DISTURBARE IL MANOVRATORE, ADESSO

Cosa è emerso dall’incontro di ieri sera a Tuba? Una frase, su tutte: non è più tempo di stare ferme. Sarebbe ingeneroso sintetizzare in poche righe le storie, le proposte, i desideri,la rabbia (ma anche l’allegria) che sono state condivise in oltre due ore di incontro, fra i libri e i sex toys di Tuba (andateci: è una delle librerie più belle della capitale). Ci provo.
Per quanto riguarda l’obiezione di coscienza che sta bloccando la 194 (con il ritorno anche della vecchia pratica dell’aborto “privato”, mille-millecinquecento euro in nero e si saltano attese, dinieghi e umiliazioni). Un registro dei medici obiettori. O, quanto meno, una mappa pubblica e il più possibile diffusa degli ospedali dove l’interruzione di gravidanza è resa quasi impossibile.
Per quanto riguarda i consultori: le donne di Roma (e di tutta Italia) stanno facendo un lavoro enorme quanto misconosciuto per bloccare leggi e protocolli che vanificherebbero l’attività dei medesimi. Riuscendoci in molti casi. Condividere quel lavoro. E qui siamo al punto tre, sollevato giustamente da Monica.
Informazione. Tasti dolentissimo. Basta sfogliare molti giornali o siti di informazione di questi giorni ed è evidente come si stia puntando, con la bava alla bocca, alla semplificazione del pensiero e della pratica fin qui condotti, e alla messa in ridicolo del movimento, desiderata e perseguita da non pochi personaggi. Difficile riuscirci, data la forza della “rete a maglie larghe”. Difficilissimo, però, da parte nostra,  arrivare a persone che non conoscono la Rete e la rete, e che ricevono informazione soprattutto dalla televisione. Come si fa a ottenere informazione corretta o, ancor prima, “informazione” su quanto viene fatto, ogni giorno, da tante donne di tutte le età e appartenenze? Su questo dobbiamo confrontarci. Coinvolgere tutte le parti di movimento che fin qui hanno lavorato separatamente sull’argomento. Il prima possibile.
Punto quattro. Scuola, scuola, scuola. La legge sull’educazione sessuale. E’ alla base di ogni discorso: contraccezione, salute, prevenzione della violenza. Ieri, da Tuba, c’erano due splendidi esponenti dell’Agedo, l’associazione genitori di omosessuali, con i moduli per firmare la proposta di legge di iniziativa popolare per le unioni civili. Questa è, a mio parere, la strada.
Ci siamo lasciate con queste tematiche sul tavolo. E’ un primo passo. Andiamo avanti: perché quello che davvero interessa alle donne, e agli uomini, non sono le chiacchiere da bar. Sono i fatti. Soprattutto ora. Come dice Chiara Saraceno, su “Diario” (Repubblica di oggi): “è urgente disturbare il manovratore prima che il treno deragli”.
E buon 8 marzo.

12 pensieri su “DISTURBARE IL MANOVRATORE, ADESSO

  1. Sì, è urgente. Anche perché, a mio parere, il treno non è a rischio di deragliamento. Il treno procede benissimo, e sta buttando carbone in caldaia. Peccato che sia diretto nel XIX secolo, e poi da lì nel Medioevo se lo si lascia correre.
    Perdere quello che si è raggiunto finora, poco o tanto che sia, e se possibile tornare indietro, indietro, indietro: a questo sta puntando il macchinista. E ha buone possibilità di successo se, attorno al treno, c’è chi toglie gli ostacoli dalle rotaie, gira gli scambi giusti, rifornisce di combustibile. Anche a loro bisogna pensare.
    Sì, è urgente.
    Buon 8 marzo.

  2. Sono d’accordissimo sul problema dell’informazione, arrivare alle persone che non usano la Rete, e sono tante. Sono quelle che sentono di più anche l’attrazione del ‘tornare indietro’ di cui parla In_mezzo_alla_segale. Che poi non significa solo appiattirsi su delle ‘certezze’, ma anche ignorare fatti e idee che circolano, o buone pratiche attivate altrove.

