Va così: nasce questo festival, che si chiama >be
you< e si svolgerà dal 14 al 16 luglio tra Genova e Sanremo. E’ un progetto
anomalo, nel senso che non è un festival “di” qualcosa (letteratura, cinema,
musica e quant’altro), quanto un terreno di incontro per giovani e giovanissimi
(ma anche qui, la definizione è difficile). Provo a raccontarlo con i fatti: ci
saranno due “case”, presso la Darsena e al Porto antico di Genova e nella ex
stazione ferroviaria di Sanremo. All’interno delle medesime ci saranno traceur,
lettori (ad alta voce), navigatori, mastri fumettari, videomaker, musicisti e
quant’altro. Il programma completo è on line.
Avviene che la vostra eccetera, in qualche modo coinvolta,
abbia assistito alla conferenza stampa, due giorni fa, e abbia ascoltato
l’intervento di Roberto Saviano, anch’egli in qualche modo coinvolto, e su di
esso si sia trovata molto, ma molto d’accordo.
Si augurava, Saviano, che iniziative volte ad esplorare, a
coinvolgere, a proporre, venissero esportate a livello nazionale, e soprattutto
al Sud. Raccontava come i ragazzi del “sistema”, i soldati di camorra, abbiano
oggi fra i quattordici e i sedici anni, e che i nuovi capi ne abbiano
grossomodo diciotto. E che tutti vivono passioni, amori, predilezioni identiche
agli altri sedicenni di questo mondo. “E’ un’idiozia – ha detto – continuare a
credere di avere davanti persone che non sanno cosa stanno facendo. Questi
ragazzi sanno che il potere si paga con la morte. Sanno che crescere da
vincente comporta la propria fine e che la morte non è un inciampo”. Qualunque
iniziativa che dia loro la possibilità di “considerare la propria vita
spendibile all’interno della vita stessa” è, insomma, benvenuta. Quest’è.
Condivido le parole di Saviano.
Molti anni fa, quando ero attivo nell’Arci di Bari, organizzammo il Festival degli artisti da strada nella città vecchia di Bari. Prima, molto prima che Antonio Cassano assurgesse agli onori della cronaca, prima che la città vecchia venisse rivalorizzata. Ai quei tempi era zona off-limits. Una follia fare una festa del genere – si pensò, di certo, si disse. Eppure, si coinvolsero i ragazzini della città, si diede loro l’occasione di partecipare, di giocare, si fece capire loro che era una grande festa di cui erano parte integrante. Ebbene, scalmanati sì, ma si sentirono sentinelle della manifestazione, e con loro i padri – quelli “dalle facce poco raccomandabili”, quelli che “comandano” in città. Non ci furono scippi, non ci furono aggressioni, ma solo una due giorni di festa – sfottò agli artisti tanti (beh non si poteva pretendere anche la critica militante), ma anche un successo di gente, di luci e musica.
le parole non portano a risultati
la combattessero la camorra duramente senza mezze misure, con il carcere duro a spaccar pietre, invece di raccontarla in strada per fare happening di falsa rivoluzione culturale
E come no, PinOcchio, esagerando, mandiamoci i carri armati, spariamo alzo zero, più ne facciamo fuori e meglio è.
Che vogliamo farci, lo spirito dei tempi signora mia. Laddove la guerra preventiva non basta aggiungiamo uno sterminietto focalizzato (anche non chirurgico perchè si sa, meglio mangiarsi un pezzo di tessuto sano pittosto che rischiare l’infezione).
Queste belle soluzioni sono quelle delle grandi parate i botti, i morti che poi non intaccano minimamente il meccanismo dei Sistemi che soppravvive ben oliato dentro le strutture del potere e che troverà altra manovalanza post eccidio (o post galera a vita e lavori forzati).
Certo che molti meritano la galera e anche lo smarrimento delle chiavi, ma solo chi non è nato in posti dove problemi di criminalità sono endemici può illudersi che la galera o la gggente da sola possa contrastarli, perchè se questi fenomeni stanno in piedi è perchè sono ben posizionati anche all’interno delle forze dello Stato.
