SOPRAMONTE: RISPONDE ANDREA CORTELLESSA

Non ho un dream, ho un’esigenza, e mi auguro che
venga accolta. Vorrei che si discutesse pacatamente, senza impugnare scimitarre
e sfoderare pistole, sulla quaestio Cortellessa-Evangelisti. Questo perché
Andrea Cortellessa mi ha scritto ieri una lunga mail (cui ne sono seguite altre
che restano ovviamente private) rispondendo a quanto dibattuto qualche post fa.
Io gli ho chiesto di poterla rendere pubblica, e lui ha immediatamente
acconsentito. In fondo all’intervento inserisco due scritti dello stesso Andrea
su Ballard e Dick, scaricabili, leggibili, meditabili.
Essendo persona
fiduciosa, a dispetto di tutto, mi auguro che il commentarium sia agito
civilmente. Grazie.

Cara Loredana,

interessante il tuo intervento su William Gibson,
scrittore che apprezzo anche se non mi impazzire (quasi tutto il buono è
uno spin-off di P.K. Dick). Solo che, se credi questo
"risponda" al mio su Tuttolibri, evidentemente proprio
non ci capiamo. Non sono io a parlare di Torri, di Serie A e B, di golden share
e golden gol, di Invasioni di Barbari in Sublimi Reami asserviti a
Noiosi Parrucconi Accademici. Tutto quest’immaginario appartiene
a Evangelisti e a chi crede al suo verbo. Personalmente a questa
suddivisione razzista, da curva sud, non credo affatto; ho pubblicato una
quantità di articoli su autori che appena hanno potuto si sono affrancati dalle
strettoie del "genere", quali Dick e Ballard (su questo anche un
saggio di decine di pagine); in generale amo moltissimo, sin da
infante, la science fiction, che tuttora credo diversa dagli
altri "generi" classici per dei motivi che ho pur scritto su Alias
tempo fa (ti allego il pezzo, uscito l’11.12.2004) e che vedo riconosciuti
anche dallo stesso Evangelisti nel suo libro (il sense of wonder che
della SF è ingrediente principale non prevede compatibilità con le routine
seriali; laddove accade, per es. nella prima mitica serie di Star Trek,
è perché trattasi in realtà di contes philosophiques sotto mentite
spoglie; le serie successive, che hanno perso quest’ambizione anche politica,
sono infatti un’indigeribile minestra riscaldata), libro che come ho
riconosciuto nel mio articolo è in buona fede (ciò che non può dirsi, secondo
me, di molti suoi snobistici settatori) e ospita diverse pagine di intelligente
approfondimento (fra le quali, ahimè, non l’introduzione). È Evangelisti che
dopo aver elencato Balzac Dickens Zola tace, lasciando intendere che ciò che
viene dopo (in serie A, si capisce) è ininteressante onanismo intelletteluoso e
stilisciuto (ivi comprese le avanguardie e per es., in particolare, i
surrealisti che un tuo postatore – si dice così? – è arrivato a pensare fossi io
a trovare noiosi; e sì che ho scritto due settimane fa una pagina su Magritte;
vabbè non si è tenuti a leggere Alias, però poi ci si lamenta se i bloggers
vengono trattati come degli ignoranti).

In particolare il termine monnezzone, che
ho visto aver sollevato le solite incazzature (era già successo quando in una
postfazione minimum fax avevo osato parlare male di Tolkien), malgrado
l’attribuzione all’idioletto di Ballestra non è stato percepito nella sua
valenza che è familiarmente affettuosa oltre che adeguatamente irrispettosa.
Anche qui, non si pretende che tutti abbiano letto Ballestra ecc. ecc. Ecco:
non si pretende non si pretende non si pretende. Però questo diritto a non aver
letto nulla e nulla leggere se non ciò che sia riconoscibile come dermicamente,
irsutamente, pancettescamente nostro mi pare il primo limite,
limite culturale, dei cultori del "gggenere" (al cinema ancora più
perniciosi che in letteratura).    

