DESPERATELY SEEKING MELISSO

Sei o sette anni fa Alberto Castelvecchi sosteneva che era tempo di maschilismo di ritorno. A giudicare dalla campagna promozionale che Fazi sta intraprendendo su Giuseppe Carlotti, non aveva torto. Carlotti, autore di un romanzo che si chiama Klito, viene lanciato come il Massimo Fini dei poveri, e gironzola per settimanali e programmi televisivi sostenendo l’inferiorita’ della donna e, conseguentemente, il suo libro. Certo, sul proprio blog ammette il gioco: Amici, io lo so, il mio libro dice tanto altro, ma quello che interessa ai media è solo il 10% di esso, e di questo 10% sono chiamato a rispondere”. Poi, ovvio, sulle medesime pagine aggiunge quel che da lui ci si attende (le donne sono esseri inferiori, sono un tifoso del neomaschio, tornate in cucina, sono la voce dei tanti ragazzi che la pensano come me, e bla bla).
Probabilmente non dovrei nemmeno parlarne, anche perche’ la vicenda non e’ strana ne’ nuova: Fazi tenta l’operazione furbetta che faccia il paio con Melissa e possibilmente sia piu’ fortunata rispetto a Girls di Nick Kelman. A disturbare e’ soltanto che a renderla possibile, evidentemente, c’e’ un terreno fertile, anche se reso implicito e sotterraneo da decenni di maldigerito politicamente corretto
.

98 pensieri su “DESPERATELY SEEKING MELISSO

  1. Voglio un libro di un pedofilo di otto anni. Voglio un resoconto su una donna annoiata nella Brera anni Ottanta che riesce dannunzianamente a mettersi la testa tra le gambe e a risalire su dagli sfinteri. Voglio assolutissimamente un resoconto autobiografico di uno che ha una perversione detta “di San Sebastiano”. E li voglio tutti Lain Fazi.

  2. E’ come se Giuseppe Carlotti si fosse messo a tavolino e avesse studiato la strada migliore per arrivare nel minor tempo possibile dietro la scrivania di Cronache Marziane. Così ha escogitato Klito. Ieri era da Canino a gridare l’inferiorità della donna. Questa mattina da Costanzo a sostenere che le donne si prostituiscono per arrivare dove vogliono.
    Ci sono uomini invece che pur di apparire scrivono cose che non pensano. Carlotti sogghigna quando parla, lo sguardo è basso e probabilmente non avrà il coraggio di andare da sua nonna, come gli ha suggerito ieri Roberto Da Crema, a dirle: Sei un essere inferiore!

  3. non sono d’accordo: non parlarne criticamente significa che queste operazioni si consumano nell’indifferenza e ottengono il loro scopo. Parliamone per smontarle e boicottarle, invece.

  4. Cara Loredana,
    sinceramente, me ne frega niente di Carlotti (o come diavolo si chiama), di Leroy (il J.T.), la Melissa, tutto ‘sta robetta che ha già detto Vassalli. Non dimentichiamo poi che Fazi ha pure stampato Fini in gran fretta e furia, e adesso anche Carlotti. Io – ma io sono io, quindi niente – me ne fregherei ampiamente di queste mezze tacche: il “non parlarne” – se solo tutti o molti canali lo facessero – costituirebbe di per sé annullamento del finto problema, quindi anche di Carlotti. Se s’imparasse ad urlare di meno “allo scandalo”, questo non avrebbe ragione di esistere perché affogherebbe in sé stesso. Quindi, per quanto mi riguarda lascio affogare questo misogino fascistoide nella sua “merda”. Il problema non è lui. Non è solo un ritorno di maschilismo (in questo caso un prodotto editoriale). E’ più grave invece il ritorno d’un marcato maccartismo che invade e la sfera culturale e quella sociale ergendo roghi per tutti coloro che sono contro la schifezza imperante di questo secolo iniziato e già così tanto sprofondato dentro un nuovo medioevo. Si leggano libri belli, importanti, come “Le memorie di Adriano” di Marguerite Yourcenar, per esempio, e se ne parli. Di Carlotti, leggendo: “L’AUTORE Giuseppe Carlotti è nato a Roma nel 1974. Laureato in Giurisprudenza, si occupa da anni di marketing e comunicazione presso grandi società multinazionali e agenzie pubblicitarie. Klito è il suo primo libro.” E’ marketing. Che altro c’è da dire? No, non sprecherò altre parole per questo fenomeno da baraccone.
    Saludos.
    Iannox

