“E’ facile schierarsi politicamente a sinistra, quando questo vuol dire schierarsi solo contro le parole e i linguaggi”, mi scrive, sul profilo Facebook di Tommaso Pincio, Gilda Policastro.
Al contrario, penso che sia estremamente difficile: tanto per chiudere la vicenda che, come volevasi dimostrare, si incardina ormai sulla libertà individuale del singolo scrittore di collaborare a qualsivoglia testata (libertà qui mai messa in dubbio, ribadisco) riporto una frase interessante. Non ha a che vedere con i libri ma con la televisione: meglio, con il linguaggio della medesima. A Leandro Palestini, che firma oggi un articolo sul tramonto della telerissa (auspicato, almeno), uno dei grandi artefici della medesima (nonchè indimenticato sbeffeggiatore di chiunque osasse insinuare che la sua rappresentazione del femminile era atroce), Cesare Lanza, dichiara: “Io non sono un educatore, non sono un missionario. Se il pubblico vuole bistecche gliene do una grigliata”. Credo di non sbagliare riportando questa frase a molta comunicazione su carta. Credo di non sbagliare sostenendo che le conseguenze sono sotto gli occhi di tutto.
E credo che sia su questo che occorra concentrarsi: viceversa, il rischio è di incartarsi su diatribe antiche che difficilmente portano da qualche parte. E che sicuramente portano acqua ai mulini sbagliati.
Aggiornamento.
Mi piacerebbe avere un’opinione, da tutti coloro che parlano di roghi e di intellettuali censori e rivendicano certo dinamismo giornalistico, sul caso Emma Bonino.
Riporto le parole pubblicate su Libero dal suo direttore, Maurizio Belpietro:
“Si, lo ammetto: ieri ho sbagliato. La prima pagina sulla Bonino non andava bene: sotto al titolo principale avrei dovuto pubblicare la fotografia di Emma mentre trafficava tra le gambe di una donna e la aiutava ad abortire con una pompa di bicicletta, e invece non l`ho fatto. Non ho avuto lo stomaco. Ho pensato ai lettori che ogni mattina vanno all`edicola e a cui già dispensiamo quotidianamente lo schifo della politica e mi sono chiesto: ce la faranno a reggere un`immagine così forte in prima? Mi sono risposto di no: meglio non urtare le coscienze, preferibile pubblicarla dentro”.
Lanza, brrrr, il problema è che a suon di bistecche e nient’altro arriva la gotta e noi ce la siamo beccata ormai. Magari ogni tanto una pasta o un po’ di verdura farebbero pure bene. Non è un caso che la televisione sia divenuta ormai un contenitore assolutamente impresentabile. Un mese e mezzo fa ho avuto modo di parlare con il direttore di rete 4 e gli ho chiesto apertis verbis se riteneva educativi programmi come quello della De Filippi lui sospirando mi ha detto di no, ma in quel sospiro c’era un inespresso “ma non possiamo fare diversamente”. Ecco io questo lo contesto. Se ti chiede solo bistecche allora il pubblico ha un problema nel giudicare. Proponigli anche altro forse potrebbe piacergli. È una forma di educazione. A mio figlio non piacevano le lasagne, gliele ho fatte assaggiare quasi a forza ora le chiede e se le sbafa a man bassa. Sono stato un padre oppressivo? Mah… forse ho fatto quanto potevo per aprirgli la testolina a nuovi orizzonti. La televisione e i giornali sono assolutamente appiattiti. Privi di qualsivoglia fantasia e iniziativa.
perlomeno è stato onesto, lanza. il suo lavoro in effetti è mostrare pezzi di carne in quantità.
Il punto è che questo appellarsi al pubblico da dove viene? Chi dice e in base a cosa: il pubblico vuole?
Cominciamo a proporre le verdure al pubblico e potremmo stupirci della sua fame, come appunto suggerisce eleas.
Io non guardo televisione da 15 anni ormai e vivo anche al’estero, quindi alcni programmi mi saltano per forza in braccio: ma ci sono delle sfide televisive e dei quiz sula TV inglese assolutamente inutili e trash come tanti, ma dove si sfida l’intelligenze o l’abilità linguistica e velocità di pensiero dei partecipanti: ci sono stat sulla TV francese programmi sui libri con ospiti i più famosi intellettuali del periodo (attenzione, non cominciamo a dire che Vittorio Sgarbi o Ferrara sono degli intellettuali, sennò si fa subito a dire che la Carfagna è un ministro).