Quanto agli incroci di livello tra cultura popolare
e sperimentazione, tutto questo dibattito pare aver completamente bypassato il
postmoderno, Pynchon Tarantino ecc., che hanno mostrato con flagrante
evidenza come il bello sia – sempre – quand’è la seconda a
capovolgere il vettore derivativo abbeverandosi alla prima, così trascinando
quelle che alla fonte sono noiose macchinette dal funzionamento sempreuguale in
stupefacenti oggetti ad alto tasso di ambiguità. Ripetevo il bigino sull’Indice
in data marzo 2003, ho l’impudenza (per brevità) di autocitarmi:
"L’equivoco, con i generi, è che una cosa è riproporli tali e quali
– con spirito quando va bene ingenuamente affettivo, più spesso rigidamente
normativo –, ben altra vampirizzarli, mescidandoli e variamente pervertendoli
(come fa Tarantino, appunto): dando vita a forme nuove che simulino il
rispetto dei confini e delle norme tradizionali. Per in realtà decostruirle,
giocando sui loro interstizî e cesure, denunciando l’arbitrio e la cattiva
coscienza: di quelle convenzioni e quelle norme. Si pensi al lavoro di Tommaso
Pincio sulle strutture della fantascienza o, da ultimo, sulla quest
biografica nell’immaginario collettivo".

Insomma, scusate se faccio il professore (anzi il
dottore, come qualcuno che a mia differenza evidentemente professore è, o
si sente, ha creduto suo dovere di elegantemente specificare), però
un po’ di ripasso ai fondamentali, prima di montare casini di questa portata,
non ci sarebbe stato male.

Grazie della paziente attenzione e buon lavoro, tuo
Andrea Cortellessa

Download dick_palmer_eldritch_2003.rtf
Download ballard_racconti_2004.rtf

93 pensieri su “SOPRAMONTE: RISPONDE ANDREA CORTELLESSA

  1. E addirittura in Guerra agli umani c’è un uso irritantissimo della lettera “A”, che viene infilata in tantissime parole, persino nel titolo! Bastardi!

  2. Non so chi sia questa balcanica Babsi, e trovo eccentrico il suo modo di apostrofarmi.
    Decisamente non ha capito molto, sopra infatti ho scritto che se il librino di Coniglio è giunto a me, è proprio dal sito che segnala, attraverso l’interposizione di una libreria Mondadori per non avere la palla di dover aspettare da qualche parte un corriere o un postino.
    Ma cavallerescamente prendo per non polemico (ma inutile sì) il suo consiglio.
    Il problema gentile donzella ritengo sia questo: forse perché il libro non ha mercato, non è stato fatto un accordo con un distributore serio.
    A mio parere, fragorosa balcanica donzella, il valore del libro per quanto opinabile (io lo opino, lo oppinpero nel bene, forse lei nel meno bene) non sarà mai al livello dello zero commerciale. Ristabilire un giusto rapporto spetterebbe anche ai critici.

  3. No, Guerra agli umani ha solo il titolo brutto, per il resto mi pare la migliore prova solista. E non lo dico solo perché le “A” sono usate bene.

  4. …aggiungendo cinque euro al prezzo di copertina: è questo che fa di te un non-balcanico cronico. Se lo ordinavi su Ibs, seduto comodo, lo pagavi persino meno del prezzo di copertina, e senza scarpinar fino a Bologna. Ma tu eri tutto impegnato a petulare “…se avessi chiesto il libro della blogger Pulsatilla me ne avrebbero offerte immediatamente tantissime copie, gné gné, onta e disgusto”. O tempora, o ribes. Che vengano i Kritici e i Fattorini a ristabilire il Sacro Ordine della Letteratura. Presto, prima che le Prugne Secche restaurino il restaurabile e i Veri Autori siano costretti a scrivere solo degli sconci post. Ma va’, va’ 😛

  5. Tre cose puntutissima yugo- dama:
    – i cinque euro in più corrispondo alle spese di spedizione che avrei pagato anche senza la mediazione della Mondadori;
    – il libro in quel momento non era scontato,
    – a Bo non si va mai in vano…
    E poi le ripeto che il libro l’ho comprato dal sito che mi ha segnalato: lei vuole rimproverarmi pregiudizialmente!

