’articolo pubblicato il 3 settembre sul suo giornale dal titolo “Manuali, ecco il fai da te del risparmio testi sui cd e pagine fotocopiate”. La sorpresa discende dal fatto che esiste una legge che tutela le opere protette, come i libri scolastici.
Se i libri non si vogliono acquistare nuovi esistono molte altre forme legali a cui fare riferimento. Senza scannerizzare, fotocopiare, copiare su cd, scaricare e diffondere gratis, che oggi sono un reato.
Federico Motta
Pres. Ass.ne Italiana Editori
In tal caso, vi gioverà sapere che è imminente il Copyleft Festival 2008: qui trovate tutte le informazioni.
Qui, invece, tutto sul nuovo libro di Luigi Bernardi, Senza luce.
Da Giovanna Cosenza, invece, un bel post sul blog Fantasygamberi, già apparso da queste parti. La cosa divertente è che il suo giudizio su Gamberetta coincide in pieno con quello che ci dicevamo due giorni fa Francesco Dimitri ed io: possibile che nessun editore abbia capito che questa ragazza potrebbe essere un editor strepitoso?
Infine: se avete tempo e voglia, domenica mattina alle nove gettate un occhio al Gran Concerto, sì?
Il mio concetto di “libro estivo” è quello che posso cercare con un po’ più di pazienza e cura in libreria, a prescindere da (presunta) leggerezza o stereotipi vari. Questo finale di estate è stato allietato da due scoperte molto piacevoli, due romanzi capaci di trattare con ironia e levità tematiche di grande attualità, drammatiche o anche solo meschine. Si tratta di “L’insegnante di astienenza sessuale” di Tom Perrotta e “Rubò sei cervi nel parco del re” di Antonio Ferrero
Lippa, ma questa Gamberetta – che non conoscevo – è BRAVISSIMA!!!!
Lo so!
Occhio occhio!
La gamberetta mo indago:)
Gamberetta un editor? Un editor dovrebbe essere AL SERVIZIO dell’autore… Gamberetta dimostra un acribia che su un blog può anche essere divertente, ma che nel rapporto con gli autori la renderebbe ingestibile.
Come spietato lettore sì, editor non la vorrei.
Oddio Loredana… questa poi!
Gamberetta un editor strepitoso??? Certo, basta leggere quanto ha sparlato sulla Troisi, successo commerciale della Mondadori.
Certo, un editor strepitoso per affondare una casa editrice.
Ovvio, è brava a trovare gli errori in un libro, frase per frase. Ecco, ottima come correttore di bozze. Ma un bravo editor deve saper comprendere lo spirito di un libro, la capacità di raggiungere le persone. E mi sembra anni luce da una cosa del genere.
Paolo S,
hai ragione a dire che con gli autori bisogna avere tutt’altri toni e modi, ma è chiaro che la ragazza, se lavorasse in una casa editrice, non si metterebbe a scrivere (né pensare) pezzi lunghissimi e arrabbiati come fa sul blog. (Impedirebbe che questo e quel libro uscisse in certe condizioni, però, e non sarebbe male, no?)
E’ chiaro che sul blog la ragazza si permette cose che altrove non potrebbe.
Insomma, da quel che leggo di lei, mi pare abbastanza sveglia da potersi adattare ai diversi ruoli, ma magari mi sbaglio.
Inoltre, se è vero quel dice, è giovanissima (18-19 anni?)… e dunque: si farà. 🙂
Per farla breve: le mie (nostre) lodi alla Gamberetta provengono più che altro dal confronto (durissimo) fra tanta precisione e passione (la sua) e ciò che spesso viene – invece – mandato in stampa da alcune case editrici italiane.
Ma è la solita vecchia storia, non vale la pena ripetersi.
Ciao!
🙂
Quel che intendevo, dicendo che ci vorrebbero editor così,
ehm… è rimasto uno scampolo finale che ho scordato di tagliare… scusate.
Michele? Definizione di “spirito di un libro”?
No Giovanna, non ci siamo proprio.