Ma la manovalanza, quella che si spende sul territorio e che ci lascia le penne (non parlo di Napoli che non conosco, ma di altre realtà che pure esistono) se potesse coltivare altre strade e un diverso immaginario (immaginario di sè prima che letterario o altro) forse avrebbe meno probabilità di finire tra le file dei Sistemi (anche se il profitto che garantiscono per alcuni è troppo ghiotto). Certo che si può scadere in attività da dame caritatevoli o in episodi folkloristici, ma la strada è proprio quella che Saviano indica (che qualcuno pratica e a Napoli non i festival mi vengono in mente, ma i maestri di strada) e si tratta solo di trovare i modi, gli impegni e le attività che spesso sono più importanti dei finanziamenti.
besos
la camorra la mafia necessitano di essere estirpate alla radice, anche coi mezzi pesanti, caro besos. non sarà saviano né i giornalisti in prima linea né i parroci a debellare il male di napoli né di altre città che vivono nello stesso stato con il terrore di svegliari con in testa una pallottola.
la denuncia serve entro certi limiti, poi servono le azioni, anche militari o si sarà sempre punto e daccapo.
forse ti è sfuggito:
…se questi fenomeni stanno in piedi è perchè sono ben posizionati anche all’interno delle forze dello Stato.
Che violenza, pinOcchio! Pari quasi Krauspenhaar! :-O
forse! intanto cominciamo a fargli fare pulizia, almeno quei cazzoni si renderanno utili invece di starsene in panciolle a grattarsi il deretano e a sparare a bruciapelo agli innocenti
poi si penserà pure a un modo per fare pulizia all’interno delle forze dello stato
kraus non lo conosco, ne ho sentito parlare
e’ un mezzo crucco o no?
Non mi oppongo a misure intelligenti (di indagine e intervento), ma ho qualche motivo per dubitare che una struttura corrotta o con infiltrazioni sia efficiente. Vabbè, diamo per bbuuono che si possa fare e procediamo. Sappi comunque che non è l’esercito schierato o il carroarmato in strada a essere utile, ma l’indagine nei meandri della gestione e del riciclo del soldo, con tutte le teste pensanti aggrovigliate, che sarebbe interessante colpire. Poi prendere killer e esecutori diventa più facile. Di solito invece noi italiani siamo appagati dallo spettacolo pirotecnico e dai pochi pescetti all’amo. Il livello più alto non solo non viene indagato, ma spesso viene protetto.
Detto questo che non inficia il mio desiderio di vedere in galera un bel po’ di elementi ti chiedo cosa ti da fastidio nelle iniziative dal basso (quelle che non sono folklore o opere di bene) che cercano di dare altre vie (se non lavorative almeno di percezione e di pensiero) alla manovalanza che non riesce neanche a immaginare un altro destino.
Le due cose non si annullano, se quella di indagine fosse svolta senza le normali ‘timidezze’ si potrebbe pure pensare che a un certo punto le due cose convergono. Da una parte di levano di mezzo le teste pensanti e le fondamenta finanziare, di riciclo e di potere e dall’altro si ricostruisce una società civile.
Non riesco a spiegarmi la tua insistenza sui muscoli e basta, non ne vedo il motivo.
besos
Reclusive Pynchon finishes new novel
Los Angeles Times Service
Thomas Pynchon, the reclusive, award-winning author of Gravity’s Rainbow, V, Mason & Dixon and Vineland, is finishing up a novel, and the book will go on sale in December, his publisher announced.
”There is not yet a title, and we’re not releasing information about the subject matter at this point,” said Tracy Locke, associate publisher for Penguin Press. “At this point, that’s really all I can tell you.”
Pynchon’s new novel, his first since 1997, is shrouded in mystery, as were many of his previous books before publication.