  6. Si parlava d’altro e di altri, poi per primo Cortellessa ha tirato in ballo gli Odiatissimi (non da lui, intendo), e già si tremava. bgeorg ha ripreso la cosa, e il cielo ha cominciato a oscurarsi, anche se molti non se ne sono accorti. “Bertolt Break” ha ripreso a sua volta, ed era davvero chiedere la luna, avevamo già tirato troppo la corda, e si è spezzata! Fine della discussione, da qui in avanti rumore bianco. Basta nominare “quelli”, per qualunque motivo, e si scatena la gazzarra (o meglio: “il” gazzarra), dopo non ci si confronta più. E’ come sventolare il drappo rosso davanti al toro, stessa cosa. Propongo una moratoria: non li nominiamo proprio, così ci risparmiamo i troll. Rimane da capire (perlomeno io non lo capisco) come si possa trascorrere la vita appostati dietro gli angoli dei blog, in attesa che qualcuno nomini chi ti sta sui coglioni.

  7. Mi associo a Canzian: in questi giorni non posso essere continuamente in rete, ma quando stamattina me ne sono allontanata mi ero anche detta che fino a questo momento questa discussione aveva avuto finalmente un taglio costruttivo (leggi: senza troll).
    E dal momento che mi piacerebbe che continuasse così, vi annuncio che da qui a tre secondi vado ad eliminare i commenti insultanti e/o imbecilli.
    State bene.

  8. Bertolt, certo che tu le sai accettare le critiche (peraltro non era nemmeno negativa…)
    Canzian, mi spiace di aver contribuito a sviare, ma mi sa che è nella natura delle cose. Ora vado a raccattare il bandierone e la trombetta 😉

  9. @ bg, era solo un dubbio da lettrice, mica un calcio sull’orecchio. Mi domandavo: sicuri sicuri? Perché vi vedo molto sicuri, mentre io non sono tanto sicura, e chiedo: ma siete davvero sicuri? E se siete così sicuri, perché? Non sarebbe meglio essere meno sicuri?
    abbracci

  10. Bertolt, secondo te uno scriverebbe qualche migliaio di battute largamente incomprensibili scomodando dubbi concetti di critica e filosofia e facendole anche firmare a un prestanome, se fosse sicuro?
    Provare a dire qualcosa che vada al di là di “belo questo, tu pirla” non significa necessariamente essere sicuri (forse il contrario, direi).
    Nel merito, credo che la “psicologia” di quei personaggi (se così si può definire, ma probabilmente è un concetto inservibile a quel punto) sta dentro una strategia narrativa, che posso condividere o anche no – io ad esempio no – ma di cui coi miei limiti cerco di individuare la coerenza, dato che se non c’è quella non c’è nemmeno letteratura (mentre lì penso ci sia).

  11. sull’Internazionale, rivista che amo, grazie anche al suo oroscopo, leggo:
    Acquario (20 gennaio – 18 febbraio)
    Quando ti lasci ossessionare dai tuoi avversari, rischi di diventare come loro. Più modelli la tua vita sulle reazioni alle cose che non ti piacciono, più le inviti a determinare il tuo destino. Nelle prossime settimane dovrai stare in guardia per evitare di commettere questo errore, Acquario. Non ti dico di ignorare totalmente le forze avverse, ma evita di stare sveglio la notte a progettare le tue prossime dieci mosse contro di loro. Limita le tue macchinazioni a un periodo di tempo circoscritto – diciamo il sabato dalle 11.30 a mezzogiorno (sabato devo incontrare il mio responsabile di conto per firmare la resa) – e dedica il resto del tuo tempo a creare quello che ami
    effeffe
    ps
    sto leggendo guerra agli umani, ed è un vero piacere. E se abbattessimo l’ultimo tabù letterario, ovvero quello dei gusti?

  12. puem du sensu scombinatu
    Blondil lu sais kel furlen
    l’est n’aquariu
    et ahier parlamm assaje de l’avventure
    ke si te kiami marc te digon mariu
    si l’on reste à capir la vie est plus dure
    effeffe

  13. In questo preciso istante si sta amabilmente divagando, MarianOne. Qualche troll, invero, è caduto sul campo poco fa.