Ripeto, se fosse arrivato nelle sue mani il manoscritto di Licia Troisi (o degli altri successi che ha stroncato nel suo blog) non li avrebbe mai pubblicati.
E se il fantasy in italia è diventato un genere letto e discusso è grazie a quegli autori, non a editor come Gamberetta che, per fortuna, non sono.
Quando un editore sceglie un libro, non si deve guardare solo alle incongruenze. Ovvio, vanno corrette, e posso essere d’accordo su Gamberetta che alcuni libri presentino delle inesattezze più o meno evidenti.
Ma, a prescindere da questo, un editore deve capire ciò che può arrivare a un lettore, se i personaggi sono convincenti e lo spingono all’immedesimazione, se la trama lo coinvolge e lo tiene con il fiato sospeso.
Il lettore medio non vivisezione un libro. Non si mette a fare la conta dei pollici di una spada, della posizione della luce, dei gradi centigradi di una birra. Il lettore cerca un’emozione, e se quella c’è, il libro funziona.
E, per favore, smettiamo di dire queste enormi fesserie.
Loredana, credo di aver spiegato nel post precedente quale sia l’importanza e lo spirito di un libro e ciò che invece va a criticare Gamberetta.
Allora.
Io non voglio entrare nel mondo dei pro-contro Gamberetta, nel modo più assoluto. Dico però che un editor in grado di sottolineare le incongruenze di un libro, di spiegare all’autore dove rimettere le mani, di mettere in evidenza l’importanza di un dettaglio…beh, è qualcosa di prezioso.
Nella narrativa fantastica, a mio umilissimo modo di vedere (e questo NON comporta ALCUN giudizio di merito nè su Licia Troisi nè su altri, per favore: non entro in questa trappola), lo spirito di un libro sta anche e forse soprattutto nella coerenza di ogni parte del medesimo.
Tolkien docet. King docet. Per fermarsi ai grandissimi.
E io ho la sensazione che, soprattutto in Italia, questo venga trascurato da parte degli editori. Ci sono elfi? Orchi? Draghi? Vampiri? Lupi mannari? Ottimo, ben venga, si stampi.
Poi, io sto parlando di editor, non di direttore editoriale: sto parlando di una figura che lavori su un libro aiutando l’autore. E, a mio umile avviso, questa ragazza (ammesso che le interessi un discorso del genere), sarebbe preziosa.
E ti assicuro che il fantasy italiano avrebbe tutto da guadagnarne, arrivando anche a soddisfare quella non piccola realtà di lettori che tuttora lo disdegnano. E non perchè vivisezionino i libri: ma perchè della caduta dell’incanto, che la sciatteria può provocare, si accorgono, eccome.
Ciò detto:
– Io non sono un editore
– Io non sono una scrittrice fantasy
– Io non conosco Gamberetta
Mi prendo, semplicemente, la libertà di segnalare sia un post che un blog che trovo interessanti.
nulla da togliere alle tante qualità dell’ipotetica 19enne Gamberetta, capacità di analisi e di argomentazione fuori dal comune e anche scrittura frizzante e appropriata. Propongo a Gianni di scrivere un fantasy e di inviare la prima bozza a Gamberetta
😉
Il problema, Loredana, l’hai espresso chiaramente nella tua risposta.
La figura dell’editor (competente o meno ciò dipende dalle risorse umane di Mondadori o chicchessia) deve SAPER aiutare un autore, ma sapere aiutare un autore, trovare la giusta sinergia per migliorare un libro è un’impresa titanica. Dovrebbe essere la qualità più ricercata in un editor.
Sono d’accordo che poi il libro vada limato e migliorato, per l’amore del cielo. Fare l’editor è un lavoro. Lo fai male? Arrivederci.
Tolkien e King docet? Bah, dipende. Nulla da ridire sul valore storico-letterario della loro figura. Ma siamo sicuri, Loredana, che i lettori apprezzino solo un Tolkien o un King?