  5. Quando a suo tempo recensii Girls di Nick Kelman su TTL, lo definii: furbo.
    Il pezzo si concludeva con: “Se Playboy ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, un motivo ci sarà”.
    È il dare importanza a Playboy che mi ha sempre lasciato perplessa.
    La minestra riscaldata del: “Dammi una donna che stira cantando…”, viene riproposta a cadenza quinquennale.
    Funziona? No.
    Il libro di Kelman è stato più un fenomeno di costume che di vendite. Materiale da programma televisivo, tutto sommato innocuo.

  6. @ SERENA
    Boiccotare è non servire simili operazioni: se non ne parlo né in bene né in male, il libro passa inosservato al pubblico e alla critica. Ma se il critico comincia a dire: “Ma questo libro, quarda quant’è maschilista…”, il pubblico tende l’orecchio e subito grida “Scandalo!”. E la voce passa di bocca in bocca, e l’editore è felice e l’autore pure, perché così vendono. Io non ne parlo, né in qualità di critico né come lettore: dove la risonanza del libro? Nessuna, se non nel circuito interno dell’editore: e se la risonanza è solo nel circuitio dell’editore, ecco che il “flop” è bello che pronto e servito. Questo è boicottare, almeno per me, cara Serena. Io non parlo della merda, ed è fin troppo onore che mi sia sprecato a dirla tale.
    @ MARCO
    Fa piacere sapere che c’è chi la pensa come me.
    Meglio sarebbe passare ad altro argomento, e basta.
    Baci et abbracci
    Iannox

  7. CARLOTTI
    Ieri ne ho lette di fretta 2 pagine e una risata me l’ha strappata.
    è furbo? molto! è mktg? certo.
    PERO’ almeno vende… (quindi il tipo è un furbo markettaro) da me si dice: ofelèr fà il tò mester!! lui esegue.
    postare in retrodicopertina gli insulti da nazione indiana è stato geniale!!!
    [fazi, non in quella collana, pubblica gran belle cose—-> siamo ancora alla parabola del concime]

  8. noto che la qualità dei prodotti delle grosse distribuzioni si deteriora per favorire le vendire, è il segno dei nostri tempi. L’altro giorno ho scoperto una piccola realtà interessante, ho preso da Odradek (campo de’ fiori), una rivista che sembra pensata come lettura da bagno e dentro una serie di piccoli racconti-gioiello che mi hanno lasciata incantata, fai un salto nel sito http://www.toilet.it o se capiti da Odradek prendila, spero che duri.

  9. Io sono d’accordo con Iannox: se è un brutto libro non se ne parli, e piuttosto si parli di buoni libri, o libri che stimolano a dire qualcosa di nuovo o di interessante. E’ come il “fenomeno” Melissa P.: posto che sia spazzatura (non l’ho letta), pensate che 100 colpi di spazzola sia responsabile della mancata lettura di una sola copia di Lolita? Tutt’al più può accadere che il lettore deluso, ma interessato al genere sia stimolato dalla elusione a leggere qualcos’altro (io a Ellroy ci arrivai per reazone alla noia della Cornwell), e magari alla fine arriva a Lolita.
    Poi, certo, ha anche ragione Serena, c’è un altro discorso (che non è letteratura, ma andrà pur fatto da qualche parte): Carlotti o no, da 10 anni a questa parte i succesi elettorali di questo tipo di destra (ma io ci metterei anche la capacità di contrapposizione culturare di un certo tipo di “sinistra”) coincide col ritorno della casalinga scema che si alza alle 4 per preparare giuliva la colazione per i maschi di casa, della patata che tira, della segretaria col culo in mostra, ecc.: poi, dopo i creativi della pubblicità, arriva l’onda lunga. Che non si contrasta con Veltroni, le famiglie del Mulino Bianco e i fighetti viziati di Muccino, e neanche con i “padroni di sinistra” alla Colaninno: ma appunto, tale destra, tale sinistra…