  14. ps, OT, www, prc, ecc ecc
    (sono abbonato all’ora del dilettante, meglio premetterlo).
    sopra pontificavo di “strategia narrativa”
    resta inteso che imho questo non significa che tutto sia nella disponibilità cosciente dell’autore (o post-autore) e del suo lavorio tecnico. Molto, ma non tutto. Qui, se fossi in grado, situerei proprio la mia critica a quella autocomprensione poetica che io chiamerei senza alcuna offesa “a sinistra di eco” (competenza strutturale nel controllo finalizzato della materia narrativa, piegata a esiti di “sovversione” dell’immaginario).
    Invece mi devo limitare a usare una bassa e banale metafora, dicendo che imo la funzione letteraria di un testo (che sia poesia romanzo o prosa di qualsiasi tipo) passa piuttosto per l’azione di un servo di scena, cioè di chi è ugualmente invisibile all’autore, all’attore, al personaggio e al pubblico, e che tuttavia disponendo le cose sulla scena piega il livello referenziale su di sé, e lascia che compaia ciò che deve apparire e diventi evidente a (quasi) tutti – ma mai riassumibile una volta per tutte, mai interpretabile “in modo definitivo”.
    In questo punto non saputo si mostra per l’appunto “l’ideologia” nel senso del posto nel mondo di chi scrive e dei “suoi”, ciò che per principio l’autore non può sapere, vedere o dire ddel tutto (e tuttavia mette in scena perfettamente) per il motivo che egli non può essere dentro e fuori di sé “nello stesso istante” (diversamente egli non scriverebbe letteratura, ma si limiterebbe a parlarne direttamente), e qui ha anche un senso il dire, come fa Inglese, che l’autore deve trovare la propria voce – che è “propria” e tuttavia gli viene “da fuori”.
    Questa funzione non va riagganciata a una capacità mitopoietica da attribuire a un supersoggetto anonimo di cui l’autore è un ricevente ben sintonizzato (imo non si può non vedere qui una contraddizione in termini, anzi un vero deus ex machina. La moltitudine qui è “multipla” solo in apparenza, riducendosi piuttosto a un unum, che in definitiva è ancora proiezione dell’autore nascosto dietro la sua strategia metanarrativa) ma va ricondotta piuttosto a quella consapevolezza corporea, della carne (un “saper fare” anonimo, saper rispondere e corrispondere), che è già piegatura multipla ed esplosione semantica e che adeguatamente ri-piegata tiene ancora assieme – come era fin all’inizio – tecnica e poesia, tecnologia e arte, senso e mondo, essere e potere (e che parla di sé parlando d’altro, come in borges).
    e con ciò una bella zappa sul piede non me la toglie nessuno.

  15. torno ora da una breve vacanza in cui ero sconnesso, e mi spiace essermi perso questa discussione. i tempi in rete sono molto veloci, e proporre un intervento articolato ora che tutto sta scemando credo sarebbe inutile. mi limito quindi a ribadire il succo di quanto dissi a gianni biondillo quella sera al bar con franz krauspenhaar, e cioè che ho apprezzato e condiviso pienamente la rece su ttl di andrea cortellessa, che considero uno dei migliori critici della mia generazione.

  16. uno scrittore che solitamente si firma con uno pseudonimo cinese seguito da un numero e che eccezion ha detto:

    Anche i grandi critici, e persino i migliori critici della nostra generazione (“nostra di chi? poco importa) possono farla fuori dal vaso, ogni tanto. Devono affrontare gli stessi problemi di “balistica” di noi comuni mortali, diverse volte al giorno, in appositi luoghi deputati alla minzione. I loro getti non si indirizzano all’unanimità, come per miracolo, verso il centro del water-closet. Sospese a mezz’aria, le gocce di pioggia dorata non eseguono complicate coreografie da paracadutismo acrobatico. Si inarcano e tonfano nel modo banale che tutti abbiamo ben presente. Alcune di esse toccano e lerciano il bordo di porcellana, altre finiscono addirittura sul pavimento o sulla parete, dove ristagneranno fino a eventuale intervento del mociovileda. A volte il grande critico non scrolla abbastanza prima di riporre l’attrezzo, e finisce che umetta e ingialla la mutanda, come capita a tutti noi. Se il gabinetto è , come suol dirsi, “alla turca”, a volte il critico si piscia sulle scarpe o sul bordo delle braghe. Sarebbe sano contemplare la possibilità che ciò accada, e nel caso ammettere il malfatto. Ciò vale anche per l’amico Cortellessa, a meno che non sia dotato d’accademico catetere. Ma è ancora giovane e immagino abbia la vescica funzionante, per cui ne dubito.