Conosco una marea di persone che hanno abbandonato Tolkien perché lo reputavano illeggibile. Sono da condannare? Sono da ritenere dei minorati? No, niente affatto. Semplicemente quel libro non ha saputo trasmettergli nulla (pur nell’ipotesi di un’assenza di incongruenze).
“lo spirito di un libro sta anche e forse soprattutto nella coerenza di ogni parte del medesimo.”
Certo, ma dipende da cosa si intende per coerenza. Coerenza di un personaggio oppure i centimetri quadri di una parete?
Loredana, quando leggi un libro, sei più interessata a come si evolve un personaggio oppure che l’autore ci descriva in modo opportno la tipologia delle pietre incastonate nelle mura della stanza X che distano y,t dall’asse mediano e che siano perfettamente…
Adesso mi chiedo: hai letto accuratamente il blog di Gamberetta? C’è stata una discussione infinita se sia degno o indegno mettere la parola “zero” in un libro fantasy, tirando fuori tutte le teorie del mondo su quando lo “zero” è stato introdotto.
Ma quanto gliene frega a un cacchio di lettore se lo “zero” poteva metterlo o no?
Il nome della Rosa è un brutto libro perché parla di “peperoni”?
Nel suo blog io vedo solo la volontà di distruggere per piacere, per autocompiacimento, per essere osannata da un gruppetto di esordienti senza editore, mossa dall’invidia di una Troisi che ha raggiunto la fama.
Tutto qua.
Michele.
Michele, conosco pochissimi grandi autori fantasy che riescono ad appassionarti prescindendo dalla coerenza e dalla tecnica: Lovecraft, per fare solo un nome.
Parliamoci chiaro, anche se anticipo parte della famosa chiacchierata che sto scrivendo: il fantasy è il genere più difficile di tutti, non uno dei più facili. Perchè devi creare: un linguaggio, un mondo (più di uno, anzi), svariate razze e all’interno delle medesime psicologie diversificate.
Ora, o tutto questo funziona o non funziona il libro. Almeno per chi ama e frequenta il genere.
Non sto dicendo che alcune discussioni e affermazioni non siano esagerate, non sto dicendo che non ci sia un certo spirito talebano in FantasyGambery.
Dico: avercene, però, se almeno una parte di questa attenzione può essere utilizzata per realizzare buoni libri.
Tutto qua
Aggiungo solo una cosa all’ultimo intervento di Loredana, con cui concordo in ogni sospiro.
Fare le pulci a uno scritto AIUTA l’autore, AIUTA l’editore, AIUTA l’intero genere letterario a cui quel libro appartiene, visto che migliori sono i libri che escono nell’ambito di quel genere (= più corretti, più coerenti, più precisi, ecc.), meno pregiudizi si alimenteranno da parte di chi guarda a quel genere (il fantasy, in questo caso) con sufficienza. E poi alla fine, se il libro pubblicato è migliore (= più corretto, coerente, ecc.), anche i lettori se ne avvantaggeranno, no?
Inoltre, per dirla nei termini di Michele (a cui per una volta perdono di aver usato il termine “fesserie”): AIUTA lo spirito di un libro a venire fuori, quando c’è.
Ma ribadisco: non è qui in gioco una votazione pro o contro la ragazza, che, prima di entrare in qualunque casa editrice, ne avesse mai l’occasione, dal mio punto di vista farebbe meglio a iscriversi a un buon corso universitario – che almeno uno straccio di laurea triennale bisogna averlo. (Ma neppure io la conosco e, per quel che ne so, potrebbe avere 18 come 40 anni).
Ciao a tutti di nuovo, e scusatemi: non amo il commentismo, ma mi sono sentita chiamata in causa.
Ringrazio dei complimenti, ma la definizione “editor strepitoso” si applica a gente come John W. Campbell Jr., Harlan Ellison, Michael Moorcock e simili. Quando avrò la loro esperienza come autrice e lettrice allora forse sarò davvero un editor strepitoso.
Poi sono convintissima che potrei svolgere tale lavoro meglio di tanti altri, tuttavia non ho particolare interesse a partecipare a una gara fra storpi.