Esistono nel mondo cum grao salis programmi che presupongono interesse ed apertura al mondo e intelligenza del pubblico. È chiaro che se si parte dal presupposto contrario, ci ritroviamo la reality TV, ma l’abbiamo fatta noi, non diamone colpa al pubblico per cortesia, perché ognuno ha il pubblico che si merita.
Persino la rai produce a volte gioiellini che trovano un pubblico, ma anche quel filone lì è stato desertificato.
Il vecchio tema: guidare o assecondare i gusti? Mostrare carne in quantità o dissuadere il pubblico dalla carne offrendo qualche alternativa qualitativamente valida? Io sarei per una guida morbida, ma so che il mio modo di vedere è considerato l’anticamera della dittatura. Esiste una corretta via di mezzo?
guardare la tv il meno possibile?(se proprio non si riesce ad eliminarla completamente,che capisco,per molte persone è chiedere davvero troppo.)
Stefano, il problema è che tutti quelli che non sono interessati alla questione non hanno motivo di guardare meno la tv; o meglio, potrebbero averne altri, ma non quello del linguaggio, e quindi sono doppiamente esposti alle conseguenze negative dell’uso distorto del mezzo. E allora forse sarebbe meglio cercare di cambiare i linguaggi della tv invece che disertarla, anche perché la diserzione consapevole è una scelta di nicchia e non influisce molto a livello economico, la diserzione ampia di solito è dettata dall’imporsi di nuovi media, ma se avviene così anche l’utilizzo di questi nuovi subirà le stesse distorsioni del precedente, come già avviene.
A proposito dell’aggiornamento:
Sarebbe interessante se qualcuno prendesse l’occasione per difendere le parole di Belpietro – ma ne dubito.
Avra’ notato, madame, in tutto il dibattito precedente sull’opportunità di pubblicare su Libero, la presenza di vari ‘bravi militanti’ che rivendicavano la ‘libertà’ e la ‘dinamicità’ delle pagine culturali di Libero e del Giornale e rivendicando il diritto di leggere ‘tutto’, specie se approvato dal partito, un diritto apparentemente conculcato dall’egemonia culturale di sinistra (n.b. ho una certa età e io questa dittatura non l’ho mai sentita, avendo sempre letto tutto quel che volevo. Se c’era c’era solo per chi vi si sottometteva volontariamente e che perciò ora non ha diritto di lamentarsi).
L’ideologia della Rete, secondo cui dal dialogo libero e senza censure deve nascere (crowdsourcing!) la verità non ha mai voluto prendere sul serio la figura del troll ne’ il fatto, empiricamente provato, che i gruppi di discussione totalmente liberi finiscono sempre per essere dominati da ristretti gruppi di nullafacenti. Mi piacerebbe linkare alcuni gruppi di discussione assolutamente liberi per dimostrare quel che dico ma non so se si può.
A proposito dell’aggiornamento, Sascha, noto un silenzio assordante da parte dei difensori e rivendicatori di cui sopra, inclusi i più recenti 🙂
Quanto ai link: non è che non si possa, ma ti credo sulla parola. Anzi, ti credo per esperienza.
Se qualcuno si azzarda a difendere le parole di Belpietro (e smetterò di guardare le trasmissioni che continuano a chiamarlo come opinionista nel servizio pubblico) molto gentilmente lo vado a prendere.
Ho sentito i tamburi di Isengard leggendo l’aggiornamento…
Molto bella la prima pagina del manifesto. Caccia alla strega. Altro che i processi a Nori. Molti non vogliono sentire parlare di fascismo, non vogliono essere arruolati a destra o a sinistra, perfetto.
Permettete a tanti di noi di non iscriverci alla società degli apoti, grazie.
Odio gli indifferenti, scriveva un intellettuale sardo.
magari Belpietro ha letto la discussione a proposito di Libero e informazione qua in rete, e ha voluto mettere in chiaro le cose, con l’ennesima dimostrazione di cazzutaggine…
p.s. lunga vita al manifesto, ‘che non stanno affatto bene, c’è sempre meno da leggere – fra l’altro anche loro intervengono sulla questione nel paginone cultura, un lungo intervento di Benedetto Vecchi.
Certo che Belpietro scrive proprio male…