  10. e a milano per commentare negativamente un lavoro non eseguito a regola d’arte (o peggio) si diceva: “l’è un laurà de bergamasc”

  11. 1) da noi è berghem, da voi non so
    2) l’abilità e la capacità di lavorare dei bergamaschi (soprattutto nell’edile) è rinomata NEL MONDO
    3) te prova a dirglielo ad un magut, che non hai ancora finito la frase e sei già in fila per una dentiera nuova… proàga

  12. A Edoardo,
    lungi da me pensare che la markketing non sia cosa, a volte buona e a volte giusta, però nel caso di Kelman ha funzionato poco. Di “Girls” si è posto l’accento, a più e più riprese, sul fatto che fosse stato messo al bando dalle femministe americane, come se questo particolare fosse un dato determinante nel testo. Da lì sono scaturite le polemiche, che all’inizio hanno dato discreti risultati di vendita, ma poi la bolla di sapone è esplosa.
    Con Giuseppe Carlotti si sta verificando la stessa situazione, però in scala locale, che è ancora più triste e noiosa. Almeno cambiasse il modo di commercializzare lo stesso prodotto, quella sarebbe già una bella innovazione.

  13. Non lo so, scusate, son sempre un po’ fuori posto. Mi pare che sto Carlotti sia un po’ uno tristemente pittoresco, di quelli che – avendo un’identità scadente, tipo i leghisti – cerchi di costruirsene una. Di quest’epoca mi scandalizza poco. Molto di più mi fa impressione la scarsa consapevolezza di certe donne – e quanto invece possa risultare commovente il prendere coscienza di sè, dei propri disagi, vedi fra tante belle situaizoni, lo svenimento nel bagno del bar al culmine di un colloquio, di Franny, nel romanzetto di Salinger (Franny e Zooe). Lei così “embarrassed” dalle sbrodolature del ragazzo, che le sta davanti, lui le rimepie la testa fino a stordirla – il successo, i libri, i soldi, la riuscità di sè – il saccente studioso di Flaubert, fino a sentirsi male, lei che vuole fuggire. Meraviglioso!

  14. …diminutivo “affettuoso”.lLa mancanza dell’aggetivo sì che era un refuso. Come quando si dice, “tesoretto”, non è condideri – più piccolo – meno tesoro la persona a cui lo dici,solo, c’è della tenerezza.

  15. Discussione fiacca, no? Provo a rinfocolare un po’ gli spiriti. Sostengono alcuni esperti di cladistica (se l’è?) che avrebbero individuato nelle caratteristiche del Homo Bergamascus l’anello di congiunzione mancante tra l’Homo sapiens e l’Homo Brescianus.
    Tanto, la mia popolarità tra Bergamo e Brescia era già molto bassa.

  16. No, piero, non puoi considerarlo un refuso. Perchè dal tono generale del mio discorso di capiva che l'”etto” era un diminutivo, l’unico adatto a esprimere lo sperticato amore che provo per quel :-))) testo! Se non avessi paura di mandare qualcuno in confuzione direi, quel “romanzone!!!

  17. Considero refuso anche “romanzetto”, posso? Se è riferito – come è ovvio – alla lunghezza, propenderei per “romanzo breve” o “racconto lungo”.

  18. Proprio perché siamo in molti a amare quel libro (ma altrettanti a non conoscerlo, o a considerarlo minore rispetto al fin troppo celebrato Catcher) avevo alzato il sopracciglio su quel diminutivo. Dopo la tua puntualizzazione ne capisco il senso. Ciao!

  19. ciao. in questo senso piero, hai ragione . dimmi tu un “romanzetto” su questi temi – le donne, gli uomini, l’inferiorità, la superiorità, la consapevolezza femminile, quella maschile – che consideri “meraviglioso!

  20. Per me ha ragione Iannox: va sempre a finire che poi e poi si parla di ‘sti libri qui e qui. Insomma. Cazzo. Poi ne approfitto per riprendere una cosa che dicevo già qualche settimana fa qui sul blog della Lippa, ma che per me vale anche per tanti altri cosiddetti “blog letterari”: si parla fin troppo, mi pare, di chi vende e chi no, di chi va in tv e chi no, di chi è furbo e chi no, di meccanismi editoriali nazional-poppppolari, di strategie di mercato, di lettori, tutti quanti lì, suini et vagine letterate….. e poco di libri che sono i libri che uno legge e che gli piacciono… o i libri e i racconti e le robe che magari prova a scrivere… nonso, mi pare ci sia un po’ di snobberia in tutto ‘sto cicaleccio attorno alle vetrine delle librerie…. ai book-shopping…. ai sexy-shop….