The author, born in 1937 in Glen Cove, Long Island, N.Y., has long avoided publicity, and his books have acquired a cult-like status among many readers.
lo spam è il più intelligente dei commenti sino ad ora
le iniziative dal basso servono a un emerito cazzo; domani a manifestazione finita ti piazzano un’altra bomba e ti fanno saltare in aria altri giudici scomodi; le forze dell’ordine dovrebbero agire prima, poi, dopo, semmai si farà pure una inutile iniziativa dal basso per ricordare gli eroi caduti
@besos. Sono nato in Sicilia, in un quartiere molto molto proprio molto difficile, molti miei compagni dell’infanzia sono diventati manovali della mafia e alcuni hanno compiuto il grande passo verso il ruolo di boss. Non sono figlio di professori universitari, mi esprimo prevalentemente in dialetto, nè, pur votando a sinistra, ho mai recitato la parte del rivoluzionario alternativo – come quelli che quando frequentavo l’università si davano delle arie con l’impegno civile e scrivevano su rivistine supponenti snocciolando ideologie assurde – ho avuto amici che ammazzavano un uomo per cinquecentomila lire e conosco i politici. Ti ho esibito la mia patente per evitarti di rimproverarmi di essere estraneo ai luoghi e ai fatti… E’ vero quello che dici: la criminalità organizzata è sistema, l’infezione ha normalizzato il disastro, sul piano sociale, economico, culturale, e bla bla bla ancora. Ma proprio per questo l’unica arma contro la criminalità è quella “militare”, dura, repressiva. L’azione culturale ha effetti molto lenti, anche se ricostituenti. Però dobbiamo prima riempire le carceri. Altrimenti cadiamo nell’intellettualismo estetizzante. Che è il rischio di ogni scrittura etica.
Nicolò, non ho detto il contrario, ho solo aggiunto che l’attività (culturale e sociale) dal basso non è opposta a questo, non sostituisce un processo di indagine e di intervento. La sua funzione è quella di far emergere (se fatta bene e non in forma paternalistica) altre istanze e possibilità di vita. Non capisco perchè ci si ostina a vedere la cosa come se si trattasse di scegliere tra l’una o l’altro, non mi pare di averlo scritto (non mi pare che altri lo abbiano scritto).
besos
Non chiedo patenti a nessuno, non ho specificato le mie e non lo farò, ti dirò solo che qualche mio ex compagno di scuola sta scontando l’ergastolo per un ‘banale’ assassinio, altri hanno avuto i loro guai. Questo non fa di me una persona che ha le ricette per risolvere un dramma, so solo, per esperienza diretta, che farsi un’idea di se stessi e di un mondo alternativo da ragazzi aiuta a non finire dentro le starde tracciate e da ‘destino’.
Nient’altro.
@besos. Le iniziative culturali vanno bene, gli inteventi sul sociale servono a prospettare nuove idee di se stessi. Questo è vero. Il problema è che alla maggior parte dei soggetti del Sistema, a vari livelli – quindi non solo quello della manovalanza, che è anzi marginale – non interessano le altre identità potenziali. Loro rispondono a un ethos vincente che è forte e complesso, un ethos che impone certe scelte e non altre (che vengono scartate con derisione). E’ ingenuo, per esempio, credere alla vulgata per la quale in Sicilia gli imprenditori, i commercianti, i liberi professionisti devono piegarsi alla mafia soltanto per paura. Lo fanno anche perché aderiscono a un modello vincente. In tutti gli snodi del potere la criminalità ti offre le chiavi per decifrare la realtà e per dominarla. L’azione culturale – in senso lato, comprendendo certo anche le fiere dell’impegno civile e dei maestri di strada, ma non fermandosi a queste cose – deve prospettare nuovi modelli vincenti fondati sul rispetto delle regole civili. Ora, mi rendo conto che ciò rischia di trasformarsi in chiacchiera, aria fritta, se non si danno delle coordinate precise. Pure mi rendo conto che coloro che avrebbero il compito di mettere in atto queste cose spesso sono pedine e/o soggetti del Sistema. Cosa devono fare allora gli intellettuali? Boh… Forse devono invocare un evento traumatico – l’azione repressiva e organizzata di un governo legalitario, un’azione massiccia della magistratura, ecc. – che implicitamente diventerà un’iniziativa culturale. Dobbiamo azzerare e ricominciare. Non dobbiamo combattere soltanto la criminalità ma il modello su cui si fonda.