Riguardo agli altri che più o meno velatamente mi prendono in giro: problemi vostri. Sono stufa di ripetere sempre le stesse cose, se argomenti quali la verosimiglianza nella narrativa fantastica interessano, autori come Lovecraft, Tolkien, Asimov, Scott Card e molti altri ne hanno scritto con una competenza di certo superiore alla mia. Ci si può rivolgere a loro per qualunque dubbio.
Dopodiché ognuno è libero di divertirsi come preferisce. Nessuno vieta di vivere mille fantastiche emozioni con le avventure di Nihal. Non a caso se dovessi mostrare un sentimento come la Felicità, difficilmente troverei di meglio che non dipingere un maiale che grufola contento sguazzando nella melma, tra gli sguardi invidiosi dei suoi amici suini.
Salve a tutti.
@lalipperini. A proposito di Lovecraft. Lo stesso Lovecraft ammette di non essere un narratore particolarmente abile dal punto di vista tecnico, ma ha sempre ricercato credibilità e coerenza. Così come molte sue trovate che paiono puro incubo sono estrapolazione di precisi concetti scientifici. Lovecraft non andava “a naso” quando scriveva, neanche un po’.
E io concordo con Giovanna, naturalmente, parola per parola: non era intenzione di nessuna delle due aprire una polemica che non ha senso. Personalmente ribadisco che uno sguardo come quello di Gamberetta sarebbe utilissimo. Per esempio, ha appena giustamente sottolineato che ho commesso un errore parlando di incoerenza in Lovecraft: è vero, gliene do atto. E mi serve, anche in un blog. 🙂
Io conosco solo gli editor televisivi e sono tutti tristi.
Credo che un lavoro di revisione sulla bozza di un romanzo farebbe bene a chiunque, qualunque autore, soprattutto fantasy. Certo ci sono vari livelli di “editing” di un testo. Dalla correzione ortografica a veri e propri rimaneggiamenti testuali e di senso.
Io devo dire che per quanto molto esasperante il lavoro di Gamberetta può risultare molto utile. Da diversi mesi la seguo nel blog, non sempre riesco a finire i pamphlet, ma poiché mi sto accingendo a scribacchiare pure io m’ha fatto piacere qualcuno ancora apprezzi la documentazione “prima della storia”.
Scritto questo, vorrei ricordare della “willing suspension of disbelief” che è assolutamente necessaria per il fantasy. Anche nei giochi di ruolo, dove la regolamentazione è diventata maniacale, capita per riuscire a raggiungere momenti epici di dover allentare la corda. Altrimenti diventano gli scacchi. Ed è un altro, bellissimo, ma un altro gioco. Con il metro di paragone spietato che usa Gamberetta Tolkien stesso potrebbe vacillare (pure Omero sonnecchiava, diciamolo). Mentre il 99,9% dei lettori non si rende conto di niente. Il fascino della storia è talmente potente che ti SEMBRA tutto perfetto.
Come proposta di lavoro accorperei quindi i pregevoli sforzi di Gamberetta con un altro editor che fa da interfaccia con l’autore e abbia una griglia di giudizio più “comune”.
Sarebbe poi bello parlare del fantasy, che appunto in rete sta popolando. Ma come nota la Catonessa, effettivamente troppa gente si crede che mettendo due orecchie a punta e giustificando ogni cosa con la magia si faccia il fantasy.
p.s. correggete con F7 i vari errori ortografici da soli!
a proposito delle osservazioni di michele:
è vero che talvolta può essere del tutto irrilevante, ai fini dell’efficacia della narrazione, che l’autore ci descriva o meno la tipologia delle pietre incastonate nelle mura della stanza x, eccetera; MA SE DECIDE DI FARLO NON DEVE FARLO ALLA CAZZO. La sciatteria dovuta a pigrizia non è giustificabile.