  21. Beh, concordo a metà. Ho confessato nel post di essere stata indecisa, non ero convinta che fosse giusto parlare del giovin Carlotti. E, come ho premesso nei primissimi passi di questo blog, non amo le stroncature, non ne faccio, abitualmente, preferisco non parlare dei libri che, appunto, non mi piacciono. Ma il punto è un altro: anzi, i punti sono due. Il primo: inquadrare il libro in una strategia, questa sì, al ribasso, nel momento in cui lo stesso editore fa uscire volumi senza storia, neppur minima, quanto assai ghiotti per i talk show (mi riferisco a Klito e a Melissa). Secondo: il fatto che, appunto, un libro che si propone come neomaschilista ha evidentemente un terreno fertile. Ed è assolutamente vero. Poi possiamo decidere di ignorare tutto ciò e parlare delle cose che amiamo (figurarsi, mi invitate a nozze). Ma non esistono soltanto quelle. Purtroppo, certo. Però è così.

  22. Pure io sto con Caliceti. Che si parli di libri e non di sexy-shop a ore o a gettone. Si parli di libri, dei classici e dei contemporanei, ma che siano libri: si parli di Noi saremo tutto, di Guerra agli umani, di New Thing, de Il busto di Lenin, de La messa dell’uomo disarmato, de Lo stato dell’Unione, del Le memorie di Adriano, di Silvia Plath, di Henry Miller, di Valerio Massimo Manfredi… Insomma che si parli di libri che dicono e bene. Si parli dei libri che ci piacciono, non di quelli che non ci gustano neanche di traverso.
    Cari saluti a Tutti/e
    Iannox

  23. Cara Loredana,
    io credo – e una delle poche certezze che ho – che le “stroncature” sono necessarie e devono essere “dolorose” e senza pietà alcuna, tanto più quando siamo di fronte a chi offende la nostra intelligenza. Per me i libri da sexy-shop offendono non me, ma l’intelligenza e la dignità dell’umanità tutta intera. Non fanno danno, perché, sì, valgono niente: ma perché mai parlarne allora? Perché fanno discutere e ci fanno ripetere quanto abbiamo già detto? Fazi ha delle belle cose in catalogo, ma anche tante cazzate, del resto come quasi tutti gli editori. Parliamone pure di questi libri che ci fanno ripetere cose già dette, ma poi facciamoci su una risata e che non se ne parli più.
    Ti offro un buon bicchiere di vino rosso, sincero.
    Baci et abbracci
    Iannox

  24. OT.
    Su Blogdiscount pubblicizzano un fantastico apparecchio programmato per intercettare le telefonate tra Genna, la Lippa e il Sottoscritto!
    Ec-ce-zio-na-le!
    Con Genna elenchiamo esametri dattilici involontari orecchiati in giro (da lui):
    “Agata! Paride scivola se / non passi lo straccio!”
    “Cazzo, finiscila, l’ottico sa / che lenti ci vanno”;
    “Ettore, sbrigati, portami qui / quel pezzo di mmerda!”
    “Fermati! Rischia che rotola giù… / Ma porca madonna!”
    Con la Lippa parliamo di neonati, bavaglini, rigurgiti, e ogni tanto commentiamo gli esametri orecchiati da Genna. Li sente in continuazione, in ogni momento della giornata, anche quando è da solo. C’è un farmaco che cura quel tipo di disturbi, si chiama Nometrix.
    Figata, l’apparecchio 🙂 Voglio essere il primo a comprarlo, intercettare me stesso e ridere alle spalle di quel fregnacciaro.

  25. “Voglio assolutissimamente un resoconto autobiografico di uno che ha una perversione detta “di San Sebastiano””.
    Ecco, te lo procuro io. Non sto scherzando, GG, ho un amico che dice sempre di essere vittima de “La voglia di San Sebastiano”. Giuro che lo faccio scrivere e ti mando il pezzo.