Nicolò, non ho vissuto la criminalità strutturata della sicilia, quindi non so cosa rispondere. La parte che mi è capitato di vedere aveva molti aspetti di marginalità che in alcuni case un assistente sociale avrebbe potuto alleviare.
Purtroppo sembra che la Mafia sia strettamente incrociata con la gestione politica dell’Italia oltre che con fortissime forze economiche e trovare risposta a questo dramma non sarà facile, non mi illudo che la sola galera sia sufficiente. Bisognerebbe avere il coraggio di colpire la struttura economica e l’aspetto ‘legale’ in cui si ricicla, ma oltre che vedere in quanti ci ‘mangiano’ bisogna anche capire in cosa si differenzia dall’economia in ‘generale’. Non sarà facile, ma bisogna provarci e con i mezzi più idonei.
Non dobbiamo combattere soltanto la criminalità ma il modello su cui si fonda.
quindi da qualche parte bisogna partire e se si parte da ragazzini è meglio perchè anche solo sapere che si può vivere (e bene) senza diventare mafiosi non tutti riescono a immaginarlo. Ognuno di noi può fare qualcosa (senza sostituire le forze dello stato che dovrebbero farne altre) nei modi e nei termini che può, senza fermarsi in attesa del cataclisma che ‘se li piglia tutti’ (magari). Lasciami solo dire che quando penso alla sicilia e ai suoi problemi, non mi vengono in mente solo festival, ma anche Impastato che da altri anni e altre utopie aveva preso il suo coraggio e la sua determinazione pur essendo nato in una famiglia con simpatie mafiose.
… ma chi è questo pinocchio che vorrebbe la pioggia di sale grosso..?.. chi si crede? Dio? Non gliel’ha spiegato nessuno che con quel metro di misura non resterebbe nessuno fuori di galera, e forse non resterebbe nessuno vivo? Io rimango sempre basito quando certa gente buttà lì sentenze da Popeye-Antropologo per la quale le emergenze di tipo culturale – essendo lente – non hanno nessuna possibilità di modificare la storia mentre atti di violenza pura e quasi indiscriminata (mi ricorda molto l’atteggiamento dell’esercito israeliano nei confronti dei palestinesti rifugiati..) garantirebbero chissà quale svolta. Basta guardarsi alle spalle per scoprire che è esattamente il contrario: non c’è nessuna evoluzione umana, sociale, che non debba largamente la propria emersione a lenti processi culturali che non a eventi, picchi di intervento (militare e non). Ci sono luoghi della Terra dove ci si è combattuti, scontrati, odiati, ammazzati per 40 anni, 70 anni, 100 anni, 200 anni, 1000 anni… e non si è spostato di un capello il comportamento di un gruppo umano, di una cultura, rispetto ad un’altra.
Per quanto ne so, c’è soltanto una cosa che è in odio al Sistema, e che spesso ne ha rivelato un’altrimenti immotivata paura: l’istruzione.
Uno slogan? Istruzione, non D-istruzione.