Mi permetto di interrompere l’interessante dibattito sulla Gamberetta per tornare due minuti sul copyleft e ciò che ne consegue. Il festival di Arezzo è una manifestazione importante perché, per quanto mi risulti, in Italia è l’unico luogo di confronto dove si cerca di comprendere, attraverso discussioni aperte anche ad autori che non praticano il copyleft (come De Cataldo), quale sia la portata del cambiamento (irreversibile) nella gestione e fruizione del diritto d’autore. Un luogo dove si cerca di capire prima ancora che di convincere o di difendere il proprio interesse personale. All’opposto insomma di quel che fa il mittente della lettera citata da Loredana, che si erge a difensore della legalità sol perché, a me sembra, da presidente dell’associazione editori, gli pare che questa legalità difenda i suoi interessi.
Chiudo con un piccolo aneddoto. Qualche mese fa a Negrar siamo stati invitati (parlo da Kai Zen) a una rappresentazione teatrale tratta dal nostro libro messa in scena dai benemeriti della Compagnia Fantasma. Il tutto organizzato dal comune. Alla fine dello spettacolo si presentano due funzionari SIAE che chiedono come mai non sono stati avvisati ecc. Viene loro spiegato che lo spettacolo era gratuito e tratto da un libro concesso in licenza creative commons, dunque liberamente fruibile. Viene anche mostrata loro la licenza sul colophon del libro.
Risultato? La SIAE ha multato il comune. Multa di duecento euro, mi pare, che noi Kai Zen stiamo ovviamente adoperandoci per far annullare. Dunque la SIAE ha deliberatamente multato un soggetto che rappresentava un’opera che sia l’autore che l’editore avevano espressamente concesso liberamente.
La mia domanda è: gli interessi di CHI ha voluto tutelare la SIAE con quella multa? Non quelli miei di autore, non quelli di Mondadori quale editore, visto che entrambi avevamo acconsentito al libero utilizzo dell’opera. E allora? Forse ha voluto tutelare gli interessi suoi, gli interessi di un apparato che scricchiola per la vetustà del modo di intendere il proprio stesso ruolo?
Ma allora perché lo chiamano ancora diritto d’autore? Visto che a quanto pare non sono io, autore, e nemmeno l’editore a disporne, che lo chiamino diritto siae e basta. Facciano una legge che dichiari che tutte le opere di ingegno appartengono alla siae e buonanotte.
Ma se non vogliamo che si faccia questa minchiata (chiedo scusa ma quanno ce vo’…) allora sarà il caso di capire che in questo mondo con queste tecnologie, intendere il diritto d’autore come lo si faceva cinquant’anni fa è solo ridicolo, patetico e dannoso. Il festival del copyleft è un buon posto dal quale partire per cominciare a capirci qualcosa insieme, perché tutto, anche le mie opinioni, è perfettibile, ma se uno si rifiuta di constatare che il mondo cambia…
Grazie, scusate l’interruzione.
All’esimio dottor Federico Motta, presidente dell’Associazione Italiana Editori, bisognerebbe far presente che il termine “scannerizzare” non compare per ora in alcun dizionario. La parola prevista dalla lingua italiana è “scansionare”.
Esiste, semmai, “scannare”, ma si tratta d’altro e la correlazione con certi editori italiani viene fin troppo automatica.
una curiosità a margine: chi cazzo è ‘sto francesco dimitri col quale parli sempre?
Sergio caro, ammetto che tre citazioni per un’unica conversazione possano infastidire: che posso farci se da quella chiacchierata sono venute fuori riflessioni che condivido in pieno e mi hanno colpita?
Ps. No Google?
Domenica mattina ore 9, tazzina di caffè nella mano e telecomando nell’altra:mi sembra che tra pulcini, arance e parrucche di maccheroni (geniale!) il *Gran Concerto* sia ben decollato. Mica facile gestire una trasmissione così.
Ma grazie Anna Luisa!!!! No, non è per niente facile, ma quanto mai divertente. Incrociamo, incrociamo…
Ok incrociamo le dita, comunque peccato che, come al solito, i programmi televisivi interessanti vengano messi in onda nelle fasce orarie più bizzarre…
P.S.
mi sono persa una parola per strada nel precedente commento: destra (mano destra)