  17. Carissimo “scrittore che solitamente si firma con uno pseudonimo cinese”:
    Il Tao ci insegna che occorre pisciare seduti, sulla tazza. Ah, l’antica saggezza orientale!
    MarianOne:
    E comunque, senza ombra di dubbio: Hulk è più forte della Cosa. Ma il più forte di tutti è il mitico Thor!
    Garufi:
    con te facciamo i conti a casa!!!!! ;-))))
    Firmato da “uno che ha un nome che è un diminutivo e un cognome vagamente spagnoleggiante che ricorda un colore di capelli diverso dal suo autentico” 😉

  18. occhio cortellè, il regime ti tiene d’occhio! per ora solo una lavata di capo, un’ammonizione paternalistica [da brividi!] (ha pisciato fuori dal vaso il ragazzo…). se insisti lo fai a tuo rischio e pericolo…
    ma siamo con te cortellè, pronti alla clandestinità armati solo di un panino e di un meridiano di musil! hasta la victoria siempre!
    il partigiano Aldo.

  19. Tutti possono pisciare fuori dal vaso. Tranne i GRANDI critici, che sono sempre GRANDI. A loro non capita mai, anzi capita eccome, ma fanno finta di niente, perché troveranno sempre qualcuno che dice che sono GRANDI. “Bagnato per terra? Assolutamente no! Ti pare che un GRANDE come lui possa aver schizzato fuori?” Possono dire cose palesemente false, tanto rimangono GRANDI: “Non è lui che ha scritto una cazzata, sei tu che non hai capito, perché lui è un GRANDE”. Possono recensire i libri senza averli letti, tanto saranno sempre dei GRANDI. “Non conta quello che c’è scritto nel libro, conta la GRANDE operazione che ha fatto lui forzando l’interpretazione e usando la retorica della recensione per […bla bla bla…], perché lui è un GRANDE, lo osteggiano perché è un GRANDE”. Eh sì: siete GRANDI, GRANDISSIMI! GRANDISSIMI PARACULI A REAZIONE. E’ bello sapere che esistete e scoppiate di salute.

  20. Beh, il critico è come il papa: infallibile per dogma. Non azzardatevi a dire che pure lui può sbagliare: griderà al regime e alla censura.

  21. Si può dire, in generale, che a volte anche i grandi critici sbagliano tono o male interpretano scritture e sommando tono e malinterpretazioni veicolano critiche che sono riscritture del pensiero contenuto nello scritto?
    Si può dire, più nello specifico, che Antonio D’Orrico sta alla critica letteraria come Maria De Filippi sta alla danza (sarebbe a dire che ok, ci faranno pure ridere facendo critica/ballando così, ma non stanno di certo facendo critica o ballando VERAMENTE!)? E talvolta come Moggi sta al calcio (si veda il caso “Ci vediamo al Bar Biturico”)?
    Si può dire senza dover porgere le mani ai re-censori o ai recensori dei re-censori perché le bacchettino?

  22. Pin O cchio, forse una distrazione ti ha impedito di scrivere la parola giusta. intendevi Spranga, non spanga, vero? mi sembra sia in sintonia con il tuo personaggio e con le cose che sembra amare

  23. De se Pisser sur Piè
    Me semble ke a kest’ora de paranza
    cum todo mundo a dir : cummè ou sì contre
    l’idèe serait de partir en vacancia
    pour se bagnar lu capo et faire rencontres
    et sin tenir deux piedi in una scarpa
    sur plage caminar con killi nudi
    et pui pissar ne l’aqua se ella te scapa
    par definir de nuevi teritori
    et nun passar lu tempo à menar vanto
    de cosa leger et come et dove e quando
    effeffe

  24. ci dica di Veronesi, lo sa che ha vinto lo strega?
    meglio lo strega o un pescecane? a lei la scelta
    ps: faccia pulizie, la scopa l’hanno inventata da secoli

  25. Pin O cchio, mi ricordavi qualcuno, ma non il pinocchio di Collodi. Adesso so di averti incrociato nel libro di Charyn (dedicato al tuo naso, e che Naso!!) in camicia nera e nel pieno delle tue attività.
    se vuoi leggerti il titolo è: il naso di PinOcchio

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