Quando parlo di carcere non mi riferisco soltanto al luogo fisico nel quale rinchiudere i colpevoli di singoli reati, ma anche al luogo legale nel quale assassinare i paradigmi economici e sociali che hanno permesso lo sviluppo della società meridionale così com’è adesso. La criminalità organizzata è stata funzionale allo sviluppo capitalistico del sud. Umberto Santino ha scritto delle pagine molto interessanti su queste cose. La violenza mafiosa ha permesso fino agli anni sessanta il controllo della forza lavoro dei contadini (cioè fino a quando la proprietà terriera è stata alla base dei processi economici), ha gestito, negli anni ottanta, i rapporti di forza nell’imprenditoria edile abusiva, ha impastato un polpettone indigesto fatto di politica, impresa e sottosviluppo culturale (che non è necessariamente quello di competenza degli assistenti sociali, ma penso ai tanti laureati ignoranti, imbevuti di cultura catodica e caratterizzati dall’assenza di aspirazioni e tensione civile, che poi occupano i posti di comando), ecc. ecc. Insomma, contro il Sistema ci vogliono i cataclismi. Poi, è ovvio, ognuno nel suo piccolo, dal basso, fa il suo dovere, cerca di dare il proprio contributo. Credo molto alla resistenza policentrica, diffusa sul territorio, come i partigiani. Ma bisognerebbe unire le forze e chiedere al governo un’azione forte e decisa. Farla diventare una specie di metro di giudizio del suo operato. Spiegare che tutte le chiacchiere sullo sviluppo economico del sud, se non prevedono un’aggressione reale alla criminalità, restano chiacchiere (accettando anche il rischio di una spettacolarizzazione della giustizia, male minore quasi inevitabile). Bisognerebbe capire che cosa si intenda per economia. Quale economia vogliamo favorire. Per fare ciò ci vogliono comunità intellettuali coese, con le idee chiare. Ma gli intellettuali messi alla prova spesso piegano le ginocchia: accettano consulenze da politici sospetti, organizzano manifestazioni facendosi sponsorizzare da amministrazioni colluse, chiedono finanziamenti a enti misteriosi.
@Marco V. Eventi che hanno creato fratture? La scoperta dell’america. La rivoluzione francese. Il Risorgimento. La seconda guerra mondiale. L’invenzione della radio. Certo, c’è stato tutto un prima, un durante e un dopo che non possiamo ignorare. Mica studiamo la Storia con le categorie della scuola elementare. Ci mancherebbe. Ma è innegabile che spesso è la frattura che ci aiuta nel giro di boa.
@Marco V. Guarda, credo nell’istruzione, tra l’altro sono un insegnante. Però ti ricordo che un boss che ho conosciuto era laureato in filosofia con il massimo dei voti ed era il preside di un liceo classico. Un altro mafioso che ho conosciuto era un medico. E la manovalanza quasi sempre ha un diploma. Almeno in Sicilia.
@ Nicolò La Rocca
… appunto. Il fatto che certi boss abbiano la laurea (beh, per quel poco che significa) non dimostra che abbiamo a che fare con un fenomeno radicato quanto solo una cultura può e sa essere..?.. e allora, dico, non è proprio la Storia che ci insegna come i tentivi di “frattura” – termine terrificante – sono sempre stati inutili e/o comunque destinati a correggere il male con un danno di egual misura? Posso far sparire un ladro di polli: ma posso far sparire, è solo un esempio paradigmatico, 5 milioni di ladri di polli che ammazzano da 50 anni 1000 polli al giorno dei quali 750 nutrono anche me?
Così, forse, a nessuno nel mondo dei volenterosi combattenti dei ladri di polli verrebbe in mente di scatenare una guerra contro i suddetti ladri senza guardare in faccia nessuno. E la loro unica speranza sarebbe quella, nel corso dei decenni, di spostare l’approvazione dei figli e dei nipoti dei ladri in un alveo di legalità.
Penso che la situazione sia talmente drammatica – proprio perché così radicata da rappresentare ormai una vera e propria cultura, per quanto aberrante la vogliamo considerare – che ho raggiunto l’assoluta convinzione che chiunque e qualunqua cosa sarà a sconfiggerla in futuro… non avrà sparato un solo colpo.
Ma chissà se sono riuscito a spiegarmi…
Si tratta di un problema tecnico o i commenti appaiono e scompaiono?
Non ho mai letto un noir né credo di esser interessato.
Suppongo che sia un problema tecnico: comunque, senza voler essere scortese, ammetterai che se il commento scomparso era questo, non aggiungeva molto alla discussione 🙂