  26. ciao sono melisso. melisso pirla. cerco un editore tipo fazi, ma vanno bene anche gli altri purchè paghino. sono qui, sono pronto a tutto, anche a prenderlo in quel posto. ho fatto un po’ di telefono erotico per mia madre paralitica, dopo ho smesso e ho battuto i marciapiedi di novara. mi chiamavano il golinelli del pavesone, nel senso del biscotto. golinelli è il mio mito, basta che paghi. e’ lui che ha iniziato con ste belle storie. l’importante è far finta di averle vissute, il coglione che le legge si trova. la gente è disperatamente repressa sessualmente. consiglierei loro di pagare puttane e puttani e togliersi lo sfizio. comprami, io sono in vendita, e non mi credere irraggiungibile…

  27. Sul maschio consiglierei la saggistica dello junghiano Claudio Risé, che espone bene la gnosi di Jung. Non ci trovo nulla di male nello scrivere un libro pensando a un profitto. Non c’è coercizione nell’acquisto. Mi manca questa visione moralistica del libro. Ho visione morale solo di me stesso.
    Mi piacerebbe parlare o sentire parlare di:
    1)Il Cristo e la Sfinge del prof. di Storia Moderna Romeo de Maio che m’impressiona per erudizione, enciclopedismo e vastità della mente. Mi piacerebbe incontrarlo.
    2) Freddi Nettuno, romanzo in versi di Les Murray. Mi pare ricordare che anche Giulio Mozzi lo stava leggendo.
    3) Il terzo libro di Murphy di Arthur Bloch e approfondire magari il consiglio della legge di de Never sui Dibattiti: Due monologhi non fanno un dialogo o la legge di Kim: dopo che è passata un’ora a emendare una frase, qualcuno proporrà di sopprimere l’intero paragrafo. O sulla regola di Rudnicki: Quello che non si può fare a pezzi, cadrà a pezzi
    4) La scatola di Houdini, le arti della fuga, di quello montagna di intelligenza di Adam Phillips. Chi lo ha letto?
    5) sulla necessità per i narratori contemporanei di assimilare gli stili narrativi e la lingua di Gao XinGjan in La Montagna dell’Anima. E’ la terza volta che l’ho letto. Riletto…uno due e tre.

  28. Sul maschio consiglierei la saggistica dello junghiano Claudio Risé, che espone bene la gnosi di Jung. Non ci trovo nulla di male nello scrivere un libro pensando a un profitto. Non c’è coercizione nell’acquisto. Mi manca questa visione moralistica del libro. Ho visione morale solo di me stesso.
    Mi piacerebbe parlare o sentire parlare di:
    1)Il Cristo e la Sfinge del prof. di Storia Moderna Romeo de Maio che m’impressiona per erudizione, enciclopedismo e vastità della mente. Mi piacerebbe incontrarlo.
    2) Freddi Nettuno, romanzo in versi di Les Murray. Mi pare ricordare che anche Giulio Mozzi lo stava leggendo.
    3) Il terzo libro di Murphy di Arthur Bloch e approfondire magari il consiglio della legge di de Never sui Dibattiti: Due monologhi non fanno un dialogo o la legge di Kim: dopo che è passata un’ora a emendare una frase, qualcuno proporrà di sopprimere l’intero paragrafo. O sulla regola di Rudnicki: Quello che non si può fare a pezzi, cadrà a pezzi
    4) La scatola di Houdini, le arti della fuga, di quello montagna di intelligenza di Adam Phillips. Chi lo ha letto?
    5) sulla necessità per i narratori contemporanei di assimilare gli stili narrativi e la lingua di Gao XinGjan in La Montagna dell’Anima. E’ la terza volta che l’ho letto. Riletto…uno due e tre.