  3. Volevo per prima cosa ringraziare tutt* per la preziosa serata di ieri. Ho avuto la fortuna di sedere vicino alla dottoressa ginecologa del san Giovanni di cui avevo letto proprio in questo blog, quando Loredana ha iniziato questa opera di informazione, sensibilizzazione e discussione, e di scambiare qualche battuta con lei, ignara di chi fosse (ancora per poco).
    Sono stata attenta, ho seguito e non ho twittato come mi ero ripromessa di fare per le amiche lontane da Roma, perché era più urgente assorbire sia i concetti, che gli stimoli, che l’atmosfera.
    Sentirsi parte di qualcosa di vivo che ribolle. Fermenta. Questo mi è rimasto dentro, più delle parole e dei fatti e dei racconti. Il senso di urgenza.
    Daje. Come si dice a Roma.

  4. La legge sull’educazione sessuale a scuola temo che sia un obiettivo molto ambizioso. In realtà non ne so molto, e infatti mi piacerebbe saperne di più, ma la mia sensazione da quello che ho constatato è che ai dirigenti scolastici (in larga parte di estrazione cattolica) sia e sarà lasciata autonomia su come procedere in materia, e finora ho visto che l’educazione sessuale è in mano a gente che fa solo danni. Ma se ci sono colleghi e colleghe che ne sanno di più leggerei volentieri qualche commento su questo punto.

  5. Arrivare a chi non usa la rete, oppure arrivare a chi usa la rete, ma senza incontrare mai i links della Rete, è possibile. Ma prima c’è bisogno di un minimo di coordinamento tra le donne che in rete e nella Rete (nel senso che intendi tu) ci sono già. Ci sono punti su cui concordiamo? Anche uno solo. Bene, coordiniamoci, confrontiamoci, definiamo un obiettivo e approntiamo una strategia per il suo perseguimento: averlo fatto tutte insieme ci garantirà che nessuna se ne potrà sentire estranea. Dopodiché, approntiamo una strategia per acquisire il consenso di tutte quelle donne alle quali manca, non dico il momento della riflessione, della decisione, ma anche soltanto il minimo dell’informazione. Senza di loro non potremo fare niente. Se un tempo è stato possibile, potrà esserlo anche oggi, a media e spazi cambiati.

  6. Andiamo alla libreria Tuba allora. Non potendo raggiungerla fisicamente apriamo il sito internet, ed ecco che nella prima pagina invece dei libri appaiono in evidenza proposte di massaggiatori, anelli, manette, vibratori dildo.. Un pornoshop, pardon, un bazar erotico “costruito”, come scrivono nella raffinata presentazione “ su un’idea di erotismo come piacere profondo di ciò che si è e si fa, come forza rivendicativa in ogni nostro agire…Tuba solletica le voglie con giocattoli erotici, giochi, cosmetica e accessori… “.
    Insomma tutti quanti temono che la sessualità possa essere oggetto di commercio, devono andare a farsi un giro da Tuba muniti di carta di credito. Cambieranno idea.
    Mi chiedo se poteva esserci un luogo più adatto, a questo “primo passo” del movimento ; sindacati, associazioni, volontariato, sociale.., invece si sceglie una bottega dove per profitto si smerciano ai ricchi alienati occidentali cianfrusaglie di plastica fatte in Cina. Sembra una parodia, ma invece è proprio così, e da questo punto di partenza la messa in ridicolo del movimento appare un impresa difficile, direi quasi inutile, almeno per me. Superfluo sottolineare, come il parlare addirittura di educazione di educazione sessuale nelle scuole, dall’interno di un pornoshop ( base di ogni discorso) possa apparire piuttosto bizzarro. ma forse no.
    La tecnologia entra nelle aule, può darsi che dal prossimo anno i nostri alunni insieme al tablet, siano obbligati a portare anche un “accessorio” per l’educazione sessuale. Ok servono anche a poco e non sono neanche biodegradabili, ma per chi li vende è sempre un affare.
    ciao,k.

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