  29. Non so, si sta scatenando una bagarre sul kibro di questo Carlotti, ma intanto credo che nessuno lo abbia ancora letto. Si presume che sia una roba alla Melissa perché viene da Fazi. Magari è così, però andrebbe verificato. Magari è davvero una cagata. Il libro di Melissa, a suo tempo, lo acquistai e lo lessi: era davvero una cagata. Anche se una cagata furba — la ragazza (ammesso che l’abbia scritto davvero lei) aveva all’epoca quindici o sedici anni, no? Noi cosa e soprattutto come scrivevamo, a quindici anni? Boh? Il problema con Melissa semmai è nato con la reazione dei media, il battage sproporzionato, l’attenzione esagerata. Come diceva qualcuno, colpa del marketing. Ma in fondo i libri li si pubblica per venderli. Anche quelli brutti, che magari si vendono anche di più.
    Forse, dicevo, anche “Klito” (che brutto titolo) è una sòla. Però mi stupisce questa rabbiosa levata di scudi contro i “libri da sexy shop”. Moralismo?
    Dice Iannox: “Per me i libri da sexy-shop offendono non me, ma l’intelligenza e la dignità dell’umanità tutta intera.” Ma cos’è un libro da sexy shop?
    Lui in un altro post citava Henry Miller, un autore che ho amato alla follia. Ma che per caso quando uscì il Tropico la gente non lo mise all’indice come un libro da sexy shop? Va bene, sono anch’io quasi certo che questo Carlotti non è un nuovo Henry Miller. Però prima di stroncarlo leggiamolo. Almeno sbirciamone una ventina di pagine, come io mi sono imposto di fare giorni fa con il romanzo di Archetti.

  30. @ Maurizio becker
    Caro Maurizio,
    t’assicuro – su quello che vuoi, pure giurando sulla bibbia se vuoi – che Carlotti non è Miller. Miller era. Carlotti semplicemente non è. Ma se hai voglia di sprecare i tuoi soldi dietro a Klito, accomodati: non sarò di certo io a fermarti. Io mi sono fermato, in tempo, ma leggendolo a scrocco: poi l’ho restituito, ma neanche il proprietario voleva più che saperne tanto era schifato. Non ti serve Carlotti neanche per una sega. Meglio giocar d’immaginazione se vuoi che venga un po’ bene. Ecco cos’è un libro da sexy-shop: un finto erotismo. Basta. ‘sta discussione m’è venuta a noia.
    Saludos
    Iannox

  31. Verrebbe voglia di chiudere la discussione, come suggerisce Iannox, ma poi c’è il rischio di lasciare qualcosa di non detto.
    Loredana prende spunto dal libro ma poi dice altro:
    >
    Ora io mi chiedo:
    Ma di chi sono figli questi maschietti che a trenta e passa anni si definiscono ancora dei ragazzi?
    Qualcuno li ha allevati.
    Qualcuno li ha cresciuti.
    Qualcuno li ha formati.
    E le donne, in tutto questo, hanno delle responsabilità?
    E poi, diciamocelo (alla La Russa) questi “ragazzi” cresciuti a pane, nutella e TV ci fanno ridere.
    Vogliono distruggere il mondo dei lustrini ma non vedono l’ora di entrare in quella scatola vuota chiamata TV.
    Coerenza, ragazzi, coerenza.
    E’ ora di crescere.
    Spegnete, una volta per sempre, stò cazzo di televisore.
    Questa è la rivoluzione oggi.

  32. “Sono entusiasta vi prego, fermate / il metrico orecchio!” è splendido.
    in quanto a “neonati, bavaglini, rigurgiti”, perdonate, ma il professionista sono io. Come lavo il culetto a Sara non lo lava nessuno! 😉

  33. Gent.ma matrioska babuschki, Francesco Crespi mi ha parlato molto bene di lei e delle sue attenzioni. Peccato che sono un uomo sposato. 😉

  34. A proposito, en passant, il movimento femminista è stata la più straordinaria rivoluzione del XX secolo, la più duratura nei costumi, nella società, nel mondo. Quella che ha liberato un potenziale, un deposito di risorse immenso.
    Mi ha permesso di pulire il culo a mia figlia. Di prendermi un ruolo attivo ed emotivo nella famiglia.
    Quello che mi spaventa non è tanto il rigurgito di maschilismo a cui stiamo assistendo(ovvio, prevedibile), ma le ragazze (e ne conosco tante) che mi dicono, candide: “Io non sono femminista” senza rendersi conto che se lo dicono, se qualche maschio le sta ascoltando, è proprio perché è esistito il movimento che denigrano.

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